domenica 28 agosto 2022

[Recensione] Casino Royale - Ian Fleming

 


CASINO ROYALE || Ian Fleming || Adelphi || 2012 || 227 pagine

Il 15 gennaio del 1952, quando si siede alla scrivania di Goldeneye, la sua villa in Giamaica, Ian Fleming non ha idea di cosa scriverà. Parte dal nome del suo personaggio, rubato a un allora celebre ornitologo, e dal ricordo di una partita a carte al Casino di Lisbona, nel 1941. Il primo James Bond nasce così, ed è un romanzo molto diverso da come forse lo stesso Fleming amava raccontarlo. Le scene sono poche, non più di quattro, i veri personaggi anche meno. James Bond impareremo a conoscerlo meglio, perché qui è ancora nei panni - eleganti, spiritosi, crudeli - di Ian Fleming. Ma l'abominevole Le Chiffre, e il suo occhio quasi bianco, non li dimenticheremo, come difficile sarà scordare la Bond Girl forse più letale, la sublime Vesper Lynd. Tutto dunque comincia da qui, dall'odore nauseante di un casinò alle tre del mattino. E la speranza è che duri il più a lungo possibile.

Recensione

La prima mitica avventura di James Bond, l'agente segreto più celebre al mondo grazie soprattutto alle trasposizioni cinematografiche con attori di un certo livello, come non ricordare Sean Connery e Roger Moore. 

Lettura scorrevole, ci viene anche insegnato come giocare a Baccarat, e si respira quell'aria che poi ritroveremo nei vari film sull'agente segreto, come appunto le infinite partite a carte. Il primo nemico di Bond è una spia russa, il diabolico Le Chiffre, contro il quale dovrà scontrarsi in un'epica partita a carte al casinò di Royale-les-Eaux. Lo stile e l'ambientazione sono tutte degli anni 50, e la cosa fa solo piacere. E scopriremo anche quale sia il cocktail preferito di Bond, che chiamerà Vesper Martini in onore alla sua collega affascinante della storia (quindi è vero che a Bond piace il Martini come vediamo nei film). Lui stesso ci dice la ricetta: «Tre misure di Gordon, una di vodka, mezza di China Lillet. Versate nello shaker, agitate sino a che è ben ghiacciato e poi aggiungete una bella di scorza di limone».


Una cosa che ho notato è che il Bond letterario differisce abbastanza da quello cinematografico, ma sicuramente l'interpretazione pazzesca che ha fatto Daniel Craig si avvicina molto a quello letterario (a mio modesto parere). 

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