martedì 6 luglio 2021

[Recensione] La leggenda di Sigurd e Gudrún - J.R.R. Tolkien

 


LA LEGGENDA DI SIGURD & GUDRUN || J.R.R. Tolkien || Bompiani || 1 ottobre 2009 || 436 pagine

II libro racconta due leggende intrecciate, quella di Sigurd e quella di Gudrun, presenti anche nella saga dei Nibelunghi. Di Sigurd (Sigfrido), vengono narrate le imprese eroiche, volute dalla madre per vendicare la morte di Sigmund, fino alla conquista della valchiria Brynhildr (Brunilde), che Sigurd "risveglia" dal suo sonno simbolico. Sarà proprio per amore di Brunilde che Sigurd morirà, ucciso per volere di un suo altro pretendente. Di Gudrun, inconsolabile vedova di Sigurd, leggiamo invece la storia di vendetta; Gudrun, infatti, straziata dal dolore per la perdita di Sigurd, giura di vendicarne la morte. Sposa quindi Affila (Atli), re degli Unni, e attira i fratelli e il loro uomo di fiducia Hagen (Hogni) in una trappola mortale: dopo una feroce battaglia, riesce a catturarli e li uccide, poi li da in pasto al marito, che assassina dopo questa orribile punizione.

RECENSIONE

Scusate la prolissità.
Il materiale che Christopher Tolkien, figlio terzogenito di John Ronald Reuel Tolkien ed esecutore testamentario scelto dal padre, ha dato alle stampe in oltre tre decenni, a partire dalla versione de Il Silmarillion (1977), quattro anni dopo la morte dell'autore, è enorme: è incredibile quanto materiale il caro Tolkien sia riuscito a scrivere (ma non a pubblicare), una quantità così alta che ancora non siamo giunti alla fine e che il figlio Christopher sta attualmente continuando a catalogare e a ordinare per darlo alle stampe. Quindi oggi è grazie a Christopher che abbiamo la possibilità di poter leggere (e che goduria) Il già citato Silmarillion, una sorta di Bibbia della Terra di Mezzo, I figli di Hurin (una storia che ci descrive la prima Era della Terra di Mezzo e che ha molte somiglianze, tra l'altro, con la Leggenda di Sigurd e Gudrun), Sir Gawain e il Cavaliere Verde (Edizioni Mediterranee, 2009), Racconti perduti, Racconti ritrovati, Racconti incompiuti e tanta altra roba. E tra queste perle inedite pubblicate dopo la morte di Tolkien fino ad oggi, possiamo ritrovarci tra le mani il non meno importante, rispetto a Il Signore degli Anelli, La Leggenda di Sigurd e Gudrun, che ci svela l'altra faccia di Tolkien, dai più ignorata o sconosciuta da quella del Tolkien narratore, ovvero quella del Tolkien studioso, medievalista, filologo e mitologo. Egli ad un certo punto della carriera universitaria entrò in contatto con E.V. Gordon, esattamente nel 1922, col quale scoprirà l'epica medievale studiando il Sir Gawain and the Green Knight, che riprese tale poema in inglese moderno pur effettuandone una versione poetica straordinaria. Ma adesso focalizziamoci sulla nostra opera: ora che l'ho letta ho compreso come Tolkien svilupperà le idee per Lo Hobbit e per il Signore degli Anelli, nati grazie appunto agli studi che egli fece sia di quest'opera che dei miti nordici. Grande studioso della poesia norrena, conosciuta come Edda antica o Edda poetica, egli scrisse due opere poetiche in cui riprendeva la leggenda dei Volsunghi (o dei Nibelunghi): opere scritte in inglese moderno ma con la metrica norrena. Tali poemi erano "Il nuovo lai dei Volsunghi" e "Il nuovo lai di Gudrun", che attingono alla sua profonda conoscenza dell'Edda poetica e della lingua norrena (un islandese antico). Secondo Christopher Tolkien si dedicò allo studio e alla stesura di questi due poemi non più tardi del 1935 (ma non ne è sicuro), dopo aver interrotto Il lai di Leithian (la leggenda di Beren e Luthien, che potete leggere ne Il Silmarillion) verso la fine del 1931. E il figlio ritrovò un'annotazione del padre che, datata 29 gennaio 1968, diceva: "Credo di avere da qualche parte un lungo poema inedito chiamato Volsungakvida en nyja, scritto in fornyrdislag, in stanze di otto versi, in inglese. Un tentativo di organizzare il