lunedì 28 agosto 2023

[Recensione] L'animale morente - Philip Roth

 


L'ANIMALE MORENTE || Philip Roth || Einaudi || 2001 || 120 pagine

David Kepesh, professore universitario di critica letteraria, è malato di desiderio, e la sua malattia si chiama Consuela Castillo, una ragazza cubana, alta e bellissima, di ventiquattro anni, che sconvolge la sua vita nel modo più tragico e inaspettato. Sotto la penna magistrale di Philip Roth, figure di uomini e donne ricche di cruda sensualità ridisegnano in modo nuovo l'immutata fragilità degli esseri umani.

RECENSIONE

Prima opera di Roth che leggo e, trovato questo libro in libreria, mi sono deciso ad acquistarlo e leggerlo. Ho deciso di partire da questo romanzo breve, e da quello che mi risulta forse meno noto rispetto agli altri che ha scritto (molti citano Pastorale americana, La macchia umana, Lamento di Portnoy).  

La storia è una narrazione/confessione del protagonista (quindi tutto in prima persona singolare) che è un professore di critica letteraria che ha perso la testa per una sua studentessa, una ragazza di origini cubane, bellissima e che continua a desiderare e non riesce a smettere di pensare al suo corpo incredibile. A parte la storia quello che mi ha colpito è certamente lo stile elegante e colto dell'autore, si vede che ci troviamo al cospetto di un big della letteratura e della narrazione, che ti colpisce allo stomaco. Ci fa riflettere soprattutto su due temi: l'amore e la morte, Eros e Thanatos (citando la mitologia greca) ma anche sul tema del tempo che scorre. 

Sinceramente non ho provato simpatia per il protagonista, anzi, spesso l'ho detestato, ma a parte questo le riflessioni che qua e là troviamo nella storia sono davvero interessanti e meritano di essere approfondite. 

Contiene scene belle forti e non per tutti, quindi consiglio la lettura a un pubblico adulto.


sabato 26 agosto 2023

[Recensione] Le ricette della signora Tokue - Durian Sukegawa

 


LE RICETTE DELLA SIGNORA TOKUE || Durian Sukegawa || Einaudi || 2013 || 184 pagine

La modesta bottega di dolciumi di Sentarō comincia a prosperare con l'arrivo dell'anziana signora Tokue. Il pasticciere si convince ad assumerla dopo aver assaggiato il suo delizioso e inimitabile an, la confettura di fagioli rossi usata per farcire i dorayaki. Ma Tokue nasconde un segreto ben più inconfessabile della ricetta di una confettura.

Sentarō è un uomo di mezza età, ombroso e solitario. Pasticciere senza vocazione, è costretto a lavorare da Doraharu, una piccola bottega di dolciumi nei sobborghi di Tōkyō, per ripagare un debito contratto anni prima con il proprietario. Da mattina a sera Sentarō confeziona dorayaki - dolci tipici giapponesi a base di pandispagna e an, una confettura di fagioli azuki - e li serve a una clientela modesta ma fedele, composta principalmente da studentesse chiassose che si ritrovano lí dopo la scuola. Da loro si discosta Wakana, un'adolescente introversa, vittima di un contesto familiare complicato. Il pasticciere infelice lavora solo il minimo indispensabile: appena può abbassa la saracinesca e affoga i suoi dispiaceri nel sakè, contando i giorni che lo separano dal momento in cui salderà il suo debito e riacquisterà la libertà. Finché all'improvviso tutto cambia: sotto il ciliegio in fiore davanti a Doraharu compare un'anziana signora dai capelli bianchi e dalle mani nodose e deformi. La settantaseienne Tokue si offre come aiuto pasticciera a fronte di una paga ridicola. Inizialmente riluttante, Sentarō si convince ad assumerla dopo aver assaggiato la sua confettura an. Sublime. Niente a che vedere con il preparato industriale che ha sempre utilizzato. Nel giro di poco tempo, le vendite raddoppiano e Doraharu vive la stagione piú gloriosa che Sentarō ricordi. Ma qual è la ricetta segreta della signora Tokue? Con amorevole perseveranza, l'anziana signora insegna a Sentarō i lenti e minuziosi passaggi grazie ai quali si compie la magia: «Si tratta di osservare bene l'aspetto degli azuki. Di aprirsi a ciò che hanno da dirci. Significa, per esempio, immaginare i giorni di pioggia e i giorni di sole che hanno vissuto. Ascoltare la storia del loro viaggio, dei venti che li hanno portati fino a noi». Come madeleine proustiane, i dolcetti giapponesi diventano un pretesto per i viaggi interiori di Sentarō e Tokue, fra i quali si instaura un legame profondo che lascia emergere segreti ben più nascosti e ferite insanabili. Con l'autunno, però, un'ombra cala sulla piccola bottega sotto al ciliegio: quando il segreto di Tokue viene alla luce, la clientela del negozio si dirada e la donna, costretta a misurarsi di nuovo con il pregiudizio e l'ostracismo sociale che l'ha perseguitata per tutta la vita, impartirà a Sentarō e Wakana la lezione più preziosa di tutte. Le ricette della signora Tokue è una favola moderna sull'amicizia, la libertà e la resilienza. Un'ode alla vita di palpabile sensualità che ci insegna a trovare la grazia nell'inaspettato e la felicità nelle piccole cose.

