martedì 21 giugno 2022

[Recensione] Doppio sogno - Arthur Schnitzler

 


DOPPIO SOGNO || Arthur Schnitzler || Adelphi || 1977 || 131 pagine

Un ballo in maschera, due misteriose figure in domino rosso, uno straniero insolente, qualche parola incomprensibile e allusiva: queste apparizioni gettano, una sera, «un’ombra di avventura, di libertà e di pericolo» nella vita di un medico e di sua moglie, giovani, belli e chiusi in un’ovattata felicità domestica. Da quel momento essi entrano, senza saperlo, in un intreccio speculare di peripezie notturne tanto inverosimili da sembrare oniriche e di sogni tanto invadenti da sembrare fatti reali: e, per tutti e due, i desideri segreti occuperanno la scena, per una notte, con una violenza e una fascinazione tali che li trascineranno inermi con sé, tra la voluttà e l’angoscia. Come in un film di von Stroheim, dalla Vienna borghese e tranquilla emergono inquietanti personaggi, le maschere dilagano, si aprono porte segrete, si svelano esseri equivoci, incombono giudici oscuri e feroci. Alla fine, un fascio di fredda luce clinica illuminerà il corpo bianco ed esanime di una sconosciuta, e in essa il protagonista riconoscerà «il cadavere pallido della notte passata, destinato irrevocabilmente alla decomposizione». Non senza, però, aver anche irrevocabilmente mutato la vita del giovane medico e della sua compagna. Insieme al Ritorno di Casanova e alla Signorina Else, il Doppio sogno (1926), racconto chiaroveggente e immerso in un incanto surreale, è una delle riuscite supreme di Schnitzler, ormai sempre più spesso riconosciuto, in questi ultimi anni, come uno dei grandi narratori psicologici della letteratura moderna, per il sorprendente spessore e la temibile lucidità delle sue storie, che sembrano aver dato fin dall’inizio per sottintese le scoperte della psicoanalisi.

Recensione

Questo breve romanzo o racconto ci parla di un dottore viennese in crisi con sua moglie perché soprattutto non riescono entrambi a comunicare. Mentre lei lo tradisce in sogno, lui sta quasi per tradirla in una sorta di orgia mascherata, rischiando pure di essere ucciso.

Non ho visto il film tratto da questa opera, ovvero Eyes Wide Shut di Kubrik con Tom Cruise e Nicole Kidman, ma qualche spezzone sì e infatti mi è subito venuto in mente quel film.

«Che dobbiamo fare, Albertine?».
Lei sorrise, e dopo una breve esitazione rispose: «Ringraziare il destino, credo, di essere usciti incolumi da tutte le nostre avventure... da quelle vere e da quelle sognate».
«Ne sei proprio sicura?» chiese Fridolin.
«Tanto sicura da presentire che la realtà di una notte, e anzi neppure quella di un'intera vita umana, non significano, al tempo stesso, anche la loro più profonda verità».
«E nessun sogno» disse egli con un leggero sospiro «è interamente sogno».

Ci troviamo dunque una storia di crisi matrimoniale, di coppia, con un affascinante descrizione psicologica di entrambi i coniugi. A me personalmente non mi ha colpito molto, a tratti non riuscivo a capire dove l'autore volesse andare a finire con la storia, ma la descrizione del ballo in maschera è davvero intrigante e anche inquietante. Si potrebbe dire che ogni personaggio della storia indossi una maschera (reale o meno) e nessun volto ci appare così com'è, escluso nel finale.


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