lunedì 6 aprile 2020

[Recensione] Il pianeta del silenzio - Stanisław Lem

Titolo: Il pianeta del silenzio 
Titolo originale: Fiasko
Autore: Stanisław Lem
Traduttore: Riccardo Valla
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 1988
Prima pubblicazione: 1986
Genere: fantascienza
Pagine: 340

Quarta di copertina
Angus Parvis è diretto verso Titano con un carico di radiatori quando una chiamata d'emergenza lo obbliga a una deviazione verso una base secondaria: serve un uomo in grado di pilotare un enorme robot Digla per una missione di soccorso, dopo che sull'aspra superficie del satellite sono già scomparsi tre uomini... Comincia così un'avventura degna della grande tradizione dello scrittore polacco, uno dei massimi esponenti della letteratura fantascientifica del Vecchio Continente.

Recensione
Avendo amato molto il suo capolavoro Solaris ho deciso, dopo qualche anno, di leggere un'altra opera di Lem e mi sono imbattuto ne Il Pianeta del Silenzio.

Il romanzo racconta di una spedizione verso l'ignoto pianeta Quinta al fine di instaurare un contatto con la civiltà che vi abita. Alla spedizione prende parte anche un "resuscitato", ovvero un personaggio, che poi si rivelerà chiave per l'economia del racconto, resuscitato dallo stato di vetrificazione, un congelamento istantaneo dei liquidi organici molto simile alla più comune ibernazione, in cui era caduto a causa di un incidente durante una spedizione di soccorso sul satellite di Saturno, Titano.

Per prima cosa ho riassaporato il particolare e grandioso stile di scrittura di Lem che ti lascia, volente o nolente, sempre a bocca aperta. La seconda cosa che subito ti risalta agli occhi è la sua direi infinita conoscenza scientifica (non a caso l'autore era medico, scienziato biologico, conoscitore della cibernetica e astronautica, filosofo e brillante appassionato di letteratura) che ad alcuni lettori potrebbe risultare noioso in certe sue descrizioni di ambientazioni e/o azioni che compiono i nostri protagonisti. Per citarne una, egli inventa la tecnica della "embrionizzazione". Questa tecnica consente ad un astronauta di sopravvivere all’enorme pressione che si crea all’interno dell’astronave al momento del lancio ad una velocità non lontana da quella della luce. In breve, una macchina fa uscire dal corpo dell’astronauta tutto il sangue (che conserverà con cura in un apposito contenitore) e vi fa entrare un liquido bianco molto più denso del sangue, di nome onax. Ossigenato e nutrito dalla macchina per mezzo dell’onax, l’astronauta dorme per tutta la durata del viaggio in una vasca piena di una soluzione liquida densa. Quando l’astronave arriva a destinazione, la macchina fa uscire l’onax e fa rientrate il sangue nel corpo dell’astronauta, che a quel punto è pronto per svegliarsi. Lem spiega che gli scienziati hanno inventato la tecnica dell’embrionizzazione studiando i pesci che vivono nelle profondità degli oceani. Questi pesci riescono a sopportare il peso dell’oceano perché la pressione interna ai loro corpi, che appaiono molto gonfi, è pari alla pressione esterna.
Durante la lettura, poi, l'autore ci spiega che i nostri astronauti "scavalcano" le enormi distanze cosmiche sfruttando le distorsioni temporali che si determinano nei pressi di una collapsar (come fai a non pensare subito ai viaggi delle astronavi di Star Trek?).

