sabato 24 luglio 2021

[Recensione] Il deserto dei Tartari - Dino Buzzati

 


IL DESERTO DEI TARTARI || Dino Buzzati || Mondadori || febbraio 1977 || 256 pagine

Giovanni Drogo, un sottotenente, viene mandato in una lontana fortezza. A nord della fortezza c'è il deserto da cui si attende un'invasione dei tartari. Ma l'invasione, sempre annunciata, non avviene e l'addestramento, i turni di guardia, l'organizzazione militare, appaiono cerimoniali senza senso. Quando Drogo torna in città per una promozione, si accorge di aver perso ogni contatto con il mondo e che ormai la sua unica ragione di vita è l'inutile attesa del nemico. Tornato alla fortezza, si ammala e proprio allora accade l'evento tanto aspettato: i tartari avanzano dal deserto. Nell'emozione e nella confusione del momento, senza che lui possa prendere parte ai preparativi di difesa, Drogo muore, dimenticato da tutti. 

RECENSIONE

C'è chi leggendo Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati ci ha visto similitudini a Kafka e a Poe, soprattutto per i personaggi prigionieri della propria illusione, che si consumano in un'attesa che non ha fine. Sì, può darsi, visto che Buzzati ci descrive l'eterno (e rassegnato) dolore del tempo che pervade tutta la solitaria vita del tenente Giovanni Drogo. Solitudine e infinita attesa dell'arrivo del nemico da sconfiggere, un nemico che non arriva mai. E così è semplice leggere nelle pagine dell'autore il non senso della nostra solitaria vita piena di speranza in gioventù che, mano a mano passa il tempo, si infrange e si arriva al punto di attendere una morte che, forse, da un vero senso alla vita. Più che pessimista lo vedo realista, Drogo capisce che la vita può illuderci tutti, prima o poi ognuno di noi dovrà accettare una vita mediocre, senza colpi di fortuna, senza carriera, senza chissà cosa. Una vita normale, anche troppo, spesso, molto spesso noiosa.