RECENSIONE

Questa è la storia di Sentaro, un pasticcere di dorayaki (piccoli dolcetti giapponesi simili ai pancakes ripieni di marmellata di fagioli azuki) disilluso dalla vita che un giorno fa uno strano incontro con una signora anziana che vorrebbe lavorare con lui. Prima rifiuta, poi decide di assumerla e si accorgerà che la signora Tokue è una bravissima pasticcera, soprattutto crea la migliore marmellata di fagioli azuki che abbia mai assaggiato. Da quel momento conoscerà il passato terribile che questa signora ha dovuto vivere (anzi, subire) e si instaurerà un legame tra i due come una madre e un figlio. 

Prima opera che leggo di questo autore giapponese, Durian Sukegawa, che ci insegna che non bisogna mai fermarsi alle apparenze e che le sconfitte che purtroppo spesso ci riserva la vita devono essere viste come dei punti in cui ricominciare a vivere, perché la vita è sì breve, ma come i fiori di ciliegio che cadono dai rami degli alberi ci inebriano con la loro bellezza che bisogna godere. Impossibile non commuoversi ascoltando la storia della signora Tokue, della segregazione che ha subito durante la malattia, la storia d'amore con suo marito, la sua dolcezza che contagia tutti. Ma è anche una storia di speranza, di credere in quello che si fa, di riscoprire il senso della vita. 

Come ho riscontrato nella lettura di altri autori giapponesi, emerge la delicatezza della narrazione, come ben riescono a pennellarci le emozioni che provano i vari protagonisti, e ci lascia un messaggio: non è mai tardi per inseguire i propri sogni, qualunque cosa ci possa accadere nel bene o nel male. 

Per gli amanti dei dolci giapponesi, la descrizione della preparazione della marmellata da parte della signora è quasi una poesia.


venerdì 25 agosto 2023

[Recensione] Il sogno del maratoneta - Giuseppe Pederiali

 