[Recensione] Il treno per Istanbul - Graham Greene

Titolo: Il treno per Istanbul 
Titolo originale: Stamboul Train
Autore: Graham Greene
Traduttore: Alessandro Carrera
Editore: Sellerio
Data di pubblicazione: 24 ottobre 2019
Prima pubblicazione: 1932
Genere: romanzo
Pagine: 352
Prezzo: 14 euro

Quarta di copertina
Graham Greene, lo scrittore spia, scelse il treno per Istanbul, rievocante il fascino luccicante dell’Orient Express, per mettere in azione il suo campionario di tipi umani. Il romanzo – un divertimento, come recita il sottotitolo – è del 1932 ed è il primo grande successo di vendite dell’autore. Precede di un anno il giallo allestito sullo stesso mezzo da Agatha Christie con Hercule Poirot. Ma quanto diversi, dagli eleganti signori vendicativi della scrittrice, sono i passeggeri del treno di Greene: «un’umanità spaventata – scrive Antonio Manzini nella Nota a questo volume – insicura, dubbiosa, tragica e dolente». Uomini e donne in viaggio attraverso l’Europa e attraverso le proprie vite: chi per la prima volta di fronte a una specie di amore, chi alle prese con un ultimo riflesso di idealismo; tutti, però, vittime e carnefici di un cinismo generale. Coral, la piccola dolce ballerina di fila, è attesa da una traballante compagnia inglese in Turchia, e intreccia durante il viaggio una relazione sentimentale carica di illusione. Il dottor Czinner, comunista e sognatore, non crede più che la miccia che vuole accendere prenderà e spera solo che il suo sacrificio ambito abbia degna risonanza. Il signor Myatt, ricco ebreo in viaggio d’affari, ha un conto da regolare con un funzionario infedele della ditta, ma sente il vigore del disprezzo razziale che gli cresce intorno. Mabel Warren, cinica giornalista a caccia di uno scoop annibalesco, sa che la sua amante mantenuta Janet la tradirà definitivamente. Il ladro Grünlich approfitta dell’altrui bontà solo per salvarsi la pelle. E via così in un ingarbugliarsi di vite dentro lo spazio affollato degli scompartimenti, mentre il treno scorre sui binari «simile al movimento di una macchina da presa» (Domenico Scarpa, nella Postfazione). E in questo romanzo dall’umorismo impassibile il manovratore di destini Greene è come se leggesse la profezia oscura di quello che accadrà in Europa; nella naturale ineluttabile crudeltà delle persone, nel crescente antisemitismo incontrastato, nel disprezzo esibito dai conformisti verso ogni solidarietà. Chi soccombe del tutto alla fine sono i benintenzionati. Il treno per Istanbul è un classico romanzo entre-deux-guerres. Ma in quei vagoni potrebbe viaggiare benissimo un campione della spaesata umanità di oggi. Lo scavo etico-psicologico, la rappresentazione di una società, costituiscono l’attualità senza tempo dell’opera di Graham Greene.

Recensione
Graham Greene ci narra le vite di alcune persone che viaggiano in uno dei treni più famosi della letteratura mondiale, ovvero l'Orient Express, celebre soprattutto per il giallo che vi ha ambientato Agatha Christie, Assassinio sull'Orient Express. La cosa curiosa è che questo romanzo è stato scritto proprio un anno prima di quello appena citato della Christie, nel 1932.

Attraverso il gruppo di viaggiatori che salgono sul treno, Greene dipinge un campione dell’umanità rappresentativa dell’epoca, e i cui destini si intrecciano e definiscono il mood. Si percepisce il timore all’approssimarsi delle frontiere che il treno attraversa, perché sono sorvegliate e i controlli possono essere fonte di preoccupazione. Si respira un’aria densa di tensione, così come salta fuori l’odio verso gli ebrei, gli impeti rivoluzionari dettati dalle differenze tra le classi sociali, un certo atteggiamento distante dalla realtà da parte dei religiosi, un disincantato cinismo nei rapporti tra uomini e donne, dove sembrano prevalere più gli interessi che i sentimenti, anche se nascosti da un candore più perbenista che autentico.
Bisogna anche dire che lo stile di scrittura di Greene si sposa benissimo alla descrizione cinematografia, egli infatti passa a narrarci le vite dei vari protagonisti con stacchi spesso rapidi e con vari flashback.

