mercoledì 15 gennaio 2025

[Recensione] Il cavaliere senza testa - Enrico Brizzi

 


IL CAVALIERE SENZA TESTA || Enrico Brizzi || Ponte alle Grazie || 2018 || 165 pag.

«L’origine è la meta». Questa famosa formula di Karl Kraus potrebbe riassumere, indicandolo, il significato più profondo del viaggio tra campagne, città e monti raccontato da Enrico Brizzi in questo libro. Un viaggio che si snoda su due percorsi: quello compiuto a piedi insieme alle sue giovanissime figlie, dodici tappe da Pieve di Cento al Lago Scaffaiolo, e quello evocato dalle memorie dei luoghi incontrati, nella storia di un territorio e di una famiglia attraverso i secoli. Enrico e le bambine camminano nei boschi, lungo i sentieri, attraversano fiumi e canali e salgono in cima alle montagne, e durante le soste e prima di addormentarsi rivivono nei ricordi storie di papi e imperatori, di contadini e soldati, di guerre, avventure, grandi amori e scherzi del destino; il paesaggio attraversato acquista più dimensioni, i luoghi e i loro nomi diventano anch’essi famigliari, come gli antenati, e un cavaliere senza testa appare tanto reale quanto zio Ulisse, che naturalmente è un viaggiatore instancabile. Viaggio alla volta delle origini, viaggio che ci porta via, viaggio che ci fa ritrovare: la meta è quest’albero genealogico, intimo e diffuso allo stesso tempo; lo stato d’animo è quello di un padre che accompagna le sue figlie nel mondo e, guardandole, prova una speranza che è già anche nostalgia.

RECENSIONE

Dopo aver amato Il sogno del drago. Dodici settimane sul Cammino di Santiago da Torino a Finisterre, ritorno a leggere un altro diario di viaggio di Enrico Brizzi, stavolta, come si evince dal titolo, in buona compagnia: assieme alle sue figlie decide di percorrere, a piedi, un percorso che parte da Pieve di Cento fina a giungere al Lago Scaffaiolo, in provincia di Modena. Una vera e propria traversata appenninica che con le sue tre figlie avrà degli alti e dei bassi.

Purtroppo sono rimasto abbastanza deluso da questa lettura, non perché lui non sia bravo a scrivere, ma perché del viaggio si parla poco o nulla, visto che l'autore ha preferito inserire lunghi capitoli e dissertazioni su memorie familiari, dei suoi avi e parenti e anche alcuni eventi storici che hanno riguardato la sua terra.

In futuro leggerò del suo viaggio in Gerusalemme, mi incuriosisce.


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