domenica 31 dicembre 2023

[Recensione] Sherlock Holmes e l'avventura del demone cinese - Gianfranco Sherwood

 


SHERLOCK HOLMES E L'AVVENTURA DEL DEMONE CINESE || Gianfranco Sherwood || Delos Digital || 2014 || 63 pagine

Quando Charles Wynne chiede a Sherlock Holmes di aiutarlo a sconfiggere la demoniaca entità che perseguita la propria famiglia, l'inquilino di Baker Street non dubita di poter chiarire facilmente ciò gli pare solo un banale inganno. Ma lui e il dottor Watson potranno venire a capo del mistero solo dopo una terribile notte passata nella dimora dei Wynne, sullo sfondo della cupa brughiera del Devon.

RECENSIONE

Un'indagine di Sherlock che va in trasferta nel Devon dove indagherà per scoprire se c'è la presenza di un fantasma o demone in una dimora. La storia mi ha un po' ricordato Il mastino dei Baskerville.

sabato 30 dicembre 2023

[Recensione] Sherlock Holmes sull'isola dei cani - Samuele Nava

 


SHERLOCK HOLMES SULL'ISOLA DEI CANI || Samuele Nava || Delos Digital || 2014 || 21 pagine

La chiamano Isola dei Cani, è la zona portuale di Londra e, tra banchine, acque putride, baraccamenti, ferve di una brulicante attività che non si ferma neppure di notte. Con l’oscurità dilagano i traffici illeciti, la prostituzione, gli incontri clandestini di boxe.
Ed è la morte di un lottatore irlandese a coinvolgere Sherlock Holmes in una nuova indagine. Che ci faceva un ex campione del mondo di boxe in quei sordidi bassifondi? Perché il suo corpo è scomparso dall’obitorio? Ma, soprattutto, perché Sherlock Holmes non si dà pace? Forse perché è lui il boxeur clandestino che ha messo al tappeto il campione.

RECENSIONE

Sherlock Holmes ha davvero ucciso un uomo? In questo racconto indagherà proprio su questo ma ci sarà un'altra verità.

Mi è piaciuta l'atmosfera descritta in questa storia, la zona portuale dove tutto accade di notte.


venerdì 29 dicembre 2023

[Recensione] La guardia al toro - Rex Stout

 


LA GUARDIA AL TORO || Rex Stout || Mondadori || 1990 || 210 pagine

Questa volta, per Nero Wolfe, la via delle orchidee è seminata di spine. Lungo la "via" verso l'esposizione di orchidee, il voluminoso signore rimane vittima di un incidente automobilistico, insieme con Archie Goodwin. Segno del destino? Si sa che Nero Wolfe esce di rado dalla sua casa di arenaria, e ancora più di rado si scomoda dalla sua poltrona per installarsi su un sedile di un'automobile o di qualche altro diabolico veicolo meccanico, Rimasti, dunque, in panne, Nero e Archie vengono ospitati per la notte da Thomas Pratt, proprietario di una tenuta e di una catena di motel. Nero Wolfe non se ne intende molto di bestiame, e quando in casa del suo ospite si presenta una delegazione di allevatori che insistono affinché Thomas rivenda il campione dei tori, Caesar, al signor McMillan, suo ex padrone, s'incuriosisce appena, e sorride. Ma il giorno dopo, Clyde Osgood, il quale aveva scommesso che Pratt non sarebbe rimasto in possesso di Caesar, viene trovato ucciso nel recinto del toro, e la superba bestia sta per essere bruciata, perché colpita da carbonchio. Allora la curiosità di Nero Wolfe si tramuta in vivo interesse, quindi nel sospetto che dietro Caesar ci sia un "Bruto", La morte di Bronson, uno strano tipo che era legato da interessi a Clyde, solletica definitivamente il genio intuitivo dell'investigatore che non mollerà la "guardia" finché non avrà consegnato il colpevole alla giustizia.

RECENSIONE

Ritorno a leggere le imprese dell'investigatore privato Nero Wolfe (del quale avevo già letto la raccolta Non credo agli alibi) e stavolta non lo troviamo seduto comodamente nel suo salotto ma in trasferta per via di un'esposizione delle sue preziose orchidee ma avviene un incidente con l'auto guidata dal fido suo braccio destro Archie Goodwin e finiscono ad avere a che fare con un toro. Fortunatamente non si faranno del male, ma il toro verrà ucciso e così il nostro Nero dovrà indagare su chi è stato a farlo fuori.

Devo ammettere che ero scettico all'inizio quando conobbi questo investigatore, troppo chiuso in se stesso, non amante della folla, ma col tempo si apprezza la sua intelligenza e i colpi di genio. E per fortuna c'è Archie che ci fa sorridere e stempera un po' certe lunghe elucubrazioni.




[Recensione] Novecento - Alessandro Baricco

 


NOVECENTO || Alessandro Baricco || Feltrinelli || 1994 || 62 pagine

Il Virginian era un piroscafo. Negli anni tra le due guerre faceva la spola tra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. Dicono che sul Virginian si esibisse ogni sera un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perché.

RECENSIONE

Quarta opera che leggo di Baricco, col quale ho uno strano rapporto. Non saprei ancora definire il suo stile, mi lascia sempre con una strana sensazione, non so se succede anche a te. Ho conosciuto questo autore leggendo prima Mr Gwyn (altra opera strana) e poi Seta che fino ad oggi resta l'unica opera che mi è piaciuta di lui. Poi lessi Smith & Wesson che, con Novecento, fa parte del genere versione teatrale e non mi era piaciuto per nulla. Con Novecento non posso dire che non mi sia piaciuto, sicuramente un palmo superiore a Smith & Wesson, ma non mi ha ne incantato ne convinto. Credo che i monologhi teatrali non facciano per me.

sabato 23 dicembre 2023

[Recensione] L'isola - Aldous Huxley

 


L'ISOLA || Aldous Huxley || Mondadori || 1998 || 416 pagine

Naufragato sulle coste inaccessibili dell'immaginaria isola di Pala, un viaggiatore del nostro tempo fa conoscenza con una cultura che si avvicina alla perfezione. Gli abitanti dell'isola, infatti, quasi completamente isolati da ogni contatto con l'esterno, hanno tentato di realizzare un progetto di società ideale, basata sul superamento di ogni complesso, sull'ampliamento della consapevolezza e sulla fusione armonica con la natura. Ma anche questa moderna, solare Utopia è destinata a venire travolta dalla barbara violenza della «civiltà» moderna. Scritto nel periodo in cui l'autore stava realizzando esperimenti con la Mescalina, L'isola, nel suo duplice aspetto di romanzo e di saggio, in netta contrapposizione al precedente romanzo di Huxley Il mondo nuovo, nel quale il futuro era invece rappresentato nella sua drammatica conflittualità tra dilemmi sociali ed esistenziali.

RECENSIONE

Il protagonista, Will, naufraga su un'isola inaccessibile (dell'Oceano Indiano), Pala, dove i suoi abitanti vivono in una piccola società di ispirazione buddista e dove vige la libertà sessuale, una famiglia con più genitori, dove si praticano lo yoga e l'ipnosi e dove si assume anche la moksha (che loro definiscono medicina) che è una sostanza allucinogena che può far toccare il paradiso e anche l'inferno.

Difficile dare una collocazione letteraria a questa opera, perché si "spaccia" per romanzo ma può anche definirsi un saggio su questa utopica società auto-creatasi dall'isolamento in cui vive e che ripudia la nostra società dominata dal consumismo e dalle guerre.

