martedì 28 giugno 2022

[Recensione] Cinquecento catenelle d'oro - Salvatore Basile

 


CINQUECENTO CATENELLE D'ORO || Salvatore Basile || Garzanti || 2022 || 185 pagine

Le spighe di grano dorato si piegano al soffio del vento. Maria le osserva e pensa che quella terra rappresenta la vita intera della sua famiglia, che la lavora da generazioni. E che, forse, sarà l'unica protagonista del suo futuro. Ma lei vuole di più. Soprattutto ora che ha imparato a leggere, e nuovi orizzonti le si sono schiusi davanti agli occhi. Maria ha confidato il suo segreto solamente al padre, l'unico a condividere i suoi sogni. Così, quando lui è costretto a partire per l'America in cerca di fortuna, Maria si sente persa, e solo le sporadiche lettere che riceve riescono a riportarle il sorriso. Lettere che raccontano di palazzi alti fino al cielo, di fotografie capaci di muoversi, di treni che corrono sullo schermo. La parola cinematografo è troppo difficile da pronunciare, ma contiene una promessa di futuro. Maria vorrebbe condividere la notizia con tutti, e invece finisce per essere additata come una visionaria, una persona da cui stare lontani. Fino al giorno in cui incontra Domenico, un giovanissimo fotografo in erba, il primo a credere che quello che il padre le ha raccontato sia vero. Per questo vuole trovare una prova, un esempio di quelle immagini che paiono prendere vita. Perché Maria non è una bugiarda, è solo una sognatrice. E i sogni possono far paura. Bisogna essere coraggiosi per accettare i cambiamenti, per non smettere mai di imparare. Insieme, Maria e Domenico possono fare una magia: un telo bianco in una grande piazza pronto a raccontare la storia più bella che ci sia.

Recensione

Questo romanzo è stata una piacevole scoperta, non conoscevo l'autore Salvatore Basile. Ci viene narrata la storia di una ragazza coraggiosa, che nonostante tutte le difficoltà riesce a realizzare i suoi sogni. Per fortuna ha conosciuta una donna forte, che non si è piegata alle angherie del fratello e ha insegnato a Maria a leggere e a farla appassionare alla lettura e alla cultura. Il padre è dovuto emigrare in America per dare un futuro alla loro famiglia e sembra essersi dimenticato di loro. Ma un giorno Maria conosce un giovane fotografo e subito si innamora.

Una scrittura appassionante, delicata, piena di coraggio, ogni pagina trasmette una magia, ti fa innamorare di quel piccolo paese sperduto nelle campagne dell'entroterra campano e ti fa tifare per la piccola Maria, presa quasi per pazza quando descrive le foto che si muovono (suo padre si riferiva ai film, sconosciuti ancora in quel pezzo di Italia contadina).

Straconsigliato!


lunedì 27 giugno 2022

[Recensione] Appartamento 401 - Shuichi Yoshida

 


APPARTAMENTO 401 || Shuichi Yoshida || Feltrinelli || 2019 || 229 pagine

Ryosuke, Kotomi, Mirai, Naoki condividono un appartamento nel quartiere di Setagaya di Tokyo. La vita scorre tranquilla, senza incidenti né particolari conflitti, come le auto che si inseguono sulla tangenziale e non si scontrano mai. Ma fuori dall'appartamento 401 i quattro giovani si confrontano con le difficoltà del vivere, del comprendere se stessi e individuare il proprio posto nel mondo. Proprio quando un quinto ragazzo, Satoru, va a vivere con loro, nel quartiere iniziano a verificarsi strane aggressioni a giovani donne. Tra forzata intimità e apatica estraneità, la tensione è palpabile, persistente, e si fa strada nel lettore il sospetto che uno dei ragazzi sia coinvolto. Ma la domanda più inquietante è: la vita vera è dentro o fuori dalle mura dell'appartamento?

