martedì 29 aprile 2025

[Recensione] Novilunio - Fritz Leiber

 


NOVILUNIO || Fritz Leiber || Libra || 1972 || 430 pag.

Perduto in uno spazio brulicante di stelle, sola in una nera giungla di vuoto cosmico, la Terra ha sognato per migliaia di anni la propria solitudine. Come in una grande casa abitata da vecchi abitudinari, nella quale nessuno viene mai a rendere visita, così gli abitanti della Terra pensano che nessuno possa venirli a trovare da quel nero abisso scintillante di punti luminosi che splende sopra le nostre teste, di notte. Come la Luna è stata una fedele compagna della Terra nella sua solitudine celeste, così le stelle sono state soltanto immagine remote, indistinte, piccole fiamme sospese nel cielo, inaccessibili e straniere e incorporee.

RECENSIONE

Finalmente riesco a mettere le mani (e gli occhi) su un vero capolavoro di fantascienza classica, e me lo sono goduto fino alla fine. Fritz Leiber non a caso è stato vincitore più volte dei più prestigiosi premi letterari di fantascienza come il Premio Hugo e il premio Nebula.

In Novilunio (il titolo originale, The Wanderer, si traduce in italiano con Il Vagabondo) ci troviamo al cospetto di un evento particolare: improvvisamente arriva una minaccia dallo spazio: un pianeta, definito Il Vagabondo, si sposta nello spazio e arriva fino alla Terra, provocando dei cataclismi terribili come maremoti e terremoti. Nella storia che Leiber ci dipana seguiremo le avventure e le disgrazie di diversi esseri umani, fino al punto che uno di essi verrà catturato da un' aliena dalle fattezze gattesche, e se ne innamorerà.

Romanzo corale, apocalittico, pieno di eventi, anche di incontri ravvicinati e innamoramenti tra specie diverse, forse la cosa che potrebbe risultare un po' problematica è il fatto che in ogni capitolo troviamo le vicende e le avventure di diversi personaggi e arrivi al punto di confonderti se solo interrompi la lettura per un giorno.

Assolutamente promosso, si respira vera aria di fantascienza classica, e la storia in se fa paura, fa capire che noi umani, in caso di una catastrofe mondiale, non è detto che riusciremo a cavarcela!

La mia video recensione:



domenica 20 aprile 2025

[Recensione] Ne uccide più la gola che la sciarpa - Renato Pozzetto

 


NE UCCIDE PIÙ LA GOLA CHE LA SCIARPA || Renato Pozzetto || Rizzoli || 2024 || 288 pag.

Ero al buio. C’era umidità. Silenzio. Poi, di colpo, qualcuno ha acceso la luce. Non so se dopo mi hanno lavato. Poi ho visto la mia mamma. Bella, bellissima. Era il 14 luglio 1940. Era il giorno della mia nascita. Renato Pozzetto si racconta per la prima volta in un’originale autobiografia colma di ricordi, incontri decisivi, aneddoti esilaranti. A fare da sfondo, o forse sarebbe meglio dire da spalla, alle avventure rocambolesche di un ragazzo di campagna che nel dopoguerra torna in città c’è immancabilmente lei: la Milano dei locali off, del Bar Gattullo, del “Dogui” e dell’Ufficio Facce; delle osterie e dei circoli operai, dell’Oca d’Oro con gli anarchici ad affettar salame e le canzoni della mala; della galleria d’arte notturna La Muffola da cui sono passati Lucio Fontana e Piero Manzoni; del Cab 64 e del Derby dove con Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Bruno Lauzi e tanti altri ha trovato casa tutto quel fermento surreale e giocoso del teatro-canzone che avrebbe fatto scuola. La Milano in cui due amici d’infanzia cominciano a suonare la chitarra e a cantare le canzoni popolari, danno vita al duo comico “Cochi e Renato” e portano quel surrealismo e quella vitalità dai cabaret alla tv, diventando una coppia indimenticabile. Separata – mai del tutto – dal clamoroso esordio di Pozzetto in Per amare Ofelia, l’inizio di una lunga e fortunata carriera cinematografica che lo porterà negli anni Ottanta a scrivere pagine di storia della commedia all’italiana. Ne uccide più la gola che la sciarpa è tutto questo e molto altro ancora: la passione per le automobili, gli elicotteri, le corse di F1. Cibo e vino, il Po da percorrere e ripercorrere in barca, gli affetti famigliari, registi grandi e piccoli, partner memorabili dentro e fuori dal set. Un’avventura straordinaria, il racconto di una vita che l’è bela!