Questo fu l'ultimo romanzo che scrisse Huxley (nel 1962 lo terminò) e si dice abbia fatto ricorso proprio alla mescalina quando lo scrisse. Ripeto, non è facile definire questa opera, se dovessi valutarla come romanzo allora avrebbe molti punti deboli e noiosi, perché contiene tanti discorsi e tratta diversi argomenti sicuramente interessanti ma senza una vera e propria trama alla lunga ti stancano (anche perché i diversi dialoghi presenti sono un pretesto per spiegare i vari aspetti di questa società utopica).

Bellissimo il messaggio di una società ecologica, rispettosa quindi della Natura, anche se poco veritiero visto che alla fine (come succede anche in questa storia) il progresso entrerà di prepotenza (colpa del maledetto petrolio presente nell'isola).


venerdì 15 dicembre 2023

[Recensione] Spia contro spia - Dusko Popov

 


SPIA CONTRO SPIA || Dusko Popov || Sellerio || 2018 || 448 pagine

«Mi fermai a un tavolo dove si giocava al baccarà. Tra i giocatori riconobbi una delle mie bète noire, un lituano dall'aspetto insignificante ma molto ricco, di nome Bloch, particolarmente spavaldo. Non so cosa diavolo mi prese, forse fu il fatto che c'era Fleming alle mie spalle, ma quando Bloch proclamò "banque ouverte!", annunciai con il tono più freddo e distaccato: "Cinquantamila dollari"». Erano soldi che servivano a finanziare un'operazione. Verosimilmente fu questo stile, questo suo modo di fare la spia (e che spia: uno dei più celebri agenti doppi del Novecento) che convinse Ian Fleming a costruire il suo James Bond sul modello vivente di Popov. Nome in codice Triciclo, Dusko Popov è un bon vivant, bello e ricco intellettuale serbo che studia a Friburgo. Uno di quelli che si illudevano di seppellire Hitler con una risata, finirà nelle mani della Gestapo da cui si salva a stento. Riparato a Belgrado, tempo dopo, un ufficiale dell'Abwehr, il controspionaggio tedesco, lo nota e gli propone il reclutamento. Lui è fermamente antinazista ma la prospettiva lo tenta. Così accetta l'arruolamento, prendendo però subito contatto con l’MI6 inglese. E qui comincia la vita da spia raccontata in questo libro: in giro per il mondo, sempre sul filo del rasoio e sempre amando le donne, doppiogiochista ma leale fino alla fine con gli amici. Una carriera con almeno un paio di grandi colpi che hanno inciso nella guerra. «Un classico dello spionaggio» ha detto Graham Greene di "Spia contro spia", perché davvero sembra la trama di un perfetto romanzo di spionaggio. Dusko sa scrivere: gaio, sapiente nel creare la tensione, ironico. Il suo romanzo di una vita sembra il racconto paradossale e frizzante di Ian Fleming, ma corretto da Le Carré. La gaudente leggerezza è quella di James Bond, la metodica professionalità quella di Smiley.

RECENSIONE

Questa biografia mista a romanzo è stata scritta da una vera spia, il doppio agente segreto Dusko Popov, che ha operato durante la Seconda guerra mondiale e che ha ispirato Fleming per James Bond.

Devo ammettere che mi aspettavo una lettura diversa, non dico che non mi sia piaciuta ma spesso mi ha annoiato. Popov ci descrive bene gli intrighi di palazzo dietro la guerra, ha rischiato più volte la vita e lo stesso suo fratello e alcuni suoi amici e colleghi non ce l'hanno fatta (di certo avere a che fare con i nazisti non è come fare una passeggiata). Interessante soprattutto la parte riguardante Pearl Harbor dove Popov ha avvertito con molto anticipo gli americani dell'imminente attacco ma è stato palesemente ignorato e non sa spiegarsi il perché, visto che potevano salvarsi tante vite.

Consigliato a chi ha amato James Bond o i libri di spionaggio.


sabato 9 dicembre 2023

[Recensione] Sherlock Holmes e il mistero della slitta - Enrico Solito

 


SHERLOCK HOLMES E IL MISTERO DELLA SLITTA || Enrico Solito || Delos Digital || 2014 || 67 pagine

Firenze, 1904: Holmes e Watson prendono una vacanza affittando una villa nella parte nord della città, a ridosso delle colline e delle residenze del Re e dei maggiorenti fiorentini. Ma si imbattono in una strana storia, fatta di preti dallo strano carattere, di slitte russe distrutte, e di uno scrittore  americano rapinato: Mark Twain. La morte aleggia nel buio: e non è la cosa peggiore.

RECENSIONE

In questa storia il nostro Sherlock Holmes andrà in trasferta: dalla nebbiosa Londra alla soleggiata Firenze e incontrerà lo scrittore Mark Twain.

Non mi ha entusiasmato più di tanto questa storia.


mercoledì 6 dicembre 2023

[Recensione] Il cammino immortale - Jean-Christophe Rufin

 


IL CAMMINO IMMORTALE || Jean-Christophe Rufin || Ponte alle grazie || 2013 || 208 pagine

Con oltre un milione di visitatori dal 2005 ad oggi, Santiago di Compostela è senza ombra di dubbio la meta di pellegrinaggio più gettonata dei nostri tempi. Tra viandanti, mistici, coppiette in scarpe da ginnastica e turisti seduti sui sedili di comodi pullman, il medico e autore di best seller J.C. Rufin affronta il suo personale "apprendistato del vuoto". Ottocento chilometri da Hendaye, all’estremo sudovest della Francia, fino alla maestosa Cattedrale di San Giacomo. Un lungo tragitto raccontato con piglio demistificante, ironico, intenso.
Tra dettagli concreti, riflessioni storiche e religiose e il desiderio di smascherare gli impostori degli ultimi chilometri, l’autore restituisce al Cammino per antonomasia la sua verità. Si tratta di una verità fatta di organizzazione capillare ed esasperante improvvisazione; di fango, case sbilenche e meravigliose coste battute dalle onde; di Giacomei ingabbiati in una lunga sequenza di mode e tic e solitari alla ricerca di se stessi. È un percorso che può cominciare ovunque, e finire nella piazza dell’Obradoiro o tra le pagine di un libro. Perché anche se la maggiore caratteristica del Cammino è far dimenticare in fretta le ragioni per cui si è partiti, la strada continua ad agire su chi l’ha percorsa. Lo fa lentamente, in maniera sottile e discreta, come è nel suo stile. Un’ "alchimia dell’anima" che non necessita di spiegazioni. Basta partire, lungo i sentieri o sulla carta poco importa. Come Rufin ben sa, il Cammino immortale è fatto per chi va alla ricerca di niente. Tranne la voglia di continuare ad andare.

RECENSIONE

Da sempre ho avuto il fascino e la curiosità di intraprendere il famoso Camino (di Santiago) e devo ammettere che dopo aver letto questo libro mi ha fatto incrementare questa voglia/desiderio che spero un giorno di poter realizzare. L'autore è francese ed è un medico oltre ad essere un membro della prestigiosa Académie française (una sorta di Accademia della Crusca) ma soprattutto è uno dei fondatori di Medici senza frontiere, la famosa organizzazione umanitaria non governativa focalizzata sul fornire soccorso sanitario ed assistenza a persone in tutti i luoghi del mondo in cui il diritto alla cura non è garantito.

In questo libro l'autore ci narra gli 800 km di strada che farà rigorosamente a piedi fino a giungere alla Cattedrale di san Giacomo, in Spagna. E lo fa a modo suo: con ironia, con simpatia, narrandoci soprattutto le disavventure che ha vissuto, gli incontri che ha fatto, la fatica che a un certo punto si fa sentire (soprattutto ai piedi pieni di vesciche e alla schiena), dandoci anche degli ottimi consigli su dove alloggiare e cosa visitare. Un'esperienza che lo ha cambiato, che ancora oggi spesso gli torna alla mente, ricorda un determinato tramonto o un determinato incontro che ha fatto in quel viaggio quasi mistico.

