sabato 17 febbraio 2024

[Recensione] I diamanti sono per sempre - Ian Fleming

 


I DIAMANTI SONO PER SEMPRE || Ian Fleming || Adelphi || 2014 || 247 pagine

Chi conosce i libri di Ian Fleming sa che l'agente 007, in realtà, indaga sempre e soltanto sulle ossessioni private del suo autore. Come, qui, il commercio internazionale di diamanti, che Flem­ing scoprì leggendo un lungo pezzo uscito nel 1954 sul «Sunday Times» a proposito di un traffico di preziosi fra New York e la Sierra Leone (gli stessi set del romanzo), e poi dedicandosi quasi per un anno a ricerche e interviste negli Stati Uniti. A leggerlo bene, I diamanti sono per sempre è quindi una specie di reportage romanzesco, e una delle sorprese che ci riserva sono le maniacali descrizioni di bar, ristoranti, alberghi, motel, autostrade, deserti americani: polaroid estremamente nitide, che messe l'una accanto al­l'altra raccontano un sogno che poco a poco si trasforma in un incubo – ad a­ria condizionata. Poi arrivano le sorprese che in fondo ci aspettiamo, come i crudeli rituali e le infernali macchinazioni della malavita americana, ricostrui­ti con la demoniaca precisione cui Fleming ci ha abituato. Un quadro già complesso, ma quando entra in scena la Bond Girl più spiccia e sentimentale di tutte, Tiffany Case, le cose si complicano quasi troppo – persino per Bond.

RECENSIONE

Stavolta il nostro agente segreto 007 James Bond viene inviato in America, precisamente a Las Vegas, dove indagherà su un commercio di diamanti (sintetizzando molto). 

In questa quarta avventura di Bond (li sto leggendo in ordine cronologico) ritroviamo i nemici, la bond girl di turno, e il cattivo che si è costruito un paese stile western con tanto di stazione e locomotiva personale. E poi l'immancabile casinò, corse di cavalli truccate, sparatorie durante la seduta ai fanghi, ma stavolta ho trovato un Bond sottotono, come se fosse stato costretto a portare a compimento quella missione per ritornarsene subito nella sua amata Londra. 

Direi che stavolta ci serve una licenza non per uccidere, ma per annoiarci di meno.