mercoledì 9 dicembre 2020

[Recensione] La casa nel vicolo - Maria Messina

 


LA CASA NEL VICOLO | Maria Messina | Sellerio | 2 aprile 1999 | 152 pagine

Una scrittrice pienamente appartenente, dall’umile provincia, alla letteratura europea, sul versante femminile e femminista, che negli anni a lei contemporanei offriva un’intensa testimonianza letteraria. Tre racconti pubblicati in questa collana (Casa paterna) hanno richiamato su Maria Messina, scrittrice di cui nel giro di un cinquantennio si era del tutto perso il ricordo, l’attenzione dei lettori e dei critici. Apprezzata da Verga, con cui intrattenne una devota corrispondenza; recensita come «scolara del Verga» da Borgese, la Messina è da accostare, piuttosto, al Pirandello dell’Esclusa e di tante novelle che oggi si possono approssimativamente definire «femministe»: quelle cioè attente, vibranti di commossa partecipazione pur nella registrazione realistica, alla condizione femminile in Sicilia qual era fino agli anni della seconda guerra mondiale. La ripubblicazione di questo romanzo (edito da Treves nel 1921), darà, crediamo, una piena conferma della qualità della scrittrice e darà misura dell’ingiustizia di averla – critici e storici della letteratura italiana – dimenticata.    Leonardo Sciascia (1982)

RECENSIONE

Non conoscevo questa brava scrittrice siciliana, ed è stata una piacevole sorpresa. Spiace constatare che sia stata quasi dimenticata, vi consiglio di leggere le sue opere.

In questo romanzo l'autrice ci fa conoscere la vita quotidiana di due donne dei primi del 900 in Sicilia. Sono due sorelle che vivono a casa del burbero Don Lucio Carmine, segretario del barone, il quale ha sposato Antonietta e la cui sorella minore Nicolina decide di stare da loro per aiutarli in casa. Le due donne sono completamente schiavizzate dal padrone di casa: non posso avere altri desideri che curare la casa, cucinare, cucire, badare ai figli, obbedire a tutti gli ordini che vengono loro impartiti. L'autrice rende in modo magistrale la vita claustrale che fanno le due donne, le quali non si ribellano ma abbassano la testa. Lo stesso Don Lucio a un certo punto dice che "le donne devono essere docili, ignoranti, e senza desideri". La Messina riesce bene a farci sentire quella claustrofobia che provano quelle donne, che covano dentro rancore per quel burbero uomo di casa e malinconia per il loro paese natìo. Ho provato tanta tristezza soprattutto per Nicolina la quale ha deciso di sacrificare i suoi anni di giovinezza per servire suo cognato e sua sorella maggiore, e poi i suoi nipoti, tra i quali Antonio, al quale si affezionerà molto e sarà l'unico che le consiglia di andare via da lì.

Quando ti trovi al cospetto di un grande scrittore, non puoi fare a meno che desiderare di leggere altre sue opere.


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