IL SOGNO DEL MARATONETA || Giuseppe Pederiali || Garzanti || 2008 || 276 pagine

Dopo più di due ore di corsa il traguardo si avvicina, mancano solo pochi metri ma il maratoneta che sta vincendo la corsa è sfinito, incespica, cade. Due giudici lo incitano, lo sorreggono. Anche se arriva primo, verrà squalificato, con un verdetto che suscita l'indignazione generale. Quasi nessuno ricorda chi vinse la medaglia d'oro della maratona alle Olimpiadi di Londra del 1908, ma cent'anni dopo tutti ricordano il nome di quell'eroe sfortunato, premiato con una coppa dalla regina d'Inghilterra, commossa dal suo destino e sollecitata da Conan Doyle, il giornalista-scrittore «padre» di Sherlock Holmes.
Ma la vita avventurosa di Dorando Pietri non è tutta racchiusa in quell'episodio, anzi. Il piccolo garzone di pasticceria, che faceva le consegne sempre di corsa, è infatti il protagonista di una vita ricca di episodi romanzeschi, di glorie e sconfitte, di determinazione e passione, di piccole follie e grande buon senso.
Nel Sogno del maratoneta Giuseppe Pederiali racconta in forma di romanzo l'epopea di questo straordinario campione, generoso e ingenuo, ostinato e sentimentale, indimenticabile protagonista di un sport fin troppo simile a quello attuale, con star mondiali ed enormi guadagni, tentativi di doping e tournée oltreoceano, sfide memorabili e pause di solitudine. Soprattutto, Il sogno del maratoneta è l'affettoso omaggio a un piccolo grande italiano conosciuto in tutto il mondo, celebrato campione dell'atletica che per gli emigrati nelle Americhe divenne il simbolo di un'Italia che sapeva farsi valere.

RECENSIONE

Alle Olimpiadi di Londra del 1908 l'atleta italiano Dorando Pietri vinse la maratona, ma venne squalificato subito dopo perché sorretto da alcuni giudici che erano in pista a sostenerlo. Da quel momento Dorando divenne una celebrità in tutto il mondo, tanto da cambiargli la vita. Questo libro vuole essere una accurata ricostruzione romanzata della sua vita, degli incontri che ha fatto, delle gare che ha compiuto e vinto. 

A me personalmente è piaciuto, una lettura interessante su un atleta anche sfortunato ma sempre amante della corsa.


sabato 19 agosto 2023

[Recensione] Il corridore - Marco Olmo


IL CORRIDORE || Marco Olmo || Ponte alle Grazie || 2012 || 137 pagine

All'inizio di questo racconto c'è un uomo che si guarda allo specchio e si chiede: "Sono davvero io quel vecchio lì?" Il suo corpo non nasconde affatto il peso dei suoi sessantatré anni. Nessuno direbbe mai che ha la stoffa del campione. Del vincitore che non ti aspetti. E non in uno sport qualunque, ma nell'ultra trail, una disciplina estrema che significa decine, centinaia di chilometri di corsa sui terreni e nei climi più impervi, sulle Alpi o nei deserti. Marco Olmo è stato boscaiolo e camionista, infine operaio per ventun anni in una grande cementeria della provincia piemontese. Poi, all'improvviso, è iniziata la sua straordinaria avventura di corridore.
Apparentemente un po' tardi per la sua età. Ma Olmo viene dal "mondo dei vinti", dal mondo delle montagne sconfitto dalla civiltà industriale. La sua traiettoria è ben di più di un eccezionale exploit sportivo, è un'occasione unica di riscatto, una vittoria profondamente umana. È da lì che il corridore distilla, misura lentamente la sua forza. Marco Olmo si guarda allo specchio, si conta le rughe. "Quel vecchio lì", magro e capace di sopportare fatiche immani, non ha intenzione di fermarsi, e già immagina la prossima gara. "Conosco il mio corpo, e so dove mi può portare. Lontano".

RECENSIONE

Ritorno a leggere del mitico ultramaratoneta Marco Olmo dopo aver divorato i suoi precedenti Correre nel grande vuoto e Il miglior tempo: Esercizio, alimentazione e stile di vita per essere sani e attivi a tutte le età. Mi piace il suo stile asciutto e diretto, dove ci parla della sua vita da corridore, anche se ha iniziato un po' tardi, a quarant'anni ad appassionarsi alla corsa. Mi piace come racconta le sue esperienze, anche se già molte cose le aveva dette nei precedenti libri è sempre un piacere scoprire nuovi particolari. Lui corre perché gli piace, lo ha sempre fatto per quello, perché lo mette a contatto vivo con la Natura che lo circonda, e proprio per questo lui non ama le maratone in città, dove si corre in mezzo ai grattacieli, ma sceglie il deserto, le foreste, le montagne: lui vuole essere un tutt'uno con la Natura che lo circonda.

