sabato 20 febbraio 2021

[Recensione] La verità sul caso Harry Quebert - Joël Dicker

 


LA VERITÀ SUL CASO HARRY QUEBERT || Joël Dicker || Bompiani || 22 maggio 2013 || 779 pagine

Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d’America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell’oceano. Convinto dell’innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trent’anni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo. La verità sul caso Harry Quebert è un fiume in piena, travolge il lettore e lo calamita dalla prima all’ultima pagina. è il giallo salutato come l’evento editoriale degli ultimi anni: geniale, divertente, appassionante, capace di stregare prima la Francia, poi il mondo intero.

RECENSIONE

Solitamente non sono un lettore di gialli, ne avrò letti circa una ventina, ma devo dire che questa storia si è rivelata accattivante fin dalle prime pagine e mi ha tenuto incollato per una settimana che è volata e dove i colpi di scena non sono mancati, fino alla fine. L'autore è riuscito nel suo intento: mi ha stregato, mi ha deviato, mi ha messo una montagna di dubbi, mi ha fatto riflettere su chi potesse aver rapito e poi assassinato la povera ragazza, insomma, è riuscito a creare la giusta atmosfera di un giallo perfetto. Persone insospettabili che diventano colpevoli, e tanti indizi che potrebbero aiutarti a risolvere il caso se ci si sofferma attentamente, ma vi giuro che non sarà facile e vorrete, come me, arrivare fino all'ultimo capitolo per capire, una buona volta, cosa diavolo era successo realmente quel fine agosto del 1975 ad Aurora.
Capolavoro non direi, ci sono tanti difetti, forse spesso si è soffermato su particolari inutili e palesemente scritti per "allungare un po' il brodo", ma ripeto non mi è dispiaciuto anzi è riuscito a tenermi incollato piacevolmente per più giorni. Mi sono piaciuti i salti temporali tra presente e passato, avrei preferito forse una maggiore linearità nella ricostruzione del passato (difatti capita che si ripetano alcune cose già dette, come a rimarcare che quel particolare del passato possa essere importante per poi scoprire o fare luce su un personaggio). Mi è piaciuto il protagonista, lo scrittore Marcus Goldman, mi sono immedesimato nei suoi panni da improvvisato detective, e forse è questo il punto forte dell'autore svizzero.

Ecco la mia video recensione:




venerdì 19 febbraio 2021

[Recensione] La zattera di pietra - José Saramago

 


LA ZATTERA DI PIETRA || José Saramago || Feltrinelli || 13 ottobre 2010 || 285 pagine

A Cerbère, sui Pirenei Orientali, improvvisamente la terra si spacca, seminando panico e terrore tra gli abitanti. Non si sa per causa di chi o di che cosa, ma ben presto si crea lungo tutto il confine tra Francia e Spagna una frattura così profonda che la Penisola iberica resta disancorata dal continente europeo e, trasformatasi in un'enorme zattera di pietra, inizia a vagare nell'Oceano Atlantico, verso altri orizzonti e un ignoto destino. Sulla zattera, che rischia di speronare le Azzorre, i protagonisti sono costretti a fare i conti con la loro favolosa e fatale condizione di naviganti, in un clima di sospesa magia, tra eventi miracolosi e oscuri presagi. Le antiche rivali, Spagna e Portogallo, da sempre tenute ai margini dell'Europa, ora che non sono più vincolate a essa potrebbero dirigersi verso l'Africa e le Americhe, cui le lega un antico patrimonio comune di lingua e cultura. La zattera di pietra è la storia di questa incredibile e avventurosa navigazione, scritta con divertita fantasia e con una straordinaria invenzione di grandi e piccoli prodigi. In più, nella metafora delle due nazioni alla deriva, si può leggere in filigrana anche la riflessione sul mancato processo di integrazione europea, cui si contrappone un possibile nuovo mondo, il frutto di un'inedita solidarietà atlantica e di una nuova identità dei popoli iberici sganciati finalmente dai vincoli del Vecchio Mondo.

