venerdì 28 maggio 2021

[Recensione] Tokyo Soup - Ryu Murakami

 


TOKYO SOUP || Ryu Murakami || Mondadori || 2007 || 232 pagine

Kenji (vent'anni, una guida turistica senza licenza, che accompagna turisti nel quartiere a luci rosse di Tokyo) viene assoldato da Frank, il suo nuovo cliente americano. Fin dall'inizio Kenji sente che c'è qualcosa che non quadra. Ma forse è solo paranoia. Il cliente vuole sesso e sesso avrà. Prima e unica tappa: Kabukico, quartiere a luci rosse molto fiorente. La serata si trascina tra un peep show e un lingerie bar, tra birre, ragazze e chiacchiere. Ma quando arriva il momento di pagare, le banconote di Frank sono macchiate di sangue. La sensazione che qualcosa di brutto sta per accadere cresce in Kenji e infatti la festa di morte ha inizio. Frank, davanti a un Kenji semi-ipnotizzato, compie una strage. È solo l'inizio...

RECENSIONE

Prima opera che leggo di Ryu Murakami (da non confondere con Haruki Murakami, hanno solo lo stesso cognome) e, giunto all'ultima pagina del romanzo, oserei dire solo una parola: oh mamma mia!

In questo romanzo ci viene narrata la traumatica esperienza che vive in prima persona il protagonista, Kenji, un accompagnatore di clienti stranieri nei locali a luci rosse di Tokyo, che appunto guida un americano che si fa chiamare Frank (sicuramente nome inventato) alla fine dell'anno 1996 col quale, fin da subito, capisce che c'è qualcosa che non va e inizia a sospettare che dietro l'assassinio di una ragazza trovata mutilata in un sacco della spazzatura ci sia dietro proprio il suo zampino. Non potrà immaginare quello che vivrà in queste serate brave, tra alcool, donne che si spogliano e voglia di sesso nei quartieri più squallidi di Tokyo.

Difficile dover dare le mie impressioni di questa lettura: nella prima parte mi sono addirittura divertito nel seguire le avventure di questi due personaggi nei quartieri più sordidi di una Tokyo che vuole dare ogni tipo di piacere ai suoi abitanti e agli stranieri che la visitano (anche se i giapponesi restano sempre diffidenti dai gaijin - straniero in giapponese, termine abbastanza razzista) ma fin dalle prime uscite il nostro narratore capisce che il suo cliente è strano: lo capisce a pelle, dagli sguardi spenti che ha, dagli atteggiamenti verso le giapponesi che conosce, dalla sua instancabile voglia di sesso. E poi i giornali continuano a parlare di uno strano omicidio di una giovane ragazza giapponese trovata a pezzi (gambe, braccia, testa, busto) e poi viene trovato bruciato pure un barbone (guarda caso, ne incontrano proprio uno i nostri due protagonisti prima di entrare in un negozio. Nella seconda parte avviene quello che nessuno di noi vorrebbe vedere: una strage dentro un locale a luci rosse. E l'autore ci descrive ogni minimo particolare, anche quelli più raccapriccianti. E nonostante la crudeltà e il voltastomaco che è naturale che si ha, non riesci a staccare gli occhi dal libro e continui a leggere, perché vuoi capire cosa succederà dopo.
Nella terza parte, quando Frank inizia a parlare della sua vita e del suo passato, quasi ti commuovi: ognuno di noi ha vissuto dei traumi e ha, come dire, dei lati di luce e di ombra, e Murakami riesce a farti immedesimare anche nei suoi panni, nonostante tutto.

L'autore ci mostra, in questa storia, un lato oscuro del Giappone moderno, dove vivono giapponesi che pensano soltanto a fare più soldi possibile, dimenticando le proprie tradizioni. Emerge, per bocca di Frank, l'immensa solitudine della società giapponese che sfoga quella mancanza, quel vuoto di senso, nell'acquisto dell'ultimo paio di scarpe Nike o l'ultima borsa firmata Louis Vitton (come dichiara candidamente una delle prostitute nel locale che frequentano i due protagonisti).

Questa storia racchiude vari generi: giallo, romanzo, thriller, splatter, pulp e, cosa più importante, non ti lascia un attimo di respiro, perché il terzo protagonista della storia sarai tu, esatto: ti senti al fianco dei due avventori, senti le loro emozioni, a un certo punto vorresti fuggire via come vorrebbe Kenji, ma non puoi.