sabato 17 febbraio 2024

[Recensione] I diamanti sono per sempre - Ian Fleming

 


I DIAMANTI SONO PER SEMPRE || Ian Fleming || Adelphi || 2014 || 247 pagine

Chi conosce i libri di Ian Fleming sa che l'agente 007, in realtà, indaga sempre e soltanto sulle ossessioni private del suo autore. Come, qui, il commercio internazionale di diamanti, che Flem­ing scoprì leggendo un lungo pezzo uscito nel 1954 sul «Sunday Times» a proposito di un traffico di preziosi fra New York e la Sierra Leone (gli stessi set del romanzo), e poi dedicandosi quasi per un anno a ricerche e interviste negli Stati Uniti. A leggerlo bene, I diamanti sono per sempre è quindi una specie di reportage romanzesco, e una delle sorprese che ci riserva sono le maniacali descrizioni di bar, ristoranti, alberghi, motel, autostrade, deserti americani: polaroid estremamente nitide, che messe l'una accanto al­l'altra raccontano un sogno che poco a poco si trasforma in un incubo – ad a­ria condizionata. Poi arrivano le sorprese che in fondo ci aspettiamo, come i crudeli rituali e le infernali macchinazioni della malavita americana, ricostrui­ti con la demoniaca precisione cui Fleming ci ha abituato. Un quadro già complesso, ma quando entra in scena la Bond Girl più spiccia e sentimentale di tutte, Tiffany Case, le cose si complicano quasi troppo – persino per Bond.

RECENSIONE

Stavolta il nostro agente segreto 007 James Bond viene inviato in America, precisamente a Las Vegas, dove indagherà su un commercio di diamanti (sintetizzando molto). 

In questa quarta avventura di Bond (li sto leggendo in ordine cronologico) ritroviamo i nemici, la bond girl di turno, e il cattivo che si è costruito un paese stile western con tanto di stazione e locomotiva personale. E poi l'immancabile casinò, corse di cavalli truccate, sparatorie durante la seduta ai fanghi, ma stavolta ho trovato un Bond sottotono, come se fosse stato costretto a portare a compimento quella missione per ritornarsene subito nella sua amata Londra. 

Direi che stavolta ci serve una licenza non per uccidere, ma per annoiarci di meno.




sabato 10 febbraio 2024

[Segnalazione] Elizabeth Finch - Julian Barnes

Affascinante senza essere manipolatoria, rigorosa ma mai dogmatica, elegante seppure austera, irriducibilmente anticonvenzionale, eternamente sfuggente: così è Elizabeth Finch, docente del corso di «Cultura e civiltà» al college. Il suo carisma e la forza delle sue idee sono destinati a segnare per sempre il modo di pensare dei suoi studenti. O almeno di uno di essi. Questa è la storia che lui ci racconta. Ma, come direbbe Elizabeth Finch, «travisare la propria storia è parte dell'essere una persona». Il «Re dei Progetti Incompiuti», secondo la definizione della figlia adolescente, Neil si porta appresso un bagaglio di insuccessi lungo una vita: un'ambizione attoriale frustrata, due matrimoni falliti. Ma a quella prima lezione del corso di «Cultura e civiltà», tanti anni prima, il giorno in cui fece la conoscenza della docente Elizabeth Finch, Neil ebbe la sensazione di essere arrivato, per una volta, nel posto giusto. Sobria nell'abbigliamento, esatta nel dire e cristallina nel pensare, fumatrice incallita e insofferente del comune sentire, Elizabeth Finch – EF per la classe – incuneò fin da subito il grimaldello del libero pensiero nelle quiete coscienze dei suoi studenti, mai trattati come «oche all'ingrasso» da infarcire di nozioni, ma coinvolti in un continuo processo socratico di collaborazione, spesso caustico ma mai sprezzante, e fatalmente fertilizzato dall'elisir del carisma. Impossibile, per i discenti, non perdersi in congetture sulla sua inespugnabile vita privata e non restare colpiti dalle sue idee sulla Creazione: «Il mondo è male organizzato, perché Dio l'ha creato da solo. Avrebbe dovuto consultare qualche amico: uno il primo giorno, un altro il quinto, un altro il settimo, allora sì che sarebbe stato perfetto», sull'amore: «Esiste una parola più mistificante, abusata, fraintesa, più estensibile a livello di significati e di propositi, più contaminata dagli sputacchi di miliardi di lingue bugiarde, della parola "amore"? E c'è qualcosa di più scontato che lamentarsi di tutto questo?», sul pensiero unico: «Monoteismo. Monomania. Monogamia. Monotonia. Niente di buono inizia con questo prefisso», o su ogni altra area del sapere e del sentire, antico e moderno. Odiarla o amarla, non c'è alternativa. Neil rientra da subito nella seconda categoria, e vi rimane per decenni dopo la fine del corso, sposando il suo metodo critico e infine facendosi carico del suo progetto incompiuto: quello sulla figura di Flavius Claudius Julianus, ovvero Giuliano l'Apostata, l'ultimo imperatore romano non cristiano, la cui sconfitta in battaglia determinò l'instaurarsi a Roma del monoteismo ai danni di tutte le altre religioni e dunque, a detta di EF, la chiusura della mentalità europea e la fine della gioia. Neil ha ormai i capelli grigi quando si addentra nelle carte della sua antica maestra e forse amica, in cerca di verità mai svelate. Eppure Elizabeth Finch l'aveva avvertito fin dall'inizio: «Artificio, rigore, verità. Artificio non come opposto della verità ma spesso come sua manifestazione, ciò che lo rende irresistibile».