RECENSIONE

Di José Saramago, fino a un mese fa, avevo letto soltanto Cecità, allegoria della incapacità di vedere che domina l’uomo e lo porta a forme estreme di abiezione. Un romanzo distopico e spiazzante, dove tutti i protagonisti, improvvisamente, diventano ciechi e cercano di sopravvivere. Quando, un mese fa, mi è toccato di scegliere la lettura mensile del gruppo di lettura di cui faccio parte, inizialmente non mi era venuto in mente Saramago, ma altri autori. Ma il destino aveva già scelto diversamente, e per motivi tecnici quegli autori che avevo scelto non erano disponibili in libreria. Allora la mia mente andò a lui: scelsi La zattera di pietra ed era reperibile. E così oggi ho terminato la lettura di questo incredibile romanzo. La prima cosa che colpisce di Saramago è il suo stile e la sua genialità: egli sembra basare i suoi romanzi, oltre che su un'ipotesi allucinata e insieme comprensibile, sull'arte del parlare addosso alle cose, quasi seppellendole di frasi non necessarie, di arguzie della sintassi e di sfide alla suscettibilità del lettore. Bisogna esser predisposti a lasciarsi mettere a soqquadro credo e spiritualità (nel senso più ampio e meno catechistico possibile del termine) da un bisturi indiscreto e piuttosto sadico. Ogni situazione diventa un grimaldello nelle mani di un giocoliere abilissimo e molto umano, ma troppo compiaciuto delle sue acrobazie intellettuali e della sua stessa supponenza, fino a farne gioco letterario. Un po’ perché è scritto in una sorta di stream of consciousness interrotto solo da virgole, un po’ perché è talmente corale che si disperde di continuo, questo romanzo di Saramago è più impegnativo di quanto le sue 300 pagine lascino pensare. Il romanzo sull'avaria e sulla solitudine esistenziale della penisola iberica diventa un terreno minato per un lettore stanco o per quello sprovveduto, a danno della stessa visione d'insieme, che offre spunti interessanti: è proprio ne La zattera di pietra che diventa palese come l'anomalia non si risolva tanto nel caso bizzarro e allucinatorio alla base di ciò che chiameremmo "trama". Il grottesco esplode, semmai, nel pulviscolare disperdersi degli altri, dei paesi sani e ben piantati alla loro posizione geopolitica, in un teatrino di frasi dette per tacere e contraddirsi, in un disporsi di cannoni caricati a non-sense e balorda viltà umana e divina. Hai l'impressione di giocare a Risiko su un tavolo che dovresti ricostruire tu con le tessere di un puzzle, mentre il pezzo principale, il paese che devi difendere, va spostandosi e tutto il quadro si deve ricomporre attorno tra le maree del caso. C'è del genio, ce n'è molto, in questa fantasia cosmica, né mi disturba affatto la sua amarezza (tutt'altro che disperata, come certa pubblicistica sintetizza con troppa facilità le prospettive atee). Ma è un genio che si rifiuta di mettersi in discussione, baloccandosi solo nel gusto di farlo e nella sua elaboratissima retorica. I sentimenti e le passioni, le emozioni, perfino, rappresentate qui con sincerità e una maestria meritevole dei suoi riconoscimenti e oltre, meritano ben altra autenticità di quella che si aggrappa a questa zattera di pietra.
In un’estate di un imprecisato passato la penisola iberica è attraversata da strani prodigi: cani privi di corde vocali, solchi sul terreno che non si cancellano… Questi eventi restano conosciuti solo dai pochi diretti interessati finché si verifica un fatto incredibile e sconvolgente: l’intera penisola si stacca dall’Europa all’altezza dei Pirenei e comincia a vagare per l’oceano seguendo rotte del tutto imprevedibili. Le circostanze straordinarie riuniscono cinque personaggi, tre uomini e due donne, che danno inizio ad un viaggio attraverso la “zattera di pietra” alla deriva. Il cammino, cominciato un po’ per gioco e un po’ per caso, finisce per diventare il nuovo senso delle vite di questi uomini e di queste donne tra cui si crea, nei mesi, un legame molto profondo che coinvolge anche un cane e due cavalli.
Come in Cecità vediamo gli uomini e le donne di fronte ad una catastrofe tanto più grande di loro, incomprensibile e ingovernabile, che il più delle volte scatena reazioni egoiste e violente, in qualche raro caso invece produce la compassione e l’affetto.
Leggere Saramago, inutile negarcelo, è molto impegnativo: L’uso insolito della punteggiatura, che per esempio non distingue nettamente le battute dei personaggi, richiede un lettore costantemente vigile; inoltre la narrazione è sempre estremamente densa, poiché l’autore non rinuncia mai ad inserire i propri commenti e giudizi e impegnativi interventi metanarrativi. Tuttavia chi ama Saramago è disposto ad affrontare queste difficoltà e accetta anche qualche virtuosismo linguistico e logico eccessivo, di cui lo scrittore evidentemente si compiace. In cambio il lettore può godere di una storia surreale e avvincente, che parla alla mente più che al cuore eppure è capace di improvvise e toccanti note di sentimento mentre non cessa mai di far riflettere mettendo in discussione tutte le nostre facili certezze morali, religiose, sociali, politiche. E di regalarci qualche saggia massima sul senso della vita.
La zattera di pietra appare la grande metafora della scrittura saramaghiana: una scrittura capace di raffigurare, inventare, mutare e conservare il mondo e le sue eterne configurazioni nel continuo avvicendarsi di nuove separazioni e di nuovi congiungimenti, nel continuo sconvolgimento e superamento di frontiere che delimitano e limitano cose e persone
Oltre a ricordare che Saramago ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1998, egli è stato definito il più autentico rappresentante europeo del realismo fantastico latino-americano.


