venerdì 7 agosto 2020

[Recensione] La marcia di Radetzky - Joseph Roth

LA MARCIA DI RADETZKY || Joseph Roth || Adelphi || 24 aprile 1996 || 424 pagine

Il capolavoro di Joseph Roth, il romanzo in cui si elabora e si orchestra la fine dell’impero asburgico. Attraverso le vicende di tre generazioni della famiglia Trotta, uscita dall’oscurità con il gesto di un sottotenente che salva l’Imperatore sul campo di Solferino, percorriamo l’immenso corpo fantomatico che l’aquila bicipite custodiva. «Allora, prima della Grande Guerra, all’epoca in cui avvennero i fatti di cui si riferisce in questi fogli, non era ancora indifferente se un uomo viveva o moriva. Se uno era cancellato dalla schiera dei terrestri non veniva subito un altro al suo posto per far dimenticare il morto ma, dove quello mancava, restava un vuoto, e i vicini come i lontani testimoni del declino di un mondo ammutolivano ogni qual volta vedevano questo vuoto» (Joseph Roth).

RECENSIONE

Un mondo antico, immobile, cristallizzato, inesorabilmente destinato al totale disfacimento. È il mondo narrato da Joseph Roth ne “La marcia di Radetzky”, pagina fondamentale sulla “finis Austriae”, la dissoluzione dell’ultimo impero ottocentesco.

Durante la battaglia di Solferino, il sottotenente Trotta salva la vita al giovane imperatore Francesco Giuseppe e viene pertanto decorato e nominato barone. Questo fatto rappresenta un punto di svolta nella vita del giovane, originario di un paesino dell’est e discendente da una famiglia di contadini. Il romanzo segue le vicende di tre generazioni della famiglia Trotta, che in un modo o nell’altro vive nell’ombra dell’”Eroe di Solferino”. Il figlio Franz accede alla carriera governativa sino all’ambìto grado di Sottoprefetto dell’Impero, mentre il nipote Carl Joseph sarà avviato alla carriera militare. A loro è dato il compito di conservare l’onore della famiglia e di perpetuare l’esempio di colui che si era dimostrato così eroico da meritare di essere citato nei libri di storia di tutte le scuole dell’Impero, giacché la Storia e la biografia dell’Imperatore sono la stessa cosa.

Sarà il giovane Carl Joseph il testimone diretto della progressiva e inarrestabile rovina di quel mondo, che giorno per giorno si consuma fino a raggiungere il suo interno, l’esercito imperiale, disperso nelle innumerevoli Fortezze Bastiani agli estremi confini di un regno costituito da un mosaico di popoli, lingue e religioni diverse che il potere centrale tenta disperatamente di controllare ma che è destinato alla frammentazione sotto i colpi delle inevitabili e legittime istanze politiche, sociali ed economiche di un mondo completamente diverso da quello del 1859. L’universo militare è un insieme di piccoli uomini incompiuti e tristi, che cercano nell’alcol e nel gioco d’azzardo una fantomatica rivalsa per le disillusioni di quella vita che appariva gloriosa ed esaltante, fatta di sciabole lucenti, uniformi variopinte e azioni eroiche. Ben presto il giovane sottotenente si rende conto che tutto ciò è come sepolto sotto uno strato di sabbia, che non esistono relazioni umane sincere, che tutto è privo di senso e destinato a corrompersi irrimediabilmente e a morire, come le donne che tenta di amare o l’unico vero amico che come e prima di lui si rende conto dell’enorme inganno di cui sono vittime.