Lettura piacevole e concordo con l'intento dell'autore: ha scritto un'opera da entertainments, ma dove gli strascichi della guerra passata e quella che stava per iniziare si sentono tutti.

[Recensione] Metro 2034 - Dmitrij Glukhovskij

Titolo: Metro 2034 
Autore: Dmitrij Glukhovskij
Serie: Metro #2
Editore: MPlayer Edizioni
Data di pubblicazione: 19 giugno 2012
Prima pubblicazione: 16 marzo 2009
Genere: fantascienza, post-apocalittico
Pagine: 335
Prezzo: 17,90 euro

Quarta di copertina
Un anno dopo la conclusione dei fatti raccontati in Metro 2033, la narrazione riprende dalla stazione "Sevastopolskaya" della Metropolitana di Mosca. Dopo vent'anni dall'inizio della guerra, il mondo in superficie resta completamente ostile all'homo sapiens. I cittadini della "Sevastopolskaya" hanno trasformato la stazione in una piccola fortezza per sopravvivere alle infinite ondate di mostri provenienti dalla vicina stazione "Chertanovskaya". Considerano la loro casa come una specie di "Sparta", addestrando i loro guerrieri così bene da essere temuti dal resto della metropolitana. In più, gli ingegneri della "Sevastopolskaya" sono riusciti a costruire numerose stazioni idroelettriche in grado di utilizzare le correnti sotterranee, rendendole un'inestimabile scorta di elettricità per "Ganza" e il resto della metropolitana moscovita. Tutto sembra procedere per il verso giusto, ma c'è un problema fatale che neanche i coraggiosi abitanti di "Sevastopolskaya" possono risolvere: la distanza dal centro. La stazione è situata nella remota periferia della metropolitana di Mosca e le zone settentrionali sono disabitate. E ovviamente per un buon motivo. Infatti, "Tulskaya" è l'unica stazione settentrionale affidabile prima di "Ganza" e, se qualcosa dovesse accaderle, "Sevastopolskaya" perderebbe le munizioni e le provviste necessarie a respingere le orribili creature.

Recensione
Dopo un anno mi sono deciso a leggere il seguito di Metro 2033 e, ahimé, la storia non mi ha intrigato come il primo.

Dagli avvenimenti del primo libro sono passati sei mesi. Stavolta cambiano i protagonisti, visto che la fine di Artyom è rimasta misteriosa. Troviamo Hunter, citato nel primo libro e scomparso nel nulla, detto anche il brigadiere, che fa la guardia di confine alla Sevastopolskaya ed è traumatizzato da quello che ha vissuto. Sceglie l'anziano scrittore che si fa chiamare Omero e insieme con un terzo uomo partono per trovare un contatto con le altre stazioni, visto che una precedente scorta armata non ha più fatto ritorno per controllare come mai non arrivavano più né merci né munizioni. Durante le loro peripezie incontreranno una ragazzina, Sasha, che salvano dall'attacco di un mostro appena in tempo. Stavolta la minaccia, oltre ai mutanti che vivono nella metropolitana, è un pericoloso virus che si sta diffondendo fra tutte le stazioni e i nostri si metteranno alla ricerca di un eventuale antidoto, per evitare che la razza umana superstite si estingua. Piccolo colpo di scena su ciò che è successo a Artyom.

Secondo libro della saga che stanca, anche se l'idea di debellare la diffusione di un virus a seguito delle radiazioni nocive è una cosa molto realistica (in questi giorni non si fa che parlare della diffusione del coronavirus, diffusosi in una città della Cina e molto pericoloso). Ho avuto l'impressione che l'autore sia un po' a corto di idee e che abbia scritto questo seguito proprio perché gli è stato commissionato. Artyom è rimasto vivo? Ritornerà? Lo scoprirò se deciderò di leggere anche il terzo e (spero) ultimo capitolo della saga, ovvero Metro 2035.

