mercoledì 30 giugno 2021

[Recensione] In Patagonia - Bruce Chatwin

 


IN PATAGONIA || Bruce Chatwin || Adelphi || 1 gennaio 2003 || 264 pagine

Dopo l’ultima guerra, alcuni ragazzi inglesi, fra cui l’autore di questo libro, chini sulle carte geografiche, cercavano il luogo giusto per sfuggire alla prossima distruzione nucleare. Scelsero la Patagonia. E proprio in Patagonia si sarebbe spinto Bruce Chatwin, non già per salvarsi da una catastrofe, ma sulle tracce di un mostro preistorico e di un parente navigatore. Pubblicato nel 1977 come opera prima, questo libro appartiene alla specie rarissima dei libri che provocano una sorta di innamoramento. La Patagonia di Chatwin diventa, per chiunque si appassioni alla sua scrittura, un luogo che mancava alla propria geografia personale e di cui avvertiva segretamente il bisogno.

RECENSIONE

Ho ripreso in mano questo bel libro di viaggio in questi ultimi giorni di agosto del 2015, dopo averlo letto e assaporato negli ultimi giorni di aprile del 2007, quindi otto anni fa. Stava nella mia libreria e ogni tanto, in questi anni, gli davo un'affettuosa occhiata. Forse annoiato da questa nuova sessione di esami, forse desideroso di viaggiare, l'ho riletto e sto per terminarlo per la seconda volta. Che potrei aggiungere? Mi fa svagare dall'ordinarietà della vita, riesce col suo stile inimitabile (spesso ironico) a farmi immaginare la Patagonia, questa terra desolata di allevatori di pecore, di indios, di ritrovamenti preistorici, di viaggi in mare. Chatwin ci descrive non solo la sua avventura in Patagonia, iniziata nel dicembre del 1974, ma anche le storie delle persone (che lui trasforma in personaggi degni del miglior film di avventura) soprattutto nella prima parte le storie di alcuni banditi che subito ti fanno venire in mente i film western come Butch Cassidy o Wilson e Evans. Ma l'autore ci descrive brevemente anche i fondatori di alcune città o villaggi della Patagonia, con riferimenti politici (seppur accennati) o alcune avventure di scopritori e studiosi come Darwin e Cook. Ripeto, per elencare tutti i personaggi che Bruce cita o ci presenta le gesta sarebbe davvero lunga, vi basti sapere che se amate viaggiare, soprattutto in posti solitari e poco conosciuti, allora questo è certamente il libro che dovete assolutamente leggere al più presto. Di Chatwin leggerò anche "Che ci faccio qui?" che ho già acquistato. Ho scoperto che ha anche scritto Ritorno in Patagonia (o un titolo simile) che devo recuperare assolutamente.

lunedì 21 giugno 2021

[Recensione] Gli eredi della Terra - Kate Wilhelm

 


GLI EREDI DELLA TERRA || Kate Wilhelm || 1989 || 244 pagine

RECENSIONE

Vincitrice del prestigioso Premio Hugo nel 1977, Kate Wilhelm ci regala, con questo romanzo diviso in tre parti, una storia distopica dell'umanità: una sorta di Apocalisse nucleare ha distrutto il mondo intero, e sopravvive un gruppo di umani nella valle di Shenandoah, la famiglia Sumner, che si era costruita una piccola cittadella isolata adatta alla sopravvivenza nel mondo del dopo-olocausto. Hanno pure l'orticello, ma c'è un problema: col passare del tempo diventano tutti sterili e rimane che un'unica soluzione per creare dei discendenti: la clonazione. In questo romanzo l'autrice fa una vera e propria indagine sulla nostra realtà di esseri umani, ci fa interrogare su noi stessi, su cosa si può definire umano e cosa si può perdere del nostro passato. Ecco un tipico esempio di come si possa parlare di alieni senza che ce ne sono, perché gli stessi umani lo possono diventare. I coloni, i mutanti, tutti uguali e incapaci di inventare, ma solo di ubbidire a quello che viene loro insegnato. Ai cloni sembra mancare qualcosa, è come se avessero una "zona morta", un qualcosa di non umano. Non piangono, non ridono, non sentono il bisogno di dipingere o di creare qualcosa di nuovo.

Nella prima parte David, uno degli artefici del programma di clonazione, viene costretto all'esilio (perché tenta di distruggere il pericoloso esperimento di clonazione). Nel secondo episodio, ambientato più avanti negli anni di Dadid, conosceremo Molly, nata come clone, e quindi come aliena, scopre tuttavia la propria individualità umana nel viaggio verso Washington (lei era incaricata di ritrarre i paesaggi di ciò che restava della vecchia civiltà umana), attraversando il fiume Shenandoah, anche lei, come David, verrà isolata da tutti. Nell'ultimo racconto conosceremo suo figlio, Mark, il quale, abituato dalla madre a vivere nel bosco, ha un forte spirito artistico e di sopravvivenza, riesce a salvare un resto di umanità, ribellandosi ai suoi amici cloni.
Non aggiungo altro, ma vi stra-consiglio questa straordinaria scrittrice, per molti credo sconosciuta.


mercoledì 16 giugno 2021

Le mie letture di maggio, giugno e luglio 2020

 Ecco cosa ho letto nei mesi di maggio, giugno e luglio 2020. 




