venerdì 28 febbraio 2020

[Recensione] L'amica geniale - Elena Ferrante

Titolo: L'amica geniale 
Autrice: Elena Ferrante
Editore: edizioni e/o
Collana: Dal Mondo
Serie: L'amica geniale #1
Data di pubblicazione: 19 ottobre 2011
Genere: romanzo storico
Pagine: 336
Prezzo: 18 euro

Quarta di copertina
Il romanzo comincia seguendo le due protagoniste bambine, e poi adolescenti, tra le quinte di un rione miserabile della periferia napoletana, tra una folla di personaggi minori accompagnati lungo il loro percorso con attenta assiduità. L'autrice scava nella natura complessa dell'amicizia tra due bambine, tra due ragazzine, tra due donne, seguendo la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i buoni e i cattivi sentimenti che nutrono nei decenni un rapporto vero, robusto. Narra poi gli effetti dei cambiamenti che investono il rione, Napoli, l'Italia, in più di un cinquantennio, trasformando le amiche e il loro legame. E tutto ciò precipita nella pagina con l'andamento delle grandi narrazioni popolari, dense e insieme veloci, profonde e lievi, rovesciando di continuo situazioni, svelando fondi segreti dei personaggi, sommando evento a evento senza tregua, ma con la profondità e la potenza di voce a cui l'autrice ci ha abituati. Si tratta di quel genere di libro che non finisce. O, per dire meglio, l'autrice porta compiutamente a termine in questo primo romanzo la narrazione dell'infanzia e dell'adolescenza di Lila e di Elena, ma ci lascia sulla soglia di nuovi grandi mutamenti che stanno per sconvolgere le loro vite e il loro intensissimo rapporto.

Recensione
Da tempo desideravo leggere questo romanzo e quando ho saputo che veniva trasmessa la serie televisiva sulla Rai ho iniziato la lettura, incuriosito.
L'autrice (presumo sia donna, visto che non ha ancora svelato la sua vera identità) ci narra l'amicizia di Lenuccia (Elena) e Lila (Rafaella) prima bambine e poi adolescenti le quali vivono in un povero rione periferico di Napoli. Le vedremo crescere a poco a poco, conosceremo le loro vite, le loro famiglie e le vicende che ruoteranno intorno al loro piccolo mondo. Entrambe sono molto legate e nonostante gli alti e bassi della loro amicizia, si cercheranno sempre e si daranno consigli a vicenda. Ma tra le due chi è l'amica geniale? Sicuramente è Lila la quale è sempre un passo avanti a Lenuccia su ogni cosa.

Tutto inizia con la voce narrante del romanzo, Elena adulta, sessantenne, la quale riceve una brutta notizia: la sua amica Lila è scomparsa nel nulla e ha fatto sparire ogni traccia del suo passato. Con questo stratagemma l'autrice ci presenta la loro storia, questa amicizia nata in quel maledetto rione fatto di povertà, invidie, violenza, lotta per sopravvivere, nel pieno negli anni '50. Lila ed Elena vanno a scuola insieme, all'inizio non si considerano ma si studiano. Lila ha delle capacità straordinarie, sa leggere prima degli altri compagni, sa fare velocemente i calcoli matematici, ma ha un carattere duro, ribelle, quasi violento (vedi la scena in cui getta la bambola di Elena nella botola). Elena è calma, posata e studiosa, ma è attratta da Lila, ogni cosa che la sua compagna tocca diventa oro.
L'autrice ci narra sì questa amicizia, ma ciò che esce fuori dalle pagine è la narrazione della vita umana: 
non ho nostalgia della nostra infanzia, è piena di violenza. Ci succedeva di tutto, in casa e fuori, ogni giorno, ma non ricordo di aver mai pensato che la vita che c’era capitata fosse particolarmente brutta. La vita era così e basta, crescevamo con l’obbligo di renderla difficile agli altri prima che gli altri la rendessero difficile a noi. Certo, a me sarebbero piaciuti i modi gentili che predicavano la maestra e il parroco, ma sentivo che quei modi non erano adatti al nostro rione, anche se eri femmina. Le donne combattevano tra loro più degli uomini, si prendevano per i capelli, si facevano male. Far male era una malattia.
Davvero mi viene difficile recensire accuratamente questa opera, l'autrice ti spiazza in continuazione. Alla fine l'amica geniale, scopriamo, è proprio Elena stessa, l'unica che non si arrende e continua a studiare, mentre la sua amica Lila, dalle capacità incredibili, in un certo senso si arrende, si abbassa la testa al rione, quella padella di rame scoppia ma resta attaccata a quel luogo, non va via. E la cosa ti fa rattristare, perché vorresti che anche Lila reagisse, che anche lei avrebbe meritato di studiare, di uscire da quella situazione opprimente.
Interessante notare la sottolineatura di come la scuola possa essere realmente un luogo di emancipazione, in cui poter costruirsi un futuro e liberarsi dalle catene della povertà (non solo materiale naturalmente).
Alla fine chi è davvero l'amica geniale? Lila o Elena? O entrambe? Beh, credo che ognuno risponderà in modo diverso dopo averlo letto. Potrei ancora scrivere e annotare altre mille cose, pensieri, riflessioni, ma rischio (ahimé) di fare degli spoilers quindi preferisco tacere e invitarvi a leggere questo piccolo capolavoro.


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