giovedì 18 febbraio 2021

[Segnalazione] L'ombrello dell'imperatore - Tommaso Scotti

L’ispettore Takeshi Nishida della squadra Omicidi della polizia di Tokyo ha un secondo nome che pochi conoscono, ma che dice molto di lui. All’anagrafe infatti è Takeshi James Nishida. Perché Nishida è un hāfu: un mezzo sangue, padre giapponese e madre americana. Forse per questo non riesce a essere sempre accomodante e gentile come la cultura e l’educazione giapponese vorrebbero. Forse è per il suo carattere impulsivo, per quel suo modo obliquo e disincantato di vedere le cose e le persone che lo circondano, che non ha mai fatto carriera come avrebbe meritato. O forse è perché lui non vuole fare carriera, se questo significa mettere i piedi sotto la scrivania invece di usarli per battere le strade di Tokyo, città che ama e disprezza con altrettanta visceralità – e che allo stesso modo lo ricambia. Ma Nishida è eccezionale nel suo lavoro: lo dimostra il numero di indagini che è riuscito a risolvere. Fino al caso dell’ombrello. Un uomo, ritrovato morto. L’arma del delitto? All’apparenza, un comunissimo ombrello di plastica da pochi yen, di quelli che tutti usano, tutti smarriscono e tutti riprendono da qualche parte. Ma questo ombrello ha qualcosa che lo differenzia dagli altri. Un piccolo cerchio rosso dipinto sul manico e, soprattutto, un’impronta. E Nishida si troverà di fronte a un incredibile vicolo cieco quando scoprirà a chi appartiene l’impronta digitale del possibile assassino: all’imperatore del Giappone. 

L'AUTORE

Tommaso Scotti, nato nel 1984, laureato in matematica, seguendo una passione per le arti marziali si è trasferito in Oriente nel 2010. Ha poi conseguito un dottorato di ricerca a Tokyo, dove adesso vive e lavora. Nel tempo libero si dedica al pianoforte e alla calligrafia. L’ombrello dell’imperatore è il suo primo romanzo, che racconta con sguardo curioso e disincantato le mille solitudini, i sorprendenti codici di comportamento e la disarmante bellezza del Giappone, introducendoci alla comprensione di una cultura tanto ammirata quanto fraintesa come quella del Sol Levante.

mercoledì 17 febbraio 2021

[Recensione] Bastaddi - Stefano Amato


BASTADDI || Stefano Amato || Marcos Y Marcos || 2015 || 232 pagine

Avete presente "Bastardi senza gloria", di quel genio di Tarantino? Otto uomini feroci e selvatici, caricati a odio puro, minano alle fondamenta il dominio nazista. In questo romanzo invece siamo in Sicilia, ed è la mafia l'oppressore. Il tenente Ranieri, al comando dei suoi otto Bastaddi assetati di giustizia, colleziona scalpi di Cosa nostra. Il Capo dei capi è sempre più nervoso. Il Maxiprocesso con tutte quelle condanne è semplicemente intollerabile, e questi Bastaddi assatanati una spina nel fianco. Di questo passo, dove andremo a finire? Occorre proprio un gesto simbolico, una celebrazione della mafia, con i suoi picciotti, il suo onore, i suoi film. Una bella serata mafiosa in un cinema di Siracusa sarà il giusto segnale per tutti. La cupola di Cosa nostra concentrata in un cinema? Che occasione meravigliosa, per i Bastaddi. E se il cinema per giunta appartiene a Carla, che ha perso tutta la famiglia in una strage mafiosa... si scatenerà una gara esplosiva a chi stermina i mafiosi per primo nella sala buia..