Recensione

Una piacevole sorpresa aver scoperto questo romanzo dell'autore giapponese Shūichi Yoshida. Egli ci narra la storia di cinque ragazzi che convivono nello stesso appartamento, e così conosceremo le loro vite e chi di loro è un killer. Lo stratagemma utilizzato dall'autore è quello di conoscere di volta in volta il loro punto di vista, fino ad arrivare alla drammatica conclusione. Ho adorato questo romanzo, lo stile di scrittura, le vite dei personaggi, la delicatezza che ha nel pennellarci anche cose insignificanti o ordinarie come partire la lavatrice o affacciarsi sul balcone ad osservare il traffico che scorre. Mi sono anche affezionato ai primi due ragazzi, lo studente pigro e la ragazzina che guarda sempre la tv, mi è dispiaciuto non poter continuare a leggere la storia dal loro punto di vista (ogni capitolo ci viene narrato dal punto di vista di ogni ragazzo, quindi cambia in continuazione). E poi la sesta protagonista è Tokyo, seppur dietro le quinte, si sente sempre: le sue strade, il suo traffico, la sua vita notturna.

mercoledì 22 giugno 2022

[Recensione] Camminare - Henry D. Thoreau

 


CAMMINARE || Henry David Thoreau || Lindau || 2018 || 87 pagine

Ma è l’Arte del camminare quella che con ardore appassionato chiede di coltivare, e avendo in mente ben precisi effetti. Anche in Walking, infatti, l’autore di Walden e di Disobbedienza civile – del quale Virginia Woolf traccia in appendice un acuto ritratto intellettuale – punta il dito sul vero nemico dell’uomo, la cosiddetta civiltà, che vuole trasformare il mondo in un ordinato mosaico di prati rasati e campi coltivati, tra città e villaggi abitati da docili membri della società.

Gli uomini seguono ormai soltanto le strade che altri hanno tracciato, adeguandosi passivamente a quanto viene deciso altrove. Quasi incapaci di pensieri coraggiosi, perché credono di sapere ma di fatto non si avventurano oltre il circolo vizioso di idee trite e preconcette, non conoscono più il piacere che offrono la ricerca e la scoperta e pertanto non riescono a vedere e godere del bello. Perché a nutrire in profondità la vita e gli esseri è proprio il terriccio vergine di boschi e paludi, quello che è divorato dalla avanzata ordinatrice dell’uomo, che rischia di scoprire in punto di morte di non aver mai davvero vissuto.

È investendo il proprio tempo nella nobile pratica del fare «anche la camminata più breve pieni di spirito d’avventura, come se partissimo per un viaggio senza ritorno» che più aria e più luce circoleranno tra i nostri pensieri facendo resuscitare speranza e futuro.

Recensione

Leggere un testo che parla dell'esercizio fisico (e non solo) come il camminare è sempre piacevole, poi se fatto da uno specialista e amante della natura come Thoreau ancora meglio. Lo consiglio a tutti, anche ai più pigri, perché la Natura ci chiama nel suo regno, ci invita ad esplorarla.


martedì 21 giugno 2022

[Recensione] Doppio sogno - Arthur Schnitzler

 


DOPPIO SOGNO || Arthur Schnitzler || Adelphi || 1977 || 131 pagine

Un ballo in maschera, due misteriose figure in domino rosso, uno straniero insolente, qualche parola incomprensibile e allusiva: queste apparizioni gettano, una sera, «un’ombra di avventura, di libertà e di pericolo» nella vita di un medico e di sua moglie, giovani, belli e chiusi in un’ovattata felicità domestica. Da quel momento essi entrano, senza saperlo, in un intreccio speculare di peripezie notturne tanto inverosimili da sembrare oniriche e di sogni tanto invadenti da sembrare fatti reali: e, per tutti e due, i desideri segreti occuperanno la scena, per una notte, con una violenza e una fascinazione tali che li trascineranno inermi con sé, tra la voluttà e l’angoscia. Come in un film di von Stroheim, dalla Vienna borghese e tranquilla emergono inquietanti personaggi, le maschere dilagano, si aprono porte segrete, si svelano esseri equivoci, incombono giudici oscuri e feroci. Alla fine, un fascio di fredda luce clinica illuminerà il corpo bianco ed esanime di una sconosciuta, e in essa il protagonista riconoscerà «il cadavere pallido della notte passata, destinato irrevocabilmente alla decomposizione». Non senza, però, aver anche irrevocabilmente mutato la vita del giovane medico e della sua compagna. Insieme al Ritorno di Casanova e alla Signorina Else, il Doppio sogno (1926), racconto chiaroveggente e immerso in un incanto surreale, è una delle riuscite supreme di Schnitzler, ormai sempre più spesso riconosciuto, in questi ultimi anni, come uno dei grandi narratori psicologici della letteratura moderna, per il sorprendente spessore e la temibile lucidità delle sue storie, che sembrano aver dato fin dall’inizio per sottintese le scoperte della psicoanalisi.

