lunedì 7 settembre 2020

[Recensione] Fontamara - Ignazio Silone

 


FONTAMARA || Ignazio Silone || Mondadori || 18 maggio 2016 || 180 pagine

Nei primi anni della dittatura fascista a Fontamara, "un antico e oscuro luogo di contadini poveri nella Marsica", i "cafoni" subiscono soprusi e ingiustizie così antichi da sembrare naturali come la neve e il vento. Berardo Viola, che porta una scintilla di ribellione, subirà le torture della milizia fascista e sarà ucciso, ma assurgerà a emblema di un nuovo, seppure ancora impreciso e velleitario, livello di dignità. Opera intessuta di una precisa verità storica, Fontamara fonde la ballata popolare, la parabola evangelica e la satira politica in una partitura corale che si fa violenta denuncia di ogni ingiustizia.

RECENSIONE
 
Il libro, ambientato all'epoca della dittatura fascista, narra delle vicende del paese di Fontamara, situato vicino alla piana del Fucino, in Abruzzo. La località è abitata da cafoni, gente estremanente povera ed isolata dal mondo, dedita alla coltivazione dell' arida terra. Qui la vita trascorre immutata da secoli. Le cose però cambiano all'arrivo dell'Impresario, uomo senza scrupoli , che lentamente aquisisce un grande potere nella zona. Una sera giunge a Fontamara un uomo di città al servizio dell'Impresario che, con un inganno, fa firmare ai Fontamaresi una petizione con la quale si richiede che venga deviato verso le terre dell'Impresario l'unico corso d'acqua che irriga le terre di Fontamara. Il giorno seguente un gruppo di cantonieri è già al lavoro per deviare il corso d'acqua. In assenza degli uomini, intenti al lavoro nei campi, le donne, che si erano accorte dell'inganno, si recano al capoluogo per parlare con il podestà, Don Circostanza e qui apprendono che il nuovo podestà è l'Impresario. Così si recano a casa dell'Impresario, dove con un altro inganno tessuto da Don Circostanza, si fa loro credere di avere risolto la questione dell'acqua. In seguito a Fontamara vengono applicati i provvedimenti che il fascismo aveva esteso a tutta Italia, come il divieto di parlare di politica in luoghi pubblici, anche se tali divieti risultano incomprensibili ai Fontamaresi , data la loro ignoranza. Emerge anche la figura di Berardo Viola, il protagonista : giovane forte e autoritario, è perseguitato da una sorte avversa, che non gli permette di coltivare nessuna terra e quindi di prendere in sposa la donna da lui amata, la bella Elvira. Alla fine di giugno, i Fontamaresi sono convocati ad Avezzano per ascoltare le decisioni del nuovo governo di Roma riguardo alla piana del Fucino. I cafoni sono speranzosi di poter ricevere giustizia circa l'assegnazione delle terre del Fucino e la distribuzione dell'acqua , ma sono ancora una volta ingannati e utilizzati come strumenti di una grande manifestazione fascista. Delusi, ritornano al loro paese.

Una sera, mentre gli uomini non sono ancora tornati dal lavoro, giungono a Fontamara delle truppe fasciste, che dopo aver interrogato le donne sul fascismo, si danno ad ogni tipo di violenza e di ruberie. Intanto giungono gli uomini, che vengono interrogati ad uno ad uno. Ad un certo punto Berardo, preso dall' ira, aggredisce un soldato. La situazione è risolta da Elvira, che appare sul campanile facendo suonare le campane e che viene scambiata per la Madonna. In questo modo le truppe fasciste fuggono dal paese spaventate. Non aggiungo altro per non fare ulteriori spoiler alla trama.
Questo libro, scritto da Silone negli anni '30 , durante il suo esilio all'estero, appartiene alla corrente del neorealismo. Il linguaggio utilizzato rispecchia il parlato e vuole ricalcare quello utilizzato dal popolo. Silone avrebbe desiderato scrivere il racconto nel dialetto del luogo, in modo da renderlo ancora più realistico, ma affinché esso fosse comprensibile al grande pubblico, è costretto a servirsi dell' italiano, senza ricorrere ad espressioni dialettali, se non nei nomi propri. Lo stile è costruito su periodi semplici, privo di riflessioni psicologiche o di accurate descrizioni. Queste spesso non vengono espresse con lunghi discorsi teorici, ma portando un esempio concreto, stile tipico del linguaggio parlato. Alto elemento caratterizzante il parlato sono le iperboli e le esagerazioni popolaresche, che spesso compaiono nel racconto. Spesso la narrazione esprime le riflessioni e le credenze del popolo. Tipici dei cafoni protagonisti del libro, ad eccezione di Berardo, sono il fatalismo, la rassegnazione davanti alle sventure, che si ritiene siano provocate dal destino e quindi immutabili. Ne è un esempio il passato di Berardo, che, a causa del destino, non ha mai potuto possedere terra propria e che muore, come aveva voluto il destino per suo nonno e suo padre, in modo diverso dagli altri cafoni.
Proprio come disse l’autore del romanzo, Ignazio Silone, questo libro è scritto per testimoniare la condizione del popolo italiano all’epoca del regime fascista. Dalla narrazione, quindi, è possibile conoscere perfettamente lo stampo ideologico dell’autore, un convinto antifascista che sempre lottò in favore della classe operaia e contadina. Egli infatti, dapprima aderì al partito comunista, distaccandosi poi da esso, in modo da non appoggiare il regime sovietico di Stalin. Peccato che l'autore non abbia utilizzato il dialetto del paese abruzzese, sarebbe stato davvero un romanzo all'altezza delle cinque stelle, ma capisco anche il perché non l'abbia fatto, cioè per far giungere tale denuncia verso tutti e non solo verso una ristretta elite culturale.
Opera consigliatissima a tutti e dalle tematiche contemporanee (purtroppo, come lo sfruttamento dei povero da parte dei potenti di turno, fascisti nel passato, politici oggi).