Titolo: Il pianeta del silenzio
Titolo originale: Fiasko
Autore: Stanisław Lem
Traduttore: Riccardo Valla
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 1988
Prima pubblicazione: 1986
Genere: fantascienza
Pagine: 340
Quarta di copertina
Titolo originale: Fiasko
Autore: Stanisław Lem
Traduttore: Riccardo Valla
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 1988
Prima pubblicazione: 1986
Genere: fantascienza
Pagine: 340
Quarta di copertina
Angus Parvis è diretto verso Titano con un carico di radiatori quando una chiamata d'emergenza lo obbliga a una deviazione verso una base secondaria: serve un uomo in grado di pilotare un enorme robot Digla per una missione di soccorso, dopo che sull'aspra superficie del satellite sono già scomparsi tre uomini... Comincia così un'avventura degna della grande tradizione dello scrittore polacco, uno dei massimi esponenti della letteratura fantascientifica del Vecchio Continente.
Recensione
Avendo amato molto il suo capolavoro Solaris ho deciso, dopo qualche anno, di leggere un'altra opera di Lem e mi sono imbattuto ne Il Pianeta del Silenzio.
Il romanzo racconta di una spedizione verso l'ignoto pianeta Quinta al fine di instaurare un contatto con la civiltà che vi abita. Alla spedizione prende parte anche un "resuscitato", ovvero un personaggio, che poi si rivelerà chiave per l'economia del racconto, resuscitato dallo stato di vetrificazione, un congelamento istantaneo dei liquidi organici molto simile alla più comune ibernazione, in cui era caduto a causa di un incidente durante una spedizione di soccorso sul satellite di Saturno, Titano.
Per prima cosa ho riassaporato il particolare e grandioso stile di scrittura di Lem che ti lascia, volente o nolente, sempre a bocca aperta. La seconda cosa che subito ti risalta agli occhi è la sua direi infinita conoscenza scientifica (non a caso l'autore era medico, scienziato biologico, conoscitore della cibernetica e astronautica, filosofo e brillante appassionato di letteratura) che ad alcuni lettori potrebbe risultare noioso in certe sue descrizioni di ambientazioni e/o azioni che compiono i nostri protagonisti. Per citarne una, egli inventa la tecnica della "embrionizzazione". Questa tecnica consente ad un astronauta di sopravvivere all’enorme pressione che si crea all’interno dell’astronave al momento del lancio ad una velocità non lontana da quella della luce. In breve, una macchina fa uscire dal corpo dell’astronauta tutto il sangue (che conserverà con cura in un apposito contenitore) e vi fa entrare un liquido bianco molto più denso del sangue, di nome onax. Ossigenato e nutrito dalla macchina per mezzo dell’onax, l’astronauta dorme per tutta la durata del viaggio in una vasca piena di una soluzione liquida densa. Quando l’astronave arriva a destinazione, la macchina fa uscire l’onax e fa rientrate il sangue nel corpo dell’astronauta, che a quel punto è pronto per svegliarsi. Lem spiega che gli scienziati hanno inventato la tecnica dell’embrionizzazione studiando i pesci che vivono nelle profondità degli oceani. Questi pesci riescono a sopportare il peso dell’oceano perché la pressione interna ai loro corpi, che appaiono molto gonfi, è pari alla pressione esterna.
Durante la lettura, poi, l'autore ci spiega che i nostri astronauti "scavalcano" le enormi distanze cosmiche sfruttando le distorsioni temporali che si determinano nei pressi di una collapsar (come fai a non pensare subito ai viaggi delle astronavi di Star Trek?).