Recensione

Questo breve romanzo o racconto ci parla di un dottore viennese in crisi con sua moglie perché soprattutto non riescono entrambi a comunicare. Mentre lei lo tradisce in sogno, lui sta quasi per tradirla in una sorta di orgia mascherata, rischiando pure di essere ucciso.

Non ho visto il film tratto da questa opera, ovvero Eyes Wide Shut di Kubrik con Tom Cruise e Nicole Kidman, ma qualche spezzone sì e infatti mi è subito venuto in mente quel film.

«Che dobbiamo fare, Albertine?».
Lei sorrise, e dopo una breve esitazione rispose: «Ringraziare il destino, credo, di essere usciti incolumi da tutte le nostre avventure... da quelle vere e da quelle sognate».
«Ne sei proprio sicura?» chiese Fridolin.
«Tanto sicura da presentire che la realtà di una notte, e anzi neppure quella di un'intera vita umana, non significano, al tempo stesso, anche la loro più profonda verità».
«E nessun sogno» disse egli con un leggero sospiro «è interamente sogno».

Ci troviamo dunque una storia di crisi matrimoniale, di coppia, con un affascinante descrizione psicologica di entrambi i coniugi. A me personalmente non mi ha colpito molto, a tratti non riuscivo a capire dove l'autore volesse andare a finire con la storia, ma la descrizione del ballo in maschera è davvero intrigante e anche inquietante. Si potrebbe dire che ogni personaggio della storia indossi una maschera (reale o meno) e nessun volto ci appare così com'è, escluso nel finale.


sabato 18 giugno 2022

[Recensione] Camminare - Meditazioni per chi va a piedi - Arthur Sidgwick

 


CAMMINARE || Arthur Sidgwick || Elliot || 2020 || 143 pagine

Quella del camminatore è un’esperienza profonda, che ha a che fare con la soddisfazione del corpo e dello spirito prodotta dal duro esercizio, e con la bellezza dei paesaggi attraversati; chi cammina conosce bene la sensazione, ma riuscire a descriverla può essere difficile. Arthur Hugh Sidgwick ha trovato il modo di raccontare questa «attività suprema» con uno sguardo ampio e una scrittura appassionata percorsa da ironia, quando non da una pura comicità. Otto saggi pubblicati nel 1912 che colgono l’arte e la filosofia del camminare, nella natura selvaggia dei monti del Lake District come nella «più grande e mostruosa di tutte le città», Londra, da soli o in compagnia, cantando o in silenzio, con digressioni di tipo pratico – l’equipaggiamento del camminatore – e molte altre squisitamente letterarie.

Recensione

Questo libro raccoglie otto saggi o articoli sul camminare, ovvero:
1) Il camminare e la conversazione;
2) Walker Miles (autore di "passeggiate tra i sentieri");
3) Il camminare e la musica;
4) Camminare, sport e atletica;
5) Il camminare come convenzione sociale;
6) Il camminare in letteratura;
7) L'equipaggiamento per camminare;
8) Camminare soli,

A essere sincero mi aspettavo tutt'altra cosa, ma non mi è dispiaciuto anche se risente del linguaggio in cui fu scritto (inizi del 900). L'autore è preparatissimo e cita spesso frasi di poemi epici in latino, e comunque ci sono osservazioni interessanti sul camminare. Alla lunga stanca, quindi non saprei se consigliarvelo oppure no.