RECENSIONE

Non ho ancora visto il film "Bastardi senza gloria" di Tarantino, e questo libro ne è una sorta di remake, solo che invece di essere ambientato nel periodo nazista di hitleriana memoria è ambientato in Sicilia, ed è la mafia, Cosa Nostra l'oppressore. E anche qui, come nel film, viene creato un gruppo speciale, i Bastaddi: non indossano uniformi, odiano Cosa Nostra, e la loro missione è sempre la stessa: ammazzare quanti più mafiosi possono, prendendone gli scalpi di indiana memoria. Ma si prospetta loro una ghiotta occasione: riunire tutti i pezzi grossi della malavita in un cinema e farli crepare la dentro. Ci riusciranno?
Stefano Amato crea un romanzo dove, finalmente, i cattivi vengono davvero puniti per le cose terribili che hanno fatto e i buoni ne escono vincitori, insomma, una storia volutamente provocatoria dove poter riflettere e prendere un grosso sospiro di sollievo, dove "Falcone e Borsellino brinderanno in pace a una Sicilia finalmente libera, sorrideranno ancora".
Il messaggio dell'autore è palese: sogna un mondo in cui tutta quella feccia, quelle persone senza dignità né umanità, quegli animali ignoranti e analfabeti che amano solo il potere e i soldi finalmente spariscano dalla faccia della Terra una volta per tutte, e lasci vivere in pace e armonia i veri siciliani (che siamo la maggior parte), persone cordiali, ospitali e buone, generose e integre, geniali e solari. Una chimera? No, secondo me no, la mafia è solo un esempio del male che ci minaccia ogni giorno, la mafia è tutto ciò che non porta al bene, quindi anche un politico che non fa il bene del paese ma il suo solo interesse, è una persona da sputarci in faccia e gettarlo con un peso in fondo al mare, tanto per fare un esempio. Un romanzo che incita alla violenza? Tutt'altro, una meditazione su cosa è guasto e, naturalmente, una storia ironica (non prendete alla lettera le cose che narra altrimenti non siete intelligenti!). Consigliato, eccome. A tutti, non solo ai siciliani.


 

[Recensione] Gli dei di Marte - Edgar Rice Burroughs

 


GLI DEI DI MARTE || E. R. Burroughs || 306 pagine

Dopo il lungo esilio sulla Terra, John Carter tornò finalmente sul suo amato Marte. Ma la bella Dejah Thoris, la donna che amava, era svanita. Ora era intrappolato nel leggendario Eden of Mars - un Eden dal quale nessuno è mai fuggito vivo.

RECENSIONE

Il nostro John Carter ritorna su Marte (nonostante pareva esser deceduto nel primo volume e farà di tutto per rivedere sua moglie, la principessa Dejah Thoris, affrontando quello che i barsoomiami credono sia il Paradiso che, come scoprirà, si trasformerà in un vero e proprio inferno per il nostro eroe: pirati neri, soldati che proteggono la dea, lotte nell'arena, scimmie enormi, piante umane, e tanta altra roba. Egli si salverà da morte certa più di una volta e ogni volta all'ultimo secondo. Stringerà nuove amicizie e scoprirà che uno di loro è suo figlio.

Il secondo volume delle avventure di John Carter su Marte conferma la grande fame di avventura del nostro autore, e mantiene il buon livello di azione che ci aveva già egregiamente regalato nel primo. Sicuramente leggerò anche il terzo, ma non subito.


[Recensione] Va', metti una sentinella - Harper Lee

 


VA', METTI UNA SENTINELLA || Harper Lee || Feltrinelli || 19 novembre 2015 || 271 pagine

Va', metti una sentinella è ambientato a metà degli anni Cinquanta e presenta molti personaggi de Il buio della siepe vent'anni dopo. Scout (Jean Louise Finch) torna a Maycomb da New York per andare a trovare Atticus. Cercando di comprendere l'atteggiamento del padre nei confronti della società e i suoi stessi sentimenti verso il posto dove è nata e dove ha passato l'infanzia, Scout è costretta ad affrontare difficili questioni personali e politiche. Esaminando come i personaggi de Il buio oltre il siepe cambiano di fronte agli eventi turbolenti che caratterizzano l'America in trasformazione della metà degli anni Cinquanta, Va', metti una sentinella getta una nuova affascinante luce sul classico di Harper Lee. Scritto a metà degli anni Cinquante, Va', metti una sentinella è il romanzo che Harper Lee aveva proposto al suo editore prima de "Il buio oltre la siepe". Lo si dava per disperso, ma è stato ritrovato in una cassetta di sicurezza nel 2014. Va', metti una sentinella è un grande romanzo a sè stante, ma anche un testo dove i lettori potranno scoprire cosa è successo ai loro eroi vent'anni dopo, in un'America diversa, attraversata da brusche trasformazioni politiche.

RECENSIONE

Ero molto curioso di leggere questo libro riguardante la vita di Atticus Finch e di Scott ambientato venti anni dopo il celebre Il buio oltre la siepe. E mi ha colpito molto. Se nel primo troviamo la vita quotidiana narrataci dalla protagonista, ormai adulta, con gli occhi della spensieratezza e del gioco, in questo libro troviamo invece la vita di questa ragazza, ormai donna, che accetta e si scontra con la realtà e incontra l'umanità del padre, dal quale non riusciva a staccarsi, quasi fossero stati due anime fuse insieme.
Mi spiace leggere dei commenti di persone che dicono che in questo romanzo la figura di Atticus sia stata demolita, non è vero nulla, anzi, sono sicuro che queste persone o hanno interrotto la lettura del libro a metà, oppure non hanno capito nulla di questa opera: qua troviamo una narrazione più rude (e forse andava rivista meglio ma ho apprezzato ugualmente lo stile, seppure più rozzo rispetto al precedente) e la Lee ci presenta l'evoluzione del pensiero della piccola Scott, che capirà come gli dirà suo zio che "l'isola di ogni uomo, Jean Louise, la sentinella di ognuno di noi, è la sua coscienza. Non esiste una cosa come la coscienza collettiva". E ancora: "Tu hai confuso tuo padre con Dio. Non l'hai mai visto come un uomo con il cuore di un uomo e le debolezze di un uomo."