Consigliato a chi ama viaggiare e vivere la vita con spirito di avventura.


venerdì 10 novembre 2023

[Recensione] The 100: Rebellion - Kass Morgan

 


    THE 100: REBELLION || Kass Morgan || Rizzoli || 2016 || 400 pagine

Da un mese, i Coloni sono tornati ad abitare il pianeta al seguito dei cento, un tempo giovani delinquenti sacrificabili, oggi figure di riferimento per la loro gente. Potrebbe finalmente essere un nuovo inizio, all'insegna dell'armonia e della fiducia nel futuro, ma ben presto una nuova minaccia si profila all'orizzonte: una setta di fanatici decisi a fare nuovi adepti e a "guarire" il pianeta devastato dalla guerra, sterminando chiunque non sia dei loro.

RECENSIONE

Quarto e ultimo (per fortuna!) libro della serie The 100.

Che dire, se ne poteva tranquillamente fare a meno di questo quarto libro, perché sembra proprio che sia stato fatto su ordinazione, per cavalcare l'onda di successo della serie tv da cui è stato tratto. Dopo gli eventi del terzo stona tantissimo vedere come praticamente i protagonisti hanno come azzerato le vicissitudini che hanno subito soprattutto per colpa del vice cancelliere, che ora è quasi un sant'uomo. E così, visto che va tutto bene, non restava che creare un nuovo nemico per rovinare il tran tran quotidiano dei nostri sopravvissuti: e mettiamoci una setta di individui pelati che indossano tuniche bianche comandati da una donna esaltata che si crede padrona della Terra. Naturalmente i nostri verranno rapiti da questo bel gruppo di pazzi e naturalmente riusciranno a salvarsi.

Ripeto quello che ho già detto nei tre libri precedenti: la scrittura della Morgan è abbastanza semplice e si legge velocemente, ma mostra tutti i difetti di una scrittrice che non è una scrittrice: superficiale, banale, piena di stereotipi, ripetizione di tic (ad esempio "si morse il labbro" è un'azione che compiono tutti i protagonisti), e i nostri riescono sempre a salvarsi (spesso in modo davvero ridicolo). In questo ultimo capitolo è mancato tutto: i colpi di scena (quasi assenti), la tensione crescente, era come se l'autrice doveva scrivere 400 pagine e tentava di creare una trama, invano. Diciamo che non da nulla in più alla storia che aveva costruito nei tre romanzi precedenti, anzi, si potrebbe tranquillamente non leggere tanto non cambia nulla. Ma non riesco a capire una cosa: come mai non ha continuato a scriverne altri? No, non sono ironico, ma visto che la serie tv è arrivata addirittura a 7 stagioni, mi pare strano che la serie di libri si sia fermata solo a quattro.

Peccato, devo ammettere che la serie tv è molto superiore (tranne l'ultima stagione che è meglio non guardare) a questa serie di libri.


martedì 7 novembre 2023

[Recensione] The 100: Homecoming - Kass Morgan

 


THE 100: HOMECOMING || Kass Morgan || Rizzoli || 2015 || 336 pagine

Nuove navicelle arrivano sulla Terra, in fuga dalla stazione spaziale a corto di ossigeno. I 100 sono pronti ad accogliere i fortunati sfuggiti a una morte certa. Tra i nuovi arrivi ci sono vecchi amici come Glass e Luke, che ritrovano così Clarke e Wells. C’è anche il temibile Vice Cancelliere Rhodes, però, che intende ristabilire il regime di terrore instaurato sulla stazione spaziale, senza sconti per nessuno. Bellamy, colpevole di aver causato il ferimento del Cancelliere, è il suo primo bersaglio. In fuga dalla colonia, si rifugia con i suoi amici tra i terrestri. Lo scontro con le truppe di Rhodes è inevitabile. Il Vice Cancelliere sferra un attacco spietato, ma i suoi avversari sono determinati a resistere. È giunto il momento che i 100 si uniscano e lottino per difendere la libertà che hanno trovato sulla Terra.

RECENSIONE

Terzo libro su quattro della serie The 100 che sto leggendo.

Il vice cancelliere inizia a rompere a tutti, e costringe i nostri protagonisti (soprattutto Bellamy) a fuggire via dall'accampamento dei 100 altrimenti rischia di venire fucilato (perché aveva attentato alla vita del cancelliere sulla stazione spaziale) e così i nostri decidono di stare nel villaggio del padre di Sasha, ma presto la situazione peggiorerà e una vittima ci sarà. Intanto la nostra Clarke riesce miracolosamente a contattare via radio i suoi genitori e nel finale [li riabbraccia].

Rispetto ai primi due questo episodio è molto più movimentato e ricco di azione, anche se i protagonisti mi sembrano dei bambini viziati e che spesso compiono azioni stupide (Glass ma dove caspiterina vai nel bosco se sai che esiste un gruppo di terrestri armati e pericolosi che vi vogliono morti? Ma te le cerchi tutte tu?). Confermo con questo terzo titolo che quello che andrete a leggere non è una saga di fantascienza ma un romance (molto mediocre) colorato (proprio poco) di fantascienza ma romance resta (le storie d'amore sono soprattutto quella principale tra Clarke e Bellamy, quella tra Wells e Sasha e quella tra Glass e Luke).

Per concludere (e ora mi resta solo l'ultimo della serie per terminarla) direi che la serie tv è tutta un'altra storia, davvero differente (e ci sono là più personaggi). Quindi se come me leggerete questa saga letteraria e venite dalla visione della serie tv, mi spiace dirvelo, credo che ne rimarrete abbastanza delusi. Io vi ho avvertito, poi fate come volete.


venerdì 3 novembre 2023

[Recensione] The 100: Day 21 - Kass Morgan

 


THE 100: DAY 21 || Kass Morgan || BUR || 2014 || 322 pagine

Sono passati ventun giorni dall'arrivo dei 100 sulla Terra per ricolonizzare il pianeta, a seguito della guerra nucleare che l'ha devastata secoli prima. All'inizio credevano di essere soli. Si sbagliavano. Dopo l'attacco di ignoti nemici, non è facile tenere unito il gruppo. La cattura di Sasha, una terrestre, divide gli animi: c'è chi vorrebbe tenerla prigioniera, chi invece si fida di lei. Mentre Wells si preoccupa di gestire le tensioni, Clarke va in cerca di altri coloni, animata da una segreta speranza. Bellamy, dal canto suo, è deciso a tentare di tutto pur di ritrovare la sorella scomparsa. Sulla stazione spaziale, nel frattempo, le risorse si vanno esaurendo insieme all'ossigeno, e Glass dovrà scegliere tra l'amore della sua vita e la vita stessa.

RECENSIONE

Eccoci al secondo libro di quattro della serie The 100. I nostri ragazzi riescono a salvarsi (non tutti) dall'incendio che distrugge parte dei rifornimenti e dei loro accampamenti e scoprono così l'esistenza di altri terrestri oltre a loro, e iniziano ad avere paura. Intanto sono già passati 21 giorni dal loro schianto sulla Terra e Clarke ha scoperto che non c'è alcun pericolo di radiazioni nucleari e che quindi è possibile ritornare a vivere sul nostro pianeta, ma i collegamenti con la stazione spaziale sono tutti saltati e non possono così aggiornarli. Bellamy è preoccupato per sua sorella Ottavia che è stata rapita da questi misteriosi terrestri che hanno appiccato il fuoco e parte alla sua ricerca. Intanto catturano una terrestre, Sasha, la quale spiega loro che un anno prima era atterrata un'altra spedizione dallo spazio, notizia che sconvolge tutti quanti (quindi una missione segreta). Nello spazio le stazioni sono danneggiate e tutti i coloni sono costretti a una lotta all'ultimo sangue per accaparrarsi un posto nelle navette di salvataggio. Sasha intanto fa amicizia con i ragazzi e porta Clarke e Bellamy dal suo popolo: qua Clarke scoprirà che [i suoi genitori sono vivi e facevano parte della spedizione dello scorso anno, mentre gli altri sono tutti morti.] Un altro colpo di scena è quando Wells scopre che è [fratellastro di Bellamy e di Ottavia.]