venerdì 17 giugno 2022

[Recensione] La pazienza del ragno - Andrea Camilleri

 


LA PAZIENZA DEL RAGNO || Andrea Camilleri || Sellerio || 2004 || 255 pagine

«Può un omo, arrivato oramà alla fine della so carriera, arribbillarsi a uno stato di cose che ha contribuito a mantiniri?». Il commissario Montalbano sente il peso degli anni. E della solitudine. Si intenerisce, mentre cerca le parole e i gesti che lo nascondano agli altri; le parole che facciano barriera. Ascolta la voce di dentro. Si interroga: «Era solo un omo che aviva un pirsonale criterio di giudizio supra a ciò che era giusto e ciò che era sbagliato. E certe volte quello che lui pinsava giusto arrisultava sbagliato per la giustizia. E viceversa. Allura, era megliu essiri d'accordo con la giustizia, quella scritta supra i libri, o con la propia cuscenza?». Il dilemma è da tragedia greca. Ma qui, nella malinconia e negli addolcimenti pudichi di una maturità giunta quasi al consuntivo, non l'eccezionalità dell'eroe importa; ma l'integrità di un individuo normale, che gli adempimenti dell'ufficio mette in rapporto con la falsità «politica», con la personale ricerca della franchezza, e con l'accertamento (se non pubblico, almeno privato) della verità. Montalbano si confronta pure con le convenzioni romanzesche del genere giallo. Per sottrarsi al «mestiere»: moralista senza moralismi, vulnerato dalla ingiustizia e dalla «libertà» di rapina governativamente legalizzata e accasata; e investigatore in servizio straordinario nel romanzo, che metaforiche «ferite», date o ricevute, fa pulsare nel non detto delle emozioni e nel clamore dello scandalo. La pazienza del ragno è un giallo anomalo. Senza «delitto» e spargimenti di sangue. A meno che delitto cruento non venga considerato lo splendore di vite costrette a consumarsi e a sprecarsi nell'odio. Nell'attesa di una catarsi che, accompagnata dalla solidale e indulgente compassione di Montalbano, metta in calma le coscienze e le riposizioni nel gioco delle parti: dopo che l'agitazione «teatrale» della «ragnatela», pazientemente tessuta dall'odio, ha esaurito la funzione strategica di «menzogna» che sulla scena ha portato, irretendolo, il vero colpevole.

Recensione

Montalbano è stato ferito nel romanzo precedente (Il giro di boa) e lo ritroviamo ancora convalescente coi ricordi della sua permanenza in ospedale dopo essere stato operato per l'estrazione di un proiettile. La sua eterna fidanzata Livia si è pure presa le ferie per stargli accanto e i loro litigi sono quasi tutti i giorni (ecco forse perché vivono distanti, anche per evitare di bisticciare). Mentre tenta di recuperare a casa, viene chiamato per un caso di rapimento: una ragazza non si trova più ma solo il suo motorino. A capo delle indagini non c'è lui ma un collega, lui fa diciamo da aiutante (senza fare troppi sforzi fisici).

Scopro che Adelina, la cameriera/cuoca del commissario, non sopporta Livia e infatti quando Livia è a casa del commissario Adelina scompare (gelosetta, eh?).

Anche questo caso mi è piaciuto, forse più deboluccio a livello di trama rispetto agli altri, ma scorre come il mare dove Montalbano si fa il suo bagnetto (e se lo fa anche stavolta, rischiando di morire annegato e raffreddato!).


martedì 14 giugno 2022

[Recensione] Maigret va dal coroner - Georges Simenon

 


MAIGRET VA DAL CORONER || Georges Simenon || Adelphi || 2001 || 159 pagine

«Si era messo in testa di capire e avrebbe capito. Proprio così! Tanto per cominciare aveva scoperto il motivo per cui Harry Cole gli faceva perdere le staffe. L’uomo dell’FBI era persuaso che Maigret fosse un tipo in gamba nel suo paese, ma che lì, negli Stati Uniti, non potesse cavar fuori un ragno dal buco. «Più Cole lo vedeva rimuginare più si divertiva. Maigret, invece, era convinto che gli uomini e le loro passioni fossero uguali dappertutto. «Doveva smetterla di restare a bocca aperta davanti alle differenze, di stupirsi dei grattacieli, del deserto, dei cactus, degli stivali e dei cappelli da cow-boy, delle macchine per spedire le bilie in buca e dei grammofoni automatici».

