venerdì 16 ottobre 2020

[Recensione] Metro 2035 - Dmitrij Glukovskij

 


METRO 2035 | Dmitrij Glukovskij | 1 settembre 2016 | MPlayer | 575 pagine

Da quando una guerra nucleare ha devastato la terra, gli ultimi moscoviti sono sopravvissuti cercando di costruire una nuova civiltà nelle profondità della vecchia rete della metropolitana. Questa presunta sicurezza, pero, sì dimostra presto ingannevole: infatti, due anni dopo essere già stati salvati da Artyom contro i Tetri, gli abitanti della metro sono minacciati da epidemie che mettono a rischio l'approvvigionamento di cibo e da conflitti ideologici sempre più gravi. L'unica salvezza sembra risiedere in un ritorno in superficie: ma questo è ancora possibile? Contro ogni logica, Artyom tenta un viaggio - apparentemente senza speranza - verso un mondo il cui misterioso silenzio nasconde un terribile segreto...

RECENSIONE

Dopo aver letto Metro 2033 e Metro 2034 ecco che finisco anche il terzo della saga, ovvero Metro 2035. Ritroviamo il nostro Artyom, protagonista del primo romanzo, più maturo (beh ha passato un anno in servizio nell'Ordine) che ha un sogno: tutti i giorni, infatti, sale in superficie e tenta di captare delle frequenze radio nella speranza che qualcuno gli possa rispondere; egli crede, infatti, che oltre ai russi ci siano altri sopravvissuti nel mondo. Un giorno alla stazione metropolitana VDNKh incontra Omero, il vecchio protagonista di Metro 2034, che gli rivela interessanti notizie e che potrebbero dargli una speranza su eventuali superstiti. In breve scoprirà che qualcuno vuole tenerli bloccati nel loro mondo, evitando dunque di comunicare con gli altri superstiti di altre zone. E da questo momento il nostro Artyom si troverà di nuovo in mezzo a una battaglia contro due fazioni.


L'ambientazione è sempre suggestiva, la vita dei poveri superstiti nella metropolitana è davvero dura, al limite della sopravvivenza, e stavolta ci sono molti capitoli con uscite all'esterno (con tanti colpi di scena). Il nostro Artyom è maturato, si aggira nei luoghi che prima gli incutevano timore come la biblioteca Lenin, mentre adesso si muove con agilità e sicurezza, spinto soprattutto dalla forza di volontà nel tentare di trovare i superstiti (nessuno gli crede ma lo prendono per pazzo per questo). Il finale risulta aperto e potrebbe avere un seguito che, sinceramente, non mi spiacerebbe per nulla leggere, se dovesse pubblicarlo.