giovedì 28 maggio 2020

[Recensione] L'abito di piume - Banana Yoshimoto

Titolo: L'abito di piume
Autrice: Banana Yoshimoto
Traduttore: Alessandro Giovanni Gerevini
Editore: Feltrinelli
Pubblicazione: 15 giugno 2017
Prima pubblicazione: 20 gennaio 2003
Genere: romanzo
Pagine: 132
Prezzo: 8 euro

Quarta di copertina
Hotaru torna nel paese natale, un piccolo borgo tranquillo attraversato da un fiume, per dimenticare le sue pene d’amore. Era andata ad abitare a Tokyo dove per otto anni aveva vissuto una relazione sentimentale con un uomo sposato, un fotografo sempre impegnato nel lavoro che inaspettatamente l’abbandona. Il ritorno di Hotaru è un ritorno all’infanzia, un modo per ritrovare pace e serenità tra gli amici e l’affetto della nonna. La madre è morta e il padre, un famoso psicologo, è in viaggio in California. Hotaru trascorre le giornate aiutando la nonna nel suo caffè dall’atmosfera intima e familiare. Rivede luoghi e persone del passato, soprattutto la sua vecchia amica Rumi, dotata di una speciale capacità di intuire ciò che si nasconde nell’animo delle persone. Un giorno, dopo una passeggiata lungo le sponde del fiume, Hotaru incontra Mitsuru, un ragazzo che le lascia una strana sensazione di déjà vu.

Il titolo originale del romanzo, Hagoromo (letteralmente “abito di piume”), indica un particolare tipo di kimono leggerissimo che le tennyo, figure mitologiche dalle sembianze di donne-angelo, indossano per volare tra il mondo terreno e l’aldilà. Guarita dal dolore, Hotaru può indossare il suo “abito di piume” per librarsi in volo verso la vita, rinfrancata e “leggera”, riappropriandosi finalmente della sua gioventù e dei suoi sentimenti.

Recensione
Era dalla lettura di Kitchen che non ritrovavo una Yoshimoto così rilassante e delicata. La storia è un insieme di ricordi della protagonista, Hotaru, che ritorna nel suo paesino natale dopo una brutta delusione d'amore col suo ex. Qua conoscerà un nuovo ragazzo e riabbraccerà una cara amica, ma soprattutto ritroverà se stessa.
Il tema dominante è il tornare in se stessi, il ritrovarsi. Il tutto condito con tanti ricordi (spesso tristi) dei bei momenti passati con le persone a noi più care (soprattutto i genitori e i nonni). Questa lettura mi ha dato la serenità che attendevo, una Yoshimoto in splendida forma. Leggendolo è proprio come se si indossasse un abito di piume, ci si sente coccolati, si rimane incantati dallo scorrere del fiume (evidente simbolo del tempo che va via e passa) e la protagonista ritorna a riconoscere i suoi veri sentimenti.
“Pensai che la gentilezza disinteressata delle persone, le loro parole spassionate, fossero come un abito di piume. Avvolta da quel tepore, finalmente libera dal peso che mi aveva oppresso fino a quel momento, la mia anima stava fluttuando nell’aria con grande gioia.”