Recensione

Il commissario Maigret stavolta va in America e assiste a un processo in Arizona, dove si appassionerà al caso. Stavolta il Nostro "subisce" un caso, nel senso che assiste al processo e inizia a farsi una sua idea, tanto è vero che poi si confronterà col "commissario" del caso in esame: una ragazza è stata travolta da un treno e si presume che sia stata prima uccisa.
Spiace constatare che non sapremo mai il verdetto del processo, visto che Maigret andrà via prima che venga emesso.


venerdì 10 giugno 2022

[Recensione] Treni strettamente sorvegliati - Bohumil Hrabal

 


TRENI STRETTAMENTE SORVEGLIATI || Bohumil Hrabal || e/o || 1990 || 120 pagine

Molti conoscono la tenera storia del giovane Miloš ferroviere in una stazioncina dell’Europa centrale, per averla vista in un film che vinse l’Oscar nel 1966.
Miloš, Charlot boemo, diventa adulto tra i propri insuccessi amorosi e gli scintillanti successi del capo-manovra Hubička (che stampa timbri sulle chiappe della telegrafista), tra il ricordo del nonno che voleva fermare i tank con l’ipnosi e quella bomba, quella “cosina” che lui, Miloš, deve infilare nel treno dei nazisti.

Recensione

Seconda opera che leggo di Hrabal dopo Una solitudine troppo rumorosa (che consiglio!). Il protagonista è un giovane ferroviere (apprendista manovratore) boemo di una piccola stazioncina di provincia e siamo in piena seconda guerra mondiale, durante l'occupazione nazista della Cecoslovacchia. Perlopiù passano treni militari carichi di munizioni e soldati. Il capostazione alleva piccioni, anzi linci polacche, e il capomanovra ama timbrare le chiappe della telegrafista di notte.

Un romanzo breve che sembra quasi una fiaba, che consiglio caldamente. Bellissima la scena in cui tiene la mano del tedesco morto dopo la sparatoria.


mercoledì 8 giugno 2022

[Recensione] Mary e il gigante - Philip K. Dick

 


MARY E IL GIGANTE || Philip K. Dick || Fanucci || 2016 || 288 pagine

È la storia di Mary Ann Reynolds, una giovane donna sensibile, e delle sue difficoltà affettive e relazionali. I suoi uomini, prima un cantante di colore, poi l'anziano proprietario di un negozio di dischi, accompagnano Mary lungo un itinerario di consapevolezza e disperazione che rivela un complesso panorama emotivo e culturale, quello di un decennio, gli anni Cinquanta,entrato nell'immaginario collettivo in modo anomalo e spesso falsato, e che oggi è centro di forte rilettura.

Recensione

Prima opera non di fantascienza che leggo di Philip K. Dick, e prima opera sua giovanile (infatti la scrisse tra il 1953 e il 1955 - aveva circa 25 anni - ma fu pubblicata postuma, nel 1987).

Mary è una ragazza ventenne che ancora non sa cosa vuole fare nella vita, e si lancia in relazioni difficili: prima con un cantante di colore poi con un proprietario (quasi sessantenne) di un negozio di dischi.

Mary ha un padre violento, che le tira i capelli, la denigra, la tratta male e che ha abusato di lei quando era ubriaco. Infatti è un padre che ama bere e si ubriaca spesso, e una madre silente e sottomessa. Siamo nell'America degli anni 50 dove è ancora forte il razzismo verso le persone di colore. Mary dunque fugge e cerca il sostegno di uomini molto più grandi di lei: è ancora nella via di mezzo tra una bambina e un'adulta e cerca soltanto una cosa: l'amore, quello vero. Ma cerca anche di essere libera e autonoma: un suo lavoro, un suo ragazzo, una sua casa dove potersi rifugiare. Durante tutto il romanzo seguiremo le sue vicissitudini piene di errori, rifiuti, fughe, relazioni finite male, cotte, ripensamenti, paure, demoni da sconfiggere (che il titolo "gigante" non si riferisca forse proprio al suo demone che la blocca e non le lascia prendere la giusta decisione?). Dall'altro lato troviamo Joseph, un uomo che decide di stabilirsi nel paese di Mary e vi apre un negozio di dischi ma verrà presto raggiunto dai suoi "amici" Beth e Danny. Ma c'è anche Paul, il pianista del night, che sembra essere pure innamorato di lei.