[Recensione] L'isola del dottor Moreau - H. G. Wells

Titolo: L'isola del dottor Moreau 
Titolo originale: The Island of Dr. Moreau
Autore: Herbert George Wells
Traduttore: Giuseppe Zito
Editore: Fanucci
Data di pubblicazione: 26 gennaio 2017
Prima pubblicazione: 1896
Genere: fantascienza
Pagine: 183
Prezzo: 8,35 euro

Quarta di copertina
Chi mai potrebbe credere alla storia raccontata da Edward Prendick? Stando alle sue memorie, scampato a un naufragio nelle acque del Pacifico, sarebbe stato tratto in salvo da un vascello che trasportava animali esotici, comandato da un capitano dedito all'alcol. Su quel vascello avrebbe conosciuto un tale Montgomery e il suo deforme servitore M'ling, insieme ai quali sarebbe sbarcato su un'isola vulcanica abitata da esseri singolari e spaventosi, a metà tra uomini e bestie. L'unica presenza umana sull'isola sarebbe stata quella del dottor Moreau, uno scienziato specializzato in perversi esperimenti di vivisezione dai quali quelle strane creature avrebbero preso vita. Ma, a quanto racconta Prendick, non tutto sarebbe andato secondo i piani: gli uomini-bestia avrebbero cominciato a maturare una propria coscienza e si sarebbero ribellati al loro creatore. A salvare Prendick da una morte certa quanto atroce, sarebbe stato un battello alla deriva con due cadaveri a bordo, grazie al quale l'uomo avrebbe finalmente ripreso il mare. A Londra, dove è riuscito a tornare, sono in molti a credere che Edward Prendick sia solo un pazzo...

Recensione
Cosa faceva il dottor Moreau in questa isola solitaria? Egli cercava di rendere umane delle bestie, degli animali come orsi, leopardi, scimmie, mucche, cani, donando loro addirittura una morale che avrebbero dovuto rispettare come se fossero stati sotto ipnosi. Ma a lungo andare vedremo che l'istinto animale prenderà il sopravvento e inizieranno i guai.

Stavolta il nostro Wells ci vuole far riflettere sulla nostra umanità e ci riesce perfettamente: che significa essere umani? La figura del dottore ripudiato dai suoi colleghi per i suoi esperimenti poco discutibili fa quasi tenerezza, se non fosse che viviseziona degli inermi animali (modificando anche il loro cervello) pur di renderli, a modo suo, più umani possibili. Non a caso il nostro protagonista, un povero naufrago che si trova a dover sbarcare in quella isola piena di esseri mutanti, deciderà di ribellarsi al folle dottore e di provare compassione per quei "mostri" o "esperimenti falliti".

È giusto, sembra chiederci l'autore, soprassedere al dolore che l'uomo procura agli animali vivisezionati pur di giungere a un nobile scopo? Noi ci consideriamo ancora oggi una razza superiore nonostante continuiamo ad ucciderci in infinite guerre sia economiche che politiche che reali? Wells con questa opera mette in discussione i principi delle nostre società moderne che si credono sempre più intelligenti e progredite quando sotto sotto sono sempre dei covi di istinti distruttivi e discriminatori, dove la nostra animalità è soltanto nascosta, coperta dagli abiti e dalle maschere che indossiamo. E questo si vede negli occhi del nostro protagonista quando, salvato dall'isola, ritorna a vivere nel nostro mondo moderno e vede ormai negli altri esseri umani la loro bestialità.