RECENSIONE

Sono cresciuto con i film di Renato Pozzetto e Paolo Villaggio, non a caso, da piccolo, guardavo e riguardavo sulle videocassette le loro comiche e ogni volta mi divertivo sempre. Ma naturalmente ho visto anche i film di Pozzetto, non tutti, ma la maggior parte, penso come tutti noi over 40. Quindi pensare di dover leggere un libro scritto da Pozzetto e che riguarda la sua vita è stato un atto che ho compiuto con piacere.

Di questo si tratta: un libro che parla della sua vita, del suo lavoro, del suo privato. Ricco di aneddoti che potrebbero piacere ai fan dell'attore. Più che una biografia è una raccolta di ricordi personali, degli attori che ha conosciuto e con cui ha lavorato, della sua infanzia povera e del suo importante rapporto di amicizia e di complicità con Cochi.

Sarò sincero: un po' mi ha deluso perché è alquanto breve e striminzita, forse sta già pensando di scriverne un'altra?


venerdì 18 aprile 2025

[Recensione] L'anello di Clarisse - Claudio Magris

 


L'ANELLO DI CLARISSE || Claudio Magris || Einaudi || 1984 || 396 pag.

Il centro del libro è il motivo nietzscheano della vita che non dimora più nella totalità, la crisi del pensiero e dell'arte che non possono o non vogliono offrire un'immagine unitaria del mondo. Di qui il titolo: "L'anello di Clarisse", ispirato da "L'uomo senza qualità", "Il grande romanzo musiliano che si propone di rappresentare l'intera realtà nel suo mutevole divenire ed è perciò destinato a rimanere un frammento perennemente incompiuto, non ha un centro né una fine, così come non ha un centro l'anello che Clarisse, il personaggio femminile ricalcato sul modello di Nietzsche, si sfila dal dito". Il saggio percorre i grandi capitoli della storia letteraria europea, da Goethe a Rilke, da Jacobsen a Svevo, sino alla letteratura contemporanea.

RECENSIONE

Questo saggio di letteratura e raccoglie degli articoli di critica letteraria scritti dal professore Claudio Magris, docente di Letteratura Tedesca presso l’Università di Trieste, nei quali si svolge una ricerca attenta ma a volte eccessivamente puntuta dei motivi della disgregazione dell'io, della fine della dialettica hegelian-marxista, della mancanza di senso nella storia e dell'impossibilità delle 'storie', dell'impossibilità di una Odissea e di una Itaca ma piuttosto di una narrazione che tende all'infinito ma, come ad esempio in Musil, senza inizio, svolgimento, conclusione. Quello che risulta dalla lettura (non semplice) dei suoi saggi è la sua sterminata cultura storica, mitologica, filosofica, letteraria, artistica.

giovedì 10 aprile 2025

[Recensione] La lunga oscura pausa caffè dell'anima - Douglas Adams

 


LA LUNGA OSCURA PAUSA CAFFÈ DELL'ANIMA || Douglas Adams || Mondadori || 2011 || 273 pag.

Il secondo capitolo delle avventure del "detective olistico" Dirk Gently che si trova invischiato in un pericoloso intrigo internazionale. Tutto inizia in un aeroporto londinese con un misterioso personaggio che tenta di imbarcarsi sul volo per Oslo. Chi è? E cos'ha a che fare con l'esplosione in un impianto nucleare? L'effervescente fantasia di Adams trascina il lettore in un fantasmagorico viaggio tra le antiche divinità nordiche, Odino in testa, svelando i difficili legami familiari tra questi e Thor, il patto diabolico stretto con due ricchi signori inglesi, e quanto sia difficile essere immortale e non avere più nessuno che ti adori.

RECENSIONE

Seconda avventura con protagonista l'investigatore privato olistico Dirk Gently, che avevamo conosciuto in Dirk Gently, agenzia investigativa olistica.