[Recensione] Il guardiano dei coccodrilli - Katrine Engberg

 


IL GUARDIANO DEI COCCODRILLI || Katrine Engberg || Marsilio || 8 ottobre 2020 || 376 pagine

Davanti al corpo tagliuzzato di Julie, giovane studentessa trovata morta nel suo appartamento, la polizia di Copenaghen non ha risposte: la sola traccia lasciata dall'assassino sembra essere il misterioso disegno, simile a un origami, che la lama di un coltello ha inciso sul viso della ragazza. A guidare le indagini è l'investigatore Jeppe Kørner, affiancato da Anette Werner: lui - con l'aria del classico sbirro separato - in profonda crisi di autostima, lei energica e dirompente, sempre di buonumore. La loro attenzione si concentra sulla padrona di casa, che vive al terzo piano della stessa graziosa palazzina in cui è stato rinvenuto il cadavere, nel centro storico della capitale danese. Docente di letteratura in pensione con la tendenza a organizzare scintillanti cene mondano-artistiche, Esther de Laurenti si rivela infatti essere un'aspirante scrittrice di gialli. E, curiosamente, l'omicidio di cui si legge nel manoscritto al quale sta lavorando ricalca esattamente le modalità con cui è stata uccisa la sua inquilina. Un collegamento tra finzione e realtà troppo clamoroso perché possa essere ignorato.

RECENSIONE

Premessa: ho acquistato questo libro con la consueta (e piacevole) promozione che fa la Feltrinelli ogni estate, quella cioè di poter acquistare due libri, a tua scelta tra quelli numerosi proposti, a soli 9,9o euro. Io ho scelto Walden: Vita nel bosco e questo giallo/noir Il guardiano dei coccodrilli.

Ci troviamo a Copenaghen e in un appartamento viene ritrovato il corpo di una giovane ragazza accoltellata, con una strana incisione sul suo viso. Da questo brutto ed enigmatico delitto iniziano le indagini di due investigatori: Jeppe Kørner e Anette Werner i quali, ben presto, scopriranno che questo assassinio era già stato descritto, quasi per filo e per segno, da una scrittrice di gialli che è la stessa padrona di casa dove è stata trovata la ragazza uccisa. Solo una coincidenza?

Come avrò ribadito ormai anche troppe volte, mi piace leggere questo genere di romanzi noir/gialli o polizieschi, insomma dove si indaga per cercare l'assassino di turno. E devo ammettere che questa prima opera della Engberg inizia benissimo: l'incipit ti cattura e ti fa ben sperare in un buon romanzo. Ma ahimè, non è stato così: ho letteralmente lottato per non interrompere la lettura, anche se la scrittura è molto scorrevole, ma il problema è che descrive qualunque cosa facciano i due protagonisti: si lavano i denti, cambiano il letto, danno l'acqua al canarino, ecc. Qualche taglio avrebbe alleggerito di molto la trama. Sinceramente la trama, di per se, non ha nulla di particolare, le indagini scorrono con anche troppa tranquillità (l'autrice ci descrive le intere giornate dei detective, quasi una settimana della loro vita fino a quando si giunge all'epilogo e allo svelamento del colpevole) e spesso ti chiedi: questi se continuano così scopriranno l'assassino fra una decina d'anni! Poi non sono riuscito a entrare in empatia coi due protagonisti, forse pennellati con piattezza dalla scrittrice, ed è stato un vero peccato. Non provi alcun brivido, alcuna suspense, la trama si srotola senza gloria ne infamia e poi arrivi alla "resa dei conti": bruttarella. Questa opera è ancora allo stato grezzo, secondo me, sarebbe dovuta essere meglio modellata. E vogliamo parlare del pessimismo e della tristezza che emana l'investigatore?


martedì 15 giugno 2021

[Recensione] Una vita da lettore - Nick Hornby

 


UNA VITA DA LETTORE || Nick Hornby || Guanda || 2006 || 280 pagine

Libri ricevuti, libri recensiti, libri comprati e mai letti, libri che prima o poi bisognerà leggere, libri letti davvero, finalmente: un labirinto di letture di tutti i generi, dai classici alle biografie degli sportivi, dalle raccolte di versi ai graphic novel, dai romanzi appena usciti a quelli imperdibili dell'800... Schiacciato dal mucchio delle letture a cui non si può rinunciare, Nick Hornby prova, con leggerezza e ironia, a trovare qualche criterio per orientarsi nel dedalo delle letture, racconta le sue preferenze e le sue antipatie e soprattutto restituisce una gioiosa voglia di leggere. Perché è vero che ogni tanto è meglio una partita di calcio.. ma è anche vero che se il libro è bello, non c'è partita né concerto rock che tenga. 

RECENSIONE

Questo libro è la raccolta di una rubrica che lo scrittore Nick Hornby ha scritto, mensilmente, dall'estate del 2003 fino al 2006 in una rivista. Questa rubrica doveva parlare e commentare le letture che, di mese in mese, l'autore faceva. Insomma, è quel libro che parla di libri.

Non ho ancora letto nulla di questo autore, e devo dire che mi è risultato molto simpatico e ironico. Scoprire le sue letture e leggere i suoi divertenti commenti mi hanno fatto scorrere velocemente le pagine e adesso non vedo l'ora di leggere qualche suo romanzo.

