LA PACE NELL'ERA POSTCRISTIANA || Thomas Merton || Edizioni Qiqajon || 2005 || 288 pag.
Scritta tra il 1960 e il 1962, la lucida analisi di Merton su pace, guerra e vangelo esce solo ora, dopo oltre 40 anni di ostracismo, ma rimane di drammatica attualità.
Da allora molte cose sono cambiate, soprattutto nell’identificazione del nemico, ma non è mutata la tentazione di far prevalere logiche di guerra e di morte. E, ancora oggi, la ricerca della “pace sulla terra” passa anche attraverso la testimonianza dei cristiani, perché “una parte essenziale della buona novella è che le misure non-violente sono più forti delle armi: con armi spirituali, la chiesa primitiva ha conquistato l’intero mondo romano”.
RECENSIONE
Questo saggio avrebbe dovuto essere pubblicato nel 1962, quando la guerra fredda stava ancora soffiando i suoi venti gelidi attraverso ogni confine. E in quel periodo Thomas Merton era considerato uno degli scrittori religiosi più letti d'America: era un monaco trappista, e la sua opera più celebre era La montagna dalle sette balze. Egli aveva un vero e proprio talento di scrittore e affrontò diversi temi come la vocazione monastica, la contemplazione, la preghiera, la vita sacramentale, le vite dei santi e la ricerca della santità. Ma i suoi lettori, però, non erano preparati alle sue critiche alla corsa agli armamenti e alla guerra fredda. Quando Merton completò questo saggio, La pace nell'era postcristiana, aveva sperato che venisse pubblicato in autunno dello stesso anno. Invece la sua opera fu bandita da dom Gabriel Sortais, abate generale dell'ordine di Merton, i cistercensi della stretta osservanza, meglio conosciuti come trappisti. Lo stesso abate esortava, in una lettera indirizzata a Merton, di non scrivere più sul tema della guerra e della pace. 
