mercoledì 2 dicembre 2020

[Recensione] Il mare - John Banville


IL MARE | John Banville | Guanda | 31 dicembre 2010 | 208 pagine

Max Morden, storico dell'arte in fuga dai fantasmi di un lutto recente, giunge nella località balneare che ha fatto da sfondo alle vacanze della sua infanzia. Spera di ritrovare se stesso seguendo le tracce di un passato perduto ma si accorge di essere caduto vittima di un miraggio: il mondo visto attraverso gli occhi del bambino non corrisponde a quello visto dall'adulto. Decenni prima, in riva allo stesso mare, Max aveva conosciuto i Grace con i loro due figli gemelli e la graziosa governante. Sbirciando il corpo statuario della signora Grace aveva provato i primi desideri sessuali. Facendo amicizia con i ragazzi aveva sperimentato un timido amore per la coetanea Chloe. Ma il fulgore di quell'estate era stato offuscato dalla morte e dall'ombra di un oscuro segreto. E Morden, tanti anni dopo, torna sulla stessa spiaggia a ricordare non solo il ragazzo che è stato, ma anche l'uomo che è diventato, segnato dai rapporti con la figlia, con la fascinosa moglie scomparsa, e via via a ritroso, con il suocero trafficone e con i volgari genitori. Durante questo intimo viaggio nella memoria, ricostruisce i particolari della tragedia di cui è stato inconsapevole testimone, e solo sciogliendone l'enigma dà un senso al proprio dolore e si riconcilia con gli spettri, compreso quello del futuro.

RECENSIONE

Filo portante del romanzo è il lutto del protagonista, Max, uno storico dell'arte che ha perduto da poco la moglie e decide di ritornare nel paese dove passava le vacanze estive da bambino. Sarà un'occasione per ricordare la famiglia Grace, della cotta presa per Chloe, per i primi turbamenti sessuali verso la signora Grace.

Difficile dare un'opinione su questo libro. Non è che una lunga rielaborazione del lutto del protagonista, e ha uno stile particolare, che può ricordare l'Ulisse di James Joyce, un vero e proprio monologo interiore di Max che spazia e mescola passato e presente. Questo è il punto forte dell'opera: che ti fa immedesimare nel dolore del protagonista. La malinconia trasuda ad ogni pagina, e le descrizioni del mare in realtà raffigurano gli stati d'animo di Max. Banville ha uno stile delicato, colto, molto intimista, tanto è vero che all'inizio pensavo fosse un romanzo autobiografico. Alla fine, ci vuole dire Max, il destino fa come il mare: continua ad essere imprevedibile.