Dal 9 gennaio 2024 in libreria.

L'AUTORE

Julian Barnes è nato a Leicester. Vincitore del Somerset Maugham Award, il Prix Médicis, lo Shakespeare Prize, l'Ordre des Arts et des Lettres, il David Cohen Prize for Literature e il Premio Malaparte, con Il senso di una fine ha vinto il Man Booker Prize 2011. Fra le sue opere, tutte in corso di pubblicazione per Einaudi, sono a catalogo: Una storia del mondo in 10 capitoli e 1/2, Oltremanica, Amore, ecc., England, England, Amore, dieci anni dopo, Arthur e George, Il senso di una fine, Evermore, Livelli di vita, Il pappagallo di Flaubert, Metroland, Il rumore del tempo, Il porcospino, Prima di me, L'unica storia, Guardando il sole, Con un occhio aperto, Il pedante in cucina, L'uomo con la vestaglia rossa, Niente paura e Elizabeth Finch.

venerdì 9 febbraio 2024

[Segnalazione] Alma - Federica Manzon

Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”.A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere.I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà.Federica Manzon scrive un romanzo dove l’identità, la memoria e la Storia – personale, familiare, dei Paesi – si cercano e si sfuggono continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov’è la nostra casa.Lei non saprebbe dire dove sta la sua appartenenza, neanche la sua città lo si è pensata sempre parte di una nazione che non era la sua, immaginava l’Austria, sognava il regno degli slavi, e perfino la nazione garibaldina, ma poi è rimasta estranea a tutto e soprattutto a se stessa.

Dal 16 gennaio 2024 in libreria.

L'AUTRICE


Federica Manzon (Pordenone, 1981) ha pubblicato i romanzi Come si dice addio (2008) e Di fama e di sventura (premio Rapallo Carige 2011 e premio Selezione Campiello 2011). Nel 2015 ha curato il volume I mari di Trieste (Bompiani). Con Feltrinelli ha pubblicato La nostalgia degli altri (2017).

