lunedì 10 agosto 2020

[Recensione] Il dottor Bilob - Giuseppe Bonaviri

 



IL DOTTOR BILOB || Giuseppe Bonaviri || Adelphi || 15 gennaio 1994 || 152 pagine

Il dottor Giovanni Bilob, medico, durante i preparativi per le nozze della figlia, sul treno che da Roma lo riporta a casa incontra un giovane fisico che lavora a un esperimento per trasformare in musica i suoni che nascono in ogni angolo dell'universo, e parla di strani «cavalli lunari». L'incontro, come l'irrompere del diavolo sulla scena del Maestro e Margherita, eccita la mente di Bilob e lascia che ai suoi occhi prendano rilievo le cifre di una armonia universale, di un'anima del mondo, altrimenti segrete nella vita ordinaria. E come nella mitologia, esse si raggrumano in simboli umani - il venditore di palloncini arabo, saggio e poeta; piccoli dei silvani, o bambini che giocano nel bosco di Paliano; i «cavalli lunari»; un fantasmagorico concerto rock; e soprattutto Angelica, una giovane donna, ostessa, imparentata con la luna. E coincidono, nella festa di nozze, a condurre Bilob, e gli amici convenuti, lungo una piega bizzarra della realtà. Sogno, o favola poetica e magica (ma Bonaviri asserisce il realismo del racconto: «Finita questa storia, verosimile per chi sa meditare, se lettore c'è, ne tragga umori, o suoni, che vuole»), Il dottor Bilob è forse soprattutto un moderno epitalamio, un canto di nozze in forma di racconto. 

RECENSIONE

Prima opera di Giuseppe Bonaviri che leggo (autore nato a Mineo, lo stesso paese di Luigi Capuana). Purtroppo non riesco a trovare mie parole per descrivere la sua opera, quindi mi sono messo a leggere le recensioni di critici letterari.

Italo Calvino definiva lo stile di questo autore siciliano: "l'impasto di elementi fantastici, culturali, alchemici, scientifici, etnologici e autobiografici a contraddistinguere la sua scrittura".
Quello che emerge in questo romanzo breve, Il Dottor Bilob, è che "la realtà in Bonaviri non è una cosa viva e materiale, ma è il riflesso di una cosa, che attraverso un processo fisico diventa evanescenza poetica" ( Carmelo Musumarra). Citando una recensione di Paolo Muri, Bonaviri può benissimo essere considerato come un homo viator, un viandante, "è un uomo sbucato da un tempo antico (il tempo immobile delle fiabe) con addosso l' ansia di rimisurare il mondo. Un poeta scienziato, o viceversa".
Ecco la recensione di Paolo Muri che ho modificato e abbreviato: Il Dottor Bilob è Bonaviri stesso (tra l'altro lui era un medico). La storia prende le mosse dalle nozze della figlia, festeggiate nella Selva di Paliano vicino a Frosinone, dove Bonaviri abita da trent' anni. Si va da uno strano incontro alla stazione di Roma alla trasformazione di una ragazza-ostessa in una specie di semidea (o in sirenetta); da una curiosa teoria sull' utilizzo degli ultrasuoni enunciata dal fisico Totò (conosciuto in treno) si passa a una passeggiata favolosa con due cavalli di razza saracena, le cui femmine escono solo la notte per mantenere chiaro il mantello. E' un romanzo? E' un racconto? Io credo che Bonaviri sia soprattutto un cronista, cui piace annotare quanto accade o gli accade senza troppo preoccuparsi di dare una struttura al suo dire. (Tutti i suoi libri sono in fondo un infinito diario). In Bilob, per esempio, si parte dal dato reale, il matrimonio della figlia avvenuto nel 1984, e si nominano anche alcuni invitati (tra l' altro noti come il critico Giacinto Spagnoletti) e si dà conto del luogo dei festeggiamenti, dei preparativi, del pranzo, della musica, degli inconvenienti. Poi però il dottor Bilob va via: col corpo o anche solo con la testa, non importa, per la sua passeggiata notturna con Angelica: e la cronaca, imperterrita, continua senza che l' autore muti per nulla il suo atteggiamento di ' scientifica' equidistanza. Senza, aggiungiamo, sorprendersi di nulla, tutto raccogliendo (insisto) come un antico viandante che fa tesoro d' ogni cosa, la più piccola o la più grande non importa. Non capitava forse ai viandanti di un tempo di passare dalla foresta alla reggia? Di sposare magari la figlia del re? Bonaviri ama guardarsi intorno, ma anche (e forse di più) ama immaginare quel che vorrebbe vedere. Il mondo diventa allora più eccitante: la natura profuma, ma anche la ragazza Angelica profuma. Forse riesce a profumare perché lo desidera e insegue certi odori con la memoria... La mente può produrre di tutto. Un uomo (un arabo) che vende palloncini alla Stazione Termini può essere il doppio di un antico poeta o forse una sua reincarnazione. E Angelica un sogno lontano che alla fine si disfa nell' acqua. Bilob è un uomo che maschera la sua sensualità e la sua insoddisfazione. E' un irrequieto che si finge bambino, che vorrebbe essere bambino e per questo, se un bambino scarabocchia la casa di Angelica, Bilob adotta subito quel disegno e lo pubblica nel suo libro. Nel suo "scartafaccio", o brogliaccio di viaggio, sarebbe meglio dire. Una strana commistione tra ragione e magia. O forse solo tra ragione e poesia?
Per comprendere meglio la narrativa bonaviriana consiglio la lettura del testo "Scrittura della memoria memoria della scrittura" di Franco Musarra.