venerdì 3 luglio 2020

Il viaggio nel tempo: da Wells a Benigni

Il tema del viaggio nel tempo è certamente uno dei filoni letterari e cinematografici più prolifici che possiate immaginare, e per questo cercherò di essere il più sintetico ed esauriente possibile nel presentarvelo. Tutto parte da un anno che passerà alla storia: il 1895, quando lo scrittore londinese H. G. Wells, quasi trentenne, pubblicò il romanzo fantascientifico The Time Machine (La macchina del tempo). E qui devo necessariamente fermarmi e parlarvi prima di alcune opere precedenti a questa che avranno interessanti influssi sugli sviluppi futuri del tema.



I viaggiatori temporali
Sei anni prima della pubblicazione de La macchina del tempo un certo Mark Twain pubblicò il romanzo Un americano alla corte di re Artù (A Connecticut Yankee in King Arthur’s Court), un’opera satirica dove, come già il titolo stesso ci descrive, un americano si ritrova misteriosamente alla corte di re Artù. Il protagonista, sfruttando le sue moderne conoscenze tecnologiche (migliora le armature, costruisce una ferrovia, una bici eccetera), non si accorge che così facendo inavvertitamente modifica il passato. Una seconda opera che ci interessa è il celebre Canto di Natale (A Christmas Carol) di Charles Dickens, pubblicato nel 1843. Qui il protagonista è l’avaro Scrooge il quale viaggia nei Natali del suo passato, del suo presente e del suo futuro e vede se stesso da bambino (nel passato). Ecco, in questo romanzo abbiamo due cose da notare: per la prima volta un esempio di paradosso (ovvero Scrooge che vede se stesso da giovane) e poi il viaggio che l’avaro fa nel futuro, vedendo se stesso morto, è un vero e proprio monito che provocherà nell’anziano un radicale cambiamento delle sue azioni nel suo presente (ovvero diventare generoso con tutti). In ogni caso in entrambi gli esempi i due protagonisti di Twain e di Dickens compiono dei viaggi involontari.