giovedì 9 aprile 2020

[Recensione] Il pazzo di Bergerac - Georges Simenon

Titolo: Il pazzo di Bergerac
Titolo originale: Le fou de Bergerac
Autore: Georges Simenon
Traduttrice: Laura Frausin Guarino
Serie: Commissario Maigret #16
Editore: Adelphi
Pubblicazione: 3 luglio 2005
Prima pubblicazione: 1932
Genere: giallo
Pagine: 142
Prezzo: 10 euro

Quarta di copertina
Lo sconosciuto, giunto in fondo al corridoio, ha aperto lo sportello. Non è un caso! In quel preciso momento il treno rallenta. Ai lati della strada ferrata si intravede una foresta. Una luna invisibile rischiara le rare nuvole. «Stridore di freni. Da ottanta all’ora la velocità dev’essere scesa a trenta, forse meno. «E l’uomo salta giù, scomparendo al di là della scarpata dove probabilmente atterra rotoloni. Un attimo di riflessione, poi anche Maigret si lancia. Non rischia niente, il treno ha rallentato ancora. «Si getta nel vuoto. Cade su un fianco, ruzzola, fa tre giri su se stesso e si ferma davanti a uno sbarramento di filo spinato. «Un fanale rosso si allontana nello sferragliare del convoglio».

Recensione
Dopo Il cavallante della «Providence» e Un delitto in Olanda ecco il terzo Maigret che, fino ad ora (ne ho letto ben sedici), non mi ha soddisfatto. Stavolta il nostro commissario si ritrova chiuso in una stanza d'ospedale dopo aver avuto un incidente in treno e da lì inizierà ad indagare sul pazzo di Bergerac, un uomo che ha la tendenza di uccidere giovani donne. Interessante trovare sua moglie fargli da consulente e quasi da vice.

Sarò sincero: mi ha annoiato questo Maigret. In questa indagine troveremo scambio di identità, incendi, figli nascosti, amori clandestini e suicidi. La stessa ricostruzione del commissario mi è parsa confusa e debole. Anche in questa storia, come nella maggior parte dei casi di Maigret, vi è al centro una donna o comunque una passione nascosta o una relazione clandestina per la quale i vari protagonisti o il solo amante farebbe di tutto per continuare a credere in essa (o nasconderla), anche se ciò potrebbe portare alla morte di persone anche care.

Questo genere di gialli viene definito The armchair detective, ovvero il tema del detective che risolve il caso in poltrona, senza uscire di casa, rinchiuso fra le mura (come non pensare a Nero Wolf?). A me ha fatto ricordare il film di Hitchcock La finestra sul cortile, dove il protagonista era costretto sulla sedia a rotelle e si metteva a spiare i suoi vicini di casa con un binocolo.

Viene ribadito, anche in questo romanzo, il limite di Maigret rispetto all'onniscenza di detective come Sherlock Holmes o i personaggi di Dupin: la sua umanità (difatti non riesce a prevedere cosa succederà all'assassino alla fine della storia). E Simenon ci vuole far capire che l'animo umano è inconoscibile ed imprevedibile.

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