E continua a lasciarci un messaggio per me bellissimo: nonostante sia quasi settantenne (quando scrisse questo libro, adesso ha 74 anni!) non è mai troppo tardi per correre e per ricominciare a volersi bene, a stare bene (acciacchi permettendo!).


 

venerdì 18 agosto 2023

[Recensione] Born to Run - Christopher McDougall


BORN TO RUN || Christopher McDougall || Mondadori || 2012 || 384 pagine

Come tantissimi runners più o meno dilettanti del mondo occidentale, Christopher McDougall era tormentato dai tanti piccoli e grandi infortuni che prima o poi colpiscono chi corre. Cercando una risposta ai suoi dubbi sulla tecnica di corsa moderna e sul motivo dei sempre più frequenti disturbi, Christopher è approdato nel deserto messicano del Copper Canyon, dove vive la tribù pre-azteca dei Tarahumara, gli ultracorridori. In queste pagine dense di suggestione e avventura racconta la propria esperienza, la lezione di tecnica ma soprattutto di vita che ha imparato, e la vicenda di Micah True, "Caballo Bianco", l'ultramaratoneta che viveva come gli indios. Un libro imperdibile, per i tanti appassionati di corsa, di natura, di libertà.

RECENSIONE

L'autore, che è un giornalista ma anche un runner, ci fa scoprire la misteriosa tribù dei Tarahumara, formata da veri e propri atleti in grado di correre per tantissimi chilometri e restare freschi come una rosa. Ma ci parla anche delle avventure di Cavallo Pazzo, un ultrarunner fuori da ogni schema che vive da eremita nel deserto come un indios, ma ci spiega anche che correre scalzi sarebbe il metodo migliore di tutti, perché i nostri piedi sono stati progettati proprio per correre.

Un libro che ci presenta, come un servizio al tg, diverse storie di persone che amano la corsa, la natura, l'aria aperta, l'avventura.


 

martedì 15 agosto 2023

[Recensione] La ragazza del Kyushu - Seicho Matsumoto

 


LA RAGAZZA DEL KYUSHU || Seicho Matsumoto || Adelphi || 2019 || 208 pagine

In un mattino di primavera una giovane donna entra nello studio di un illustre penalista di Tokyo. È Kiriko. Ha appena vent’anni, il volto pallido dai tratti ancora infantili, ma qualcosa di inflessibile nello sguardo, «come fosse stata forgiata nell’acciaio». Non ha un soldo e ha attraversato il Giappone dal lontano Kyūshū per arrivare fin lì, a implorare il suo aiuto. Il fratello, accusato di omicidio, è appena stato arrestato, e Kiriko è la sola a crederlo innocente. L’avvocato rifiuta il caso: non ha tempo da perdere, tanto meno per una difesa che dovrebbe assumersi senza essere retribuito. Kiriko si scusa con un piccolo inchino, esce dallo studio e così come è arrivata scompare. Il fratello verrà condannato e morirà in carcere qualche mese dopo, poco prima che l’esecuzione abbia luogo.
È solo l’antefatto da cui prende il via questo gelido noir di Matsumoto. Dove un caso-fantasma, ripercorso nei minimi dettagli, lascia spazio a una vendetta esemplare che si fa strada da lontano. E mentre ogni colpa – consapevole o inconsapevole – viene pesata accuratamente, come su una bilancia cosmica, una tensione impalpabile, un «rumore di nebbia» accompagnano questa storia da cima a fondo. Finché lei, Kiriko, la ragazza del Kyūshū, non otterrà ciò che le spetta.

RECENSIONE

Una ragazza chiede aiuto a un avvocato per scagionare suo fratello indagato per l'omicidio della sua padrona di casa, ma lui si rifiuta perché non ha abbastanza soldi per pagarlo. Tempo dopo il fratello morirà in carcere e sua sorella, trovandosi per caso in un'altra scena del delitto, mediterà una fredda vendetta.

