mercoledì 12 agosto 2020

[Recensione] La libreria - Penelope Fitzgerald

 



LA LIBRERIA || Penelope Fitzgerald || Adelphi || 5 marzo 1999 || 164 pagine

Florence Green è piccola di statura, asciutta, di aspetto «alquanto insignificante davanti e totalmente dietro»; è vedova, sola, e non più giovane. Vive in una piatta cittadina ventosa, circondata da paludi, affacciata su di un mare ostile, dove la vita è stagnante, e i fermenti del risveglio culturale dell'Inghilterra, che esploderanno di lì a poco - corre l'anno 1959 - sembrano ancora impensabili. Non ancora rassegnata a farsi da parte, Florence vuole mettere a frutto qualche suo risparmio e un'esperienza di impiegata nell'industria editoriale aprendo una piccola libreria, ma scopre a sue spese quanto la gente possa mostrarsi ostile verso qualsiasi cosa scuota il suo trantran - e questo malgrado l'inopinato, momentaneo successo di un romanzo piovutole dal cielo e intitolato Lolita. Anche Penelope Fitzgerald, come la sua protagonista di questo libro che la rivelò a sessantadue anni nel 1978 (prima aveva scritto soprattutto una vita del pittore Edward Burne-Jones, e una detective story per intrattenere il marito malato) e che fu subito segnalato al Booker Prize, aveva lavorato in una libreria a Southwold, cittadina sulla sabbiosa costa dell'East Anglia, altrettanto irraggiungibile con i mezzi pubblici dell'immaginaria Hardborough qui descritta; anche lei aveva abitato in una casa vicina al porto che restava allagata durante l'alta marea; e anche nella sua bottega si manifestavano forze soprannaturali, con smartellamenti e abbassamento della temperatura. Ma nella storia che i ricordi le dettarono, rivelandole il suo asciutto genio di scrittrice, gli elementi si fondono e lievitano, e l'avventura di Florence, dimentica di come gli uomini «si dividano in sterminatori e sterminati, con i primi che predominano, in qualunque momento», diventa, in un contesto di malinconica, irresistibile ironia, una parabola in cui si riconosce chiunque si batta, magari pateticamente, per la civiltà. (Masolino d'Amico)

RECENSIONE

Florence Green ha un sogno nel cassetto: aprire una piccola libreria nel paesino di Hardborough; il problema è che gli abitanti non amano le novità e ciò che possa scuotere il loro noioso tran-tran.
Che dire, l'ho scelto per caso in biblioteca, attirato dal titolo. Mi ha deluso un po'- nonostante ci si schieri apertamente dalla parte della vedova combattiva - perché non finisce bene e pare mancare qualcosa, non riesce a colpire il segno, non capisci dove si vuole andare a parare.