venerdì 2 giugno 2023

[Recensione] Canne al vento - Grazia Deledda

 


CANNE AL VENTO || Grazia Deledda || Crescere Edizioni || 2017 || 192 pagine

Nubili e sole, le tre dame Pintor conducono un'esistenza grigiamente passiva, chiuse nella decrepita casa di famiglia, al centro di un paese sardo quasi fuori dalla storia. Veglia su di loro il vecchio servo Efix, che custodisce dentro di sé un drammatico doppio segreto: è il solo a sapere la verità sulla fuga della quarta sorella e sulla morte improvvisa del padre. Quando poi giunge dal continente il giovane nipote Giacinto, Efix si sente chiamato a una nuova lotta per proteggere le sue padrone. Ma la crisi provocata dalla venuta del "libero" Giacinto coinvolge anche lui. E la soluzione verrà non dal complesso dei fatti, ma da quello della coscienza. Alla base dei libri di Grazia Deledda c'è sempre un urto tra il vecchio e il nuovo, tra l'avanzante civiltà moderna e la sopravvivenza dell'antico mondo pre-borghese. La legge dei padri, le consuetudini e i tabù di un tempo sono ancora saldamente inseriti negli animi: perciò chi li contravviene si sente tutto pervaso di orrore per la colpa che sa di commettere e alla quale non può né vuole resistere. Come nei grandi romanzieri russi, così nella Deledda il peccato rappresenta una prova che, impegnando tutte le energie morali dell'uomo, ne esalta al più alto grado l'umanità.

RECENSIONE

Dopo Bartleby lo scrivano questo è il secondo libro che invece di leggere l'ho ascoltato (trovato in Rai Play). Confermo che preferisco leggere i libri (in cartaceo o ebook) piuttosto che ascoltarli anche se chi leggeva era molto brava. E confermo che Canne al vento è un capolavoro che dovrebbero leggere tutti.

Prima della trama, quello che incanta è lo stile descrittivo che la Deledda utilizza quando ci presenta i paesaggi: che sia un tramonto, un canneto, uno stagno o il volo di uccelli è di una poesia incredibile.

La luna saliva davanti a lui, e le voci della sera avvertivano l'uomo che la sua giornata era finita. Era il grido cadenzato del cuculo, il zirlio dei grilli precoci, qualche gemito d'uccello; era il sospiro delle canne e la voce sempre più chiara del fiume: ma era soprattutto un soffio, un ansito misterioso che pareva uscire dalla terra stessa; sì, la giornata dell'uomo lavoratore era finita, ma cominciava la vita fantastica dei folletti, delle fate, degli spiriti erranti.

Perché questo titolo particolare, Canne al vento? A risponderci sarà il protagonista della storia, l'anziano servo Efix: siamo come le canne che vengono mosse dal vento, ovvero la vita, quello che ci accade, il destino, nessuno lo può costruire, le cose accadono, ci piegano, le subiamo. Efix lavora per tre sorelle, le dame Pintor, di origini forse nobiliari ma ormai decadute, e la vita sembra scorrere tranquilla come sempre in questo piccolo paesino di campagna sardo fino a quando non irrompe nella storia don Giacinto, che scopriremo essere il nipote delle sorelle avuto da una di loro fuggita via (grazie soprattutto all'aiuto di Efix stesso) il quale scopriremo presto ama il gioco d'azzardo e indebiterà le sue zie per poi scappare via. Per rimediare a questa improvvisa povertà si sacrificherà la povera donna Noemi che dovrà sposare suo cugino. Ma un segreto ancora più brutto si nasconde in questa famiglia: ovvero la morte del padre di loro.

La scrittura della Deledda ti incanta, è qualcosa di indescrivibile:

Nei tempi di carestia, cioè nelle settimane che precedevano la raccolta dell’orzo, e la gente, terminata la provvista del grano, ricorre all’usura, la vecchia Pottoi andava a pescare sanguisughe. Il suo posto favorito era una insenatura del fiume sotto la Collina dei colombi presso il poderetto delle dame Pintor. Stava là ore ed ore immobile, seduta all’ombra di un ontano, con le gambe nude nell’acqua trasparente verdognola venata d’oro; e mentre con una mano teneva ferma sulla sabbia una bottiglia, con l’altra si toccava la collana. Di tanto in tanto si curvava un poco, vedeva i suoi piedi ondulare grandi e giallastri entro l’acqua, ne traeva uno, staccava dalla gamba bagnata un acino nero lucente che vi si era attaccato, e lo introduceva nella bottiglia spingendovelo giù con un giunco. L’acino si allungava, si restringeva, prendeva la forma di un anello nero: era la sanguisuga.

Le sue descrizioni sono intrise di materialità, si sente il respiro della Natura, si viene avvolti dalla vita contadina e piena di solitudine di queste anime perdute nel nulla, intrise di magia e religiosità, di miseria e dolore silenzioso, di occasioni perdute per sempre. La sorella che è riuscita a scappare con l'uomo che amava ha distrutto la famiglia di origine ma nello stesso tempo le tre sorelle la invidiavano perché lei era riuscita a realizzarsi in un certo qual modo, dando alla luce il loro unico nipote.

È la figura della Maddalena, che dicono dipinta dal vero: l’amore, la tristezza, il rimorso e la speranza le ridono e le piangon negli occhi profondi e nella bocca amara… Efix la guarda e sente, come sempre davanti a questa figura che s’affaccia dall’oscurità di un passato senza limiti, un capogiro come se fosse egli stesso sospeso in un vuoto nero misterioso… Gli sembra di ricordare una vita anteriore, remotissima.

Come le canne sono gli uomini e le donne di questa storia, vengono piegati ma continuano a lottare, fino alla fine senza arrendersi.

Sentiva di lasciar lassù la parte migliore di se stesso, la forza che dà la solitudine, il distacco dal mondo; e andando su per lo stradone attraverso la brughiera, i giuncheti, i bassi ontani lungo il fiume, gli sembrava di essere un pellegrino, con la piccola bisaccia di lana sulle spalle e un bastone di sambuco in mano, diretto verso un luogo di penitenza: il mondo.

Anche la preghiera aveva una risonanza lenta e monotona che pareva vibrasse lontano, al di là del tempo, mentre la fisarmonica riempiva coi suoi gridi lamentosi il cortile illuminato da un fuoco d’alaterni... e anche le stelle oscillavano nel cortile come scosse dal ritmo della danza.

Credo che un capolavoro del genere debba assolutamente essere riletto, cosa che farò certamente.