[Recensione] Morsa di ghiaccio - Clive Cussler

 


MORSA DI GHIACCIO || Clive Cussler || TEA || febbraio 2011 || 498 pagine

Una scoperta rivoluzionaria che potrebbe combattere efficacemente il riscaldamento globale, una serie di morti improvvise al largo della costa canadese del Pacifico, alcuni incidenti diplomatici al confine tra Stati Uniti e Canada che rischiano di portare a un conflitto... Il direttore della NUMA, Dirk Pitt, e i suoi due figli, i gemelli Dirk jr. e Summer, hanno ben ragione di sospettare che ci sia un elemento in comune fra tutti questi avvenimenti, ma sono anche consapevoli di avere poco tempo prima che la situazione precipiti, trascinando anche loro nel disastro. L'unica traccia in loro possesso, un misterioso minerale che potrebbe essere la chiave di volta per risolvere il problema del riscaldamento globale, ma tutti quelli che vengono in contatto con esso finiscono per impazzire.

RECENSIONEù

Ventesima avventura di Dirk Pitt. Fino ad oggi le ho lette tutte. E questa l'ho trovata abbastanza deludente. Sarà che ormai Pitt ha una certa età (64 anni), sarà che molte idee sanno di già visto, sarà che i figli gemelli di Pitt stavolta sono serviti solo per allungare il brodo alla storia, sarà che tutta la trama era debole, da fan di Cussler non ne sono uscito soddisfatto. Spiace tanto, e il fatto che da qualche tomo si avvalga dell'aiuto del figlio nella stesura dei suoi romanzi mi fa insospettire che sia sempre meno farina del suo sacco.

martedì 16 febbraio 2021

[Recensione] L'odore della notte - Andrea Camilleri

 


L'ODORE DELLA NOTTE || Andrea Camilleri || Sellerio || 29 giugno 2001 || 236 pagine

A Vigàta è tornato l'inverno. E il commissario Montalbano non è più un ragazzino. Lo si avverte perché i segni lasciati da tutte le inchieste passate riaffiorano qua e là, con i colori della nostalgia, a ogni passo di quest'ultimo caso. Un caso anomalo in cui il cadavere non spunta all'inizio e Montalbano non ne è proprio il titolare, ma vi si intrufola. Troppe coincidenze lo spingono. Scava nella scomparsa di un finanziere truffatore, che si è portato via i soldi di mezzo paese e dintorni, e poi del suo aiutante. E la soluzione sarebbe una fuga banale, col malloppo sottratto ai molti polli dell'epoca della borsa, connessa a un omicidio, se non si profilasse una soluzione alternativa, assai più carica di dolente orrore.

RECENSIONE

Ed eccomi giunto alla sesta indagine di Montalbano, L'odore della notte. Ritroviamo un Montalbano cupo, che fa incubi, con ferite aperte e rapporti burrascosi con Livia. Gli capita fra le mani un caso forse troppo banale: un tizio che ha truffato dei vecchietti si è portato via i loro soldi ed è sparito. Ma indagando scoprirà una realtà più complessa, fino al tragico epilogo.

Ripeto Camilleri scrive bene, è piacevole, e le indagini di Montalbano sono ambientate a casa mia potrei dire, visto che abito in un piccolo borgo di mare siciliano. La storia non mi è dispiaciuta, ma manca quel qualcosa in più rispetto alle altre indagini.
P.S. povero maglione!


venerdì 12 febbraio 2021

[Recensione] L'equazione di Dio - Robert J. Sawyer

 


L'EQUAZIONE DI DIO || Robert J. Sawyer || Mondadori || 20 maggio 2001 || 310 pagine

Come si sono estinti i dinosauri? Domanda vecchia, per il lettore di fantascienza. E che ha avuto mille risposte. Nel caso di questo brillante romanzo, tuttavia, l'interrogativo è molto più complesso e andrebbe riformulato così: provata scientificamente l'esistenza di Dio, perché ci ha fatto come ci ha fatto? E soprattutto, perché ha deciso di estinguere periodicamente le forme di vita superiore su tutti i mondi abitati? E' l'assillo che tormenta Hollus, un ragno intelligente venuto dallo spazio che un bel giorno entra nel Royal Museum, a Toronto, e chiede di parlare con uno scienziato. Lo portano da Thomas Jericho, paleontologo, e l'aracnide rivela importanti informazioni sulle origini della vita. Non solo, ma propone alle menti migliori della Terra di unirsi in una ricerca che altri pianeti hanno già cominciato per loro conto, e che solo lo sforzo di tutte le intelligenze potrà coronare di successo. La domanda è infatti: che intenzioni ha il Creatore?

