lunedì 16 agosto 2021

[Recensione] La passeggiata - Robert Walser

 


LA PASSEGGIATA || Robert Walser || Adelphi || 1 febbraio 1976 || 106 pagine 

La passeggiata (1919) è uno dei testi più perfetti di Walser, il grande scrittore svizzero che ormai, soprattutto dopo la pubblicazione delle sue opere complete, viene posto accanto a Kafka, a Rilke, a Musil – ammesso cioè fra i massimi autori di lingua tedesca del nostro secolo. Ma La passeggiata ha anche un significato peculiare in rapporto a tutta l’opera di Walser: è in certo modo la metafora della sua scrittura nomade, perpetuamente dissociata e abbandonata agli incontri più incongrui, casuali e sorprendenti, come lo è appunto ogni accanito passeggiatore – e tale Walser era –, che abbraccia amorosamente ogni particolare del circostante e insieme lo osserva da una invalicabile distanza, quella del solitario, estraneo a ogni rapporto funzionale col mondo. In un décor di piccola città svizzera, e della campagna che la circonda, il passeggiatore Walser ci guida, con la sua disperata ironia, in un labirinto della mente, abitato da figure disparate, dalle più amabili alle più inquietanti. Da Eichendorff a Mahler, il vagabondaggio è stato un archetipo ricchissimo della più radicale letteratura moderna. Tutta quella grande tradizione sembra condensarsi, quasi clandestinamente, nella Passeggiata di Walser, a cui lo scrittore ci invita col suo irresistibile tono: «Lei non crederà assolutamente possibile che in una placida passeggiata del genere io m’imbatta in giganti, abbia l’onore d’incontrare professori, visiti di passata librai e funzionari di banca, discorra con cantanti e con attrici, pranzi con signore intellettuali, vada per boschi, imposti lettere pericolose e mi azzuffi fieramente con sarti perfidi e ironici. Eppure ciò può avvenire, e io credo che in realtà sia avvenuto».

RECENSIONE

Questo racconto ci narra di una passeggiata che compie l'autore in un paesino svizzero, narrandoci tutti gli incontri che farà.

Prima opera che affronto di Walser, e devo dire che ha uno stile davvero bello (anche se spesso tende a baroccheggiare un po' con le frasi). Nonostante siano passati più di cento anni da quando fu scritto, mi sono ritrovato in molte sue considerazioni, come la "cattiveria" di chi guida le auto e rischia di travolgere le persone che sono a piedi. Walser ci fa amare la passeggiata, il vivere lento, godendosi ogni secondo di vita, rimanendo stupiti anche solo di un cane che si riposa sul marciapiede e con cui si finge di chiacchierare. Mi sono piaciute meno le avventure dell'autore coi diversi negozianti, per me rallentano il ritmo della descrizione della passeggiata. A me ha ricordato il protagonista dell'Ulisse di Joyce (anche lui passeggia molto).