giovedì 8 febbraio 2024

[Segnalazione] Le piccole storie della locanda Kamogawa - Kashiwai Hisashi

Nelle stradine di Kyoto si alternano rivenditori di tonache buddiste, botteghe di souvenir, palazzi di uffici. Poi, in un vicolo di Shomen-dori, c'è il ristorante un luogo caldo, appartato. Un posto dove riassaporare i propri ricordi. Dopo Le ricette perdute del ristorante Kamogawa, il secondo, stupefacente capitolo dei detective del Kamogawa Nagare e sua figlia Koishi. Onodera aprí la porta e, facendosi piccino, si rivolse a una ragazza.- Mi scusi, è questo il ristorante Kamogawa?- Sí, vuole pranzare?- Volentieri, ma sarei qui per un'indagine, - replicò Onodera, porgendole il suo biglietto da visita.- Si accomodi, signor Onodera. Mi chiamo Kamogawa Koishi e sono a capo dell'ufficio investigativo, - si presentò la giovane con un lieve inchino. - Del pranzo se ne occuperà mio padre.

A gestire il ristorante Kamogawa, ormai da anni, ci sono un padre e una figlia, conosciuti a Kyoto come gli investigatori degli enigmi culinari, poiché abilissimi nel rintracciare gli ingredienti perfetti per i piatti del cuore di ogni come Kitano Kyosuke, nuotatore olimpionico ossessionato dal bento all'alga nori preparatogli dal padre ogni giorno; o Takeda Kana, giornalista gastronomica che vorrebbe scoprire il segreto del cibo preferito di suo figlio, all'apparenza un semplice hamburger; oppure Onodera Katsuji, che sogna di mangiare ancora una volta la soba cinese che ordinava a una bancarella e rivivere cosí certi istanti della sua giovinezza. Tra tofu, germogli di bambú, tè matcha, alga wakame e decine di altri sapori, sarà lo chef Nagare ad aiutarli, scovando le ricette che cercavano e gettando una luce tutta diversa sui momenti piú significativi delle loro vite.

Dal 16 gennaio 2024 in libreria.

L'AUTORE

Kashiwai Hisashi è nato nel 1952 ed è cresciuto a Kyoto. Ha lavorato come giornalista e consulente televisivo. È autore della serie sul Ristorante Kamogawa, composta da sette libri e da cui è stata tratta una serie tv. Per Einaudi ha pubblicato Le ricette perdute del ristorante Kamogawa (2023) e Le piccole storie della locanda Kamogawa (2024).

mercoledì 7 febbraio 2024

[Recensione] La prima indagine di Montalbano - Andrea Camilleri

 


LA PRIMA INDAGINE DI MONTALBANO || Andrea Camilleri || Mondadori || 2004 || 340 pagine

Montalbano ha trentacinque anni, è un uomo adulto, ma nella professione sconta ancora qualche ingenuità, non è così astuto, smaliziato come siamo abituati a conoscerlo. E c'è chi è pronto ad approfittarne... L'archeologia di Montalbano e le sue prime esperienze nel mondo del crimine narrate in tre lunghi racconti.

RECENSIONE

Montalbano ha trentacinque anni, è un uomo adulto, ma nella professione sconta ancora qualche ingenuità, non è così astuto, smaliziato come siamo abituati a conoscerlo. E c'è chi è pronto ad approfittarne... L'archeologia di Montalbano e le sue prime esperienze nel mondo del crimine narrate in tre lunghi racconti, dal titolo Sette lunedì, La prima indagine di Montalbano e Ritorno alle origini. Qui troveremo Montalbano all'inizio della sua carriera, che intreccia una relazione non con la ben nota Livia, ma con una certa Mery; e il teatro delle sue indagini non è la solita Vigàta, ma uno sperduto paesino di montagna della Sicilia più segreta dal buffo nome di Mascalippa... Tra misteriose uccisioni di animali, ragazze troppo silenziose e troppo intriganti e il finto rapimento di una bambina, quello che risulta sempre familiare è l'incorruttibile carattere di Montalbano, con qualche intemperanza giovanile in più...