Nonostante la storia, come nel primo romanzo, sia scorrevole e intrigante, in questa seconda parte ho notato più difetti e i ragazzi sembrano i protagonisti di un harmony ambientato nella foresta. Ma non demordo e leggerò anche gli ultimi due, voglio ormai vedere le differenze che ci sono tra questa serie di romanzi e la serie tv (che ho divorato).


venerdì 27 ottobre 2023

[Recensione] The 100 - Kass Morgan

 


THE 100 || Kass Morgan || BUR || 2013 || 338 pagine

Sono secoli che gli uomini vivono nello spazio senza tornare sulla Terra. In seguito a una devastante guerra atomica i sopravvissuti si sono imbarcati su tre navi spaziali e i loro discendenti sono ancora chiusi lì dentro. Tuttavia pare giunto il momento di andare in ricognizione. A essere spediti sulla Terra per capire se sia di nuovo vivibile sono in cento: ragazzi considerati delinquenti dal regime poliziesco che vige sotto la guida del Cancelliere. Alle prese con una natura magnifica e selvaggia e tormentati dai segreti che si annidano nel loro passato, i 100 sulla Terra devono lottare per sopravvivere. Non sono eroi, ma potrebbero essere l'unica speranza rimasta al genere umano.

RECENSIONE

Nel futuro l'umanità si trasferisce su delle stazioni spaziali per scampare alle radiazioni di una guerra nucleare che ha colpito la Terra. Dopo alcuni secoli un gruppo di ragazzi, un centinaio, vengono rispediti sul nostro pianeta al posto di venire giustiziati e faranno da cavie per capire se la Terra è tornata vivibile per l'umanità. Questo è il primo di quattro romanzi.

Vengo dalla visione della serie tv che, mi accorgo terminando questa lettura, ha molte differenze (per fortuna!). In questo romanzo i protagonisti sono quattro: Clarke, Wells, Bellamy e Glass (ogni capitolo si alterna e ci mostra la storia dal punto di vista del protagonista che cambia di volta in volta). Tutti e quattro fanno parte dei famosi 100 destinati a ritornare sulla Terra, ma solo Glass riesce a svignarsela e resterà sulla stazione spaziale (una scusa dunque per vedere cosa succede nella stazione spaziale).

La cosa che colpisce in prima linea di questa autrice è che riesce a catturarti e quindi la lettura è molto scorrevole, divori i capitoli uno dietro l'altro (e poi non sono molto lunghi). Bisogna solo abituarsi alla numerosa presenza di flashback delle vite di ogni protagonista che però ci aiutano a capire meglio chi sono e cosa gli è successo prima di essere spediti in punizione sulla Terra. Una forte differenza tra questo romanzo e la serie tv che credo tutti avranno notato è che il romanzo non ha tutta quella violenza che invece è onnipresente nella serie tv: una cosa che ho preferito.

In poche parole i sopravvissuti allo schianto (perché atterreranno malissimo) tenteranno di sopravvivere intanto accendendo un fuoco, ma ben presto si accorgeranno che i viveri che hanno molti sono andati dispersi o distrutti e quindi dovranno andare a caccia per sopravvivere (cosa che fa subito Bellamy costruendosi un arco e le frecce). Presto nascerà una storia tra Clarke e Bellamy con gelosia di Wells il quale tenta di comandare ma non sarà facile farsi rispettare in una società di ragazzi senza regole. Nel finale si scoprirà un colpo di scena incredibile: non sono gli unici umani sulla Terra (e questo ti porta a voler subito sapere cosa succederà leggendo il prossimo libro della serie!).


venerdì 20 ottobre 2023

[Recensione] Le avventure del barone di Münchhausen - Rudolf Eric Raspe

 


LE AVVENTURE DEL BARONE DI MÜNCHHAUSEN || Rudolf E. Raspe || Crescere Edizioni || 2017 || 144 pagine

Tutti conoscono di nome questo personaggio fantastico che viaggiava a cavallo di una palla di cannone. Ma questa è solo una delle tante imprese impossibili compiute da questo eroe romantico, per cui tutto è possibile.

RECENSIONE

Di tanto in tanto mi concedo una rilettura e questa volta è toccato a questo classico della letteratura umoristica e satirica. Bisogna innanzitutto dire che un barone di Münchhausen è veramente esistito e si chiamava Karl Friedrich Hieronymus von Münchhausene e visse nel 1700 e anche lui era un militare e anche lui visse in Russia e combatté contro i turchi come il protagonista del romanzo. Congedatosi, nel 1760 si ritirò con la moglie Jacobine von Dunten nel suo castello di Bodenwerder, in Bassa Sassonia, divenendo localmente famoso per l’abitudine di intrattenere i suoi ospiti raccontando inverosimili peripezie a suo dire occorsegli nel corso della sua lunga ed esotica carriera militare.

La prima pubblicazione di queste strampalate avventure terminava con le avventure del barone in Russia, ma visto il grande successo di pubblico che ebbe si decise di ripubblicarlo con capitoli aggiuntivi: le avventure di mare e il viaggio sulla Luna. Gli altri capitoli successivi, che troviamo in questa edizione, si dice che non siano stati scritti dall'autore originale ovvero Rudolf Erich Raspe ma da Gottfried August Bürger. Insomma, per farvi capire, in soli tre anni (dal 1785 al 1788) di questa opera sono uscite dieci edizioni in tre lingue.

Descrivere o recensire questa opera credo sia impossibile perché si tratta del barone stesso che racconta ai suoi commensali e amici le sue strampalate avventure, e quindi ci troviamo di fronte ad aneddoti, scene di caccia, racconti fantastici ed esagerati di battaglie, disavventure, peripezie e viaggi su luoghi assurdi che spesso ci ricordano le avventure di Gulliver. Il lettore moderno si troverà abbastanza spiazzato da questa accozzaglia di eventi strampalati e di queste infinite scene di caccia (a me molte hanno urtato, visto che in passato uccidere animali era considerato un passatempo per ritemprarsi l'anima, pensate un po' come è cambiata per fortuna in meglio la sensibilità verso quelle povere creature ammazzate a sangue freddo nel loro habitat naturale) o episodi inverosimili come lui che scende dalla Luna costruendosi una corda e legandola alla punta del satellite per poi cadere, perché si spezza, e formare un cratere sulla Terra.

Vi è, tra le tante avventure, una parte in cui il barone crea una vera e propria squadra che oggi potrebbe ricordare a noi gli Avengers, ovvero persone con dei superpoteri: ricordo ad esempio un tizio che col fiato gonfia le vele della nave e sbaraglia i nemici che li inseguivano.

Se ti consiglio di leggere questo libro? Ma certo, però ripeto devi lasciarti trascinare dalla follia e dal piacere che essa può portare, elimina ogni logica perché molte leggi della fisica verranno sconvolte.

Comunque, ricordiamoci che tutte le avventure che ci vengono narrate in questo testo non sono per niente delle frottole, e a metterci la faccia, anzi, la firma sono tre personaggi molto credibili: Gulliver, Sinbad e Aladino! O almeno così ci viene riportato nella prefazione.


venerdì 13 ottobre 2023

[Recensione] L'eleganza del riccio - Muriel Barbery

 


L'ELEGANZA DEL RICCIO || Muriel Barbery || Edizioni e/o || 2006 || 326 pagine

Siamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Invece, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta, che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del su tredicesimo compleanno, per l'esattezza). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre.
Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée e il suo antico, doloroso segreto.

