venerdì 9 luglio 2021

[Recensione] Nascita del superuomo - Theodore Sturgeon

 


NASCITA DEL SUPERUOMO || Theodore Sturgeon || Mondadori || Giugno 2003 || 200 pagine

Sei esseri soli al mondo scoprono di avere ognuno un meraviglioso talento: mettendosi insieme possono formare un tutto unico d'infinita potenza. Il primo è un'idiota, un erculeo bambino che non sa nè pensare nè parlare, ma che ha la facoltà di leggere i pensieri negli occhi degli altri. La seconda è una ragazzina che può far muovere gli oggetti al comando del pensiero. Poi ci sono due gemelle nere che possono teletrasportarsi a piacere, un bambino mongoloide che vive nel silenzio, il cui cervello funziona però come un calcolatore elettronico, e infine un ragazzo di otto anni che ha gli istinti di un giovane delinquente, ma un'intelligenza e una forza di comando quasi sovrumane. Unendosi, questi esseri fanno parte come di un unico organismo che acquista una sua potente, devastante personalità.

RECENSIONE

Iniziamo male con la traduzione: correttamente il titolo non doveva essere reso "Nascita del superuomo" (ricorderebbe un certo Nietszche) ma "Più che umano".
I protagonisti del romanzo non sono affatto dei Superuomini, ma anzi, al contrario - ritorna ancora il tema caro all'autore, già emerso in Cristalli sognanti e che rivivrà in Scultura lenta ed altre narrazioni -, addirittura i diversi, i reietti, coloro che noi, esseri umani normali, nella nostra convinta certezza di superiorità e perfezione, che ci impedisce di scorgere più in là della superficie delle cose, consideriamo dei minorati fisici o psichici. Una bimba in grado di operare prodigi di telecinesi, due gemelle nere con un handicap di fonazione ma in grado di apparire e scomparire a volontà, un neonato mongoloide confinato in una culla, il povero idiota del villaggio: rispettivamente il cuore, gli arti, il cervello e la coscienza morale ed etica dell'Homo Gestalt, l'iniziale piccolo gradino da cui muoverà i primi passi una nuova e migliore forma di umanità.

Il libro è in realtà la fusione di tre racconti scritti da Sturgeon separatamente.
- L'idiota da favola (1953): vengono introdotti i singoli individui: un idiota, un vagabondo minorato mentale con la capacità di leggere nel pensiero; una ragazzina con il dono della telecinesi; due gemelle che possono teletrasportarsi dove vogliono; un bambino mongoloide, silenzioso ma con un cervello paragonabile ad un calcolatore elettronico; e per finire un ragazzo intelligente e con fortissime attitudini al comando. Tramite un'affascinante e struggente sotto-trama narrativa, all'interno della quale sono anche esplorate le più elementari necessità primordiali, viene narrata la loro lenta presa di coscienza di far parte di un organismo unico ma che allo stesso tempo garantisce l'individualità di chi lo compone.
- Il bambino ha tre anni (1952): il periodo di gestazione della nuova specie, quello di "attività ancora non completamente consapevole" se vogliamo. L'espediente narrativo usato da Sturgeon in questo capitolo è quello della digressione (la storia si svolge interamente nello studio di uno psichiatra), e l'intrecciarsi tra sensazioni e pensieri presenti e passati delinea l'idea di un organismo potente, in grado di fare cose indicibili, sovrumane.
- Moralità (1953): splendido capitolo finale in cui prende il sopravvento la netta consapevolezza che un qualcosa di così unico possa risultare instabile, pericoloso e non rispondere ad alcuna regola morale, proprio perché facente parte di una comunità che non esiste e di cui lui è l'unico esemplare. Grazie ad un lento lavoro di recupero, l'evoluzione culmina e si completa nelle ultime, stupende pagine del libro in cui l'Homo Gestalt si rende infine conto di essere anch'egli parte di un gruppo di individui, con tutto ciò che ne consegue.

Non male, ma pecca di un finale stupido (a mio avviso) visto che Gerry aveva assassinato la sua "madrina" e poi dopo un breve sermone del soldato scienziato (quello che è) sulla morale/etica diventa di colpo un bravo ragazzo. Al di là di queste ingenuità è davvero stato un romanzo notevole negli anni '50 che ha rivoluzionato l'intera scena della fantascienza (ci trovavamo nella mitica età dell'oro, mica cotica).