martedì 13 luglio 2021

[Recensione] Madre notte - Kurt Vonnegut

 


MADRE NOTTE || Kurt Vonnegut || Feltrinelli || novembre 2017 || 206 pagine

Madre notte è il racconto in prima persona di Howard W. Campbell, un americano trasferitosi con la famiglia in Germania dopo la prima guerra mondiale che vi resta anche dopo la presa del potere di Hitler e diventa la voce della propaganda nazista di Goebbels per gli Stati Uniti. All'inizio e alla fine del libro il protagonista si trova in una prigione israeliana, in attesa di processo per crimini di guerra, lì ripensa alla propria vita e decide di scrivere le sue memorie. Nella cella accanto alla sua è rinchiuso anche Eichmann, l'artefice della soluzione finale degli ebrei. Entrambi sono accusati di propaganda nazista e genocidio. Campbell in una serie di flashback e narrazioni secondarie ripercorre gli anni del nazismo, l'arresto, il trasferimento a New York e la decisione di tornare in Israele per farsi processare. Alla fine potrà dimostrare di essere stato un agente dello spionaggio americano, ma se non lo si può più accusare di crimini contro l'umanità, nondimeno su di lui pesano i crimini contro se stesso. Infatti si finisce per essere chi si finge di essere e il confine tra giusto e sbagliato, bene e male, rischia di diventare labile. Campbell arriva anzi ad affermare che occorre a tutti un po' di follia per non sentire il dolore di vivere. Il racconto, presentato come un autentico documento storico, risulta un'attualissima riflessione sulla guerra, la violenza e le loro cause. Dal libro, pubblicato nel 1961, è stato tratto anche un film interpretato da Nick Nolte nel 1996.

RECENSIONE

Un uomo è quel che finge di essere, sicché deve stare molto attento a quel che fa finta di essere

Finalmente riesco a leggere un'altra opera di Vonnegut, che ho apprezzato tantissimo nel suo celebre Mattatoio n. 5 o La crociata dei bambini. Se in Mattatoio veniva affrontata la tematica della guerra, in questa opera si affronta il nazismo e la sua folle propaganda. In entrambe le opere è chiaro il messaggio dell'autore: la guerra è sempre una pessima idea, meglio non farla. E in questo romanzo scritto sotto forma di memorie, ha una morale come ci ricorda all'inizio lo stesso Vonnegut: questo è l'unico dei miei racconti di cui conosca la morale. Noi siamo quel che facciamo finta di essere, sicché dobbiamo stare molto attenti a quel che facciamo finta di essere.

La genialità di Vonnegut è quella di riuscire a narrarci eventi tragici e complessi come la seconda guerra mondiale in modo diretto e semplice, e soprattutto ironico, cosa non facile per tutti. Anzi, per pochi. E poi il suo stile è davvero inimitabile.

Il protagonista è una spia nazista addetta alla propaganda antisemita che si pente di quello che ha fatto e decide di auto accusarsi facendosi arrestare. Quindi, in carcere, in attesa di sapere se verrà condannato o meno, decide di scrivere un libro di memorie, formato da brevi capitoli che riassumono tutto quello che ha vissuto. E Vonnegut ci farà riflettere proprio su questo: è lecito perdonare una persona che ha fatto tanto male? Quali sono i confini che ci fanno determinare se una persona è buona o cattiva?

Dite quel che volete del sublime miracolo di una fede senza dubbi, ma io continuerò a ritenerla una cosa assolutamente spaventosa e vile.

Questa opera ci fa riflettere sul lato umano delle persone, naziste o meno che siano state. Howard può essere contemporaneamente un eroe e un mostro, un buono e un cattivo.

Curiosità: il protagonista del romanzo, Howard W. Campbell, è ispirato alle figure realmente esistite di William Joyce e di Ezra Pound.