A me piace molto Philip K. Dick, e ho apprezzato i suoi celebri capolavori di genere fantascientifico. E devo dire che leggere questa sua opera acerba, giovanile, mi è davvero piaciuto, perché emerge il suo stile, sempre scorrevole, e nello stesso momento però ti accorgi che la trama spesso sembra un po' frammentata, e non ci narra tutto dal punto di vista di un solo protagonista. Emerge la cura che Dick ha per la musica, citando canzoni e cantanti, e quindi per un esperto di musica degli anni 50 e anche prima potrebbe essere interessante prenderne nota. Non sono riuscito a capire bene Mary, forse dal carattere troppo cangiante e tendente al vittimismo, ma si giustifica visto quello che ha subito dal padre.

Lo consiglio a chi ama Philip K. Dick e vuole scoprire come scriveva da giovane.


lunedì 6 giugno 2022

[Recensione] Il mondo nuovo - Aldous Huxley

 


IL MONDO NUOVO || Aldous Huxley || Mondadori || 2019 || 344 pagine

Far crescere novantasei esseri umani dove prima ne cresceva uno solo. Progresso.
Il culto di Ford domina uno Stato totalitario in cui ogni aspetto della vita viene pianificato in nome del razionalismo produttivistico e tutto è sacrificato al mito del progresso. Concepiti e prodotti industrialmente in provetta, i cittadini sono liberi da fame, guerra, malattie e possono accedere liberamente a ogni piacere. In cambio, però, devono rinunciare a emozioni e sentimenti, a ogni manifestazione della propria individualità. Devono produrre e consumare e,soprattutto, non amare. Un romanzo visionario,dall'inesausta forza profetica, sul destino dell'umanità e sulla forza di cambiarlo.

Recensione

Quando ti trovi davanti un romanzo che, nonostante siano passati quasi 100 anni da quando fu scritto, è di un'attualità incredibile, allora hai in mano un capolavoro letterario. E questo è il caso de Il mondo nuovo, romanzo distopico che potrebbe ricordarti 1984 di George Orwell e Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. In realtà questo romanzo è nato prima di entrambi i celebri distopici che ho appena citato, quindi potremmo benissimo affermare che ha acquisito la paternità del genere distopico.

La vita dell'umanità di un vicino futuro che ci narra Huxley sembra essere perfetta: tutti nascono in provette, quindi tramite la fecondazione artificiale, e viene venerato un unico "dio": Ford, colui che ha creato il Mondo Nuovo. Non esistono guerre né malattie, e si è liberi ad ogni tipo di piacere (non solo culinario). L'unica regola è: consumare, anzi sono due: consumare e non amare!
"E questo," aggiunse il Direttore sentenziosamente "questo è il segreto della felicità e della virtù: amare ciò che si deve amare. Ogni condizionamento mira a ciò: fare in modo che la gente ami la sua inevitabile destinazione sociale."

Fin da piccoli si viene sottoposti all'ipnopedia: vengono fatti ascoltare dei suggerimenti all'infinito registrati su nastro durante il sonno, di modo che si possano imprimere in maniera inconscia nel cervello dei bambini e, presto, giovani adulti e infine adulti. Una vera e propria manipolazione dei cervelli in modo non violento e raffinato. Un altro tipo di persuasione viene donata a queste persone, quella chimica: il soma. Infatti in questo Stato totalitario non si fuma né ci si alcolizza, e quando ci si sente giù (può capitare!) basta assumere alcune compresse di soma e si cade in uno stato di beatitudine, se viene preso in dosi maggiori provoca anche visioni, e a differenza delle droghe del nostro presente, non danneggia minimamente il cervello e non ha conseguenze nefaste nel nostro corpo.