RECENSIONE

Avevo già conosciuto questo autore canadese di romanzi di fantascienza quando ho letto Origine dell'ibrido (peccato che era il terzo di una trilogia!) e affrontava un tema particolare: un Homo Sapiens e un Neanderthal desiderano avere un figlio. In questo romanzo, invece, il nostro autore affronta una diversa tematica: l'universo è stato creato da una divinità? E soprattutto, perché ha deciso di estinguere periodicamente le forme di vita superiore su tutti i mondi abitati (come ad esempio i dinosauri?). A riflettere su questo affascinante quesito si troverà il protagonista del romanzo, un paleontologo ateo che un giorno incontra, nel museo dove lavora, un alieno di forma ragnesca e col quale stringerà una bella amicizia.

Devo ammettere che Robert Sawyer sa scrivere bene ed è piacevole perdersi nei suoi ragionamenti scientifici e, in questo caso, anche filosofici e teologici. Forse certe volte si dilunga troppo e questo ha reso la lettura certe volte più pesante/noiosa. Per il resto si lascia leggere.


mercoledì 10 febbraio 2021

[Recensione] Il ciclo delle Fondazioni - Isaac Asimov

 


IL CICLO DELLE FONDAZIONI || Isaac Asimov || Mondadori || marzo 2003 || 744 pagine

L'Impero Galattico, che da secoli esercita il suo potere su tutti i pianeti conosciuti, sta scomparendo: lascerà il posto a 30.000 anni di ignoranza e violenza. Hari Seldon, creatore della rivoluzionaria scienza della "psicostoria", sa quale triste futuro aspetta l'umanità. E per preservare la civiltà riunisce i migliori scienziati e studiosi su Terminus, un piccolo pianeta ai margini della Galassia: è la Prima Fondazione, creatrice di un grande impero. L'istituzione è però destinata a venire rapidamente distrutta da una figura terribile e misteriosa di mutante che impone un'orribile dittatura. Ma tra le rovine di quello che era stato un faro del sapere si mormora che nascosta in un remoto angolo della Galassia vi sia una Seconda Fondazione. La cercano disperatamente coloro che intendono distruggerla, ma anche i sopravvissuti della prima Fondazione. Il suo destino giace nelle mani di un adolescente, Arkady Darell, che nasconde un terribile segreto...

Sono qui riuniti in un solo volume i quattro romanzi della "Fondazione", la più grandiosa saga di tutti i tempi, premiata nel 1966. Il capolavoro assoluto di un autore indimenticabile.

RECENSIONE

Non ho dubbi nel definire questo Ciclo delle Fondazioni il capolavoro di Asimov! Il Ciclo delle Fondazioni raccoglie la bellezza di quattro romanzi: 1) Fondazione; 2) Fondazione e Impero; 3) Seconda Fondazione; 4) L'orlo della Fondazione. I primi tre formano la cosiddetta Trilogia della Fondazione, scritti esattamente nel 1951, 1952 e 1953. L'ultimo, L'orlo della Fondazione, è stato scritto nel 1982 ed è il quarto libro che continua la storia della Fondazione. In realtà ci sarebbero altri romanzi che farebbero parte della Fondazione, e sono: Preludio alla Fondazione (1988), Fondazione Anno Zero (1992) e Fondazione e Terra (1986).
- Fondazione = L’Impero Galattico è avviato verso la decadenza; Hari Seldon, lo scienziato inventore della Psicostoria, ha però un suo progetto per limitare la fase della barbarie a pochi secoli. Il suo strumento sarà la Fondazione, un’Istituzione di scienziati enciclopedisti su un lontano pianeta.
- Fondazione e Impero = L’immenso Impero Galattico è scosso dai sussulti dell’agonia, dilaniato da sanguinose lotte intestine, e le autorità centrali non sono più in grado di tenere a freno le rivolte che scoppiano ovunque. Da questa caotica situazione emerge una nuova temibilissima forza: una sorta di milizia privata che con astuzia si impadronisce via via di tutte le leve di comando. Il suo capo è un avventuriero misterioso dotato, a quanto si dice, di poteri sovrumani: il Mutante. Chi è? Da dove viene? Dove si nasconde? Troppo tardi… coloro che vogliono annientarlo si accorgeranno che il Mutante è più forte e più vicino di quanto sospettino.
- Seconda Fondazione = Dopo secoli di decadenza l’Impero Galattico si è finalmente dissolto, ma l’istituzione che ne sta prendendo il posto, la Fondazione, incontra molti problemi davanti a sé. E’ sorta infatti una nuova spaventosa minaccia rappresentata dal misterioso “Mule”, un mutante dotato di straordinari poteri e in grado di dare vita a una spaventosa tirannia interplanetaria. Per riuscire ad averne ragione, sarà necessario l’aiuto della leggendaria Seconda Fondazione, l’istituzione gemella fondata secoli prima e rimasta fino a quel momento nell’ombra.
- L'orlo della Fondazione = Quarto volume della grande saga galattica asimoniana, una straordinaria avventura dell’intelligenza e della fantasia, giocata tra intrighi e complicazioni politiche, lotte e tragedie, sorprese e amori. Viaggiando su straordinarie navi spaziali tra stelle, pianeti e asteroidi, battendosi con le più sottili e raffinate facoltà della mente, perdendosi nella ricerca di un mitico pianeta chiamato Terra dove si narra abbia avuto origine la grande avventura umana, gli uomini e le donne della galassia asimoniana si incontrano e si scontrano, si amano e si temono, si combattono e si riconciliano, dando vita a una saga cosmica che ha la tensione drammatica della realtà e il fascino senza confini della fantasia.
Il protagonista assoluto di tutti e quattro i romanzi è certamente Hari Seldon, creatore della Psicostoria e ideatore del Piano Seldon. Asimov, con questo stratagemma, riesce a ideare una scienza che prevede il futuro e, in parte, lo condiziona.