Non avevo mai letto nulla di Andrea Camilleri. E di questo un po' me ne vergogno. Ma un giorno, mentre ero nel mio solito giro in libreria (giro che diventa sempre più raro vista la mancanza di piccioli e visto anche che la mia lista di libri acquistati cresce sempre di più ed è giunta l'ora di ridurla) mi sono soffermato su questo libro: La prima indagine di Montalbano di Andrea Camilleri. Folgorazione. Il mio sesto senso mi dice che è arrivato il momento di leggere qualcosa di Camilleri e mica una cosa qualsiasi, bensì proprio la prima indagine del celebre Commissario Montalbano. Detto fatto, l'ho acquistato. Povere le mie tasche... E così, dopo aver gustato questi tre racconti lunghi, non posso dire altro che Camilleri è uno scrittore straordinario: ironico (ridevo da solo come un matto), pieno di trovate divertenti, appassionante come i migliori romanzi gialli, ti fa usare il cervello e ti senti accompagnare lo stesso commissario Montalbano nelle sue particolari indagini. Dalla lettura di Camilleri traspare il suo grande amore per la Sicilia (lui è originiario di Porto Empedocle nell'agrigentino) e ti fa vedere il lato buono della Sicilia stessa, che nella realtà non è tutta mafia e omertà ma invece un popolo di gente onesta che combatte per affermare la propria libertà e legalità. Grande Camilleri, non vedo l'ora di assaporare altre sue appetitose opere come, ad esempio, La scomparsa di Patò.


martedì 6 febbraio 2024

[Segnalazione] Cani di paglia nell'universo - Ye Chun

Sixiang ha dieci anni, eppure sa bene quanto possa essere capricciosa – e letale – l’acqua. L’anno prima un tifone ha colpito il suo villaggio, nelle campagne cinesi, e lei, la mamma e la nonna si sono dovute rannicchiare in tinozze galleggianti, le pance sempre più vuote, schivando rami, detriti, mobili, cadaveri bluastri. Ora, pigiata in una stiva insieme a una donna che l’ha comprata per un sacchetto di riso, Sixiang non sa cosa aspettarsi dal futuro e dal luogo in cui approderà, Montagna d’Oro, dove l’attende una nuova famiglia, o almeno così dice la madam. Sopra, sotto e in tutte le direzioni, c’è solo acqua. Montagna d’Oro: la terra dell’abbondanza, della ricchezza. La terra in cui nessuno muore di fame. La terra che anni prima il padre di Sixiang ha sognato e raggiunto, senza riuscire più a tornare. L’unica cosa che la bambina possiede di lui è una foto, arrivata da oltreoceano proprio il giorno della sua nascita. La stessa foto, avvolta in un fazzoletto di seta, che adesso Sixiang spera la guidi nel viaggio alla ricerca di quel che resta della sua famiglia. Perché Sixiang sa che Montagna d’Oro è ben diversa da quello che tutti raccontano. È il luogo in cui scompare la gente. Il luogo delle persone dai mille colori e dalle strade di ferro, che i cinesi come suo padre stanno aiutando a costruire. Ma anche un luogo dove ai cinesi come suo padre i bianchi tagliano le trecce, e gliele avvolgono attorno al collo. Come un cappio.

In libreria dal 6 febbraio 2024.

L'AUTRICE

Ye Chun è una scrittrice e traduttrice bilingue sinoamericana. La raccolta di racconti con cui ha esordito, Hao, è stata nella longlist dell’Andrew Carnegie Medal for excellence in Fiction nel 2022. È anche autrice di due raccolte poetiche, Travel over Water e Lantern Puzzle. Nel 2024 esce per Neri Pozza Cani di paglia nell'universo.

lunedì 5 febbraio 2024

[Recensione] L'estate incantata - Ray Bradbury

 


L'ESTATE INCANTATA || Ray Bradbury || Mondadori || 2019 || 267 pagine

Cosa può succedere nel breve arco di una estate? Niente che valga la pena di essere raccontato se è una estate come tante! Ma se si tratta di una estate magica possono accadere molte cose, e meravigliose. Così è per Douglas Spaulding, ragazzino di 12 anni: a partire dal giugno 1928 conoscerà molte cose sul significato del mondo che lo circonda, sui desideri che nascono e muoiono, sul senso dei sentimenti, sulla piccole gioie quotidiane e sulle emozioni irripetibili.
Il ragazzo che si congederà dall’estate 1928 non sarà più il bambino che l’accolse.