Dopo aver apprezzato questo autore giapponese con Tokyo Express ho voluto leggere un'altra sua opera, e anche in questo caso si tratta di una storia gialla. Ritrovo lo stile dell'autore, riconoscibile soprattutto nella precisione dei particolari dei delitti avvenuti, che ripete tante volte durante lo scorrere dei capitoli (questo potrebbe stancare ai più). Non si può non affezionarsi alla storia di Kiriko, questa giovane ragazza che cerca in tutti i modi di salvare suo fratello da un'accusa infamante di omicidio ma, ahinoi, non ci riesce e mediterà vendetta verso l'avvocato che l'ha tranquillamente snobbata perché indigente (mentre lui doveva andare a giocare a golf con la sua amante). Fa impressione vedere come una dolce e all'apparenza innocente ragazzina possa trasformarsi in un personaggio pieno di rancore e letale. E poi le atmosfere dei luoghi, sempre pieni di nebbia, ti fanno entrare ancora di più nella storia e ti fanno sentire la forte tristezza e malinconia dei personaggi, soprattutto di Kiriko.


sabato 12 agosto 2023

[Recensione] La filosofia di Topolino - Giulio Giorello


LA FILOSOFIA DI TOPOLINO || Giulio Giorello || Guanda || 2013 || 256 pagine

Il Novecento – secolo dei totalitarismi, ma anche delle più rivoluzionarie scoperte della scienza, dalla relatività di Einstein alla doppia elica del DNA – ha avuto il suo filosofo più provocatorio in un Topo che, per spregiudicatezza nell’attraversare i confini delle discipline e mettere in discussione la costellazione dei pregiudizi stabiliti, non ha nulla da invidiare a Russell, Popper o Heidegger. Mickey Mouse (Topolino per noi) ha vissuto le più bizzarre avventure e affrontato quesiti come la terribile libertà del «quarto potere», gli ambigui prodigi della scienza asservita alla guerra, l’impossibilità della giustizia e la difficoltà di trattare con le culture «altre», per non dire delle sfumate regioni del mito o dell’aldilà.
Altro che Topolino tutto legge e ordine, collaboratore della polizia! È invece un ribelle capace di battersi contro ogni forma di prevaricazione, anche se l’esito non è sempre la vittoria. Quello che Walt Disney e i suoi collaboratori ci consegnano alla fine di ogni episodio è un Topo sempre più dubbioso sulla natura dell’universo e il complesso mondo di «uomini e topi». Ma proprio per questo continua ad affascinare, perché la ricerca, come l’avventura, non ha fine.

RECENSIONE

Topolino ha attraversato tutto il Novecento e si può dire che è stato un vero e proprio filosofo di quel periodo. Ha avuto una sua evoluzione (prima avventuroso e scapestrato, poi rispettoso delle regole e aiutante del commissario Basettoni) e sinceramente anche io, come l'autore, lo preferisco come era nei tempi d'oro, quando si spingeva in mille avventure con coraggio e senza regole. Soprattutto chi ha donato una vera e propria caratterizzazione del personaggio è stato Floyd Gottfredson che sceneggiò e disegnò le storie del Topo nel decennio 1930/40 (spero presto di poter collezionare tutte quelle storie mitiche). Semplicemente l'autore sceglie alcune storie di Topolino e le analizza, appunto, a livello filosofico e direi anche antropologico e sociologico. Vengono analizzate le storie che vanno dagli anni 30 agli anni 50.

Consigliato agli appassionati di Topolino e non solo.