[Recensione] Heat Wave - Richard Castle

Titolo: Heat Wave 
Autore: Richard Castle
Traduttore: Giuseppe Marano
Serie: Nikki Heat #1
Editore: Fazi
Data di pubblicazione: 11 marzo 2010
Pubblicazione originale: 29 settembre 2008
Genere: poliziesco
Pagine: 299
Prezzo: 15 euro

Quarta di copertina
In "Heat Wave" Nikki Heat, una brillante, bellissima poliziotta della squadra omicidi di New York, si trova a indagare su una sconcertante serie di omicidi nel mondo della finanza. Ma la vera sfida, per lei, sarà dover sopportare la presunta collaborazione con il giornalista premio Pulitzer Jameson Rook. Nel frattempo, la città è messa a ferro e fuoco da un’anomala ondata di caldo, che rende le cose sempre più difficili… Castle, la serie di successo della ABC, ha per protagonista Richard Castle, l’autore di un ciclo di thriller di successo incentrati sul personaggio di Derrick Storm. Quando Castle inizia a collaborare con la detective Kate Beckett, trova l’ispirazione per un nuovo, brillante personaggio, Nikki Heat, intorno al quale ruota il primo di una nuova serie di thriller: Heat Wave. Ma nonostante l’attrazione reciproca, il rapporto tra Castle e Kate Beckett non è dei migliori…

Recensione
Questo romanzo poliziesco piacerà sicuramente a chi segue le mitiche investigazioni dello scrittore Richard Castle e della detective Kate Beckett nel telefilm Castle. Questo è il primo best seller che scrive Castle dopo aver conosciuto la detective Kate, e della quale (si capisce subito) si è perdutamente innamorato! Guarda caso in Heat Wave i protagonisti sono due: lo scrittore premio Pulitzer Jameson Rook e la detective Nikki Heat che indagano su un caso di omicidio (il cadavere gli piove quasi in testa!). Castle riesce a scrivere questo thriller traendo ispirazione dalle investigazioni che compie assieme (anzi, aiutando) il detective Kate, e spesso, come accade nella storia narrata, ci sono molti riferimenti autobiografici di Castle. Il ritmo è lo stello del telefilm: serrato, pieno di colpi di scena, quando sembra di aver capito chi sia stato l'assassino, ti accorgi che forse si sta sbagliando e bisogna ricominciare ad indagare daccapo! Chi leggerà questo libro sarà coinvolto in prima persona nelle indagini, e non si smetterà di leggerlo fino a quando non troverete l'assassino... Godibile, consigliabile per passare un paio di giorni come assistenti di Castle e amici!!! La simpatia di Castle vi catturerà, ne sono certo, così come ha fatto con me la prima volta che ho visto il telefilm (che vi consiglio di seguire, è troppo forte!).

[Recensione] I sotterranei del Majestic - Georges Simenon

Titolo: I sotterranei del Majestic 
Titolo originale: Les Caves du Majestic
Autore: Georges Simenon
Traduttore: E. Vicari Fabris
Serie: Commissario Maigret #20
Editore: Adelphi
Data di pubblicazione: 1 novembre 1998
Anno prima pubblicazione: 1942
Genere: giallo
Pagine: 150
Prezzo: 10 euro

Quarta di copertina
«“Hanno ucciso qualcuno del personale?” chiese sorpresa ma senza emozione». «“No, però è successo nei sotterranei... È questo lo strano della faccenda... Provi a immaginare una cliente, una cliente facoltosa, scesa al Majestic con il marito, il figlio, una governante e un’istitutrice... Un appartamento da più di mille franchi al giorno... Bene, questa donna viene strangolata alle sei del mattino, e non in camera sua ma nello spogliatoio dei sotterranei... Perché con ogni probabilità è lì che è stato commesso il delitto... Che cosa ci faceva una così nei sotterranei?... Chi ha potuto attirarla là sotto e come?... E per giunta a un’ora in cui gente come lei di solito è ancora immersa in un sonno profondo...”». «Le parole di Maigret non sortirono un grande effetto: Charlotte aveva aggrottato le sopracciglia come se le fosse venuta un’idea ma l’avesse subito scartata. Poi aveva lanciato un rapido sguardo a Prosper che si stava scaldando le mani sopra la stufa – mani bianchissime, dalle dita quadrate, coperte di peli rossi».