RECENSIONE

Ray racconta la sua infanzia, esattamente nell'estate del 1928. Tra zie che comprano una macchina elettrica, tram incantati, vini di denti di leone, pranzi della nonna, scoperte di vita e di morte, l'autore ci fa viaggiare in un universo che appartiene ad ognuno di noi: l'infanzia piena di sensazioni nuove, scoperte inattese e gioiose, che portano a crescere e che non si ripeteranno più. Un libro molto poetico, che consiglio ai romantici e ai nostalgici di un tempo che fu.


domenica 4 febbraio 2024

[Segnalazione] Fili d'ombra - Christian Guay-Poliquin

In una magnifica foresta canadese, tra felci lussureggianti e cespugli minacciosi, un uomo solo cammina verso il capanno dove la sua famiglia si è rifugiata dopo un blackout generalizzato. Dimenticati i rigori dell’inverno, in una terra diventata di nessuno, la natura si sta riprendendo lo spazio che le compete e muoversi diventa via via più difficile, anche perché sui sentieri battuti imperversano bande di disperati pronti a tutto. In preda alla paura, alla fame e alla sete, l’uomo sta per arrendersi a questa selva oscura quando incontra un ragazzino. Dimostra dodici anni, sembra non avere paura di niente, e si unisce a lui come se lo conoscesse da sempre. Insieme proseguiranno il cammino e, nell’abbraccio di un paesaggio sontuoso e malevolo, sperimenteranno modi inediti per sopravvivere, sperare, e perfino per amare. Nella prosa esatta, minuziosa, ferocemente asciutta di Guay-Poliquin, prende vita un romanzo palpitante e attualissimo, che rivisita i classici della sopravvivenza nella natura e, attraverso una storia avventurosa e commovente, si interroga sul significato più profondo– e non convenzionale – dell’essere famiglia.

In libreria dal 6 febbraio 2024.

L'AUTORE

Nato in Québec nel 1982, Christian Guay-Poliquin è considerato uno degli autori più promettenti della letteratura canadese contemporanea. Con Il peso della neve (Marsilio 2019), tradotto in oltre quindici lingue, ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il prestigioso Gouverneur général.



 

sabato 3 febbraio 2024

[Recensione] Un tramonto a Parigi - Jenny Colgan

 


UN TRAMONTO A PARIGI || Jenny Colgan || Piemme || 2014 || 412 pagine

Nell'ora in cui il sole sorge su Pont Neuf - il ponte dei lucchetti - e le stradine di Parigi cominciano pian piano a risvegliarsi, Anna Trent è già al lavoro: immersa nel profumo di zucchero e cacao, inventa e prepara le sue creazioni di cioccolato finissimo. Deliziose prelibatezze che abbelliranno la vetrina dell'antica bottega dove ha cominciato da poco a lavorare, per poi finire sulle tavole imbandite delle più belle case di Parigi. Ma questa passione, per Anna, è cominciata molto prima - a casa sua, nel Nord dell'Inghilterra, e nella fabbrica di cioccolato industriale dove un brutto incidente ha imposto una fermata obbligatoria alla sua vita, facendole perdere il lavoro e l'allegria. Ma quando tutto sembra perduto, c'è sempre Parigi. E così, grazie all'aiuto della cara, vecchia professoressa di francese - l'unica materia in cui Anna aveva qualche voto decente - addio pioggerella fine e insistente dei sobborghi inglesi, addio cioccolato industriale... Nella bottega del maestro cioccolataio Thierry la vita ha un altro sapore, e i sogni anche. Riuscirà Anna a realizzarli tutti, compreso quello di trovare il grande amore? La sola cosa che sa per certo, mentre al tramonto passeggia per le viuzze della città, è che quando Parigi chiama, l'amore risponde.