RECENSIONE

In questo romanzo seguiamo le vite di due protagoniste: Renée una portinaia vedova divoratrice di libri e Paloma una bambina molto intelligente che vorrebbe togliersi la vita quando compirà tredici anni. Quando entrerà nelle loro vite un signore giapponese, monsieur Ozu, le loro vite si intrecceranno e cambieranno per sempre. 

Ad essere sincero non ho empatizzato con nessuna delle due protagoniste, anzi, ho notato che spesso si contraddicevano, quando parlano dei pregiudizi degli altri e poi sono le prime a crearne loro stesse. Voglio dire: se sei una persona davvero intelligente, addirittura geniale (e quindi migliore degli altri) non puoi cadere nello stesso tranello di chi intelligente non è e vedere e giudicare gli altri creandoci sopra mille stereotipi, non va bene. Poi l'autrice inserisce spesso delle discussioni filosofiche che a lungo andare stancano e rendono la storia più noiosa. E poi sfatiamo un pregiudizio che ricorre in questo libro: tutti i ricchi sono viziati, ignoranti e cattivi. Non è vero, fortunatamente, o almeno la maggior parte non è così. E i poveri sono tutti buoni ma ignoranti (altra falsità). In conclusione: non si può semplicemente dividere il mondo in buoni da una parte e cattivi dall'altra, sarebbe troppo ingenuo e semplicistico, la realtà è molto più complicata di così.


lunedì 9 ottobre 2023

[Recensione] Il giorno che invasero New York - Irwin Lewis

 


IL GIORNO CHE INVASERO NEW YORK || Irwin Lewis || Mondadori || 1965 || 140 pagine

C'è chi per combinare un'invasione ha bisogno di macchine e congegni inauditi, di mostri extraterrestri, di forze soprannaturali, di arsenali terrificanti. Irwin Lewis, un autore originale e spiritoso, sostiene in questo brillante romanzo che si possono ottenere gli stessi effetti catastrofici e spettacolari con mezzi molto più modesti, addirittura banali. Una grande metropoli moderna ha già in sé, come ognuno di noi sa bene, i veleni capaci di paralizzarla. 

RECENSIONE

Un professore di storia antica che ama leggere viene coinvolto in una sorta di complotto dove la città di New York rischia di essere paralizzata da dei "comunisti" ribelli che stanno fabbricando dei gettoni falsi della metropolitana e stanno sincronizzando tutti i semafori della metropoli per causare una sola cosa: un caos terrificante che potrebbe portare tutti quanti al collasso. 

Ad un certo punto della lettura mi sono chiesto: non è che questo professore si è fumato qualcosa di forte e ha immaginato tutto quanto? Probabile. Peccato, lo stile di scrittura dell'autore un po' riesce a catturarti, ma ti rendi conto che alla fine è tutto fumo e niente arrosto.


domenica 8 ottobre 2023

[Recensione] Su un letto di fiori - Banana Yoshimoto

 


SU UN LETTO DI FIORI || Banana Yoshimoto || Feltrinelli || 2013 || 120 pagine

Miki è stata trovata su un soffice letto di alghe in riva al mare, e da quel momento in poi la sua vita è stata all'insegna dell'amore. Quello degli Ohira, soprattutto, la famiglia che l'ha adottata, composta da personaggi più o meno bizzarri che gestiscono un bed & breakfast in una cittadina a strapiombo sull'oceano. Miki è così felice da sembrare quasi sciocca ma non le importa, perché ha tutto ciò che si possa desiderare. La sua quiete è però turbata da alcuni episodi inquietanti che Miki non si sa spiegare: una strana signora che si aggira intorno alla loro casa, dei sassi misteriosi comparsi nel vialetto, dei mucchietti di ossa spuntati nel giardino della casa accanto. Insieme alla sua famiglia e al vecchio amico Nomura, Miki imparerà che la vita è più grande di quanto pensasse, che il mondo è molto più ricco di misteri e meraviglie, e scoprirà che l'amore, come l'odio, può essere il motore di storie inattese.

RECENSIONE

Come avrò già ribadito in altre recensioni, quando leggo la Yoshimoto assaporo una calma incredibile e mi colpisce sempre il suo stile delicato, molto intimista, che ti fa riconciliare con la natura e con se stessi. In questa storia troviamo una ragazza, Miki, che lavora al bed & breakfast della sua famiglia. Scopriamo che non è la loro figlia naturale perché è stata adottata, sua madre l'ha trovata in spiaggia adagiata su un letto di alghe. Miki è stata vista da suoi come un dono dal cielo, visto che desideravano tanto avere un figlio. Miki ritrova il suo vecchio amico e compagno di infanzia Nomura il quale acquista una villa dietro casa sua, che vorrebbe abbattere e ricostruire.

Consiglio di assaporarlo a piccoli sorsi, come se dovessi bere una bevanda che ti scalda il cuore.


sabato 7 ottobre 2023

[Recensione] Sherlock Holmes e l'avventura dello scrigno nero - Luca Martinelli


SHERLOCK HOLMES E L'AVVENTURA DELLO SCRIGNO NERO || Luca Martinelli || Delos Digital || 2014 || 50 pagine

Un ladro penetra negli appartamenti della Regina Vittoria e ruba un piccolo scrigno di mogano nero, che custodisce una lettera di natura personale e riservatissima. Si tratta di un furto che può mettere a rischio la sopravvivenza della monarchia e dell’Impero. Ci vorrebbe Sherlock Holmes, ma il grande detective è morto da due anni. L’indagine viene allora affidata all’ormai anonimo dottor Watson, rimasto vedovo da poco. Watson annaspa nell’analisi degli indizi, finché una voce metallica che gli parla nel sonno non lo indirizza sulla buona strada. Nel villaggio di un circo, Watson intercetta un uomo robusto e misterioso e, spiandolo, riesce a recuperare lo scrigno della Regina. Due anni dopo, quando ormai Sherlock Holmes è riapparso a Londra, al termine del lungo viaggio all’estero durante il quale tutti lo avevano creduto morto, Watson capirà finalmente le ragioni della sua indagine e, soprattutto, l’origine di quella voce metallica che nel sonno gli aveva suggerito come muoversi.

RECENSIONE

Stavolta il nostro Watson si ritrova da solo (o quasi!) a risolvere un nuovo caso: hanno derubato nientepopodimeno che la regina Vittoria! Da solo perché Sherlock Holmes è morto ormai da due anni nelle cascate del Reichenbach (vedi racconto "Il problema finale") assieme al suo acerrimo nemico il professor Moriarty.

Rispetto agli altri racconti che ha scritto Martinelli su Sherlock Holmes, questo mi è piaciuto meno.




 

martedì 26 settembre 2023

[Recensione] Gli affamati e i sazi - Timur Vermes

 


GLI AFFAMATI E I SAZI || Timur Vermes || Bompiani || 2018 || 512 pagine


In un futuro non troppo lontano la Germania ha introdotto un tetto massimo per i richiedenti asilo, l'intera Europa è chiusa ben oltre l'Africa del Nord e al di là del Sahara nascono enormi lager in cui milioni di migranti aspettano. Aspettano così a lungo che se non significasse morte certa attraverserebbero il deserto a piedi pur di andarsene. Quando la famosa presentatrice tedesca Nadeche Hackenbusch visita il più grande di questi lager, il giovane Lionel intravede un'occasione unica per andarsene: insieme a 150mila migranti sfrutta l'attenzione del pubblico televisivo e si mette in marcia verso l'Europa. La bella presentatrice e i migranti diventano campioni di ascolti. E mentre l'emittente televisiva gioisce per la cronaca dal vivo, i record di telespettatori e le entrate milionarie della pubblicità, la politica tedesca volge lo sguardo altrove e aspetta. Ma più il corteo di migranti si avvicina, più il ministro dell'interno Leubl si trova davanti a una scelta: accoglierli o respingerli?

