martedì 8 febbraio 2022

[Recensione] Dissipatio H.G. - Guido Morselli

 


DISSIPATIO H.G. || Guido Morselli || Adelphi || 1985 || 154 pagine

Ultimo romanzo di Morselli, di pochi mesi precedente la sua tragica scomparsa, Dissipatio H.G. (dove H.G. sta per Humani Generis) è anche il suo libro più personale e segreto, l’unico dove questo maestro del mimetismo ha scelto di porsi direttamente sulla scena. E lo ha fatto in modo così illuminante ed emblematico da far pensare a una confessione che valga da consapevole gesto di congedo. Il protagonista di Dissipatio H.G., uomo lucidissimo, ironico, ipocondriaco, e soprattutto ‘fobantropo’, attirato da un feroce solipsismo, decide di annegarsi in uno strano laghetto in fondo a una caverna, in montagna. Ma all’ultimo momento cambia idea e torna indietro. Il genere umano, proprio in quel breve intervallo, è scomparso, volatilizzato. Per il resto, tutto è rimasto intatto. Così, paradossalmente, l’umanità è ora rappresentata da un singolo che era sul punto di abbandonarla e che, comunque, non si sente adatto a rappresentare alcunché; neppure, a tratti, se stesso. Comincia allora un appassionante monologo, sullo sfondo della solitudine assoluta e di un silenzio rotto soltanto da qualche voce di animale o dal ronzio di macchine che continuano a funzionare. Ed è un monologo che presto si trasforma in un dialogo con tutti i morti, tenuto da un unico vivo che a momenti pensa di essere anch’egli morto. Riaffiorano spezzoni di ricordi, particolari sepolti riemergono come decisivi e, mentre i pensieri si affollano, l’anonimo protagonista cerca dappertutto un qualche altro sopravvissuto, vaga fra luoghi odiati e amati, fra le sue montagne e Crisopoli (chiaramente Zurigo). Tutto è uguale, eppure tutto è per sempre trasformato. Il mondo è ora popolato soltanto da «oggetti vicini e irraggiungibili, noti e irriconoscibili, sfigurati». Ma non è certo un mondo innaturale: anzi il sopravvissuto è spesso sfiorato dal sospetto che proprio in questa forma di sterminato magazzino e indifferente sepolcro esso raggiunga, in certo modo, la sua verità. Rimane, comunque, il gigantesco interrogativo sul destino degli scomparsi. Che l’umanità sia stata «angelicata in massa»? O si tratti di una inaudita migrazione turistica collettiva? O di una silenziosa apocalisse? E l’unico sopravvissuto è un prescelto o, proprio lui, il condannato? Morselli ci fa attraversare con mirabile sottigliezza tutte le reazioni del sopravvissuto, che vanno da una sinistra ironia e, quasi, euforia, alla «superbia solipsistica», finché a poco a poco si fa strada in lui un’angoscia senza confini. E, mentre il delirio lievemente corrompe ogni residua certezza, il protagonista si abbandona a cercare le improbabili tracce di un amico dimenticato, unico ricordo di rapporto reale che gli resti della sua vita precedente. C’è qualcosa di disperato e, insieme, di sereno in queste pagine, fra le più belle di tutto Morselli – e certo le sole in cui accetti di far trasparire la sua dura pena personale. E c’è, alla fine, una grande immagine in cui convivono, pacificati, tutto e il contrario di tutto: nelle strade deserte di Crisopoli-Zurigo, coperte ormai da uno strato leggero di terriccio, crescono piantine selvatiche. Nel Mercato dei Mercati spuntano, ignari, i ranuncoli e la cicoria. E l’ultimo uomo, che già era stato del tutto solitario fra gli uomini, siede e aspetta. 

RECENSIONE

Cosa si prova a rimanere l'unico essere umano vivo sulla Terra? È proprio quello che accade al protagonista di questa storia, che dovrà convivere con questo trauma: essere l'unico uomo vivente sulla faccia della Terra. E dire che lui stava proprio per suicidarsi... Quando però sbatte la testa ed esce fuori dalla caverna, non trova più un'anima viva umana, mentre il resto della vita vegetale ed animale è rimasta intatta. Cosa sarà successo in quelle poche ore? Cosa ha portato all'estinzione del genere umano? Il nostro protagonista andrà alla ricerca di una risposta.

Che dire, ho scoperto casualmente questo autore italiano e devo dire che mi ha subito rapito: stile pazzesco, dotto, intrigante, la storia non smette di farti partecipe dal dramma del protagonista. Purtroppo ho appreso che l'autore si suicidò poco tempo dopo aver terminato di scrivere questa opera, evento che rende ancora più forte e incredibile quello che ha scritto. Potrebbe ricordare Io sono leggenda di Richard Matheson.

Quella notte, era deciso, io mi sarei ammazzato. Perché. Per il prevalere del negativo sul positivo. Nel mio bilancio. Una prevalenza del 70 per cento.