materiale dell'Edda che tratta di Sigurd e Gunnar." Purtroppo la lettura di questi due poemi non è per niente facile, soprattutto se non siamo esperti studiosi di leggende nordiche in lingua originale, e Christopher ne è ben consapevole al punto che ha deciso di inserire, oltre al testo originale, i commenti e le note personali di Tolkien, seppur incompleti e non sempre facili da comprendere. La poesia dell'antico norvegese si basa sulle antiche mitologie e religioni locali, risalenti a non si quando né dove; leggende e racconti popolari, storie d'eroi, nate nel corso di parecchi secoli e prospettivamente schiacciate insieme dal teleobiettivo del tempo, alcune locali e preistoriche, altre echeggianti eventi storici del Sud, altre, locali anch'esse, ma risalenti all'epoca vichinga o a poco dopo. Dai Goti vennero le rune e dai Goti venne Odin (Gautr), il dio della saggezza runica, dei re e dei sacrifici. Odin era considerato il più grande degli dèi nordici. Si può dire che lo spirito di queste composizioni è stato considerato un ramo del comune spirito germanico e si ritrova il Godlessness, "assenza di Dio": porre la fiducia unicamente in sé stessi e nella propria indomabile volontà. Comunque in Islanda si raccolsero in forma scritta le opere poetiche. L'Edda minore e Edda in prosa di Snorri Sturluson è una devota raccolta di frammenti, scritta allo scopo di aiutare a capire e a scrivere la poesia che richiedeva una conoscenza del mito. Ma di questa Edda tanto citata cosa ne è rimasta oggi? Un solo manoscritto è rimasto, il numero 2365-4° della Collezione Reale di Copenaghen, noto col nome Codex Regius, esso contiene 29 composizioni, del quale ne rimangono solo 45 fogli. Purtroppo sono andate perdute 16 facciate. L'Edda poetica è una raccolta di composizioni di grande diversità, scritte da poeti vissuti anche a secoli di distanza tra loro. Gran parte dei canti eroici parla della storia dei Volsunghi, ma i canti sono disordinati e lacunosi, e la quinta segnatura del Codex Regius è scomparsa molto tempo fa, con la perdita di tutta la trattazione centrale della leggenda di Sigurd. Allora ci può venire in aiuto la leggenda nordica dei Volsunghi, la Volsunga Saga, dove ci viene narrata il destino dell'intera razza dei Volsunghi, a partire dall'antica origine di Sigmund, padre di Sigurd, e proseguendo fino alla caduta dei Nibelunghi e alla morte di Attila (Atli) e oltre. Ma torniamo al nostro Tolkien: egli così rispose alla domanda circa lo scopo delle sue composizioni sulla falsariga di quegli antichi poemi in norreno: "Come presente poeta, ho inteso che l'antica leggenda simboleggiasse la prudenza e la saggezza umane e come esse siano accompagnate ogni volta dalla follia e dal male che finiranno per sconfiggerle, ma solo per far nascere un eroismo ancora più grande, una saggezza più profonda."
Quella che leggerete è un'antica leggenda del Nord, dove c'è un drago da sconfiggere, lotte tra popoli diversi, matrimoni e promesse infrante, magie, dei ed eroi, entrerete in un universo tragico e in balia del Fato, un universo (parafrasando Gianfranco De Turris) ancestrale indoeuropeo le cui tracce sono rimaste in molte culture delle origini. Passioni violente, giuramenti traditi, folli vendette, omicidi terribili, parricidi, incesti, suicidi, lotte familiari, guerra per la conquista di una donna, morti atroci, spietatezza, crudeltà, riti pagani, disprezzo dei pavidi e dei vigliacchi, e tanta tanta altra roba. Ripeto, non è una lettura per niente facile, ma ve la straconsiglio: ne uscirete fuori davvero cambiati. E capirete cosa significa davvero epica, leggenda e mito. E non le schifezze innominabili che vengono pubblicate a palate e che si definiscono storie mitiche e leggendarie. Si vede che alcuni autori non conosceva l'epica norrena, e peggio per loro (e per i lettori che gli vanno dietro). Ricordate: la cultura va coltivata, continuate a cercare e a studiare, soprattutto sui testi antichi.