lunedì 7 aprile 2025

[Recensione] Distruggete le macchine - Kurt Vonnegut

 


DISTRUGGETE LE MACCHINE || Kurt Vonnegut || Nord || 1979 || 296 pag.

Distruggete le macchine è uno dei migliori romanzi antiutopistici mai creati dalla fantascienza. Kurt Vonnegut, stilista tra i migliori di questo genere letterario e giustamente famoso anche al di fuori del genere, ci ha dato con quest’opera un ritratto approfondito e pieno di sensibilità di un’America in cui regna un apparente benessere. La visione delle macchine che hanno rimpiazzato l’uomo e lo hanno così svuotato di ogni interesse per la vita è intelligente e agghiacciante: il benessere materiale è stato totalmente conseguito grazie all’impiego massiccio della meccanizzazione, le macchine hanno sostituito gli uomini in ogni attività manuale e anche in gran parte di quelle intellettuali. Il cittadino medio americano, pur fornito di ogni comfort possibile, è però confinato in ghetti nettamente separati dalle cittadelle dove le macchine e i loro signori, i tecnocrati, dominano incontrastati. E in questi ghetti la sua vita si svolge nella miseria intellettuale più completa e, pur di far qualcosa, egli è costretto a compiere lavori degradanti e perfino inutili. Distruggete le macchine è la storia della rivolta contro questa società da parte di Paul Proteus, giovane e brillante ingegnere, destinato a una rapida carriera fino ai vertici della piramide tecnocratica, ma troppo onesto e tormentato nell’animo per non provare dubbi sulla validità di uno status sociale che è una vera e propria dittatura di classe, guidata da un gruppo di tecnocrati e di grandi impresari industriali, che manovrano il paese in nome di un’etica ipocrita ed arida.

RECENSIONE

L'ingegnere Paul Proteus si ribella a una dittatura di tecnocrati perché troppo onesto per far finta di niente. Infatti la società è divisa in due classi: da un lato quelli che comandano, ricchi e sazi, dall'altro i poveri.

La cosa sorprendente di questo romanzo distopico è che nonostante abbia superato i 70 anni da quando uscì, rimane attuale in un modo incredibile. Se per Vonnegut la minaccia all'umanità erano le macchine che sostituivano i lavori più pesanti dell'uomo, oggi ci potremmo vedere l'intelligenza artificiale che sta schiavizzando le persone, in primis il continuo bisogno di stare connessi coi nostri smartphone. In questa riflessione sulla schiavitù delle tecnologie esce l'anima della storia: cosa accadrebbe all'umanità privata di un senso lavorativo e/o di prospettive sociali? Cadrebbe in depressione.

Lo stile di Vonnegut qua risulta ancora un po' acerbo, ma rimane un libro assolutamente da recuperare




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