venerdì 29 novembre 2019

[Recensione] Il porto delle nebbie - Georges Simenon

Titolo: Il porto delle nebbie 
Titolo originale: Le port des brumes
Autore: Georges Simenon
Traduttore: Fabrizio Ascari
Editore: Adelphi
Data di pubblicazione: 1 novembre 1994
Anno di uscita originale: 1931
Serie: Il commissario Maigret #12
Genere: giallo
Pagine: 182
Prezzo: 10 euro

Quarta di copertina
Un uomo di una cinquantina d'anni viene fermato sui Grands Boulevards mentre si aggira in preda al panico fra autobus e macchine. Non ha documenti e dai suoi abiti sono state strappate le etichette. Non riesce a parlare. Qualche mese prima una pallottola gli ha spaccato il cranio, trasformandolo in una figura senza identità e senza memoria. In compagnia di questa muta silhouette, il commissario Maigret si immergerà nelle nebbie silenziose di Ouistreham, per sciogliere un enigma che ha la stessa cangiante apparenza del brumoso paesaggio normanno: "Alcuni istanti prima tutto sembrava morto, deserto. E adesso Maigret, che cammina lungo la chiusa, si accorge che la nebbia pullula di forme umane... Più avanza e più quell'universo di nebbia si popola."

Recensione
Fino ad ora uno dei migliori Maigret che abbia mai letto!

Un ex capitano della Marina mercantile perde la memoria in seguito a un incidente alla testa (forse un colpo di pistola) e viene riconosciuto dalla sua domestica che, assieme a Maigret, lo riaccompagnano a casa e dove il nostro commissario ha intenzione di scoprire cosa sia successo al povero signore. Ma la situazione peggiorerà... Con questo pretesto (l'indagine di Maigret per scoprire il colpevole dell'incidente) il nostro commissario è "costretto" a vivere alcune settimane nella città portuale di Ouistreham.

Maigret è bravissimo a descrivere la vita di un porto, dei marinai che lo abitano, del clima in cui si è avvolti, degli odori e delle sensazioni che in esso si vivono. Non a caso la nebbia diventa quasi un personaggio del libro, dando quel senso di mistero e inquietudine.

Passa una nave, così vicina che il commissario potrebbe toccarla! Una gomena ricade a pochi passi da lui; qualcuno la raccoglie e la trascina fino a una bitta fissandola con cura.
«Indietro! …Attenzione!» grida una voce, lassù, sulla plancia del vapore.
Pochi istanti prima tutto sembrava morto, deserto. E adesso Maigret, che cammina lungo la chiusa, si accorge che la nebbia pullula di forme umane. Qualcuno gira una manovella. Un altro corre con un secondo cavo di ormeggio. Alcuni doganieri aspettano che venga gettata la passerella per salire a bordo.
Tutto ciò senza che si veda praticamente nulla, nella nube di umidità che imperla i baffi.

Già dalle prime righe Simenon riesce a catturarmi perché subito vorresti sapere come il capitano Joris abbia perso la memoria e per quale motivo qualcuno gli ha fatto del male, lui, come descrivono la sua domestica e gli amici e abitanti del porto, persona così docile e buona con tutti, non può avere nessun nemico. Anche stavolta, come nel romanzo precedente (La casa dei fiamminghi), le indagini del commissario si basano sull'intuito e non sulla raccolta scientifica delle prove, egli studierà i comportamenti delle persone senza subito giudicarle, si immedesima in loro (non a caso frequenterà il bar del porto), ed è da notare come egli si trovi più a suo agio nei locali a contatto con la gente del popolo semplice e spontanea piuttosto che con i ricchi borghesi (come il salotto del sindaco).

Rispetto agli altri Maigret che ho letto fino ad ora, ho trovato una trama davvero complessa e, ad ogni capitolo, sempre più coinvolgente, cosa che non mi ha mai deluso. Capiremo solo verso la fine il motivo scatenante di tutto. 

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