mercoledì 22 luglio 2020

[Recensione] Paura e disgusto a Las Vegas - Hunter S. Thompson

Titolo: Paura e disgusto a Las Vegas
Titolo originale: Fear and Loathing in Las Vegas: A Savage Journey to the Heart of the American Dream
Autore: Hunter Stockton Thompson
Curatore: Sandro Veronesi
Editore: Bompiani
Pubblicazione: 28 aprile 2016
Prima pubblicazione: 7 luglio 1971
Genere: autobiografico
Pagine: 313
Prezzo: 13 euro

Quarta di copertina
Pubblicato nel 1971 sulla mitica rivista musicale “Rolling Stones”, Paura e disgusto a Las Vegas è il libro cult di un’intera generazione. Racconta di un viaggio compiuto nel 1971 da un giornalista sportivo accompagnato dal suo avvocato, a bordo di una vistosa Chevrolet rossa decappottabile. La meta è Las Vegas, la capitale del gioco d’azzardo e del più sfavillante e perverso conformismo americano, dove si tiene la Mint 400, una famosa e sgangherata corsa di moto e Dune-Buggy. Lo scopo dichiarato è quello di “scovare il Sogno Americano”. Fin dall’inizio il viaggio si rivela allucinante, irriverente, esilarante e disperato. I due eroi, sotto l’effetto di un miscuglio di droghe che non teme confronti, assistono a una trasformazione totale della realtà, che assume le più imprevedibili sfaccettature: da quelle psichedeliche, colorate, fantastiche del sogno, a quelle grottesche e tragiche dell’incubo e della disperazione. 

Recensione
Difficile descrivere questa sorta di autobiografia di follie a Las Vegas. Potrei dire che tutto il tempo l'autore, assieme al suo amico avvocato, si fumano qualunque cosa illecita, bevono di tutto, combinano disastri ovunque. Non riesco a capire se tutto quello che ci viene narrato sia vero oppure volutamente esagerato, ma mi pare improbabile che dopo tutto quello che hanno combinato i due lestofanti strafatti ne siano usciti incolumi. Si parla di droga praticamente in ogni pagina. Sinceramente all'inizio, almeno nella prima parte, mi stava anche divertendo, ma alla lunga diventa un'avventura stancante e per nulla divertente. Peccato, avevo alte aspettative, addirittura pensavo fosse bello non dico come ma quasi come On the Road di Kerouac. E invece no. Poi troppe parolacce e anche alcune bestemmie che mi hanno fatto molto storcere il naso.
Da dimenticare. Anzi, dirò questo: Lontano Stai Da me!

Nessun commento:

Posta un commento