Consigliato a chi ama i consigli di lettura.


lunedì 14 giugno 2021

[Recensione] Lady Susan - Jane Austen

 


LADY SUSAN || Jane Austen || Newton Compton || marzo 2013 || 125 pagine

Lady Susan è una donna energica, intelligente, senza scrupoli, che si diverte a giocare con i sentimenti degli uomini.
La città di provincia, le chiacchiere dei salotti, le ferree regole dell’universo piccolo-borghese: in questa breve opera gli ingredienti per entrare nello straordinario mondo della Austen ci sono tutti. L’autrice inglese ha saputo dipingere il suo tempo con grazia ed eleganza, ma ne ha lasciato accuratamente emergere, con le stesse armi tipiche di quei salotti (arguzia, bon ton, ironia), gli aspetti più retrogradi, rivelandosi donna di spirito e femminista ante litteram.

RECENSIONE

Opera giovanile della Austen, Lady Susan è un romanzo breve in forma epistolare, come non ricordare Dracula di Stoker o I dolori del giovane Werther di Goethe? In totale leggeremo 41 lettere, di cui la maggior parte tra Lady Susan e Mrs Johnson, sua cara amica e complice negli intrighi e sotterfugi descritti. Eh già, perché Lady Susan è una donna energica, intelligente, senza scrupoli, che si diverte a giocare con i sentimenti degli uomini.

Trama (che nulla ha da invidiare a Beautiful)
Lady Susan, cognata di Mr Vernon, vedova da soli quattro mesi, fa visita alla sua famiglia Vernon presso la tenuta di Churchill, con lo scopo di fuggire dalle voci su una doppia relazione che la donna intrattiene a Londra con un uomo già sposato, Mr Manwaring, e con un uomo molto più giovane di lei, Mr James Martin, di cui è innamorata Miss Manwaring, nipote di Mr Manwaring.
Dopo essersi recata presso la famiglia Vernon, Lady Susan, attraverso il suo ingegno e la sua eloquenza, riesce a far innamorare di sé Mr Reginald De Courcy, fratello di Mrs Vernon. Ella è decisamente preoccupata per il fratello, avendo compreso la vera natura della donna. Lady Susan ha una figlia, Frederica, odiata dalla madre e reclusa in un collegio, dal quale cerca di fuggire dopo che la madre le comunica di volerle far sposare lo stesso Mr Martin con la quale la donna aveva intrattenuto una relazione. La sua tutrice, Miss Summers, non vuole più tenerla in collegio e per questo la ragazza viene portata a Churchill dallo zio. Qui Frederica si innamora di Reginald, al quale si appella per evitare il matrimonio, dopo che Mr Martin si reca alla tenuta per chiedere la sua mano. Nonostante Reginald sia sconvolto per le dichiarazioni della ragazza, Lady Susan riesce a rigirare gli eventi in suo favore, liberandosi della presenza di Mr Martin e riottenendo i favori di Reginald. E mi fermo qua, altrimenti vi svelo il finale.

Che altro dire? Vi consiglio di leggerlo, anche per conoscere gli inizi della Austen, e le tematiche che poi affronterà nei suoi capolavori come Orgoglio e Pregiudizio o Ragione e Sentimento. Buona lettura, allora!


sabato 12 giugno 2021

[Recensione] Doctor Who: Shada - Gareth Roberts

 


DOCTOR WHO: SHADA || Gareth Roberts || Mondadori || ottobre 2013 || 365 pagine

Oltre 700 episodi, 33 anni di programmazione: "Doctor Who" è la serie televisiva dei record, la più longeva saga fantascientifica di sempre. In queste pagine, Douglas Adams ci regala un'avventura inedita, mai portata sullo schermo né tradotta in italiano. Il Signore del Tempo professor Chronotis, vecchio amico del Dottore, si è ritirato all'università di Cambridge, dove nessuno si accorgerà mai che egli vive da secoli. Ma adesso ha bisogno dell'aiuto del Dottore, della sua giovane assistente Romana e di K-9, il suo fedele computer a forma di cane. Lasciando Gallifrey, il pianeta d'origine della potente specie dei Signori del Tempo, infatti, ha portato con sé alcuni souvenir, per lo più innocui. Ma ce n'è uno molto, molto pericoloso, L'antico e venerabile codice di Gallifrey, uno dei Potenti Artefatti, risalenti ai giorni oscuri di Rassilon: un libro che assolutamente non deve cadere nelle mani sbagliate. E quelle del sinistro Skagra sono le più sbagliate che si possano immaginare. Perché lui vuole quel libro a tutti i costi. Vuole che il professore gli sveli la verità nascosta dietro Shada, il misterioso pianeta-prigione dove vengono rinchiusi i criminali che tentano di conquistate l'universo. E si dà il caso che la conquista dell'universo è proprio il progetto di vita cui Skagra ha deciso di dedicarsi... 