martedì 2 febbraio 2021

[Recensione] Quintetto di Buenos Aires - Manuel V. Montalban

 


QUINTETTO DI BUENOS AIRES || Manuel V. Montalban || Feltrinelli || 1 giugno 2001 || 376 pagine

Lo zio d'America, che nelle famiglie spagnole non manca mai, incarica Carvalho di andare in Argentina a cercare il figlio Raul, cugino di Pepe, volontariamente desaparecido dopo essersi salvato durante la dittatura militare.
Carvalho parte, convinto di immergersi nell'appassionata atmosfera del tango; si ritrova invece calato in una realtà ben diversa e sconcertante.
Gli basta contattare amici ed ex compagni di lotta di Raul, perché il groviglio degli eventi lo travolga. La Buenos Aires descritta da Montalban è epica e tragica insieme, profonda e cialtrona, una delle città più complesse e contraddittorie dei giorni nostri, una società che deve rigenerarsi dopo un lungo periodo di lutti oscuri, ma dove forse c'è ancora spazio per la poesia.

RECENSIONE

Mi piacciono i romanzi con protagonista gente che fa indagini, alla Sherlock Holmes per intenderci. Quindi preferisco i detective privati rispetto ai poliziotti, forse perché i detective, in un certo senso, hanno più libertà. Primo romanzo che leggo con protagonista il detective Carvalho, e primo libro di Montalbán che divoro. E devo dire che è stata una lettura davvero piacevole e positiva. Ventesima indagine del nostro Pepe, che deve allontanarsi dalla sua amata Barcellona per sbarcare in Argentina, a Buenos Aires. Qua deve rintracciare suo cugino, Raul, su incarico di suo zio. E il Nostro scopre la vera faccia della capitale argentina: altro che tango, Maradona e desaparecidos, vi trova una città deprimente e affollata di fallimenti, ognuno con un segreto nascosto nell'armadio. Carvalho conoscerà pittoreschi personaggi che ci regaleranno una diversa visione dell'Argentina. Per fare un esempio di personaggi strambi che il nostro detective incontra, c'è un tale che si professa essere il figlio (illegittimo) di Borges.
Per capire quanto immenso sia Montalbán, ecco come ci descrive il suo detective: «La verità è questa. Ho un’anima marginale. La mia fidanzata era una puttana da telefono, una squillo. Il mio consulente tecnico, cameriere, cuoco e segretario, era un ladruncolo di macchine che si chiama Biscuter. Il mio confidente spirituale e gastronomico è un vicino di casa, Fuster che è anche il mio amministratore. Amministratore di quel poco che mi può amministrare. Mi piacciono le famiglie impossibili. Detesto quelle possibili. […] Detesto le famiglie possibili vive. Le famiglie morte, quelle le adoro». Un'ironia tagliente e sferzante riempie ogni pagina di questo avvincente noir, che vi lascerà incollati e deliziati alle pagine (la parte ambientata al ristorante coi cuochi che litigano è da incorniciare), e poi Carvalho non è un semplice detective, è soprattutto un gran lettore e un gran filosofo di tendenza cinica e scettica. Grande amanta del buon cibo e dei buoni vini, egli stesso si definisce un “marxista” della corrente gastronomica. Ciò che lo rende un filosofo a tutti gli effetti sono senz’altro le sue “sentenze”; infatti, la forma letteraria preferita da Carvalho è quella utilizzata dai suoi colleghi più antichi: la brevitas dei dicta. Ecco alcuni esempi tratti da questo romanzo: «Mi sento sicuro solo al ristorante»; «È il ciclo della vita. Le colombe mangiano vermi, noi mangiamo le colombe e i vermi mangiano noi»; «La politica è sicura solo quando smette di essere politica e si trasforma in boxe»; «I vincitori opprimono la memoria dei vinti, e quando i vinti riescono a recuperarla, la memoria non è più quel che era». E ancora l'autore non manca di elencare nella storia tanti romanzi e tanti autori (Borges vince su tutti, stracitatissimo), e poi, per concludere, la stranezza più forte di Carvalho: lui brucia i libri che ha letto. Un genio, Montalbán!


