martedì 21 aprile 2020

[Recensione] Morti favolose degli antichi - Dino Baldi

Titolo: Morti favolose degli antichi
Autore: Dino Baldi
Editore: Quodlibet
Collana: Compagnia Extra
Pubblicazione: 5 maggio 2010
Genere: saggio
Pagine: 396
Prezzo: 16 euro

Quarta di copertina
Il libro racconta i casi di morte più ammirevoli, impressionanti ed esemplari tratti dall’antichità greca e latina. Sono qui raccolte come in un repertorio le morti di poeti, filosofi, re, eroi, condottieri, imperatori, inventori, atleti, popoli interi e città.
Perché questo interesse ai modi di morire dell’antichità?

Perché gli antichi, ignari di quello sterile attaccamento alla vita che caratterizza l’epoca moderna, avevano elaborato forme classiche, canoni e modelli per morire in modo significativo: cioè in modo ambizioso, elaborato e appropriato per la vita di ciascuno. Sapevano gli antichi che la morte non è qualcosa che viene da fuori a prenderci e portarci via, ma è ancora pienamente dentro la vita, ci rappresenta e ci rappresenterà per sempre. 

Recensione
Interessante saggio che raccoglie la narrazione di morti favolose, strane, buffe, tragiche, misteriose e divine. L'autore infatti ci illustrerà le morti di poeti, atleti, pensatori, re, condottieri, tiranni, imperatori, popoli, città, eserciti ma anche celesti sparizioni, selvaggi omicidi, suicidi controvoglia, morti per mano dei parenti, morti improvvise per cause naturali, suicidi a testa alta e dulcis in fundo quasi morti, quasi vivi.

[Recensione] Le palline di zucchero della Fata Turchina - Piero Dorfles

Titolo: Le palline di zucchero della Fata Turchina
Sottitolo: Indagine su Pinocchio
Autore: Piero Dorfles
Editore: Garzanti
Collana: Saggi
Pubblicazione: 22 novembre 2018
Genere: saggio
Pagine: 185
Prezzo: 16 euro

Quarta di copertina
Le avventure di Pinocchio è uno dei libri più noti al mondo: ogni anno si aggiungono nuove versioni teatrali, cinematografiche e a fumetti. I protagonisti - da Lucignolo al Grillo Parlante, da Mangiafoco al Gatto e la Volpe - sono entrati nell'immaginario collettivo a simboleggiare vizi e virtù del nostro paese. Ma qual è il segreto del suo successo? Perché il burattino nato dalle mani di Geppetto è diventato così popolare? Riportandoci come per incanto a spasso tra il Paese dei Balocchi e l'osteria del Gambero rosso, Piero Dorfles ci dimostra come in fondo non possiamo fare a meno di questo burattino perché in lui ci riconosciamo, perché è il simbolo del nostro essere stati giovani, monelli e incoscienti. Noi lo amiamo così tanto perché rappresenta tutto quello che, diventati adulti, a lungo rimpiangiamo: l'essere liberi, senza senso del dovere né complessi di colpa. In altre parole, perché Pinocchio siamo noi, e rappresenta quello che siamo stati, quello che crescendo siamo diventati, e insieme le nostre aspirazioni più profonde per quello che saremo.

Recensione
Piero Dorfles, critico letterario, analizza il romanzo di Collodi, Pinocchio, in modo preciso e facendo emergere interessanti curiosità e collegamenti letterari nonché tematiche che a una lettura superficiale non ci avresti fatto caso. Ho apprezzato lo studio scientifico che ha fatto il professore, tanto è vero che a fine libro egli ha inserito una completa bibliografia su questo suo studio.
Consigliato se vuoi approfondire in modo letterario e scientifico il celebre capolavoro di Collodi.

[Recensione] Il viaggiatore - Stig Dagerman

Titolo: Il viaggiatore
Titolo originale: Dikter, noveller, prosafragment
Autore: Stig Dagerman
Traduttore: Gino Tozzetti
Editore: Iperborea
Collana: Narrativa #23
Pubblicazione: 17 marzo 2014 (settima edizione)
Prima pubblicazione: 1 gennaio 1991
Genere: racconti
Pagine: 140
Prezzo: 9,50 euro

Quarta di copertina
Anarchico viscerale incapace di accontentarsi di verità ricevute, vulnerabile e malato di “simpatia”, Dagerman appartiene alla famiglia dei Kafka e dei Camus, dei ribelli alla condizione umana. “Sua colpa fu l’innocenza”, lascia scritto come epitaffio nel Viaggiatore, la colpa di chi ha scelto di non venire a patti con la vita, non riuscendo a perdonare a se stesso neppure di aver fatto della sua disperazione un’opera d’arte. “Le grandi tragedie”, dice un suo personaggio, “sono già tutte accadute nel passato”, quelle che restano oggi sono soltanto “tragedie minori”. E “tragedie minori”, appunto, sono quelle che esplora in questi racconti, momenti di epifania in cui i protagonisti, quasi tutti adolescenti e bambini, sono costretti a riconoscere che la “grande tragedia” dell’ingiustizia del mondo si incarna nella loro piccola quotidianità, e li ha marchiati per sempre, relegandoli nel lato ombra della vita. Un giorno, come spiragli di fuga, compaiono nella loro esistenza i simboli di un destino diverso: un’auto da Stoccolma, una scacchiera da viaggio, un berretto da liceale, un lord che cerca l’acqua verde. Ma l’illusione del riscatto rende ancora più amara e ineluttabile la sconfitta: per Dagerman, come per i suoi personaggi, è “troppo tardi” per la felicità. La libertà, l’amicizia, il calore appartengono a un mondo in cui saranno sempre degli estranei: come i fuochi della notte di San Giovanni brillano lontano, dall’altra parte della baia, dove loro semplicemente “non esistono”.