In questa società utopica dunque, non si conoscono i sentimenti, ed è tutto superorganizzato: nulla è fuori posto, è tutto calcolato al millesimo. Ma una domanda resta: cosa significa essere felici? E questo stato idilliaco di vita verrà presto a scontrarsi con un incidente: un selvaggio, cresciuto in un'isola a parte, entra in questa società e riflette così: ”Ma io non ne voglio di comodità. Io voglio Dio, voglio la poesia, voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio il peccato.»

«Insomma» disse Mustafà Mond «voi reclamate il diritto di essere infelice.»

«Ebbene, sì» disse il Selvaggio in tono di sfida «io reclamo il diritto d'essere infelice.»

«Senza parlare del diritto di diventar vecchio e brutto e impotente; il diritto d'avere la sifilide e il cancro; il diritto d'avere poco da mangiare; il diritto d'essere pidocchioso; il diritto di vivere nell'apprensione costante di ciò che potrà accadere domani; il diritto di prendere il tifo; il diritto di essere torturato da indicibili dolori d'ogni specie.»

Ci fu un lungo silenzio.

«Io li reclamo tutti» disse il Selvaggio finalmente.”

Quando la società idilliaca, utopica, si scontra con la sua vera natura, con la vera realtà, tutto va a pezzi: e si capisce che si stava vivendo non in un paradiso, ma in una dittatura mascherata da utopia.

Ahimè, ci siamo scordata la sorte del tacchino. Quando un uccello impara a ingozzarsi a sufficienza senz'essere costretto a usare le ali, rinuncia al privilegio del volo e se ne resta a terra, in eterno.

n Huxley è chiara l'ispirazione alla teoria di Pareto: ogni società è divisa in governanti e governati, perché è sempre un'elite a governare.

Potrei ancora esporre tantissimi altri argomenti e tematiche, ma non vorrei dilungarmi troppo. Anzi, vorrei caldamente invitarvi a leggere questo capolavoro.

In questa versione che ho letto vi è un altro testo dello stesso autore, Ritorno al mondo nuovo, che non è assolutamente il seguito ma una raccolta di pensieri riguardanti le tematiche che sono state affrontate nel suo romanzo, alcune di un'attualità sconcertante. Ammirevole la preparazione scientifica e sociologica di Huxley. Vi consiglio di soffermarvi sulla parte in cui parla dei dittatori, inclusa la strategia usata da Hitler.

Il messaggio che Huxley, per concludere, ci vuole lasciare è certamente questo: educhiamoci alla libertà, e teniamo gli occhi aperti perché ci sarà sempre qualcuno che avrà la tentazione di volerci sottomettere. 

venerdì 3 giugno 2022

[Recensione] Dormire in un mare di stelle (Volume 1) - Christopher Paolini

 


DORMIRE IN UN MARE DI STELLE || Christopher Paolini || Rizzoli || 2020 || 672 pagine

È l’ultima missione nello spazio per la scienziata Kira Navárez. Semplici rilievi di routine su un pianeta non ancora colonizzato. Ma il giorno della partenza accade qualcosa di inatteso. Qualcosa di terribile. Spinta dalla curiosità, Kira si imbatte in un reperto alieno. Il terrore la invade quando il pulviscolo intorno a lei comincia a muoversi. Una guerra tra le stelle è alle porte, e Kira è trascinata nelle profondità della galassia in un'odissea di scoperte e trasformazioni. Lei ha dalla sua compagni formidabili e un coraggio immenso. Ma soltanto fidandosi davvero di se stessa potrà combattere per i propri simili e affrontare il suo prodigioso destino.

Recensione

Christopher Paolini è stato uno scrittore che mi ha sempre colpito, soprattutto per il fatto che scrisse la famosa saga sui draghi quando aveva ancora 15/16 anni. Ora che ho saputo che ha scritto un'opera di fantascienza in età adulta non ho esitato e sono subito andato a procurarmi questa sua fatica letteraria.