RECENSIONE

Questo autore tedesco, Timur Vermes, è diventato celebre in Italia per il suo precedente romanzo Lui è tornato dove immaginava che Adolf Hitler ritornasse in vita nel nostro tempo (che non sono ancora riuscito a leggere) che ha avuto un grande successo di lettori. Quindi quando ho trovato in libreria questa altra sua opera decido di acquistarlo e leggerlo. In breve in questo suo nuovo romanzo una presentatrice va in un lager pieno di migranti in Africa e decide di girare una sorta di reality show per la televisione tedesca. Visto il grande successo che ha questo programma, la presentatrice decide, assieme a migliaia di migranti, di fare una marcia in direzione della Germania, per tentare di farli entrare tutti quanti.

Devo ammettere che l'idea di fondo di questo romanzo è davvero interessante, anche perché parlare del problema dei migranti africani che tentano e rischiano la vita pur di arrivare fino in Europa è sempre attuale e purtroppo i morti a mare sono ancora tantissimi. Ma lo sviluppo di tutta la storia non mi ha convinto per nulla, anzi, spesso era davvero pesante portare avanti la lettura e i riferimenti a personaggi o dinamiche inerenti la Germania non mi aiutavano di certo. Ho avuto la sensazione che l'autore non abbia scritto questo libro con piacere o comunque non sembrava ispirato nel farlo, quasi come se gli fosse stato ordinato dalla casa editrice.


giovedì 21 settembre 2023

[Recensione] Febbre - Ling Ma

 


FEBBRE || Ling Ma || Codice Edizioni | 2018 || 348 pagine

Alla ricerca di una qualche forma di sicurezza e stabilità dopo la morte dei genitori, immigrati cinesi, Candace Chen più che vivere sopravvive, autoreclusa senza troppa convinzione in una rigorosa routine casa-lavoro. Per questo a malapena si accorge dell'epidemia che si sta diffondendo in tutto il mondo e che sta decimando anche la popolazione di New York, trasformando tutti in zombie. Arruolata dai suoi capi insieme ad altre persone per un compito inquietante e molto ben pagato, Candace si trova ben presto da sola a testimoniare la strana atmosfera di una metropoli abbandonata. Poi, per salvarsi, si unisce a un gruppo di sopravvissuti che cerca di raggiungere Chicago e lì dar vita a una nuova società. Con un'ambientazione apocalittica che ricorda "The walking dead" e "L'alba dei morti viventi", Ling Ma firma un libro che è allo stesso tempo una feroce critica dell'alienazione della società contemporanea e un commovente tributo ai rapporti umani che ci spingono a fare qualcosa in più della semplice sopravvivenza.

RECENSIONE

Questa storia potrebbe ricordare Io sono leggenda perché la protagonista, così come il protagonista del libro citato, si ritrova sola in un mondo abbandonato da tutti perché colpito da una brutta epidemia che rende le persone una sorta di zombie che ripetono sempre gli stessi movimenti e sono completamente assenti. La storia di Candace ci viene narrata tra presente e passato, dove nel passato lei si auto-reclude nel suo ufficio, mentre nel presente prova a vivere con un gruppo di sopravvissuti che tentano di arrivare a Chicago.

Ne esce fuori un romanzo post apocalittico che, ahimè, non mi ha convinto ne mi ha preso come pensavo. Le vicende che affronta Candace coi compagni sopravvissuti mi hanno annoiato, così come quando veniamo gettati improvvisamente nel suo passato. Quando mi annoio non va bene, significa che l'autore non riesce a coinvolgermi nella storia che ci dipana, anzi, non vedi l'ora di fare altro.


lunedì 28 agosto 2023

[Recensione] L'animale morente - Philip Roth

 


L'ANIMALE MORENTE || Philip Roth || Einaudi || 2001 || 120 pagine

David Kepesh, professore universitario di critica letteraria, è malato di desiderio, e la sua malattia si chiama Consuela Castillo, una ragazza cubana, alta e bellissima, di ventiquattro anni, che sconvolge la sua vita nel modo più tragico e inaspettato. Sotto la penna magistrale di Philip Roth, figure di uomini e donne ricche di cruda sensualità ridisegnano in modo nuovo l'immutata fragilità degli esseri umani.

RECENSIONE

Prima opera di Roth che leggo e, trovato questo libro in libreria, mi sono deciso ad acquistarlo e leggerlo. Ho deciso di partire da questo romanzo breve, e da quello che mi risulta forse meno noto rispetto agli altri che ha scritto (molti citano Pastorale americana, La macchia umana, Lamento di Portnoy).  

La storia è una narrazione/confessione del protagonista (quindi tutto in prima persona singolare) che è un professore di critica letteraria che ha perso la testa per una sua studentessa, una ragazza di origini cubane, bellissima e che continua a desiderare e non riesce a smettere di pensare al suo corpo incredibile. A parte la storia quello che mi ha colpito è certamente lo stile elegante e colto dell'autore, si vede che ci troviamo al cospetto di un big della letteratura e della narrazione, che ti colpisce allo stomaco. Ci fa riflettere soprattutto su due temi: l'amore e la morte, Eros e Thanatos (citando la mitologia greca) ma anche sul tema del tempo che scorre. 

Sinceramente non ho provato simpatia per il protagonista, anzi, spesso l'ho detestato, ma a parte questo le riflessioni che qua e là troviamo nella storia sono davvero interessanti e meritano di essere approfondite. 

Contiene scene belle forti e non per tutti, quindi consiglio la lettura a un pubblico adulto.


sabato 26 agosto 2023

[Recensione] Le ricette della signora Tokue - Durian Sukegawa

 


LE RICETTE DELLA SIGNORA TOKUE || Durian Sukegawa || Einaudi || 2013 || 184 pagine

La modesta bottega di dolciumi di Sentarō comincia a prosperare con l'arrivo dell'anziana signora Tokue. Il pasticciere si convince ad assumerla dopo aver assaggiato il suo delizioso e inimitabile an, la confettura di fagioli rossi usata per farcire i dorayaki. Ma Tokue nasconde un segreto ben più inconfessabile della ricetta di una confettura.

