lunedì 24 agosto 2020

[Recensione] Cécile è morta - Georges Simenon

 


CÉCILE È MORTA || Georges Simenon || Adelphi || 1 settembre 2000 || 165 pagine

Povera Cécile! Eppure era ancora giovane! Maigret aveva avuto per le mani i suoi documenti: ventott’anni appena. Ma era difficile immaginare una donna che avesse un’aria più da zitella di lei, che fosse meno aggraziata, malgrado tutta la buona volontà che ci metteva per rendersi attraente. Quei vestiti neri che sicuramente si confezionava da sé usando pessimi modelli... Quel ridicolo cappello verde sotto il quale era impossibile scorgere alcuna grazia femminile... Un volto pallidissimo e, come se tutto ciò non bastasse, un leggero strabismo... Arrivava alle otto del mattino, già rassegnata alla lunga attesa. «Il commissario Maigret, per favore...». «Non so se verrà stamattina... Potrebbe parlare con l’ispettore Berger che...». «No, grazie... Aspetterò...». E aspettava tutta la giornata, senza muoversi, senza mostrare il benché minimo segno di impazienza, alzandosi di scatto, come in preda all’emozione, appena il commissario spuntava su dalle scale.

RECENSIONE

Riprendo in mano un nuovo giallo con protagonista il commissario Maigret, anche se mi ero promesso di non leggerli troppo di frequente. Stavolta Maigret si occuperà di un delitto che lo colpisce al cuore visto che a perdere la vita non sarà soltanto la signora ricca alla quale sta indagando, trovata morta nel suo letto, ma anche Cécile, una ragazza che tutte le mattine si presentava al suo commissariato per poter parlare con lui, e gliela assassinano nel suo commissariato!

Anche stavolta Simenon rimarca il fatto che Maigret indaga su persone che, prima di diventare assassini, erano normali come noi: hanno una famiglia, un lavoro mediocre, una vita mediocre e non fanno quasi mai nulla di straordinario. Ci vuole dire, a bassa voce, che ognuno di noi potrebbe diventare un potenziale assassino. La nostra parte nascosta, oscura, può esplodere da un momento all'altro senza che ce ne rendiamo conto, e proprio questo deve cercare il detective: cosa ha spinto quel personaggio ha compiere quel delitto, e per fare ciò deve immedesimarsi in lui, provando le sue stesse emozioni. Ed infatti il Nostro ne uscirà affaticato e provato da questa indagine, tanto è vero che non riesce neanche una volta a pranzare e/o cenare con sua moglie che continua ad aspettarlo a tavola (anzi egli è così preso dalle indagini che dimentica pure di avvisarla che non potrà rientrare a casa!). Le atmosfere cupe e tristi come triste è questa vicenda sono rese benissimo, ma ho notato che dalla seconda parte in poi l'indagine sembra volgere in maniera un po' pasticciata (non aiuta il fatto che al commissario hanno mandato un poliziotto che lo osserva nel suo modo di indagare).

P.S. In questa indagine solo io noto che il commissario va a bere al bar praticamente ogni cinque minuti?
P.S. 2 Fa riflettere il fatto che Maigret se avesse accettato di parlare subito con la ragazza forse le avrebbe salvato la vita.