Solo un autore come Douglas Adams, principe dell'umorismo dell'assurdo, poteva congegnare una trama del genere con, tra i protagonisti, nientemeno che due divinità della religione nordica: Odino e suo figlio Thor. Forse rispetto al primo della saga questo romanzo è più disorganico, ma trovare una logica nelle opere di Adams non è facile anche se alla fine riesce sempre a ricollegare tutto, anche le cose che in apparenza ci erano sembrate futili o inutili.

A me è piaciuto, mi era mancata l'ironia di Adams e anche Dirk Gently (chissà se poi ha usato il frigorifero nuovo?).


lunedì 7 aprile 2025

[Recensione] Distruggete le macchine - Kurt Vonnegut

 


DISTRUGGETE LE MACCHINE || Kurt Vonnegut || Nord || 1979 || 296 pag.

Distruggete le macchine è uno dei migliori romanzi antiutopistici mai creati dalla fantascienza. Kurt Vonnegut, stilista tra i migliori di questo genere letterario e giustamente famoso anche al di fuori del genere, ci ha dato con quest’opera un ritratto approfondito e pieno di sensibilità di un’America in cui regna un apparente benessere. La visione delle macchine che hanno rimpiazzato l’uomo e lo hanno così svuotato di ogni interesse per la vita è intelligente e agghiacciante: il benessere materiale è stato totalmente conseguito grazie all’impiego massiccio della meccanizzazione, le macchine hanno sostituito gli uomini in ogni attività manuale e anche in gran parte di quelle intellettuali. Il cittadino medio americano, pur fornito di ogni comfort possibile, è però confinato in ghetti nettamente separati dalle cittadelle dove le macchine e i loro signori, i tecnocrati, dominano incontrastati. E in questi ghetti la sua vita si svolge nella miseria intellettuale più completa e, pur di far qualcosa, egli è costretto a compiere lavori degradanti e perfino inutili. Distruggete le macchine è la storia della rivolta contro questa società da parte di Paul Proteus, giovane e brillante ingegnere, destinato a una rapida carriera fino ai vertici della piramide tecnocratica, ma troppo onesto e tormentato nell’animo per non provare dubbi sulla validità di uno status sociale che è una vera e propria dittatura di classe, guidata da un gruppo di tecnocrati e di grandi impresari industriali, che manovrano il paese in nome di un’etica ipocrita ed arida.

RECENSIONE

L'ingegnere Paul Proteus si ribella a una dittatura di tecnocrati perché troppo onesto per far finta di niente. Infatti la società è divisa in due classi: da un lato quelli che comandano, ricchi e sazi, dall'altro i poveri.

La cosa sorprendente di questo romanzo distopico è che nonostante abbia superato i 70 anni da quando uscì, rimane attuale in un modo incredibile. Se per Vonnegut la minaccia all'umanità erano le macchine che sostituivano i lavori più pesanti dell'uomo, oggi ci potremmo vedere l'intelligenza artificiale che sta schiavizzando le persone, in primis il continuo bisogno di stare connessi coi nostri smartphone. In questa riflessione sulla schiavitù delle tecnologie esce l'anima della storia: cosa accadrebbe all'umanità privata di un senso lavorativo e/o di prospettive sociali? Cadrebbe in depressione.

Lo stile di Vonnegut qua risulta ancora un po' acerbo, ma rimane un libro assolutamente da recuperare




domenica 6 aprile 2025

[Recensione] L'anulare - Yoko Ogawa

 


L'ANULARE || Yoko Ogawa || Adelphi || 2007 || 103 pag.

