venerdì 21 agosto 2020

[Recensione] La foresta - Joe R. Lansdale

 


LA FORESTA || Joe R. Lansdale || Einaudi || 26 novembre 2013 || 352 pagine

Le automobili corrono a fianco dei cavalli, il petrolio comincia a sgorgare in mezzo ai campi coltivati. Il mondo cambia, gli uomini no. E Lansdale ne racconta come nessun altro i lati più nobili e grotteschi, più comici e tragici.

Dopo aver perso entrambi i genitori durante un'epidemia di vaiolo, Jack Parker ha deciso di lasciare il Texas per trasferirsi in Kansas. Ma sulla strada incrocia una banda di fuorilegge che gli uccidono il nonno e rapiscono Lula, la sua sorella minore. Jack si mette allora sulle loro tracce, accompagnato da una squadra di cacciatori di taglie che più insolita non potrebbe essere: un nano colto e melanconico, dalla mira infallibile; un nero gigantesco, che si guadagna da vivere scavando fosse; una giovane prostituta dalla lingua lunga e il cuore d'oro; uno sceriffo con la faccia e il corpo coperti di cicatrici. La foresta è un viaggio in un'America del primo Novecento che somiglia molto a quella di oggi. Un romanzo spaventoso e divertentissimo al tempo stesso, come se i fratelli Grimm e Mark Twain si fossero uniti per scriverlo.

RECENSIONE

Prima opera che affronto di Lansdale e devo dire che mi ha colpito positivamente.
In breve ci troviamo in Texas nei primi anni del 900 quando al giovane Jack, il protagonista, una banda di scapestrati gli uccide davanti il nonno e gli rapisce la sorella. Fortunatamente riesce ad ingaggiare due strampalati cacciatori di taglie: un nero che seppellisce cadaveri e dal fiuto infallibile e un nano filosofo, entrambi ottimi tiratori, e una prostituta che si innamora di lui. Da questo momento in poi vivremo questa incredibile avventura che non ci risparmierà duelli e sparatorie, ma anche tanti momenti ironici e comici.

Raramente ho letto romanzi ambientati nel vecchio West e devo ammettere che questa opera riesce bene a coglierne tutti gli aspetti e le ambientazioni, merito della bravura dell'autore. Shorty ed Eustace sono due coprotagonisti che ti restano nel cuore, a me hanno ricordato Tex Willer e Kit Carson. Quello che ti colpisce e ti fa scorrere le pagine di capitolo in capitolo è la sferzante ironia del narratore, il protagonista stesso, che non ci risparmia storie e aneddoti che ci narrano i vari personaggi che incontriamo e che ci fanno riassaporare quei tempi andati del vecchio e selvaggio West, pieni di crudeltà e spietatezza. Ciliegina sulla torta è poi Hog, un maialino che, come un cagnolino fedele, sta dietro ad Eustace e dorme accanto a Jack (ma al momento opportuno morde i nemici!). Si potrebbe anche definire un romanzo di formazione, visto che vedremo maturare il nostro giovane protagonista che dovrà superare molte barriere (anche morali) che lo porteranno ad essere una persona nuova (molto bella la storia d'amore con la prostituta). Peccato per il finale, mi sarei aspettato più scene epiche per lo scontro definitivo coi rapitori, ma non possiamo avere tutto.

Sicuramente leggerò altre opere di Lansdale.