venerdì 22 marzo 2019

[Recensione] Il processo - Franz Kafka

Autore: Franz Kafka
Titolo: Il processo
Traduttore: Giorgio Zampa
Editore: Adelphi
Data di pubblicazione: 14 aprile 2016 (16esima edizione)
Anno di uscita originale: 1925
Genere: romanzo
Pagine: 264
Prezzo: 12 euro

Il processo è un romanzo incompiuto di Franz Kafka che ci parla di una passiva accettazione dell'ineluttabilità di una giustizia con logiche insondabili contro cui a nulla servono la razionalità e la lucidità di Josef K., accusato, arrestato e processato per motivi misteriosi. Il romanzo è composto da 10 capitoli che Kafka scrisse tra l'agosto il 1914 e il gennaio del 1915, che l'autore più volte rivide e che il suo amico Max Brod volle pubblicare dopo la sua morte, contrariamente al volere di Kafka che aveva espresso il desiderio di bruciare tutto. 

K. è un banchiere il quale una mattina viene dichiarato in arresto e non gli viene detto quale sia il motivo. Così si reca davanti alla corte e assiste alla sua prima udienza dalla quale ne esce spaesato e inizia così a cercare aiuto e, consigliato da suo zio, si trova un avvocato. Nonostante è stato dichiarato in arresto, dunque, è stato lasciato libero di continuare a lavorare ma K. non sarà più come prima.

In questo romanzo Kafka utilizza uno stile che rende la narrazione spersonalizzante e angosciosa, e tutta la trama mette in dubbio qualunque punto di riferimento. Il protagonista, da quando viene posto in arresto, non fa che lottare contro il destino che improvvisamente gli si fa contro: egli viene raggirato, preso in giro, si confonde, si spazientisce, corre da una persona a un'altra, si perde in labirintici edifici, si innamora. Egli si sente in un certo senso perseguitato, stalkerato dal fato impersonato dalla macchina giudiziaria dalla quale intuisce non ne uscirà più, nonostante egli sa di essere innocente. Il mondo stesso sembra essere in rivolta con lui. L'autore sembra volerci dire che non esiste alcuna giustizia e che ogni nostro tentativo di scagionarci è inutile. E ciò comporta la solitudine che emerge preponderante dalle azioni e dalle riflessioni del protagonista, sempre più disorientato e rassegnato. 

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