RECENSIONE

Bellissimo romanzo, il primo che leggo dove il protagonista è il mitico viaggiatore del tempo Doctor Who. Inizialmente nato come sceneggiatura per il finale di stagione del celeberrimo telefilm di fantascienza, per motivi di sciopero però le riprese furono interrotte. Lo stile di Adams si sente e se ancora non lo avete letto, oltre questo, vi straconsiglio Guida Galattica per gli autostoppisti. Geniale autore!

venerdì 11 giugno 2021

[Recensione] Colpa delle stelle - John Green

 


COLPA DELLE STELLE || John Green || Rizzoli || 10 ottobre 2012 || 351 pagine

Hazel ha sedici anni, ma ha già alle spalle un vero miracolo: grazie a un farmaco sperimentale, la malattia che anni prima le hanno diagnosticato è ora in regressione. Ha però anche imparato che i miracoli si pagano: mentre lei rimbalzava tra corse in ospedale e lunghe degenze, il mondo correva veloce, lasciandola indietro, sola e fuori sincrono rispetto alle sue coetanee, con una vita in frantumi in cui i pezzi non si incastrano più. Un giorno però il destino le fa incontrare Augustus, affascinante compagno di sventure che la travolge con la sua fame di vita, di passioni, di risate, e le dimostra che il mondo non si è fermato, insieme possono riacciuffarlo. Ma come un peccato originale, come una colpa scritta nelle stelle avverse sotto cui Hazel e Augustus sono nati, il tempo che hanno a disposizione è un miracolo, e in quanto tale andrà pagato.

RECENSIONE

Ho letto questo romanzo incuriosito dal trailer del film che sta per uscire al cinema, ovvero Colpa delle stelle. Primo romanzi di Green che leggo, una toccante storia che affronta il delicato tema dei tumori in età giovanile, in questo caso si innamorano due ragazzi entrambi affetti da tumori diversi. Non aggiungo altro alla storia per non fare spoiler, ma lo stile dell'autore non mi ha sfagiolato, troppe frasi stereotipizzate (si dice così?) o a volutamente scrivere così proprio perché la storia ci viene narrata con la voce della giovane Hazel? Mistero! (recensione scritta il 16 ottobre 2017)

giovedì 10 giugno 2021

[Recensione] Bar Sport - Stefano Benni

 


BAR SPORT || Stefano Benni || Feltrinelli || giugno 1997 || 132 pagine

Il Bar Sport è quello dove non può mancare un flipper, un telefono a gettoni e soprattutto la 'Luisona', la brioche paleolitica condannata ad un'esposizione perenne. Il Bar Sport è quello in cui passa il carabiniere, lo sparaballe, il professore, il tecnnico (con due n), che declina la formazione della nazionale, il ragioniere innamorato della cassiera, il ragazzo tuttofare. Nel Bar Sport fioriscono le leggende, quelle del Piva (calciatore dal tiro portentoso), del Cenerutolo (il lavapiatti che sogna di fare il cameriere), e delle allucinazioni estive. 

RECENSIONE

Sinceramente non mi ha fatto ridere, quasi tutte le storie che contiene sono volutamente esagerate (anche troppo) e non ho trovato quell'umorismo che mi farebbe scompisciare dalle risate, è anche vero che io sono un tipo difficile da far ridere, a meno che non sia una comicità davvero buffa o intelligente. A tratti noioso, soprattutto nella parte dove ci descrive il gioco del calcio, e non credo che leggerò Bar Sport 2000. Voto bassissimo.

mercoledì 9 giugno 2021

[Recensione] Maruzza Musumeci - Andrea Camilleri

 


MARUZZA MUSUMECI || Andrea Camilleri || Sellerio || 31 ottobre 2008 || 151 pagine

La storia comincia a Vigàta nel gennaio del 1890. Gnazio ritorna dall'America dopo 25 anni di assenza. Ci era andato a lavorare giovane perché in paese era rimasto solo. Sapeva solo "arrimunnari "gli alberi, ma alla perfezione tanto da essere assunto a New York come giardiniere. Poi, una brutta caduta da un pino, i soldi dell'assicurazione e il ritorno a Vigàta con un piccolo gruzzolo, sufficiente a comprare un pezzo di terra. Se ne era innamorato subito Gnazio, perché al centro di quella terra, stretta tra ciclo e mare, troneggiava un ulivo secolare, la gente diceva che aveva più di mille anni. La terra era rinata con le sue amorevoli cure, rivoltata e bagnata, popolata di animali, abbellita da una costruzione tirata su pietra su pietra e ora a 45 anni Gnazio era desideroso di farsi una famiglia. È l'esperta di erbe e guarigioni, la vecchia Fina, a trovargli una moglie, Maruzza Musumeci, bella come il sole. Chi sa perché quella ragazza non aveva mai trovato marito. Forse per certe sue stramberie? Le nozze, poi i figli. La famiglia di Gnazio e Maruzza cresce, prima nasce Cola, poi Resina, dalla voce ammaliante, poi Calorio e Ciccina, e cresce anche la casa... Una favola in cui si intrecciano mito e storia, ma anche arte, architettura, astrologia. Una fantasia sconfinata imbrigliata nel racconto di una vita vissuta intensamente.

RECENSIONE

Di Andrea Camilleri avevo letto solo i libri riguardanti le indagini del commissario Salvo Montalbano e Maruzza Musumeci è la prima opera del Maestro che leggo fuori dalla serie di Montalbano, nonostante si cita la celebre Vigàta. Potrei definire questa opera una sorta di favola siciliana, e la cura in cui è stata scritta nel tipico siciliano inventato da Camilleri meriterebbe solo quello la lode.

In breve il protagonista, Gnazio, dopo aver lavorato per oltre venti anni in America, ritorna nella sua amata Sicilia e qua, dopo aver faticosamente costruito la sua casa e aver coltivato un bell'orto, decide di trovarsi moglie. Sarà la sensale (la vicina di casa esperta nelle cure con le erbe) ha trovargli Maruzza Musumeci, una bellissima donna che sembra essere uscita da una favola la quale nasconde un piccolo segreto: è forse una sirena?

