UN REGNO DI MATITE || Elias Canetti || Adelphi || 2003 || 119 pag.
Canetti appartiene a quegli scrittori che nella vecchiaia hanno raggiunto un grado altissimo di libertà e sovranità dello spirito – qui applicata a ritessere ancora una volta il suo pensiero su temi che lo hanno da sempre accompagnato: la massa, la morte, il mito. Ma la forma degli «appunti», mirabilmente agile, consente a Canetti anche di puntare in tutt’altre direzioni: ammirazioni relativamente recenti e intensissime, come quella per Robert Walser; avversioni antiche che di continuo si riaccendono, come quella per Nietzsche; ricordi acuminati di persone che nella vita di Canetti molto hanno contato, come l’antropologo Franz Steiner o il viennese Abraham Sonne; reazioni a onnivore letture, sempre in corso; infine riferimenti agli orrori del momento, in questo caso Sarajevo e i suoi massacri. E sempre usciamo da queste densissime stenografie corroborati e rinnovati.Avviati nel 1942, gli appunti di Canetti giungono a compimento con questa sezione, apparsa per la prima volta in Germania nel 1996; di prossima pubblicazione presso Adelphi è il volume relativo agli anni 1973-1984.
RECENSIONE
Una raccolta di appunti, pensieri, riflessioni, ricordi, reazioni a letture degli anni 1992 e 1993 dello scrittore Elias Canetti, vincitore del Nobel per la letteratura nel 1981.
Di seguito ne riporto alcuni che ho sottolineato:
Che tempi quelli in cui tutto il sapere - miti, riti, usi, costumi - era nella testa di alcuni vecchi! E l'hanno conservato attraverso i millenni, e di questi miti, conservati nelle loro teste, noi oggi viviamo.
Ogni frase può avere il suo effetto, anche la più dimenticata, anche fra mille anni.
Nulla di più spaventoso che raffigurarsi l'ultimo uomo. Per chi mai morirà?
La testa di Machiavelli, piccola e così astuta da spiazzare ogni accortezza.
Meritava d'essere inventato l'uomo? Non c'era un altro sistema per mandare in rovina la Terra?
E se alla fine gli animali dovessero sbarazzarsi di noi?
Persegui un'idea per sette frasi. Se ti riesce, essa si lascerà perseguire ulteriormente.
Abbiamo bisogno di ciò che è antichissimo per poterci stupire meglio del nuovo.
Ma può esservi trasformazione senza memoria del passato?
Geografia profanata. Tutti sono stati dappertutto.
Questa raccolta è una sorta di diario di appunti dello scrittore, lui stesso scrive: «Quante sciocchezze si scrivono! Quante sciocchezze si pensano! Che cosa ce ne faremo di tutte queste sciocchezze? Mica possiamo semplicemente mandarle giù e dimenticare!»
Ecco la mia video recensione:

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