Recensione
Questo libro raccoglie dei racconti brevi dello scrittore svedese Stig Dagerman, morto suicida a soli 31 anni. Il tema centrale - a mio modesto parere - di questa raccolta è la tragedia: il bambino che viene per sbaglio ucciso mentre attraversa la strada (Uccidere un bambino) o la nonna traumatizzata dalla guerra (A casa della nonna) per citarne un paio. Lo stile di Stig è impregnato di solitudine e tristezza, in ogni racconto emerge la povertà dell'uomo (sia fisica che spirituale), e non a caso quasi tutti i protagonisti sono dei bambini (che guardano il mondo con ancora innocenza).

L'uomo che ama trova una conchiglia sulla spiaggia. Quando la porta all'orecchio non sente né il mare né il vento né gli angeli, ma la sua stessa voce che canta: Ti amo. Non ha mai udito niente di così bello.

[Recensione] Frankenstein - Mary Shelley

Titolo: Frankenstein
Sottotitolo: Ovvero il moderno Prometeo
Titolo originale: Frankenstein; or, The Modern Prometheus
Autrice: Mary Wollstonecraft Shelley
Editore: Crescere
Genere: fantastico, horror
Pubblicazione: 1 gennaio 2004
Prima pubblicazione: 1818
Pagine: 224
Prezzo: 7,90 euro

Quarta di copertina
Un giovane esploratore scrive alla sorella Margareth degli avvenimenti che si susseguono e della storia incredibile di un naufrago che si presenta come dottor Victor Frankenstein di Ginevra. Il dottor Frankenstein inizia il suo racconto narrando della sua infanzia e della scomparsa precoce della madre ammalata di scarlattina. Caduto in un trauma psicologico, Frankenstein coltiva un sogno impossibile: creare un essere umano più intelligente e di lunga vita. Dopo aver assimilato conoscenze mediche insperate comincia a studiare la decomposizione dei cadaveri, acquisendo la conoscenza che gli permetterà di generare una creatura vivente da materia inanimata. Comincerà per il dottore un incubo fatto di follia ed omicidi da parte del mostro che ha generato ,ed una lunga caccia per vendicarne le gesta seguendo le sue tracce per tutto il mondo, fino al Polo Nord, dove qui incontra il capitano Walton, e qui finisce il racconto di Frankenstein. Walton scrive un'altra lettera alla sorella, in cui le racconta la morte dell'amico Victor e di come egli avesse promesso di continuare la sua impresa per uccidere il mostro...

Recensione
Era da anni che desideravo accostarmi a questo celebre romanzo gotico e in questi giorni ce l'ho fatta. Tutti conosciamo il dottor Frankenstein che crea un mostro (non ci verrà mai detto il nome) assemblando parti diverse di cadavere umano e tale mostro, dapprima buono, diventa pericoloso e cattivo. Personalmente ho in mente la versione cinematografica Frankenstein Junior (regia di Mel Brooks con uno scoppiettante Gene Wilder) che però è una parodia comica del romanzo della Shelley.

Il dottor Frankenstein diventa medico e scienziato e decide, dopo molti studi ed esperimenti, di crearsi una propria creatura: e ci riesce! Dalla materia inerte tira fuori la vita, insomma, il dottore prova a sfidare Dio e vediamo ben presto che questo suo esperimento gli si ritorcerà pesantemente contro.
In sintesi egli diventa cattivo perché non viene accettato, si sente diverso dagli esseri umani e quindi destinato a vivere da solo. E alla fine del romanzo ti ronza questa domanda: chi era davvero il mostro della storia? Il creatore o la creatura?

[Recensione] Il caso Saint-Fiacre - Georges Simenon

Titolo: Il caso Saint-Fiacre
Titolo originale: L'Affaire Saint-Fiacre
Autore: Georges Simenon
Traduttore: Giorgio Pinotti
Editore: Adelphi
Serie: Commissario Maigret #14
Pubblicazione: 29 febbraio 2012
Prima pubblicazione: gennaio 1932
Genere: giallo
Pagine: 148
Prezzo: 10 euro

Quarta di copertina
«La contessa di Saint-Fiacre teneva ancora la faccia tra le mani. Era rigida, immobile, come la maggior parte delle altre vecchie. «“Ite missa est... La messa è finita...”. «Solo allora Maigret capì quanto era stato angosciato. Quasi non se n’era reso conto. Senza volerlo sospirò di sollievo [...]. «Ancora tre persone... Due... Qualcuno spostò una sedia... Rimaneva solo la contessa, e Maigret ebbe un fremito d’impazienza... «Il sacrestano, che aveva concluso il suo compito, gettò uno sguardo alla signora di Saint-Fiacre, e un’espressione dubbiosa gli si dipinse sul volto. In quel medesimo istante il commissario avanzò. «Giunti accanto a lei, rimasero entrambi stupiti di quell’immobilità e cercarono di vedere il volto che le mani giunte continuavano a nascondere. «Turbato, Maigret le sfiorò una spalla. Il corpo vacillò, come se fino a quel momento fosse stato sorretto da un filo, poi rotolò a terra e rimase inerte. «La contessa di Saint-Fiacre era morta».

Recensione
Il commissario Maigret riceve un biglietto anonimo il quale annuncia un delitto che avverrà nella chiesa del suo paese natale, Saint-Fiacre. Maigret allora, incuriosito, decide di assistere alla Messa ed effettivamente una persona a lui cara muore: si tratta della contessa di Saint-Fiacre, per la quale suo padre ha lavorato in passato come intendente del castello. Sembra un delitto perfetto, chi sarà stato il colpevole?