Camilleri, come spiegherà nel libro, si è ispirato a questa storia da un racconto, un cunto (un racconto di solito fiabesco, con eventi magici), che gli fece un contadino anziano quando lui era bambino, e trattava proprio di una storia d'amore tra un viddàno (contadino) e una sirena.

Devo essere sincero: non mi ha stupito e meravigliato come la maggior parte dei lettori dichiarano nelle loro recensioni, anzi, la storia in sé mi è sembrata abbastanza banale (alla fine, non accade nulla di quello che uno potrebbe immaginare) che racconta appunto la vita quotidiana di questa storia che nascerà tra i due protagonisti e che continuerà coi figli. Null'altro. La scrittura, ripeto, è nel dialetto ideato da Camilleri e potrei capire che chi non è siciliano avrà abbastanza difficoltà ad interpretarla. Peccato, mi sarei aspettato molto di più. A me ha deluso. Ciò non significa che non darò altre occasioni di lettura a Camilleri fuori da Montalbano.


martedì 8 giugno 2021

[Recensione] Il segreto della libreria sempre aperta - Robin Sloan

 


IL SEGRETO DELLA LIBRERIA SEMPRE APERTA || Robin Sloan || Corbaccio || 23 maggio 2013 || 306 pagine

La crisi ha centrifugato Clay Jannon fuori dalla sua vita di rampante web designer di San Francisco, e la sua innata curiosità, la sua abilità ad arrampicarsi come una scimmia su per le scale, nonché una fortuita coincidenza l’hanno fatto atterrare sulla soglia di una strana libreria, dove viene immediatamente assunto per il turno... di notte. Ma dopo pochi giorni di lavoro, Clay si rende conto che la libreria è assai più bizzarra di quanto non gli fosse sembrato all’inizio. I clienti sono pochi, ma tornano in continuazione e soprattutto non comprano mai nulla: si limitano a consultare e prendere in prestito antichi volumi collocati su scaffali quasi irraggiungibili. È evidente che il negozio è solo una copertura per qualche attività misteriosa... Clay si butta a capofitto nell’analisi degli strani comportamenti degli avventori e coinvolge in questa ricerca tutti i suoi amici più o meno nerd, più o meno di successo, fra cui una bellissima ragazza, geniaccio di Google... E quando alla fine si decide a confidarsi con il proprietario della libreria, il signor Penumbra, scoprirà che il mistero va ben oltre i confini angusti del negozio in cui lavora...
Fra secolari codici misteriosi, società segrete, pergamene antiche e motori di ricerca, con intelligenza, ritmo e umorismo, Robin Sloan ha cesellato un romanzo d’amore e d’avventura sui libri per i lettori del ventunesimo secolo.

RECENSIONE

Non conoscevo l'autore, l'ho letto per passare il tempo (letteralmente). Non mi ha lasciato nulla.


lunedì 7 giugno 2021

[Recensione] Casa d'altri - Silvio D'Arzo

 


CASA D'ALTRI || Silvio D'Arzo || Einaudi || Gennaio 2007 || 142 pagine

In gioventù, lo chiamavano Doctor Ironicus per la sua intelligenza sottile; oggi, il protagonista di Casa d'altri non è che un "prete da sagre", confinato in un paesino della provincia emiliana dove non succede mai niente e dove "appaiono strane anche le cose piu ovvie". Zelinda, però, una vecchia che passa le sue giornate a lavare i panni al fiume, senza avere alcun contatto con la gente, cosi ovvia non è; e non è ovvio neppure il tentativo di comunicazione che cerca di instaurare con il prete, interrogandolo vagamente sulla legittimità di derogare a una "regola" della Chiesa cattolica. Quale, lo si scoprirà soltanto alla fine: quando il Doctor Ironicus, lo spirito arguto del seminario a cui il paese sta stretto, non saprà dare alla vecchia che una risposta convenzionale e inadeguata. Lo stesso senso di inadeguatezza si ritrova negli altri racconti: da Elogio alla signora Hadier, dove la protagonista, morto il marito, si chiude in una quieta infelicità, ai Due vecchi la cui serenità coniugale è turbata dal ricatto di uno studente. La raccolta comprende, oltre ai racconti usciti nei "Nuovi Coralli" di Einaudi nel 1980, anche alcuni testi apparsi per l'ultima volta nel 1960 presso Vallecchi e ripubblicati qui in una versione filologicamente aggiornata: un ciclo narrativo completo in cui Silvio D'Arzo descrive la solitudine dell'uomo, la sua condanna a vivere il proprio tempo e il proprio posto come "casa d'altri": senza rinunciare all'ironia e alla consapevolezza che nemmeno la disperazione permette alla vita quotidiana di essere meno "monotona" o "ridicola".

