mercoledì 7 luglio 2021

[Recensione] Gli zii di Sicilia - Leonardo Sciascia

 


GLI ZII DI SICILIA || Leonardo Sciascia || Adelphi || 31 dicembre 1992 || 241 pagine

Pubblicato nel 1958 nei «Gettoni» di Vittorini, poi di nuovo nel 1961 con l’aggiunta di un importante racconto, L’antimonio, che è un po’ un romanzo interrotto, Gli zii di Sicilia è la prima apparizione di Sciascia come narratore puro, fabulatore di storie che qui sono della Sicilia e della Spagna (la guerra civile nell’Antimonio). Con voce sommessa e ferma, con una sorta di energia compressa, raccolta in sé, lo Sciascia narratore disegna il suo primo territorio. E subito si riconoscono certi suoi tratti essenziali: l’attenzione alle cose e al dettaglio, il confronto perenne fra la Sicilia e il mondo (il libro si avvia con quell’evento subito favoleggiato che fu lo sbarco degli Alleati), la lucidità nel cogliere i paradossi, gli inganni e le beffe della storia (nella Morte di Stalin come anche nell’Antimonio). Mentre, dalla bocca di uno dei suoi personaggi, ascoltiamo una confessione che, letta oggi, potrebbe valere da epigrafe per tutta l’opera di Sciascia: «E mi sentivo come un acrobata che si libra sul filo, guarda il mondo in una gioia di volo e poi lo rovescia, si rovescia, e vede sotto di sé la morte, un filo lo sospende su un vortice di teste umane e luci, il tamburo che rulla morte. Insomma, mi era venuto il furore di vedere ogni cosa dal di dentro, come se ogni persona ogni cosa ogni fatto fosse come un libro che uno apre e legge: anche il libro è una cosa, lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, magari per tener su un tavolino zoppo lo si può usare o per sbatterlo in testa a qualcuno: ma se lo apri e leggi diventa un mondo; e perché ogni cosa non si dovrebbe aprire e leggere ed essere un mondo?».

RECENSIONE

Leonardo Sciascia, coltissimo e celebre scrittore siciliano, in questa raccolta ci presenta alcuni suoi racconti molto belli e tutti ambientati in Sicilia:
1) La zia d'America, dove ci narra l'arrivo degli Americani in un piccolo paesino siciliano e dell'amicizia tra il fanciullo protagonista della storia e un soldato americano;
2) La morte di Stalin, dove conosciamo un ciabattino comunista fin nel midollo che non si da pace nel difendere l'operato del suo idolo, Stalin appunto, ma dovrà presto ricredersi;
3) Il quarantotto (per me il racconto migliore del libro) dove Sciascia ci narra le vicende del barone Garziano, fervente monarchico che ben presto vedrà l'arrivo di Garibaldi (siamo nel 1848 appunto);
4) L'antimonio, un romanzo incompiuto qui presentato come un racconto, dove il protagonista, un ex zolfataro, decide di partire per la guerra in Spagna e dove capirà che la guerra è una gran brutta cosa.
Che dire, Sciascia ha uno stile davvero alto, riesce a interessarti ai movimenti politici delle epoche che ci narra, soprattutto il periodo della Seconda Guerra Mondiale, e ti fa scoprire con grande maestria la storia della nostra cara Sicilia, terra che da sempre è stata invasa, conquistata, ha visto troppo sangue versarsi nelle sue calde terre. E poi riesce con grande lucidità a cogliere i numerosi paradossi, gli inganni e le beffe della Storia.
Assolutamente uno dei miei autori italiani preferiti, e del quale leggerò tutte le sue opere.