lunedì 29 giugno 2020

[Recensione] Stupore e tremori - Amélie Nothomb

Titolo: Stupore e tremori
Titolo originale: Stupeur et tremblements
Autrice: Amélie Nothomb
Traduttrice: Biancamaria Bruno
Editore: Guanda
Collana: Le fenici tascabili #156
Pubblicazione: 11 maggio 2006
Prima pubblicazione: 26 agosto 1999
Genere: romanzo
Pagine: 118
Prezzo: 16,90 euro

Quarta di copertina
È il racconto corrosivo e surreale di un anno di lavoro in una grande multinazionale giapponese, la Yumimoto: la giovane neoassunta Amélie, felice di aver realizzato il sogno di lavorare nel paese in cui è nata, si trova alle prese con la ferocia degli automatismi della burocrazia aziendale nipponica, dapprima incerta di fronte agli insensati soprusi dei superiori, poi sempre più disincantata, quasi irridente nel proseguire la sua impresa, che si rivela una catartica discesa agli inferi dell'umiliazione, un'esperienza di degrado assoluto vissuta con il sorriso beffardo di chi non riesce a sentire offesa la propria dignità. E tra tutti gli spettatori della sua incredibile parabola, spicca la figura flessuosa e bellissima di Fubuki...

Recensione
Primo libro della Nothomb che leggo.
L'autrice ci narra un anno di lavoro che ha compiuto a Tokyo in una multinazionale giapponese, la Yumimoto. Lei parla sia francese (è belga) sia giapponese (è nata e ha vissuto in Giappone). Cerca di rendersi utile ma viene presto denunciata alla sua responsabile, Fubuki Mori, per non aver rispettato la gerarchia senza essersene resa conto. E da quel momento in poi le verranno affidati diversi incarichi che non riuscirà mai a portare a compimento. Così ella subirà una lenta e umiliante retrocessione fino a fare la guardiana dei cessi. Ma non si perde d'animo e non cede alla tentazione del licenziamento e lavorerà fino alla scadenza del contratto come farebbe un giapponese per non perdere il senso dell'onore.
Storia autobiografica che ironizza e critica la cultura lavorativa della civiltà giapponese che scaturisce dallo stupore e smarrimento per un sistema che schiaccia ogni individualità nel nome del formalismo gerarchico.