RECENSIONE

Questo sconosciuto autore italiano, in arte Silvio D'Arzo, vero nome Ezio Comparoni, mi ha sorpreso, soprattutto leggendo e gustando il suo più importante racconto di questa raccolta, ovvero quello che da il titolo al libro: "Casa d'altri". Qui solitudine, isolamento e diversità sono i tre temi principali in cui ruota il racconto e dove i protagonisti sono due: un prete di montagna in piena crisi e una vecchietta lavandaia che non desidera altro che suicidarsi. Siamo a Montelice, un paesino montano della provincia emiliana, abitato da pochissime persone, ed ecco come ce lo descrive l'autore:
Sette case addossate..due strade, un cortile che chiamano piazza,uno stagno e un canale e montagna quanta ne vuoi. Che fanno qui a Montelice? vivono e basta e poi muoiono..qui non succede niente di niente…gli uomini al pascolo..le donne a far legna..in strada una vecchia o una capra o nemmeno quello..l’inverno dura mezzo anno. due mesi continui di pioggia, due tre mesi di neve-neve. non succede niente di niente solo che nevica e piove e la gente nelle stalle a guardare la pioggia e la neve come i muli e le capre.
C’ è un tempo della narrazione che è tre-quattro anni dopo la seconda guerra mondiale e c’è uno spazio al di là di quelle sette case, i cui colori si ripetono come un ritornello..un po’ come la pioggia gialla:
L’aria fuori viola e viola i sentieri e l’erbe dei pascoli e i calanchi e le creste dei monti…c’è quassù una certa ora. I calanchi si fanno color ruggine vecchia e poi viola, e poi blu..le capre si affacciano agli usci con degli occhi che sembrano i nostri. E non c’è sole nè luna nel cielo
E invece dell’assoluta solitudine di Andrés c’è la solitudine di Zelinda con la sua spietata, bestiale vita di stenti, non diversa da quella della capra che le sta sempre accanto giù al canale, dove in ogni stagione lava stracci e budella, ogni giorno fino a sera.
La storia è fatta di niente, eppure potrebbe essere “un giallo esistenziale”, “un giallo dell’anima”, perchè c’è un mistero da svelare nel rapporto che si stabilisce tra la donna e il vecchio parroco del paese, ridotto ad essere “un prete da sagre e nient’altro”
Zelinda in questa tragica vita di stenti cerca una via d’uscita dal mondo, vuole l’autorizzazione a morire come un gesto di carità ” se senza far dispetto a nessuno potesse avere il permesso di finire un po’ prima..anche uccidersi “ La tragedia del vivere, la consapevolezza dell’impossibilità del vivere e la fede, il sentimento religioso: uccidersi e non trasgredire.
Una vecchia con una terribile domanda e un prete con il suo silenzio ” da provare vergogna per tutte le parole del mondo”
In un dattiloscritto del racconto, di cui esistono diverse redazioni, D’arzo ha aggiunto a penna:”il mondo non è casa tua; a te sembra di starci a dozzina” e in emiliano significa “starci in prestito”.


sabato 5 giugno 2021

[Recensione] Maigret a New York - Georges Simenon

 


MAIGRET A NEW YORK || Georges Simenon || Adelphi || 5 aprile 2001 || 169 pagine

... nel frattempo Maigret non fece che pensare a Little John. Lo aveva visto per pochi istanti, si erano scambiati solo qualche banalità, eppure a un tratto si rese conto con una sorta di stupore che quell’uomo gli aveva fatto una grande impressione. Se lo rivedeva davanti, piccolo e magro, vestito in modo fin troppo inappuntabile, con quella faccia quasi insignificante. Ma allora, che cosa poteva averlo colpito tanto? Incuriosito, si sforzò di ricordare ogni minimo gesto di quell’omino asciutto e nervoso. E improvvisamente ricordò i suoi occhi, e in particolare lo sguardo che Maura gli aveva rivolto all’inizio, quando, non sapendo ancora di essere osservato, aveva socchiuso la porta del salotto. Little John aveva gli occhi freddi!

RECENSIONE

Stavolta il nostro commissario Maigret si concede una breve vacanza in America, esattamente nella metropoli che non dorme mai: la Grande Mela, New York! In realtà non si fa quel lungo viaggio in nave solo per fare una vacanza ma per accompagnare Jean Maura, figlio di un ricco uomo d'affari perché crede che suo padre sia in pericolo. Non appena sbarca a New York, il figlio sparisce nel nulla e così Maigret decide di andare a trovare suo padre. Durante la sua permanenza incontra un vecchio amico dell'FBI col quale, indagando sul passato di questo ricco signore, scopre che da giovane era povero e viveva nel Bronx assieme a un amico violinista ed erano innamorati di una ragazza, Jessie. Allora capisce che bisogna scavare nel passato del ricco Maura per scoprire la verità.

Continuano le indagini di Maigret ormai in pensione e lo ritroviamo sempre più spaesato ma senza perdere il suo fiuto investigativo. Ancora una volta scoprirà la verità e sbroglierà la complicata matassa del giallo mettendosi nei panni dei protagonisti delle vicende, come è suo solito fare.

E niente, anche questo Maigret non l'ho digerito bene, così come è stato con l'ultimo che avevo letto, La furia di Maigret.

