lunedì 6 aprile 2020

[Recensione] Il pianeta del silenzio - Stanisław Lem

Titolo: Il pianeta del silenzio 
Titolo originale: Fiasko
Autore: Stanisław Lem
Traduttore: Riccardo Valla
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 1988
Prima pubblicazione: 1986
Genere: fantascienza
Pagine: 340

Quarta di copertina
Angus Parvis è diretto verso Titano con un carico di radiatori quando una chiamata d'emergenza lo obbliga a una deviazione verso una base secondaria: serve un uomo in grado di pilotare un enorme robot Digla per una missione di soccorso, dopo che sull'aspra superficie del satellite sono già scomparsi tre uomini... Comincia così un'avventura degna della grande tradizione dello scrittore polacco, uno dei massimi esponenti della letteratura fantascientifica del Vecchio Continente.

Recensione
Avendo amato molto il suo capolavoro Solaris ho deciso, dopo qualche anno, di leggere un'altra opera di Lem e mi sono imbattuto ne Il Pianeta del Silenzio.

Il romanzo racconta di una spedizione verso l'ignoto pianeta Quinta al fine di instaurare un contatto con la civiltà che vi abita. Alla spedizione prende parte anche un "resuscitato", ovvero un personaggio, che poi si rivelerà chiave per l'economia del racconto, resuscitato dallo stato di vetrificazione, un congelamento istantaneo dei liquidi organici molto simile alla più comune ibernazione, in cui era caduto a causa di un incidente durante una spedizione di soccorso sul satellite di Saturno, Titano.

Per prima cosa ho riassaporato il particolare e grandioso stile di scrittura di Lem che ti lascia, volente o nolente, sempre a bocca aperta. La seconda cosa che subito ti risalta agli occhi è la sua direi infinita conoscenza scientifica (non a caso l'autore era medico, scienziato biologico, conoscitore della cibernetica e astronautica, filosofo e brillante appassionato di letteratura) che ad alcuni lettori potrebbe risultare noioso in certe sue descrizioni di ambientazioni e/o azioni che compiono i nostri protagonisti. Per citarne una, egli inventa la tecnica della "embrionizzazione". Questa tecnica consente ad un astronauta di sopravvivere all’enorme pressione che si crea all’interno dell’astronave al momento del lancio ad una velocità non lontana da quella della luce. In breve, una macchina fa uscire dal corpo dell’astronauta tutto il sangue (che conserverà con cura in un apposito contenitore) e vi fa entrare un liquido bianco molto più denso del sangue, di nome onax. Ossigenato e nutrito dalla macchina per mezzo dell’onax, l’astronauta dorme per tutta la durata del viaggio in una vasca piena di una soluzione liquida densa. Quando l’astronave arriva a destinazione, la macchina fa uscire l’onax e fa rientrate il sangue nel corpo dell’astronauta, che a quel punto è pronto per svegliarsi. Lem spiega che gli scienziati hanno inventato la tecnica dell’embrionizzazione studiando i pesci che vivono nelle profondità degli oceani. Questi pesci riescono a sopportare il peso dell’oceano perché la pressione interna ai loro corpi, che appaiono molto gonfi, è pari alla pressione esterna.
Durante la lettura, poi, l'autore ci spiega che i nostri astronauti "scavalcano" le enormi distanze cosmiche sfruttando le distorsioni temporali che si determinano nei pressi di una collapsar (come fai a non pensare subito ai viaggi delle astronavi di Star Trek?).

Il tema del romanzo resta soprattutto uno: il tentare di comunicare con un popolo alieno, i quintani in questo caso. Non posso addentrarmi troppo nel tema altrimenti rischio di spoilerare troppo la trama e non mi pare una cosa corretta. L'autore ci fa riflettere se il fine giustifica i mezzi. E non manca neanche la lotta tra gli ideali pacifisti di un monaco (padre Arago) e la logica, quasi spietata e priva di morale, del computer di bordo, DEUS. Il domenicano pensa che gli alieni siano creature ad immagine e somiglianza di Dio come gli uomini, e che di conseguenza gli uomini non abbiano il diritto di trattarli come animali strani. Ad ogni occasione, Arago invita il comandante a non intraprendere nessuna azione che possa arrecare danno, direttamente o indirettamente, ai quintani. Ma è nelle parole dell'ufficiale Lauger che conosciamo il pensiero di Lem:
"L’uomo aspira a conoscere la verità ultima. Ogni mente mortale, credo, è fatta così. Ma dove si trova la verità ultima? È alla fine della strada, dove non c’è più mistero, dove non c’è più speranza. E dove non ci sono più domande da rivolgere, perché si sono già ottenute tutte le risposte. Ma un simile posto non esiste. L’universo è un labirinto fatto di altri labirinti. Ciascuno porta ad un altro. E dove non possiamo arrivare personalmente, arriviamo servendoci della matematica. Mediante la matematica, costruiamo veicoli che ci portano nei regni non umani del mondo. E con la matematica è anche possibile costruire mondi esterni all’universo, indipendentemente dal fatto che esistano o meno. E poi, naturalmente, si può sempre abbandonare la matematica e i suoi mondi, per avventurarsi con la propria fede nel mondo a venire. La gente della stessa risma di Padre Arago si occupa appunto di questo. La differenza tra noi e loro è la differenza tra la possibilità che alcune cose succedano e la speranza di vederle succedere. Il mio campo si occupa di ciò che è possibile, di ciò che è accessibile; il suo, invece, di ciò che si può soltanto sperare, di ciò che diverrà accessibile, faccia a faccia, solo dopo la morte."


Evidentemente, Lem ha una idea sbagliata della fede - cito Giovanna Jacob - Una idea che, purtroppo, è universalmente diffusa nel mondo contemporaneo. Fede non è fideismo. In primo luogo, la fede non è la speranza di vedere succedere qualcosa nell’oltretomba. In secondo luogo, la fede non è una speranza priva di fondamento. La fede è la certezza sul futuro basata sull’esperienza del presente. Il cristiano può ragionevolmente sperare nella vita eterna perché ha ricevuto in pegno il "centuplo quaggiù". Inoltre, la fede non si contrappone alla scienza: completa la scienza. La scienza, per essere precisi, è nata da una costola della teologia cristiana (lo hanno ribadito di recente studiosi come Rodney Stark, Thomas Woods). Lem sostiene che la matematica permette all’uomo di decifrare i misteri dell’universo. Ebbene, Lem non sa che l’idea stessa che l’universo abbia una struttura ordinata e razionale è una idea cristiana. Questa idea è estranea a tutte le culture non cristiane, anche alla razionale cultura greca. Per tutte le culture non cristiane, l’universo è un caos. Per le religioni panteiste, il caos universale è esso stesso dio. Per le religioni politeiste, il caos universale è soggetto all’arbitrio di divinità capricciose ed egoiste. Invece per il Cristianesimo l’universo è governato da un Dio di ragione per mezzo di leggi razionali. Questo Dio di ragione dona all’uomo la ragione e lo mette a capo del creato.
Attenzione: Lem apprezza la morale cristiana, incentrata sull’amore, ma non riesce a concepire l’Incarnazione.

In conclusione: se siete dei lettori che amano i romanzi di fantascienza pieni di colpi di scena e di azione, allora questo romanzo potrebbe risultarvi abbastanza indigesto e lento. Ma se siete dei lettori gourmet allora preparatevi a farvi una scorpacciata di piatti di alto livello, per usare una metafora culinaria.


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