lunedì 1 febbraio 2021

[Recensione] Oblomov - Ivan A. Goncarov

 


OBLOMOV || Ivan A. Goncarov || Mondadori || 28 marzo 2017 || 641 pagine

Proprietario terriero che vive di rendita e trascorre le sue giornate in uno stato di totale inattività e apatia che neppure l'amore sincero per la bella Olga riesce a vincere, Oblomov incarna un tipo umano squisitamente russo, l'esponente dell'aristocrazia ottocentesca irrimediabilmente corrotta dai suoi privilegi. Nello stesso tempo, è anche l'emblema di una condizione esistenziale eterna, a metà tra Amleto e Don Chisciotte, con la quale ogni generazione, in ogni luogo, si confronta. Oblomov, uno dei capolavori della letteratura, è un romanzo mirabile sia per l'affresco storico e sociale che delinea, sia per la finezza psicologica con cui indaga l'interiorità dei personaggi.

RECENSIONE

Questo nuovo anno ho deciso di leggere più classici della letteratura mondiale, anche per recuperare quelle perle che tutti mi consigliano di non perdere. La mia scelta è caduta, per caso, su questo romanzo russo, Oblomov appunto, e devo dire che è stato una piacevole scoperta.

Oblomov è un proprietario terriero russo che vive di rendita grazie agli introiti provenienti da un suo villaggio di campagna dove lavorano circa trecento contadini. Egli vive a Pietroburgo, la capitale russa, in un appartamento polveroso e sta perennemente sdraiato sul divano in ozio perpetuo. Ha un servitore, Zachar, a lui devoto, che ogni tanto gli spilla qualche moneta quando va a fare la spesa (la famosa cresta). Un giorno questa sua vita sempre uguale viene interrotta da una brutta notizia: le sue rendite stanno scendendo per via di una cattiva amministrazione dei suoi affari. Per fortuna arriva a fargli visita il suo amico Stolz, un giovane uomo d'affari, e riesce a convincerlo ad uscire fuori dal suo guscio. Grazie a lui conosce Olga, una bella e giovane e intelligente ragazza della quale il nostro protagonista si innamorerà.

Sarà proprio Stolz stesso a definire il termine oblomovismo: ovvero quello sprecare la vita e le ricchezze a causa di una congenita trascuratezza costellata da un idealismo esasperato.

L'autore russo ha contrapposto, in questo romanzo, due diverse visoni: naturalismo e liberismo illuminista. Queste visioni sono incarnate proprio da Stoltz e Oblomov: l'amico tedesco cerca in tutti i modi di trascinare Il'ja Il'ic fuori dal suo appartamento, che è diventato “una piccola, inerte, polverosa Oblomovka”, e di introdurlo nel nuovo mondo. Anche Olga tenta invano di costruire con operosità un nuovo ponte tra il paradiso idealizzato oblomoviano e la dinamicità della civiltà moderna. Ma Oblomov è un sognatore, non riesce a vivere la vita da nobile nella società russa, è una persona buona, generosa, egli desidera vivere in un mondo senza conflitti.
Scriverà il giornalista russo Nikolaj Aleksandrovič Dobroljubov:
«In Oblomov si riflette la vita russa, viene presentato il vero e vivo tipo russo contemporaneo, scolpito con inesorabile rigore e precisione; viene pronunciata la nuova parola d’ordine dello sviluppo della nostra società; viene pronunciata con chiarezza e fermezza, senza disperazioni né puerili speranze ma con la piena coscienza del vero. Questa parola è oblomovismo; essa serve da chiave per la soluzione e l’interpretazione di molti fenomeni della vita russa e conferisce al romanzo di Goncarov un significato sociale molto più grande che non a tutti i nostri racconti di letteratura accusatoria».


[Recensione] Charlie Chan e il cammello nero - Earl Derr Biggers

  CHARLIE CHAN E IL CAMMELLO NERO || E. Derr Biggers || Newton Compton || 2012 || 188 pag. Shelah Fane, celebre star del cinema, viene uccis...