Sentarō è un uomo di mezza età, ombroso e solitario. Pasticciere senza vocazione, è costretto a lavorare da Doraharu, una piccola bottega di dolciumi nei sobborghi di Tōkyō, per ripagare un debito contratto anni prima con il proprietario. Da mattina a sera Sentarō confeziona dorayaki - dolci tipici giapponesi a base di pandispagna e an, una confettura di fagioli azuki - e li serve a una clientela modesta ma fedele, composta principalmente da studentesse chiassose che si ritrovano lí dopo la scuola. Da loro si discosta Wakana, un'adolescente introversa, vittima di un contesto familiare complicato. Il pasticciere infelice lavora solo il minimo indispensabile: appena può abbassa la saracinesca e affoga i suoi dispiaceri nel sakè, contando i giorni che lo separano dal momento in cui salderà il suo debito e riacquisterà la libertà. Finché all'improvviso tutto cambia: sotto il ciliegio in fiore davanti a Doraharu compare un'anziana signora dai capelli bianchi e dalle mani nodose e deformi. La settantaseienne Tokue si offre come aiuto pasticciera a fronte di una paga ridicola. Inizialmente riluttante, Sentarō si convince ad assumerla dopo aver assaggiato la sua confettura an. Sublime. Niente a che vedere con il preparato industriale che ha sempre utilizzato. Nel giro di poco tempo, le vendite raddoppiano e Doraharu vive la stagione piú gloriosa che Sentarō ricordi. Ma qual è la ricetta segreta della signora Tokue? Con amorevole perseveranza, l'anziana signora insegna a Sentarō i lenti e minuziosi passaggi grazie ai quali si compie la magia: «Si tratta di osservare bene l'aspetto degli azuki. Di aprirsi a ciò che hanno da dirci. Significa, per esempio, immaginare i giorni di pioggia e i giorni di sole che hanno vissuto. Ascoltare la storia del loro viaggio, dei venti che li hanno portati fino a noi». Come madeleine proustiane, i dolcetti giapponesi diventano un pretesto per i viaggi interiori di Sentarō e Tokue, fra i quali si instaura un legame profondo che lascia emergere segreti ben più nascosti e ferite insanabili. Con l'autunno, però, un'ombra cala sulla piccola bottega sotto al ciliegio: quando il segreto di Tokue viene alla luce, la clientela del negozio si dirada e la donna, costretta a misurarsi di nuovo con il pregiudizio e l'ostracismo sociale che l'ha perseguitata per tutta la vita, impartirà a Sentarō e Wakana la lezione più preziosa di tutte. Le ricette della signora Tokue è una favola moderna sull'amicizia, la libertà e la resilienza. Un'ode alla vita di palpabile sensualità che ci insegna a trovare la grazia nell'inaspettato e la felicità nelle piccole cose.

RECENSIONE

Questa è la storia di Sentaro, un pasticcere di dorayaki (piccoli dolcetti giapponesi simili ai pancakes ripieni di marmellata di fagioli azuki) disilluso dalla vita che un giorno fa uno strano incontro con una signora anziana che vorrebbe lavorare con lui. Prima rifiuta, poi decide di assumerla e si accorgerà che la signora Tokue è una bravissima pasticcera, soprattutto crea la migliore marmellata di fagioli azuki che abbia mai assaggiato. Da quel momento conoscerà il passato terribile che questa signora ha dovuto vivere (anzi, subire) e si instaurerà un legame tra i due come una madre e un figlio. 

Prima opera che leggo di questo autore giapponese, Durian Sukegawa, che ci insegna che non bisogna mai fermarsi alle apparenze e che le sconfitte che purtroppo spesso ci riserva la vita devono essere viste come dei punti in cui ricominciare a vivere, perché la vita è sì breve, ma come i fiori di ciliegio che cadono dai rami degli alberi ci inebriano con la loro bellezza che bisogna godere. Impossibile non commuoversi ascoltando la storia della signora Tokue, della segregazione che ha subito durante la malattia, la storia d'amore con suo marito, la sua dolcezza che contagia tutti. Ma è anche una storia di speranza, di credere in quello che si fa, di riscoprire il senso della vita. 

Come ho riscontrato nella lettura di altri autori giapponesi, emerge la delicatezza della narrazione, come ben riescono a pennellarci le emozioni che provano i vari protagonisti, e ci lascia un messaggio: non è mai tardi per inseguire i propri sogni, qualunque cosa ci possa accadere nel bene o nel male. 

Per gli amanti dei dolci giapponesi, la descrizione della preparazione della marmellata da parte della signora è quasi una poesia.


venerdì 25 agosto 2023

[Recensione] Il sogno del maratoneta - Giuseppe Pederiali

 


IL SOGNO DEL MARATONETA || Giuseppe Pederiali || Garzanti || 2008 || 276 pagine

Dopo più di due ore di corsa il traguardo si avvicina, mancano solo pochi metri ma il maratoneta che sta vincendo la corsa è sfinito, incespica, cade. Due giudici lo incitano, lo sorreggono. Anche se arriva primo, verrà squalificato, con un verdetto che suscita l'indignazione generale. Quasi nessuno ricorda chi vinse la medaglia d'oro della maratona alle Olimpiadi di Londra del 1908, ma cent'anni dopo tutti ricordano il nome di quell'eroe sfortunato, premiato con una coppa dalla regina d'Inghilterra, commossa dal suo destino e sollecitata da Conan Doyle, il giornalista-scrittore «padre» di Sherlock Holmes.
Ma la vita avventurosa di Dorando Pietri non è tutta racchiusa in quell'episodio, anzi. Il piccolo garzone di pasticceria, che faceva le consegne sempre di corsa, è infatti il protagonista di una vita ricca di episodi romanzeschi, di glorie e sconfitte, di determinazione e passione, di piccole follie e grande buon senso.
Nel Sogno del maratoneta Giuseppe Pederiali racconta in forma di romanzo l'epopea di questo straordinario campione, generoso e ingenuo, ostinato e sentimentale, indimenticabile protagonista di un sport fin troppo simile a quello attuale, con star mondiali ed enormi guadagni, tentativi di doping e tournée oltreoceano, sfide memorabili e pause di solitudine. Soprattutto, Il sogno del maratoneta è l'affettoso omaggio a un piccolo grande italiano conosciuto in tutto il mondo, celebrato campione dell'atletica che per gli emigrati nelle Americhe divenne il simbolo di un'Italia che sapeva farsi valere.

RECENSIONE

Alle Olimpiadi di Londra del 1908 l'atleta italiano Dorando Pietri vinse la maratona, ma venne squalificato subito dopo perché sorretto da alcuni giudici che erano in pista a sostenerlo. Da quel momento Dorando divenne una celebrità in tutto il mondo, tanto da cambiargli la vita. Questo libro vuole essere una accurata ricostruzione romanzata della sua vita, degli incontri che ha fatto, delle gare che ha compiuto e vinto. 

A me personalmente è piaciuto, una lettura interessante su un atleta anche sfortunato ma sempre amante della corsa.


sabato 19 agosto 2023

[Recensione] Il corridore - Marco Olmo


IL CORRIDORE || Marco Olmo || Ponte alle Grazie || 2012 || 137 pagine

All'inizio di questo racconto c'è un uomo che si guarda allo specchio e si chiede: "Sono davvero io quel vecchio lì?" Il suo corpo non nasconde affatto il peso dei suoi sessantatré anni. Nessuno direbbe mai che ha la stoffa del campione. Del vincitore che non ti aspetti. E non in uno sport qualunque, ma nell'ultra trail, una disciplina estrema che significa decine, centinaia di chilometri di corsa sui terreni e nei climi più impervi, sulle Alpi o nei deserti. Marco Olmo è stato boscaiolo e camionista, infine operaio per ventun anni in una grande cementeria della provincia piemontese. Poi, all'improvviso, è iniziata la sua straordinaria avventura di corridore.
Apparentemente un po' tardi per la sua età. Ma Olmo viene dal "mondo dei vinti", dal mondo delle montagne sconfitto dalla civiltà industriale. La sua traiettoria è ben di più di un eccezionale exploit sportivo, è un'occasione unica di riscatto, una vittoria profondamente umana. È da lì che il corridore distilla, misura lentamente la sua forza. Marco Olmo si guarda allo specchio, si conta le rughe. "Quel vecchio lì", magro e capace di sopportare fatiche immani, non ha intenzione di fermarsi, e già immagina la prossima gara. "Conosco il mio corpo, e so dove mi può portare. Lontano".

RECENSIONE

Ritorno a leggere del mitico ultramaratoneta Marco Olmo dopo aver divorato i suoi precedenti Correre nel grande vuoto e Il miglior tempo: Esercizio, alimentazione e stile di vita per essere sani e attivi a tutte le età. Mi piace il suo stile asciutto e diretto, dove ci parla della sua vita da corridore, anche se ha iniziato un po' tardi, a quarant'anni ad appassionarsi alla corsa. Mi piace come racconta le sue esperienze, anche se già molte cose le aveva dette nei precedenti libri è sempre un piacere scoprire nuovi particolari. Lui corre perché gli piace, lo ha sempre fatto per quello, perché lo mette a contatto vivo con la Natura che lo circonda, e proprio per questo lui non ama le maratone in città, dove si corre in mezzo ai grattacieli, ma sceglie il deserto, le foreste, le montagne: lui vuole essere un tutt'uno con la Natura che lo circonda.