 

venerdì 11 agosto 2023

[Recensione] La ragazza del ponte - Arnaldur Indridason


LA RAGAZZA DEL PONTE || Arnaldur Indridason || Guanda || 2020 || 352 pagine

Un'anziana coppia è preoccupata per la nipote. Sanno che ultimamente Danní si è messa a frequentare brutti giri legati alla droga e non avendo sue notizie da qualche giorno temono le sia successo qualcosa. Per questo decidono di chiedere aiuto a Konráð: la nonna di Danní, che era un'amica di sua moglie, ha rivestito importanti incarichi pubblici e non vuole dare nell'occhio rivolgendosi alla polizia. Konráð è un ex poliziotto in pensione, e a Reykjavík la sua fama lo precede; il fiuto non gli manca, ma è distratto, svagato, e da molti anni rimugina sulla sorte del padre, accoltellato da un assassino tuttora sconosciuto. Questa volta, però, scavare nel passato e concentrarsi su dettagli all'apparenza irrilevanti lo condurrà alla verità: la triste vicenda di una ragazzina annegata nel laghetto della Tjörnin quasi cinquant'anni prima potrebbe essere la pista giusta da seguire per risolvere anche il caso di Danní, che nel frattempo viene ritrovata cadavere nell'appartamento del fidanzato. La morte di Danní è stata un incidente o qualcuno voleva farla tacere per sempre? In un noir teso e sottile, Indriðason pone l'accento sul destino delle donne, che pagano il prezzo più alto per l'odio e la violenza degli uomini; e dimostra come anche il segreto più nascosto, sepolto sotto una coltre di inganni e di bugie, possa essere svelato.

RECENSIONE

Una ragazza scompare e i suoi nonni ingaggiano un detective privato per ritrovarla: lui è un poliziotto ormai in pensione e si metterà sulle tracce della ragazza, ritrovandola morta: ma si è suicidata oppure è stata uccisa?

Prima opera che leggo di questo autore islandese, Arnaldur Indridason, scrittore essenzialmente di crime e thriller. Devo dire che la storia cattura, anche se all'inizio è un po' lenta ma poi si riprende. Oltre al caso della ragazza che aveva problemi di droga si intreccia soprattutto un cold case, un caso irrisolto: una bambina che è stata ritrovata morta nel fiume molti anni fa e si sospetta che sia stata uccisa da un pedofilo. Infatti il titolo corretto sarebbe stato "La bambina del ponte" ma va bene, sono particolari. La storia ti cattura perché vuoi capire chi era rimasto impunito e vorresti arrestarlo di persona, anzi, spesso vorresti vederlo morto per il male che ha fatto l'assassino.

Sicuramente leggerò altre opere di questo autore.


 

lunedì 7 agosto 2023

[Recensione] La storia infinita - Michael Ende

 


LA STORIA INFINITA || Michael Ende || TEA || 2021 || 436 pagine

Bastiano è un giovane goffo, e non è quel che si dice comunemente un "ragazzo sveglio", ma la lettura (e il termine è improprio, perché egli passerà alternativamente dal ruolo di lettore a quello di personaggio e di protagonista) di questo libro lo farà cambiare e farà cambiare la Storia stessa. Gli farà capire che il "fa ciò che vuoi" che sta scritto sull'amuleto ricevuto in dono non significa "fa quel che ti pare", ma esorta a seguire la volontà più profonda per trovare se stessi. Che è la strada più ardua del mondo. Il libro e Bastiano la percorreranno insieme, e il ragazzo attraverserà tutti i suoi desideri e passerà dalla goffaggine alla bellezza, alla forza, alla sapienza, al potere, fino a quando dovrà fermarsi.

RECENSIONE

Riletto dopo dieci anni: che dire, confermo quanto affermai in passato, una lettura piacevole e scorrevole, che intrattiene, e la storia prende una strana piega quando Bastiano, il bambino protagonista della storia, da semplice lettore/spettatore del libro magico ne viene risucchiato e diventa protagonista, sconvolgendo la sua vita. Il senso del libro, alla fine, è che ogni libro che leggiamo è come una porta che ci apre a scoprire tante cose, a conoscere tante vite diverse nello spazio e nel tempo, insomma, i libri, proprio come la storia infinita, non finiscono mai, sono tutti portali aperti che ci catapultano in altri mondi e in altri tempi e in altre vite. Come diceva Eco, chi legge non vive una sola vita, le vive tutte!