giovedì 30 dicembre 2021

[Recensione] Cronorifugio - Georgi Gospodinov

 


CRONORIFUGIO || Georgi Gospodinov || Voland || 2021 || 318 pagine

Gaustìn, un bizzarro personaggio che vaga nel tempo, inaugura a Zurigo una “clinica del passato” dove accoglie quanti hanno perso la memoria per aiutarli a riappropriarsi dei loro ricordi. Ogni piano dell’edificio riproduce nei dettagli un decennio del secolo scorso, e la prospettiva di un confortevole rifugio dal presente finisce per allettare anche chi è perfettamente sano. In Europa intanto viene indetto il primo referendum sul passato e la campagna elettorale si fa ben presto movimentata… Il nuovo, attesissimo romanzo di Georgi Gospodinov ci porta a Zurigo, Sofia, Vienna, Sarajevo, Brooklyn, e in altri luoghi e tempi, e ci mette di fronte a tutta l’incertezza del futuro, mescolando satira e nostalgia, storia e ironia, in un irresistibile viaggio nello sconfinato continente di ieri.

RECENSIONE

È stata una piacevole scoperta leggere questo libro camuffato da romanzo ma che in realtà contiene diversi generi (saggio, racconto, aneddoti, riflessioni, ecc.) scritto dal bulgaro Georgi Gospodinov e vincitore del premio Strega Europeo proprio questo anno, nel 2021.
Mi piace il suo stile e la sua riflessione sul concetto di tempo passato e di ciò che ricordiamo (o che dimenticheremo presto!), facendoci viaggiare nel tempo, sottolineando l'importanza della memoria.

Se non siamo nella memoria di qualcuno esistiamo davvero?...
Se esiste qualcuno che lo ha amato, vuol dire che è esistito anche lui, nonostante non ricordi molto di sè. Se esiste una persona che lui ha amato, pure questo può risultare una testimonianza della sua esistenza. Cosa è accaduto in seguito?


Malinconica poi la parte in cui l'autore, assieme all'amico Gaustìn, decidono di mettere in piedi un cronorifugio, ovvero una casa o anche un quartiere dove vengono ospitate le persone che hanno o stanno perdendo la memoria ma ricordano il loro passato di quando erano bambini, così ambientano le stanze in cui abiteranno al tempo della loro infanzia (negli anni 50, o 40, o 60!) con tanto di annunci radio e giornali dell'epoca.

Oserei dire che è una lettura senza logica, bisogna lasciarsi trasportare dalle riflessioni che fa l'autore, lasciarsi accompagnare per mano da lui, che lascia spazio all'umanità che si fa ancora più presente nelle nostre fragilità, in questo caso la perdita della memoria.

Quando le persone con le quali hai condiviso un passato se ne vanno, ne prendono con sé una metà. In realtà tutto, perché non esiste mezzo passato. E' come se tu avessi tagliato verticalmente una pagine in due e leggessi le frasi solo fino alla metà, mentre l'altro legge la fine. Nessuno ci capirebbe niente. Quello che teneva in piedi l'altra metà non c'è più. Quello che è stato così vicino nei giorni, le mattine, i pranzi, le cene e le notti, nei mesi e negli anni di questo passato... Non c'è chi possa confermarlo, non c'è con chi poter suonare insieme all'unisono. Quando mia moglie se n'è andata, mi sembra di aver perso metà del mio passato, in sostanza tutto.
Il passato si suona solo a quattro mani, almeno a quattro mani.