lunedì 4 maggio 2020

[Recensione] L'educazione - Tara Westover

Titolo: L'educazione
Titolo originale: Educated
Autrice: Tara Westover
Traduttrice: Silvia Rosa Sperti
Editore: Feltrinelli
Pubblicazione: 16 gennaio 2020
Prima pubblicazione: 20 febbraio 2018
Genere: biografico
Pagine: 378
Prezzo: 11 euro

Quarta di copertina
Tara, la sorella Audrey e i fratelli Luke e Richard sono nati in una singolare famiglia mormona delle montagne dell'Idaho. Non sono stati registrati all'anagrafe, non sono mai andati a scuola, non sono mai stati visitati da un dottore. Sono cresciuti senza libri, senza sapere cosa succede nel mondo o cosa sia il passato. Fin da piccolissimi hanno aiutato i genitori nei loro lavori: in estate stufare le erbe per la madre ostetrica e guaritrice, in inverno lavorare nella discarica del padre, per recuperare metalli. Fino a diciassette anni Tara non aveva idea di cosa fosse l'Olocausto o l'attacco alle Torri gemelle. Con la sua famiglia si preparava alla sicura fine del mondo, accumulando lattine di pesche sciroppate e dormendo con uno zaino d'emergenza sempre a portata di mano. Il clima in casa era spesso pesante. Il padre è un uomo dostoevskiano, carismatico quanto folle e incosciente, fino a diventare pericoloso. Il fratello maggiore Shawn è chiaramente disturbato e diventa violento con le sorelle. La madre cerca di difenderle, ma rimane fedele alle sue credenze e alla sottomissione femminile prescritta. Poi Tara fa una scoperta: l'educazione. La possibilità di emanciparsi, di vivere una vita diversa, di diventare una persona diversa. Una rivelazione. Il racconto di una lotta per l'autoinvenzione. Una storia di feroci legami famigliari e del dolore nel reciderli.

Recensione
Quando le mie mani sono giunte a questo libro non sapevo minimamente di cosa trattasse, difatti io pensavo fosse un romanzo e mai mi sarei immaginato di imbattermi in una biografia di una ragazza (oggi donna).

La storia che Tara (classe 1986) ci narra, dunque, è quella della vita che conduceva nella parte rurale dello stato dell’Idaho, a Buck Peak, dove viveva con la sua famiglia mormone: una famiglia numerosa, ben sei fratelli, con due genitori fuori dal comune, in che senso? Nel senso che immaginatevi il peggio che possiate fare per i vostri figli: non li mandate a scuola, non li registrate al comune (quindi non hanno un certificato di nascita), non li mandate all'ospedale ne dai dottori ma li curate con i vostri unguenti, li indottrinate in una religiosità bigotta ed estremista e, se ancora non vi basta, lasciate pure che vengano picchiati e bullizzati dal fratello maggiore senza che voi muoviate un dito per difenderli ma anzi giustificate il bulletto perché "non può far del male, te lo sei immaginato!". Se ancora non bastasse, andiamo a scoprire che il padre di Tara soffre di un disturbo bipolare della personalità, e non fa che predicare su una imminente fine del mondo. E che la madre giustifica qualunque sua decisione, anche se farebbe del male ai propri figli (è mio marito, non possono non seguire quello che comanda, è illuminato da Dio!). Praticamente il padre lavora in una vera e propria discarica (molto pericolosa per dei bambini piccoli) di automobili e oggetti ferrosi e dove, temendo che il mondo sta per finire, sta costruendo un rifugio dove vi accumula cibo e armi, mentre la madre fa la levatrice e prepara misture a base di erbe (loro non utilizzano medicine).

Ecco, Tara cresce in questo ambiente familiare e quello che sorprende è la sua forza e resistenza incredibile a tutte queste sciagure (o disgrazie) che le capitano (tra le altre cose, più di una volta ha rischiato di morire per aiutare suo padre al lavoro). Per fortuna apprendiamo che la piccola donna deciderà di studiare e convincerà i suoi a frequentare la scuola prima, poi l'università: insomma, la nostra Tara scopre l'importanza dello studio e più va avanti più capisce in che letamaio di ignoranza proveniva. La morale della sua storia, in buona sostanza, è che grazie all'educazione vera, quella della conoscenza, è riuscita a salvarsi (mi ha fatto tenerezza quando, durante una lezione, non sapeva nulla dell'Olocausto e dopo essere andata ad informarsi, ne è rimasta senza parole e lì ha capito di quanta ignoranza l'avevano riempita). Grazie all'educazione scolastica Tara è riuscita a "fuggire" dalla miseria, dalle violenze che ha subito, da quel mondo opprimente di provincia pieno di paranoie e di ignoranza senza fine.

Quello che leggiamo è una sorta di diario della protagonista, più che una ricostruzione un suo vero e proprio sfogo personale, ella cerca di coinvolgerci nella sua storia da bambina, peccato che lo stile risulta abbastanza lento e disarticolato e questo porta ad appesantire un po' la lettura.

Personalmente questa lettura mi ha sconcertato: ho subito assieme a Tara tutte queste violenze sia psicologiche che fisiche e più di una volta avrei dato un bel calcio nel sedere (e sarei stato un signore) al suo fratello maggiore, che arriva addirittura a minacciarla con un coltello e a quasi strangolarla, per non parlare di tutte le volte che ha tentato di affogarla con la testa nel water di casa urlandole "puttana!".

Ne esci fuori da questa lettura con dolore ma anche con gioia, perché Tara alla fine si realizza e diventa docente di storia a Cambridge e i rapporti con i suoi si rovineranno sempre più, fino alla sua difficile decisione di non frequentarli più.

Concludo con una bella frase che ci ha regalato la dottoressa Tara: «Ho perdonato i miei genitori quando ho perdonato me stessa».

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