E continua a lasciarci un messaggio per me bellissimo: nonostante sia quasi settantenne (quando scrisse questo libro, adesso ha 74 anni!) non è mai troppo tardi per correre e per ricominciare a volersi bene, a stare bene (acciacchi permettendo!).


 

venerdì 18 agosto 2023

[Recensione] Born to Run - Christopher McDougall


BORN TO RUN || Christopher McDougall || Mondadori || 2012 || 384 pagine

Come tantissimi runners più o meno dilettanti del mondo occidentale, Christopher McDougall era tormentato dai tanti piccoli e grandi infortuni che prima o poi colpiscono chi corre. Cercando una risposta ai suoi dubbi sulla tecnica di corsa moderna e sul motivo dei sempre più frequenti disturbi, Christopher è approdato nel deserto messicano del Copper Canyon, dove vive la tribù pre-azteca dei Tarahumara, gli ultracorridori. In queste pagine dense di suggestione e avventura racconta la propria esperienza, la lezione di tecnica ma soprattutto di vita che ha imparato, e la vicenda di Micah True, "Caballo Bianco", l'ultramaratoneta che viveva come gli indios. Un libro imperdibile, per i tanti appassionati di corsa, di natura, di libertà.

RECENSIONE

L'autore, che è un giornalista ma anche un runner, ci fa scoprire la misteriosa tribù dei Tarahumara, formata da veri e propri atleti in grado di correre per tantissimi chilometri e restare freschi come una rosa. Ma ci parla anche delle avventure di Cavallo Pazzo, un ultrarunner fuori da ogni schema che vive da eremita nel deserto come un indios, ma ci spiega anche che correre scalzi sarebbe il metodo migliore di tutti, perché i nostri piedi sono stati progettati proprio per correre.

Un libro che ci presenta, come un servizio al tg, diverse storie di persone che amano la corsa, la natura, l'aria aperta, l'avventura.


 

martedì 15 agosto 2023

[Recensione] La ragazza del Kyushu - Seicho Matsumoto

 


LA RAGAZZA DEL KYUSHU || Seicho Matsumoto || Adelphi || 2019 || 208 pagine

In un mattino di primavera una giovane donna entra nello studio di un illustre penalista di Tokyo. È Kiriko. Ha appena vent’anni, il volto pallido dai tratti ancora infantili, ma qualcosa di inflessibile nello sguardo, «come fosse stata forgiata nell’acciaio». Non ha un soldo e ha attraversato il Giappone dal lontano Kyūshū per arrivare fin lì, a implorare il suo aiuto. Il fratello, accusato di omicidio, è appena stato arrestato, e Kiriko è la sola a crederlo innocente. L’avvocato rifiuta il caso: non ha tempo da perdere, tanto meno per una difesa che dovrebbe assumersi senza essere retribuito. Kiriko si scusa con un piccolo inchino, esce dallo studio e così come è arrivata scompare. Il fratello verrà condannato e morirà in carcere qualche mese dopo, poco prima che l’esecuzione abbia luogo.
È solo l’antefatto da cui prende il via questo gelido noir di Matsumoto. Dove un caso-fantasma, ripercorso nei minimi dettagli, lascia spazio a una vendetta esemplare che si fa strada da lontano. E mentre ogni colpa – consapevole o inconsapevole – viene pesata accuratamente, come su una bilancia cosmica, una tensione impalpabile, un «rumore di nebbia» accompagnano questa storia da cima a fondo. Finché lei, Kiriko, la ragazza del Kyūshū, non otterrà ciò che le spetta.

RECENSIONE

Una ragazza chiede aiuto a un avvocato per scagionare suo fratello indagato per l'omicidio della sua padrona di casa, ma lui si rifiuta perché non ha abbastanza soldi per pagarlo. Tempo dopo il fratello morirà in carcere e sua sorella, trovandosi per caso in un'altra scena del delitto, mediterà una fredda vendetta.

Dopo aver apprezzato questo autore giapponese con Tokyo Express ho voluto leggere un'altra sua opera, e anche in questo caso si tratta di una storia gialla. Ritrovo lo stile dell'autore, riconoscibile soprattutto nella precisione dei particolari dei delitti avvenuti, che ripete tante volte durante lo scorrere dei capitoli (questo potrebbe stancare ai più). Non si può non affezionarsi alla storia di Kiriko, questa giovane ragazza che cerca in tutti i modi di salvare suo fratello da un'accusa infamante di omicidio ma, ahinoi, non ci riesce e mediterà vendetta verso l'avvocato che l'ha tranquillamente snobbata perché indigente (mentre lui doveva andare a giocare a golf con la sua amante). Fa impressione vedere come una dolce e all'apparenza innocente ragazzina possa trasformarsi in un personaggio pieno di rancore e letale. E poi le atmosfere dei luoghi, sempre pieni di nebbia, ti fanno entrare ancora di più nella storia e ti fanno sentire la forte tristezza e malinconia dei personaggi, soprattutto di Kiriko.


sabato 12 agosto 2023

[Recensione] La filosofia di Topolino - Giulio Giorello


LA FILOSOFIA DI TOPOLINO || Giulio Giorello || Guanda || 2013 || 256 pagine

Il Novecento – secolo dei totalitarismi, ma anche delle più rivoluzionarie scoperte della scienza, dalla relatività di Einstein alla doppia elica del DNA – ha avuto il suo filosofo più provocatorio in un Topo che, per spregiudicatezza nell’attraversare i confini delle discipline e mettere in discussione la costellazione dei pregiudizi stabiliti, non ha nulla da invidiare a Russell, Popper o Heidegger. Mickey Mouse (Topolino per noi) ha vissuto le più bizzarre avventure e affrontato quesiti come la terribile libertà del «quarto potere», gli ambigui prodigi della scienza asservita alla guerra, l’impossibilità della giustizia e la difficoltà di trattare con le culture «altre», per non dire delle sfumate regioni del mito o dell’aldilà.
Altro che Topolino tutto legge e ordine, collaboratore della polizia! È invece un ribelle capace di battersi contro ogni forma di prevaricazione, anche se l’esito non è sempre la vittoria. Quello che Walt Disney e i suoi collaboratori ci consegnano alla fine di ogni episodio è un Topo sempre più dubbioso sulla natura dell’universo e il complesso mondo di «uomini e topi». Ma proprio per questo continua ad affascinare, perché la ricerca, come l’avventura, non ha fine.

RECENSIONE

Topolino ha attraversato tutto il Novecento e si può dire che è stato un vero e proprio filosofo di quel periodo. Ha avuto una sua evoluzione (prima avventuroso e scapestrato, poi rispettoso delle regole e aiutante del commissario Basettoni) e sinceramente anche io, come l'autore, lo preferisco come era nei tempi d'oro, quando si spingeva in mille avventure con coraggio e senza regole. Soprattutto chi ha donato una vera e propria caratterizzazione del personaggio è stato Floyd Gottfredson che sceneggiò e disegnò le storie del Topo nel decennio 1930/40 (spero presto di poter collezionare tutte quelle storie mitiche). Semplicemente l'autore sceglie alcune storie di Topolino e le analizza, appunto, a livello filosofico e direi anche antropologico e sociologico. Vengono analizzate le storie che vanno dagli anni 30 agli anni 50.

Consigliato agli appassionati di Topolino e non solo.