RECENSIONE

La storia di due ragazze inglesi che, in tempi diversi, hanno conosciuto l'amore a Parigi. Unico comun denominatore: la prima (nel passato) si innamora di un bravo pasticcere cioccolataio, la seconda (contemporanea) si innamora di suo figlio. Il tutto ambientato a Parigi. E alla fine ci sono pure alcune ricette dell'autrice.

Che dire, una storia che facilmente si dimentica, banale, a tratti noiosa, personaggi poco caratterizzati, anzi direi per niente, molte parti inutili, la stessa Parigi appare come una città normale, anzi, quasi fantasma. Se consigliarlo? Se amate gli harmony non vi piacerà tanto, anche le parti (poche) in cui si fa sesso o non sono scritte o sono scritte male.


venerdì 2 febbraio 2024

[Segnalazione] Misterioso omicidio a Tokyo - Tetsuya Honda

Chi era Kenichi Takaoka? Tutto ciò che resta di lui è la piccola impresa edile che gestiva nei sobborghi di Tokyo, il suo minivan, abbandonato sulla sponda del fiume Tama, e una mano. Mozzata e ritrovata per caso in un parcheggio. È la detective Reiko Himekawa della polizia di Tokyo a occuparsi del macabro ritrovamento, e della probabile indagine per omicidio che ne conseguirà, insieme all'ispettore Kusaka, suo nemico giurato. Le cose non sono facilissime per Reiko: troppo giovane e bella per non subire fastidiose discriminazioni in polizia, troppo talentuosa per non attirarsi le antipatie dei colleghi. Il mistero di Kenichi Takaoka sembra destinato a rimanere tale, finché dal fiume affiora quello che ha tutte le sembianze di un torso umano. Ma quando dalle indagini emerge che il corpo non è di Takaoka, e che quest'ultimo, a sua volta, aveva delle lontane ma certe connessioni con la Yakuza, le cose si complicano. E per la detective Himekawa la posta in gioco diventa pian piano sempre più alta...

Dal 6 febbraio in libreria.

L'AUTORE

Tetsuya Honda è uno dei maggiori autori giapponesi. Pluripremiato e con quasi cinque milioni di copie vendute solo in patria, è celebre per i gialli della serie con protagonista la detective della Omicidi di Tokyo Reiko Himekawa. In Italia è pubblicato da Piemme.


giovedì 1 febbraio 2024

[Recensione] L'arte di correre - Haruki Murakami

 


L'ARTE DI CORRERE || Haruki Murakami || Einaudi || 2011 || 157 pagine

Quando, nel 1981, Murakami chiuse Peter Cat, il jazz bar che aveva gestito nei precedenti sette anni, per dedicarsi solo alla scrittura, ritenne che fosse anche giunto il momento di cambiare radicalmente abitudini di vita: decise di smettere di fumare sessanta sigarette al giorno, e - poiché scrivere è notoriamente un lavoro sedentario e Murakami per natura tenderebbe verso una certa pinguedine - di mettersi a correre. Da allora, di solito scrive quattro ore al mattino, poi il pomeriggio corre dieci o più chilometri. Qualche anno più tardi si recò in Grecia dove per la prima volta percorse tutto il tragitto classico della maratona. L'esperienza lo convinse: da allora ha partecipato a ventiquattro di queste competizioni, ma anche a una ultramaratona e a diverse gare di triathlon. Scritto nell'arco di tre anni, "L'arte di correre" è una riflessione sulle motivazioni che ancora oggi spingono l'ormai sessantenne Murakami a sottoporsi a questa intensa attività fisica che assume il valore di una vera e propria strategia di sopravvivenza. Perché scrivere - sostiene Murakami - è un'attività pericolosa, una perenne lotta con i lati oscuri del proprio essere ed è indispensabile eliminare le tossine che, nell'atto creativo, si determinano nell'animo di uno scrittore. Al tempo stesso, questo insolito libro propone però anche illuminanti squarci sulla corsa in sé, sulle fatiche che essa comporta, sui momenti di debolezza e di esaltazione che chiunque abbia partecipato a una maratona avrà indubbiamente provato.