Recensione
Ventesima indagine per il nostro commissario di Parigi Maigret, indagine che forse Simenon non pensava assolutamente di scrivere visto che col precedente Maigret lo aveva tranquillamente mandato in pensione. Come spiegato, egli aveva fatto ciò perché voleva smettere di scrivere altri libri sul Nostro commissario, ma i fan non era per nulla d'accordo e così, dopo cinque anni di silenzio, eccolo uscire con questa nuova indagine: ritorna dunque Maigret, più in forma che mai! Non a caso Simenon ambienta questo giallo nello stesso albergo del primo romanzo con Maigret (Pietr il Lettone), come una sorta di omaggio e di ripartenza.

Stavolta viene ritrovata morta una donna facoltosa nei sotterranei di un hotel francese e, il giorno dopo, anche il portiere dello stesso. I sospetti ricadono subito sul barista Prosper Donge, colui che aveva ritrovato il cadavere della donna e per questo viene arrestato. Maigret però non è molto convinto che sia stato il barista a commettere quel duplice omicidio e inizia a scavare sul passato della donna.

Che dire, sono felice che Simenon abbia avuto la voglia di ritornare a scrivere delle inchieste di Maigret, e da 19 scopriremo arriverà a scriverne ben oltre 70! Questa indagine non mi ha colpito più di tanto, ma le atmosfere che solo lui riesce a pennellarci sono a dir poco eccezionali, soprattutto colpisce quel mondo dei servi che si muovono, come tante formiche ordinate, nei sotterranei dell'hotel lussuoso per accontentare e ben servire i ricchi viziati che vi abitano di sopra. Una piccola curiosità: avevamo lasciato Maigret, come avevo già scritto, in pensione, quindi come è possibile che qui è normalmente tornato in servizio? Secondo me, e credo di non sbagliare, il romanzo precedente è ambientato nel futuro, non ci vedo altra spiegazione plausibile. Ipotesi che si rafforza perché ho letto che nei prossimi romanzi Maigret sarà alcune volte in pensione, quindi il nostro autore ha scelto di alternare indagini del presente con altre future, tutto qua. 

[Recensione] Tatuaggio - Manuel V. Montalbán

Titolo: Tatuaggio 
Titolo originale: Tatuaje
Autore: Manuel Vázquez Montalbán
Traduttore: Hado Lyria
Serie: Pepe Carvalho #2
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione: 10 giugno 2015
Anno di uscita originale: 1974
Genere: giallo
Pagine: 182
Prezzo: 9 euro

Quarta di copertina
Scritto nel 1975 per 'scommessa etilica', "Tatuaggio" è il primo romanzo poliziesco della serie di Pepe Carvalho e va considerato una specie di presentazione del curioso detective, della sua bizzarra filosofia e del suo mondo. Pepe viene ingaggiato dal signor Ramòn per scoprire l'identità di un cadavere senza volto ripescato in mare a pochi chilometri da Barcellona. Unico indizio, un inquietente tatuaggio: "Sono nato per rivoluzionare l'inferno".

Recensione
Questo che ho letto è il primo romanzo con protagonista il detective Pepe Carvalho (e terzo che leggo dopo Quintetto di Buenos Aires e Il centravanti è stato assassinato verso sera). Come ho già ribadito nelle precedenti sue opere, Montalbán a me piace, nonostante il suo stile ironico e baroccheggiante non sia apprezzato da tutti. Come si dice: questione di gusti!

Al nostro Pepe viene commissionata un'indagine: scoprire l'identità di un marinaio trovato affogato a mare e col viso irriconoscibile: unico indizio a sua disposizione un tatuaggio che dice "Sono nato per rivoluzionare l'inferno" che lo porterà fino in Olanda.

Anche questa opera di Manuel mi è piaciuta, è stata una lettura piacevole, scanzonata, rilassante, ti fa appassionare alle indagini del nostro simpatico ed ironico investigatore galiziano amante del buon cibo e delle belle donne. La descrizione delle ricette che prepara ti fanno venire l'acquolina in bocca!

