lunedì 4 marzo 2024

[Recensione] Le sabbie di Marte - Arthur C. Clarke

 


LE SABBIE DI MARTE || Arthur C. Clarke || Mondadori || 2014 || 203 pagine

La prima nave di linea regolare fra i pianeti, l'Ares, è al suo viaggio inaugurale. Porta su Marte, tra gli altri, lo scrittore di fantascienza Martin Gibson, che sarà testimone delle dure lotte dei pionieri per colonizzare il pianeta: un mondo quasi privo di vegetazione e poverissimo di ossigeno, sul quale uomini coraggiosi combattono per rendere migliore quella che considerano la loro nuova patria. Pubblicato nel 1951, dieci anni prima del volo di Gagarin, e già l'anno seguente tradotto in Italia per inaugurare la gloriosa collana "Urania", "Le sabbie di Marte" è un romanzo visionario e avvincente che ha saputo anticipare gli sviluppi tecnologici e scientifici dei decenni successivi. Clarke dimostra di essere non solo uno straordinario profeta dei viaggi spaziali, ma anche, e soprattutto, un grande scrittore, capace di restituirci con mirabile immediatezza la suspense e l'emozione del viaggio di esplorazione, la piccolezza delle ambizioni umane trapiantate sul nuovo pianeta e la grandezza d'animo dei pionieri della colonizzazione marziana.

RECENSIONE

Finalmente riesco a leggere il primo romanzo pubblicato dalla collana Urania - che da poco ha spento le 70 candeline e si conferma la collana di fantascienza in Italia più longeva -, ovvero Le sabbie di Marte (The Sands of Mars, 1951) di Arthur C. Clarke.

Uno dei sogni dell'uomo è sempre stato quello di spingersi oltre, di superare l'ignoto, sia geografico che spirituale. In questo caso Clarke ci parla di una spedizione di astronauti che arrivano su Marte, il pianeta che in molti romanzi di fantascienza l'umanità ha tentato di terraformare per poterci anche abitare come una sorta di seconda Terra (che poi non è un'idea tanto campata in aria, visto che ci sono interessanti e seri studi su questa ipotesi). E atterrato sul pianeta Rosso il protagonista, uno scrittore e giornalista, proverà a documentare tutti quei passi in avanti che gli uomini, ormai divenuti marziani, stanno compiendo per appunto rendere abitabile quel misterioso pianeta pieno di sabbie rosse. 

Che dire, leggere questo romanzo, uno dei primi mi pare di Clarke, ti fa emozionare, soprattutto perché traspare il sense of wonder dell'autore che aveva negli anni 50, emerge quell'ottimismo che si aveva nella tecnologia come strumento per migliorare il mondo e l'umanità (oggi, purtroppo, si ritorna a parlare di bombe atomiche e sembra davvero che l'uomo non impari mai dai suoi precedenti "errori"). Clarke è sempre una garanzia, anche se il suo stile ancora risulta acerbo rispetto alle opere che scriverà successivamente, ma godibile ugualmente. 

Se ve lo state chiedendo ve lo dico: sì, ci sono anche i marziani originali.