Curiosità: Maigret va al cinema a New York a vedere un film comico di Stanlio e Ollio.

venerdì 4 giugno 2021

[Recensione] Giallo di zucca - Gaia Conventi

 


GIALLO DI ZUCCA || Gaia Conventi || Betelgeuse || 2013 || 237 pagine

Se il giallo all’inglese l’avessero inventato i ferraresi, probabilmente assomiglierebbe a questo. Una vicenda ironica e delittuosa che intende sottolineare un fatto: in provincia non si crepa solo di noia. E poco importa se l’investigatore non porta il trench e se il suo braccio destro ha quattro zampe: a volte le cose serie richiedono improvvisazione e senso dell’umorismo.
Sullo sfondo di una Ferrara in festa, un killer, sfigato ma con tanta buona volontà, appende per il collo un losco individuo, proprio lì, nella libreria del centro. Così, a suon di vittime, la vicenda ci condurrà a spasso per Ferrara, in compagnia di un fotografo della Scientifica costretto a riallacciare i contatti col parentado ferrarese: solo scoprendo l’autore di quell’omicidio, e di quelli che seguiranno, potrà salvare il buon nome dei suoi familiari, presunti colpevoli di una faida libresca.
Tra gare di sbandieratori e aperitivi, dalla Ferrara da bere a quella dei sobborghi, dalla Caritas locale alla Sacca di Goro, l’ambientazione reale e i nomi – storpiati ma non troppo – di alcune location permetteranno al lettore di passeggiare, e investigare, assieme ai protagonisti.
E poi gattare, poliziotti imbranati, un commissario privo di scrupoli e dalle pessime maniere, ragazze in abiti succinti e indizi che rimandano ai personaggi delle fiabe.
Un giallo all’inglese in salsa ferrarese che vuole essere un omaggio a Ferrara e alla ferraresità dei suoi abitanti.

RECENSIONE
L'autrice è stata una sorprendente scoperta, visto che riesce a tenerti incollato alle pagine del giallo dalla prima all'ultima pagina, e riuscendo a non farti capire chi sia il colpevole (il maggiordomo?). E poi è ironica, il suo protagonista, un fotografo della scientifica, accompagnato sempre dal suo fido cane Poirot (il nome dice tutto). Ve lo straconsiglio, una lettura piacevole, nonostante avvengano dei cruenti delitti nella bella città di Ferrara (ben descritta).


giovedì 3 giugno 2021

[Recensione] Eragon - Christopher Paoloni


ERAGON || Christopher Paolini || Fabbri || 7 aprile 2004 || 593 pagine

Un ragazzo. Un drago. Un mondo di avventure. Quando Eragon trova una liscia pietra blu nella foresta, è convinto che gli sia toccata una grande fortuna: potrà venderla e nutrire la sua famiglia per tutto l'inverno. Ma la pietra in realtà è un uovo. Quando si schiude rivelando il suo straordinario contenuto, un cucciolo di drago, Eragon scopre che gli è toccata in sorte un'eredità antica come l'Impero. Forte di una spada magica e dei consigli di un vecchio cantastorie, dovrà cavarsela in un universo denso di magia, mistero e insidie, imparare a distinguere l'amico dal nemico, dimostrare di essere il degno erede dei Cavalieri dei Draghi.

RECENSIONE

Prima di procedere alla recensione, alcune premesse:
Premessa n°1: Eragon è stato scritto da un ragazzo di quindici anni;
Premessa n°2: mi sono deciso a leggere questo libro perché tutti ne parlavano (pensate è dal 2003 che ne sento parlare, ma non mi sono mai deciso a leggerlo, fino a questi ultimi mesi);
Premessa n°3: fondamentalmente prediligo la fantascienza e non il fantasy (genere del quale resta intoccabile e sovrano il prof Tolkien!).
Trama in breve: un campagnolo quindicenne trova per caso, mentre sta cacciando, un uovo di drago e lo porta a casa. Quando si schiude esce fuori una dragonessa che in pochissimo tempo cresce e diventa enorme (misteri della natura, altro che Plasmon e omogenizzati) e li legherà un rapporto mentale. Poi assieme a Brom vivranno delle avventure.

Prima di tutto, si vede che è una storia scritta da un adolescente che ha indubbiamente del talento, vista l'età. Allo stesso tempo si notano palesemente le sue scopiazzature tratte non solo da Star Wars, ma anche da capolavori come Il Signore degli Anelli. Ripeto, non è una cosa negativa, anzi, ce ne fossero quindicenni talentuosi come Paolini. Ma la storia scorre via senza tanti colpi di scena, moltissimi capitoli sono piatti e sciapi (senza sale), spesso noiosi, non esiste un vero e proprio cattivo da sconfiggere, la figura dello Spettro poteva essere scritta e utilizzata meglio, non si vede manco una volta il tanto cattivo Galbatorix (sarà un esponente del Galbanino?), il rapporto tra Eragon (che poi basta cambiare una lettera e diventa Dragon, sarà un caso?) e la dragonessa Saphira non mi ha convinto e non mi ha dimostrato alcuna emozione (ecco, i protagonisti non dimostrano le loro emozioni, incredibile ma vero!), lunghezza eccessiva, e potrei continuare per altri minuti ma mi fermo qua.

P.S.1: non so se avrò la voglia ma soprattutto il tempo per leggere Eldest, il seguito di Eragon, ma mai dire mai, come si suol dire.

P.S.2: cavolo, non posso non pensarci: come fa un drago a crescere così velocemente?