RECENSIONE

Vi sembrerà strano ma invece di comprare 1Q84 di Murakami ho preso L'arte di correre. Perché? Prima di tutto perché mi attirava il titolo, in secundis perché non volevo iniziare un suo romanzo ma una sua opera diciamo meno impegnativa come questa che è una sorta di diario di viaggio. Qui l'autore giapponese ci narra la sua personalissima esperienza di corridore e anche di scrittore, cose che entrambe lo affascinano e che nella sua vita combaciano in maniera perfetta. Mi è piaciuto. E molto. Murakami scrive senza censura, come se parlasse con se stesso, e in effetti ci rivela nella prima pagina "la regola vuole che un vero gentiluomo non parli delle sue ex fidanzate, né delle tasse che paga [...] Io, però, non sono un gentiluomo, quindi del galateo me ne infischio. Tuttavia provo un leggero imbarazzo a scrivere questo libro, benché non si tratti di un manuale di igiene fisico-mentale, ma di un testo sulla corsa a piedi [...] Voglio solo fare alcune riflessioni, o forse un soliloquio, su ciò che ha significato per me, per la mia persona, praticare la corsa per tutto questo tempo". Intanto scopriamo che Murakami, quando corre, ascolta la musica. Soprattutto i Lovin' Spoonful, Carla Thomas, Otis Redding, Eric Clapton, Rolling Stones, Vernon Duke, Brian Adams e molti altri.

Il testo di Murakami fissa il periodo di tempo che va dall'estate del 2005 fino all'autunno del 2006. L'autore ci parlerà come un compagno di corsa, svelandoci la sua vita privata, i suoi gusti letterari, come sono nati i suoi primi romanzi, le fatiche e le gioie che gli ha riservato la vita. Ed è bello come ci descrive proprio il suo primo approccio alla scrittura: "Stavo per compiere trent'anni. Ero arrivato a un'età in cui non potevo più definirmi "un giovane". Così ho concepito il proposito di scrivere dei romanzi - una cosa che non mi era mai passata per la mente prima di allora. [...] Era il 1° aprile 1978, verso l'una e mezzo del pomeriggio. Quel giorno, seduto sulla gradinata dello stadio di Jingu, guardavo una partita di baseball bevendo una birra. [...] Hilton fece una battuta a terra lungo la linea sinistra del campo - il suono secco della palla contro la mazza risuonò nello stadio - poi a velocità pazzesca girò la prima base e si fermò sulla seconda. Ecco, fu in quel momento che mi colpì il pensiero 'voglio scrivere un romanzo'. [...] Mi recai in una cartoleria di Shinjuku, comprai una risma di fogli e una stilografica da circa mille yen. Un piccolo investimento di capitale. Questo succedeva in primavera, in autunno avevo finito di scrivere un'opera di duecento fogli da quattrocento caratteri. Mi sentivo molto soddisfatto. [...] E' il romanzo che venne poi pubblicato con il titolo Ascolta la canzone nel vento. Ciò che mi interessava era la scrittura in sé, non tanto che il libro vedesse o meno la luce".

Adesso cito alcune frasi del libro che a me sono molto piaciute: "Ciò che mi interessa è se riesco o meno a raggiungere gli obiettivi che io stesso mi sono prefisso. [...] Scrivere un libro è un po' come correre una maratona, la motivazione in sostanza è della stessa natura: uno stimolo interiore silenzioso e preciso, che non cerca conferma in un giudizio esterno. [...] L'essenziale è superare anche di poco il livello raggiunto in precedenza. [...] Una persona riesce a costruire la propria personalità e a preservare la propria autonomia proprio perché è differente da tutte le altre. [...] Quando faccio qualcosa, qualunque essa sia, se non mi ci dedico anima e corpo non concludo nulla, sono fatto così. [...] Bene o male sono arrivato alla laurea, ma non rammento di aver mai trovato, nemmeno una volta, qualche attrattiva nello studio. [...] Non si può essere simpatici a tutti, la verità è questa".