lunedì 1 febbraio 2021

[Recensione] Oblomov - Ivan A. Goncarov

 


OBLOMOV || Ivan A. Goncarov || Mondadori || 28 marzo 2017 || 641 pagine

Proprietario terriero che vive di rendita e trascorre le sue giornate in uno stato di totale inattività e apatia che neppure l'amore sincero per la bella Olga riesce a vincere, Oblomov incarna un tipo umano squisitamente russo, l'esponente dell'aristocrazia ottocentesca irrimediabilmente corrotta dai suoi privilegi. Nello stesso tempo, è anche l'emblema di una condizione esistenziale eterna, a metà tra Amleto e Don Chisciotte, con la quale ogni generazione, in ogni luogo, si confronta. Oblomov, uno dei capolavori della letteratura, è un romanzo mirabile sia per l'affresco storico e sociale che delinea, sia per la finezza psicologica con cui indaga l'interiorità dei personaggi.

RECENSIONE

Questo nuovo anno ho deciso di leggere più classici della letteratura mondiale, anche per recuperare quelle perle che tutti mi consigliano di non perdere. La mia scelta è caduta, per caso, su questo romanzo russo, Oblomov appunto, e devo dire che è stato una piacevole scoperta.

Oblomov è un proprietario terriero russo che vive di rendita grazie agli introiti provenienti da un suo villaggio di campagna dove lavorano circa trecento contadini. Egli vive a Pietroburgo, la capitale russa, in un appartamento polveroso e sta perennemente sdraiato sul divano in ozio perpetuo. Ha un servitore, Zachar, a lui devoto, che ogni tanto gli spilla qualche moneta quando va a fare la spesa (la famosa cresta). Un giorno questa sua vita sempre uguale viene interrotta da una brutta notizia: le sue rendite stanno scendendo per via di una cattiva amministrazione dei suoi affari. Per fortuna arriva a fargli visita il suo amico Stolz, un giovane uomo d'affari, e riesce a convincerlo ad uscire fuori dal suo guscio. Grazie a lui conosce Olga, una bella e giovane e intelligente ragazza della quale il nostro protagonista si innamorerà.

Sarà proprio Stolz stesso a definire il termine oblomovismo: ovvero quello sprecare la vita e le ricchezze a causa di una congenita trascuratezza costellata da un idealismo esasperato.

L'autore russo ha contrapposto, in questo romanzo, due diverse visoni: naturalismo e liberismo illuminista. Queste visioni sono incarnate proprio da Stoltz e Oblomov: l'amico tedesco cerca in tutti i modi di trascinare Il'ja Il'ic fuori dal suo appartamento, che è diventato “una piccola, inerte, polverosa Oblomovka”, e di introdurlo nel nuovo mondo. Anche Olga tenta invano di costruire con operosità un nuovo ponte tra il paradiso idealizzato oblomoviano e la dinamicità della civiltà moderna. Ma Oblomov è un sognatore, non riesce a vivere la vita da nobile nella società russa, è una persona buona, generosa, egli desidera vivere in un mondo senza conflitti.
Scriverà il giornalista russo Nikolaj Aleksandrovič Dobroljubov:
«In Oblomov si riflette la vita russa, viene presentato il vero e vivo tipo russo contemporaneo, scolpito con inesorabile rigore e precisione; viene pronunciata la nuova parola d’ordine dello sviluppo della nostra società; viene pronunciata con chiarezza e fermezza, senza disperazioni né puerili speranze ma con la piena coscienza del vero. Questa parola è oblomovismo; essa serve da chiave per la soluzione e l’interpretazione di molti fenomeni della vita russa e conferisce al romanzo di Goncarov un significato sociale molto più grande che non a tutti i nostri racconti di letteratura accusatoria».