Quando viene assunta dall’impeccabile signor Deshimaru, la giovane protagonista di questo libro enigmatico è alquanto disorientata. E tuttavia non ci metterà molto ad abituarsi al nuovo lavoro, che consiste nell’accogliere «con gentile professionalità» le persone che vengono a consegnare un oggetto – il quale, nel laboratorio sotterraneo a cui solo il signor Deshimaru ha accesso, sarà, con amorevole cura, trasformato in un «esemplare». La ragazzina che chiede loro di conservare (dopo averli debitamente catalogati) i tre piccoli funghi spuntati sulle macerie della casa in cui sono morti i suoi genitori non tornerà mai a vederli, né mai tornerà il vecchietto che ha portato le ossa calcinate del suo padda; ma, come tutti gli altri «clienti», avranno raggiunto il loro scopo: separarsi per sempre da ciò che hanno perduto. A poco a poco la docile impiegata – che, a causa di un incidente occorsole nella fabbrica di bibite dove lavorava prima, ha perduto anche lei qualcosa: un «pezzetto di carne a forma di conchiglia» della punta dell’anulare sinistro – si lascerà come inghiottire dall’atmosfera ovattata del laboratorio, dal silenzio lancinante che vi regna; né tenterà di sottrarsi alla perversa fascinazione che esercita su di lei il sempre più inquietante signor Deshimaru. L’universo ossessivo, feticista e straniato di Ogawa Yoko, una delle «ragazze terribili» della nuova letteratura giapponese, si impone con soave autorevolezza, e l’ingannevole trasparenza della sua scrittura ci inchioda a queste pagine – dalle quali nessuno potrà uscire indenne.

RECENSIONE

Un racconto strano dove la protagonista decide di lavorare come segretaria per un misterioso individuo in un laboratorio sotterraneo, in questo luogo vengono custodite delle cose che le persone vorrebbero dimenticare. Quegli oggetti possono essere legati a qualcosa di doloroso e spiacevole.

Una storia misteriosa e con un finale un po' inquietante.

sabato 5 aprile 2025

[Recensione] Donna di Porto Pim - Antonio Tabucchi

 


DONNA DI PORTO PIM || Antonio Tabucchi || Sellerio || 1983 || 108 pag.

«Ho molto affetto per gli onesti libri di viaggio… Essi posseggono la virtù di offrire un altrove teorico e plausibile al nostro dove imprescindibile e massiccio». Queste frasi di Tabucchi ci richiamano alla mente queste altre dello Zibaldone di Leopardi: «Le parole lontano, antico e simili sono poeticissime e piacevoli perché destano idee vaste e indefinite...». Più ad esse corre il confronto che verso i mari e le isole di Conrad e di Melville. Le isole di Tabucchi sono paesaggi che digradano rapidi verso la tentazione metafisica, le sue balene azzurre sirene che cantano di lontananze che appartengono all'essere e non allo spazio e al tempo, le sue gesta di caccia e i suoi naufragi hanno per scenario i campi magnetici e le analogie potenti e misteriose delle parole.

RECENSIONE

Un libriccino che non è né un romanzo né una raccolta di racconti, ma un insieme di riflessioni di viaggio, storie sentite raccontare, che hanno come protagonista il mare delle isole Azzorre e tante balene.

venerdì 4 aprile 2025

[Recensione] Allucinazioni americane - Roberto Calasso

 


ALLUCINAZIONI AMERICANE || Roberto Calasso || Adelphi || 2021 || 133 pag.

Per generale consenso, Vertigo [La donna che visse due volte] è il più inestricabile tra i film di Hitchcock – e per alcuni il più bello (o uno dei due o tre supremi). Questo libro si propone di dire perché. E perché Vertigo abbia un film gemello: Rear Window [La finestra sul cortile], che invece è usualmente considerato molto più semplice e immediato, mentre si potrebbe rivelare altrettanto vertiginoso.
Ma parlare di questi due film è come parlare del cinema in sé, quindi anche di Max Ophuls, di Rita Hayworth, dell’epifania della «diva» e di un romanzo di Kafka che è innervato dal cinema da capo a fondo: Il disperso [America].

RECENSIONE

In questo saggio Roberto Calasso ci parla di due film a lui molto cari: Vertigo (La donna che visse due volte) e La finestra sul cortile, entrambi diretti da Alfred Hitchcock. La tesi che sostiene Calasso è che questi due film sono molto intrecciati tra loro. Ed effettivamente molti particolari e molte teorie che egli elabora mi hanno lasciato di stucco, al punto che mi ha fatto venire la voglia di rivedere entrambi i film.

Assolutamente consigliato a chi ama il cinema e a chi ama i film di Hitchock, soprattutto.


[Recensione] Dalla Russia con amore - Ian Fleming

  DALLA RUSSIA CON AMORE || Ian Fleming || Adelphi || 2015 || 289 pag. La meticolosa preparazione di una trappola diabolica ai danni di Bond...