Se cercate un noir divertente e un po' sopra le righe, questo è il libro che fa per voi.

[Recensione] Storia di chi fugge e di chi resta - Elena Ferrante

Titolo: Storia di chi fugge e di chi resta 
Autrice: Elena Ferrante
Serie: L'amica geniale #3
Editore: edizioni e/o
Data di pubblicazione: 30 ottobre 2013
Genere: romanzo storico
Pagine: 384
Prezzo: 19,50 euro

Quarta di copertina
Elena e Lila, le due amiche la cui storia i lettori hanno imparato a conoscere attraverso L'amica geniale e Storia del nuovo cognome, sono diventate donne. Lo sono diventate molto presto: Lila si è sposata a sedici anni, ha un figlio piccolo, ha lasciato il marito e l'agiatezza, lavora come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione, ha studiato alla Normale di Pisa e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto. Ambedue hanno provato a forzare le barriere che le volevano chiuse in un destino di miseria, ignoranza e sottomissione. Ora navigano, con i ritmi travolgenti a cui Elena Ferrante ci ha abituati, nel grande mare aperto degli anni Settanta, uno scenario di speranze e incertezze, di tensioni e sfide fino ad allora impensabili, sempre unite da un legame fortissimo, ambivalente, a volte sotterraneo a volte riemergente in esplosioni violente o in incontri che aprono prospettive inattese.

Recensione
E dopo aver divorato i primi due romanzi della saga della Ferrante, ovvero L'amica geniale e Storia del nuovo cognome ho finito anche il terzo.
La storia continua da dove si era interrotta col secondo volume e percorrerà la seconda metà degli anni sessanta fino alla prima metà degli anni settanta, con un colpo di scena finale abbastanza telefonato che ci proietta al prossimo e ultimo volume della serie.
Stavolta a sposarsi toccherà alla nostra narratrice, Elena, e anche lei avrà dei bambini. Il problema è che ritornerà il passato e creerà abbastanza casino nella sua vita, mentre il rapporto con la sua amica geniale Lila sembra andare in crisi. Rispetto ai primi due questo volume è molto più politico e vi troveremo una Elena più matura e che si troverà di fronte a degli sviluppi inattesi che la cambieranno per sempre.

Confermo la tesi che avevo esposto nel precedente volume: stiamo leggendo una vera e propria soap-opera letteraria, cosa che non dispiace da un lato perché ormai ti sei affezionato ai personaggi principali, dall'altro (e parlo per me) inizia a stancarmi e anche per questo leggerò l'ultimo volume fra un po' di tempo.

Classifica dei libri più venduti (5 aprile 2020)

Domenica 22 marzo 2020

Top 10 dei libri più venduti in Italia


1) Storia di chi fugge e di chi resta (L'amica geniale, #3) by Elena Ferrante "Storia di chi fugge e di chi resta" di Elena Ferrante
2) L'amica geniale by Elena Ferrante "L'amica geniale" di Elena Ferrante
3) L'inverno più nero. Un'indagine del commissario De Luca by Carlo Lucarelli "L'inverno più nero" di Carlo Lucarelli
4) Storia della bambina perduta (L'amica geniale, #4) by Elena Ferrante "Storia della bambina perduta" di Elena Ferrante
5) La fiamma nel buio by Michael Connelly "La fiamma nel buio" di Michael Connelly
6) Storia del nuovo cognome by Elena Ferrante "Storia del nuovo cognome" di Elena Ferrante
7) Ah l'amore l'amore by Antonio Manzini "Ah l'amore l'amore" di Antonio Manzini
8) La misura del tempo by Gianrico Carofiglio "La misura del tempo" di Gianrico Carofiglio
9) I leoni di Sicilia by Stefania Auci "I leoni di Sicilia" di Stefania Auci
10) Le fantafiabe di Luì e Sofì by Me contro Te "Le fantafiabe di Luì e Sofì" dei Me contro Te


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