Una scienziata, Kira, scopre i resti di una popolazione ormai dimenticata e, per sbaglio, viene posseduta da una loro tecnologia che si fonde col suo corpo. Da quel momento in poi dovrà convivere con questo nuovo corpo (una sorta di tuta nera, tipo Venom) che può essere utilizzato come un'arma, e antichi alieni dalla forma di enormi calamari sembrano essere alla sua ricerca.

Devo dire che la storia è bella lunga (oltre seicento pagine) e purtroppo nella prima parte si hanno molte difficoltà nel continuare a leggere, visto che è piena di eventi spesso noiosi o che sembrano non avere molto senso. Dalla seconda parte in poi, da quando arrivano i misteriosi alieni, allora diventa diciamo più interessante, fino ad un certo punto. Non so, Paolini aveva tutte le buone intenzioni di scrivere una nuova saga (anche perché la storia continua nel secondo romanzo) stavolta non fantasy ma di fantascienza, ma sinceramente a me non è piaciuta, è spesso piatta, poco interessante, non ti colpisce più di tanto, a tratti ripetitiva (le descrizioni della vita degli astronauti dentro le loro astronavi potevano essere evitate, troppe ripetizioni, ci dice pure quando si lavano i denti tanto per fare un esempio). Il fatto che la storia poi viene troncata e continua nel secondo volume ti lascia l'amaro in bocca e, sinceramente, non credo che andrò a comprarmi pure il seguito, visto che non mi ha lasciato molto. Peccato davvero, poteva scrivere una saga interessante, ma per me non avrà molto successo.


giovedì 2 giugno 2022

[Recensione] Lo squalificato - Osamu Dazai

 


LO SQUALIFICATO || Osamu Dazai || Feltrinelli || 2017 || 150 pagine

"Lo squalificato" (1948), narra la storia di un uomo, Yozo, che, sentendosi rifiutato dalla società nella quale vive, deve affrontare una condizione esistenziale di estrema solitudine. Ciò che rende intensamente suggestive le "pagliacciate" escogitate da Yozo per sopravvivere tra i suoi simili, patetici i suoi tentativi di dedicarsi alla politica e tormentosi i suoi rapporti con le donne, è il senso di insuperabile ambiguità che domina l'intera esperienza da lui vissuta in bilico tra il piacere di infrangere il codice sociale e il sentimento di colpa per non sapersi adeguare a esso. La "squalifica" alla quale è condannato Yozo (nel cui problematico ritratto certamente si riflettono vicende di cui fu vittima lo stesso Dazai) acquista un senso diverso solo dopo la sua morte, quando l'autore sposta bruscamente e sapientemente il punto di vista narrativo fuori della coscienza del protagonista.

Recensione

Un ragazzo si sente solo e non riesce a comprendere la società, al punto che finge di stare bene, anzi, diventa quasi un pagliaccio verso la sua famiglia fino al giorno in cui esce fuori e prova ad integrarsi con la società di Tokyo, non riuscendoci. Con le donne ha un successo incredibile: il suo modo di porsi le conquista tutte, al punto che riesce a fare il "mantenuto" a casa di una ragazza che conosce, con tanto di figlia a seguito. Ma l'infelicità di vivere continua a bussare alla sua porta, tanto è vero che cade nell'alcolismo e tenta tre volte di suicidarsi.

Direi che questa lettura non è per nulla adatta a una persona depressa o che comunque vorrebbe leggere qualcosa che la possa tirare su.

“Ora non sono felice, ma non sono neanche infelice.
Tutto passa.
Questa è la sola e l’unica cosa che a parer mio si avvicina alla verità, nella società degli esseri umani, dove ho dimorato sin oggi come in un inferno rovente.
Tutto passa.”


[Recensione] Charlie Chan e il cammello nero - Earl Derr Biggers

  CHARLIE CHAN E IL CAMMELLO NERO || E. Derr Biggers || Newton Compton || 2012 || 188 pag. Shelah Fane, celebre star del cinema, viene uccis...