venerdì 29 novembre 2019

[Recensione] La ragazza nella nebbia - Donato Carrisi

Titolo: La ragazza nella nebbia 
Autore: Donato Carrisi
Editore: Longanesi
Data di pubblicazione: 23 novembre 2015
Genere: thriller, mistery
Pagine: 350
Prezzo: 18,60 euro

Quarta di copertina
La notte in cui tutto cambia per sempre è una notte di ghiaccio e nebbia ad Avechot, un paese rintanato in una valle profonda fra le ombre delle Alpi. Forse è stata proprio colpa della nebbia se l’auto dell’agente speciale Vogel è finita in un fosso. Un banale incidente.
Vogel è illeso, ma sotto shock. Non ricorda perché è lì e come ci è arrivato.
Eppure una cosa è certa: l’agente speciale Vogel dovrebbe trovarsi da tutt’altra parte, lontano da Avechot.
Infatti, sono ormai passati due mesi da quando una ragazzina del paese è scomparsa nella nebbia. Due mesi da quando Vogel si è occupato di quello che, da semplice caso di allontanamento volontario, si è trasformato prima in un caso di rapimento e, da lì, in un colossale caso mediatico.
Perché è questa la specialità di Vogel. Non gli interessa nulla del dna, non sa che farsene dei rilevamenti della scientifica, però in una cosa è insuperabile: manovrare i media. Attirare le telecamere, conquistare le prime pagine. Ottenere sempre più fondi per l’indagine grazie all’attenzione e alle pressioni del «pubblico a casa». Santificare la vittima e, alla fine, scovare il mostro e sbatterlo in galera.
Questo è il suo gioco, e questa è la sua «firma». Perché ci vuole uno come lui, privo di scrupoli, sicuro dei propri metodi, per far sì che un crimine riceva ciò che realmente gli spetta: non tanto una soluzione, quanto un’audience.
Sono passati due mesi da tutto questo, e l’agente speciale Vogel dovrebbe essere lontano, ormai, da quelle montagne inospitali.

Ma allora, cosa ci fa ancora lì? Perché quell’incidente? Ma soprattutto, visto che è illeso, a chi appartiene il sangue che ha sui vestiti? 

Recensione
Prima opera che leggo di Donato Carrisi (finalmente ci sono riuscito!) e subito ho pensato: perché non l'ho scoperto prima?
Una ragazza di 16 anni sparisce nel nulla e tutta la storia ruota attorno alla sua ricerca. Ad indagare un agente che più che cercare cosa fosse accaduto alla povera ragazza (ahimé storia che ricorda tanti fatti di cronaca contemporanea in Italia) cerca un "mostro", un capro espiatorio da dare in pasto ai media e a tutto il circo mediatico (giornalisti, tv, etc.). Viene trovato un sospetto, un professore che insegna nella stessa scuola della ragazza, il quale pare essere stato presente nel momento della sua scomparsa e, guarda caso, proprio quel giorno si trovava a fare trekking in montagna (quindi è senza testimoni che possano scagionarlo). Devo dire che avevo sospettato chi fossero o chi fosse il colpevole, ma non mi sarei immaginato il doppio colpo di scena finale (che lascia molto amaro in bocca).

Lo stile di Carrisi mi ha catturato, tanto è vero che ho divorato il libro in tre giorni!
"La gente non cerca giustizia, vuole solo un colpevole. Per dare un nome alla paura, per sentirsi sicura. Per continuare a illudersi che tutto va bene, che c'è sempre una soluzione."
Un'altra citazione celebre e più volte ripetuto nel romanzo è questa: "È il cattivo che fa la storia". Ed effettivamente, dopo aver terminato la lettura, è quella terribile constatazione che mi ha fatto restare incollato alle pagine, perché l'autore riesce a farti immedesimare con i personaggi che di volta in volta ruotano attorno alla storia della povera fanciulla che sparisce nel nulla, anche se ti porterà a sospettare di poche persone. Che altro aggiungere, ve lo consiglio se amate il genere giallo tendente al thriller, anche se c'è molta psicologia.
L'ambientazione di montagna non è molto presente, ma ugualmente rende l'atmosfera tetra e solitaria di un paesino piccolo con le sue rigide regole morali.
Più che un'indagine l'autore ha preferito mostrarci come la storia di una ragazza che scompare diventa un caso mediatico, televisivo, di come tante persone cercano di lucrare sul dolore delle persone. Ho apprezzato molto questo metodo, perché sembra dirci di aprire gli occhi e di non cadere nella tentazione di costruirci un mostro da incarcerare ma di trovare la verità.


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