lunedì 13 settembre 2021

[Recensione] Stella distante - Roberto Bolaño

 


STELLA DISTANTE || Roberto Bolaño || Adelphi || 2013 || 160 pagine

Chi è stato Carlos Wieder? Un poeta o un assassino? Un artista o un criminale? Un pilota spericolato che si esibiva in performance di «scrittura aerea» o un autore di snuff movies? E ha veramente arrestato e torturato e ucciso, nei mesi successivi al golpe di Pinochet, decine di persone, per poi esporre le foto dei cadaveri ridotti a brandelli perché convinto della assoluta, gratuita purezza del male – perché solo il dolore è in grado di rivelare la vita, e perché lo scopo della sua è «l’esplorazione dei limiti»? Nulla, sembra ribadire Bolaño, è più sfuggente della verità. Tant’è che, una pagina dopo l’altra, un tassello dopo l’altro – attraverso un accumulo di indizi, molti dei quali di natura squisitamente letteraria, e di storie parallele, alcune tragiche, alcune grottesche, alcune paradossalmente fiabesche (ma tutte, sempre, eccessive, «come il Cile di quegli anni») –, il nostro percorso di avvicinamento a quella che potrebbe essere la verità diventa via via più sdrucciolevole, come se l’autore medesimo ci invitasse a dubitare degli eventi che narra non meno che degli scrittori che cita, delle poesie, delle riviste, dei movimenti letterari a cui allude. Nonché, in definitiva, della esistenza stessa di un uomo chiamato Carlos Wieder. 

RECENSIONE

Prima opera che affronto del celebre e sempre discusso Roberto Bolano, grande scrittore Cileno ma che ha vissuto la maggior parte della sua vita in Europa, precisamente a Barcellona, quindi nella stessa città misteriosa dove Zafòn ambienta i suoi romanzi, vedi uno per tutti "L'ombra del vento".
Il mio primo impatto con Bolano è stato piacevole, si vede che è uno scrittore che divorava libri da mane e sera, come si suol dire, e nella storia stessa traspare e ricorre l'entrare in libreria, lo scrivere poesie, le letture disordinate, eccetera eccetera eccetera.

Le tematiche affrontate in questa opera sono le avanguardie poetiche, il clima politico del Cile degli anni 70, gli snuff movie (presunti video amatoriali realizzati sotto compenso in cui vengono mostrate torture realmente messe in pratica durante la realizzazione del film culminanti con la morte della vittima).

In breve: Roberto Bolaño (1953-2003) era rimpatriato nel natio Cile a vent’anni, dopo un soggiorno messicano durato cinque estati e consumato per lo più in una biblioteca pubblica di Città del Messico. Vi era tornato solo per fare la rivoluzione, così aveva affermato precisando la sua posizione: “All’epoca ero di estrema sinistra, vicino al MIR (Movimiento de Izquierda Rivoluzionaria), ma la mia ideologia era trotzkista.” Deciso ad appoggiare, assieme a un gruppo di dissidenti, il progetto di riforme di Salvador Allende, proprio in Cile, alla fine di un estenuante viaggio attraverso l’America-Latina — in pullman, autostop e barca —, aveva trovato la colossale fregatura: pochissimi giorni ancora e il golpe di Augusto Pinochet avrebbe cambiato le sorti del paese. Proprio attorno alla questione del potere — e del sopruso dittatoriale — ruota molta della sua produzione, tra cui il libro pubblicato nel 2012 da Adelphi, Stella cadente (Estrella distante, del ’96, uscito in Italia per Sellerio nel 2007).

È il racconto testimoniale e quindi indiretto di Carlos Wieder poeta maledetto, artista sperimentale nonché torturatore seriale, assassino e trasformista: veste identità e eteronimi per nascondere la sua vera natura, o forse per esaltarla. Ma oltre al protagonista indiretto o almeno sfuggente, il romanzo di Bolano infila una sfilza di altre identità, tutte raccontate dall’esterno, tutte testimoniate: Carlos Wieder, appunto, che è anche Alberto Ruiz-Tagle, quindi i due maggiori poeti cileni, l’uno nemesi dell’altro, Juan Stein e Diego Soto, un investigatore piuttosto strano e malinconico Romero, Bibiano O’Ryan, l’amico della giovinezza del narratore, le gemelle Garmendìa e così via. Insomma esistenze perdute, vite spezzate e ‘desapareside’. Naturalmente ciò che colpisce nel romanzo di Bolano è il peso delle cose non dette, taciute, inconfessate. C’è un’ombra segreta, una parte nascosta, essa abita l’intercapedine tra la congettura e il silenzio: è da qui che Bolano inventa le sue storie.

Leggerò assolutamente altre sue opere, prima fra tutte la lunga 2666 (e più celebre).