 

mercoledì 2 giugno 2021

[Recensione] Space Runner - Daniele Federico

 


SPACE RUNNER || Daniele Federico || 16 ottobre 2014 || 94 pagine

Nove giugno 2234. La nave da ricognizione Mercury ritrova presso la galassia di Larterus una navetta monoposto di origine terrestre; al suo interno un essere umano criogenizzato.
In un mondo in cui i sentimenti sono oramai dimenticati, il comandante Haven si trova faccia a faccia con Daniel, un ragazzo privo della sua memoria e proveniente da un'altra epoca.
Le seguenti indagini svelano gli avvenimenti e lo scopo della missione "Space Runners" a cui Daniel aveva preso parte. Una missione che interessa al comandante molto più di quanto egli creda...

RECENSIONE
Space Runners è un racconto breve di fantascienza spaziale.

Prima premessa: sono un grande divoratore di romanzi e racconti di fantascienza e Isaac Asimov è il mio autore di science fiction per eccellenza.
Seconda premessa: adoro le storie ambientate nello spazio.
Il racconto di Daniele si legge davvero in poco tempo grazie allo stile scorrevole e inizialmente spiazzante, visto che è una vera e propria ricostruzione di quello che è accaduto al misterioso pilota naufrago che ha momentaneamente perduto la memoria, così riusciremo a scoprire la sua missione ascoltando le registrazioni ritrovate nella sua navetta e dai dati raccolti dalla medesima. Egli è un viaggiatore del tempo? Che cosa gli è accaduto? Queste sono le prime domande che ci poniamo e che pian piano ci verranno svelate anche perché Daniel a poco a poco recupererà i primi ricordi della missione, carichi soprattutto di dolore. E scopriremo che egli non era partito da solo ma in compagnia di una ragazza, Claire, che voleva bene. Conosceremo il passato di Daniel prima di arruolarsi e il perché, e nel finale un colpo di scena che non ci aspettavamo.
Una storia che emoziona, che ci fa riscoprire il valore e il senso della vita e dei sentimenti che proviamo per le persone a noi care. Però non è riuscita a coinvolgermi totalmente, forse per colpa dello stile di scrittura volutamente scelto dall’autore, uno stile, come dire, computerizzato e quindi privo di anima.
Io ancora non ho avuto il piacere di godermi il film Gravity, ma ricordo il trailer e la storia mi ha molto ricordato quelle scene dei due astronauti che comunicavano nello spazio sconfinato.
Purtroppo non posso aggiungere altro, altrimenti vi spoilererei tutto il finale è non è cosa giusta. Spero di avervi incuriositi e vi raccomando di leggere questo bel racconto di fantascienza e auguro all’autore di continuare a scrivere.

La mia video recensione: 




martedì 1 giugno 2021

[Recensione] Metropolis - Thea Von Harbou


METROPOLIS || The Von Harbou || Gruppo Newton || 13 gennaio 1996 || 127 pagine

In una gigantesca città del futuro, uno scienziato folle crea una donna-robot che, sotto le sembianze di una giovane amata dal figlio del Signore di Metropolis, incita i contadini alla rivolta e alla distruzione delle macchine che sovrintendono al sistema sociale imperante. In un crescendo di tensione e di suspense, mentre da un canto la donna-robot riesce a far scoppiare la rivolta, dall'altro il Signore di Metropolis, suo figlio, e la giovane che ama, presa coscienza di se stessi e dei loro sentimenti, si apprestano a riedificare cò che è andato distrutto su una nuova base di convivenza. 

RECENSIONE

Attendevo da tempo di leggere questo romanzo di fantascienza della scrittrice Thea, e finalmente, con la scusa di questa bella gara di lettura, sono riuscito nell'impresa. E mi ha piacevolmente sorpreso: la storia ci porta in un futuro cupo, dove un'intera città è completamente automatizzata da macchine giganti e dove comanda un solo uomo, chiamato Il Signore di Metropolis. In questa fantascientifica città uno scienziato pazzo (ne sbuca sempre uno) crea un robot donna, con le sembianze di una giovane, Maria, amata dal figlio del Signore di Metropolis, che è il protagonista della storia, Freder. Costui capisce e scopre l'orribile condizione di schiavitù degli operai del padre, e decide di aprire loro gli occhi, portandoli alla libertà. Ma lo scienziato pazzo sta tramando contro lui e suo padre... Ho trovato una scrittura che risente del suo tempo, a tratti poco comprensibile, ma a una seconda rilettura del paragrafo si riesce a cogliere laddove si era caduti in un inciampo letterario. Bellissima l'atmosfera, carica di toni apocalittici e demoniaci, dove ad ogni angolo ci si sente spiati e col fiatone di queste macchine che rombano e che soffocano la vita degli esseri umani. Un romanzo ripeto che, nonostante gli anni sulle spalle, ti fa meravigliare di quanto potente sia la narrazione fantascientifica e di cui si perdonano alcune ingenuità (anche tecnologiche ora superate). Purtroppo verso la seconda parte la storia si perde in lunghi monologhi da parte del protagonista di turno, e questo rende la narrazione lentissima e a tratti noiosa. Da questo bel romanzo l'autrice ha poi, assieme al marito, tratto un film omonimo, se non erro il primo film di fantascienza (muto) uscito al cinema. Consiglio di leggerlo? Perché no? Soprattutto se siete appassionati di questo genere, super raccomandato.

 

[Recensione] Charlie Chan e il cammello nero - Earl Derr Biggers

  CHARLIE CHAN E IL CAMMELLO NERO || E. Derr Biggers || Newton Compton || 2012 || 188 pag. Shelah Fane, celebre star del cinema, viene uccis...