lunedì 31 agosto 2020

[Recensione] L'interpretazione dei sogni di Freud Astaire - Angelo Zabaglio

 


L'INTERPRETAZIONE DEI SOGNI DI FREUD ASTAIRE || Angelo Zabaglio || Gorilla Sapiens || 12 maggio 2016 || pagine 128

L’interpretazione dei sogni di Freud Astaire è una raccolta di brevi racconti surreali ed esilaranti, che con un umorismo a tratti amaro conduce in un universo di stranezze, pulsioni e trasgressioni dall’ordinario.
Angelo Zabaglio ci presenta un immaginario straniante e provocatorio, che non teme censure, e a cui il lettore accede attraverso il filtro di uno sguardo naïve.
A definire la scrittura pop di quest’opera contribuisce, infine, il pastiche linguistico di dialetti, gerghi e stile colloquiale, così come i frequenti riferimenti alla cultura televisiva e cinematografica.

RECENSIONE

Se l'intento di questa raccolta di brevi racconti doveva essere quella di farti scappare qualche risata, allora con me l'autore ha toppato alla grande. Non solo non mi sono divertito, ma alcuni racconti mi hanno infastidito. Quando poi sono giunto a leggere una bestemmia allora la cosa mi ha anche irritato. Peccato davvero, apprezzo gli autori umoristici (e non sono un bigotto) ma c'è un limite a tutto a mio parere. Poi dalla seconda parte in poi non riuscivo più a leggere. Capisco anche che alcuni racconti sono stati scritti di proposito per provocare oppure sono veri e propri non-sense, ma con me non hanno attecchito, anzi.


[Recensione] Nimal Kingdom - Ivano Mingotti

 


NIMAL KINGDOM || Ivano Mingotti || Nulla Die || maggio 2017 || pagine 167

Se l’è chel rob chi? Un libro? No me interesa. No. Te gu dì de no!
Sciur Antonio, 82 anni
Un bagaiet de San Gervas? Al Lambro? No, mi su no,
mi legi solo Famiglia Cristiana, me spias.
Sciura Fernanda, 79 anni
Non possiamo sopportare ulteriori tendenziosità
verso il nostro grande movimento. Questo libro è una vergogna!
On. Capretti, Lega Nord
Un libro? Ma va, c’è ben altro a cui pensare, osti! Ci stanno
invadendo, si rende conto?
Sciur Carlo, 68 anni
Volere accendino? Fazzoletti? Regalo, regalo. Aspetta, regalo!
Assan, detto Momo, 33 anni (dichiarati)

RECENSIONE

Il protagonista di questo romanzo è Dino Ferrucci, un ragazzo che ha mollato la scuola e che gironzola annoiato per le strade del piccolo paesino in cui vive, San Gervasio Al Lambro. Così scopriamo la sua quotidianità fatta di telefonate al suo miglior amici Toni trasferitosi a Milano e che continuamente lo invita a tagliare i ponti col suo paese e lo spinge a trasferirsi in città, cercarsi una ragazza e un lavoro, insomma, di cambiare la vita barbosa che trascorre lì.
Ci presenta, l'autore, la vita ordinaria che gli abitanti del paesino vivono fatta di chiacchierate al bar, pettegolezzi fra vicine di casa, insomma, la vita di un paesino sconosciuto. E il nostro Dino passa le giornate scrivendo nel suo taccuino personale e cercando di fuggire ai bulli che lo prendono di mira, del suo rapporto coi genitori quasi inesistente (un padre burbero e una madre che venera il Re Televisore), delle sue fumate clandestine in mezzo al campo.

Non sono riuscito ad immedesimarmi con il ragazzo che, tra l'altro, è simile a me perché anche io vivo in un piccolo paesino ma non affronto la vita in maniera così negativa, anzi, mi trovo bene nel mio piccolo e non mi ci vedrei proprio a vivere in città, in tutta quella confusione. A parte questo, la storia non mi ha colpito, anzi quando l'autore decide di lasciare i dialoghi in dialetto stretto io non ci ho capito nulla e questo mi ha appesantito la lettura (ciò non significa che sono contrario ai dialetti, ma almeno una traduzione era cosa buona e giusta a mio modesto parere). Per il resto non ho per niente apprezzato le continue bestemmie (la cosa più odiosa dell'intero romanzo) ma non posso dire che la scrittura dell'autore sia cattiva, anzi.

Se cercate una trama in questo romanzo non c'è, vi presenta lo spaccato di vita di questo ragazzino annoiato e depresso che vive in un paesino di provincia nella noia più totale.


sabato 29 agosto 2020

[Segnalazione] L'enigma della camera 622 - Joël Dicker

Un fine settimana di dicembre, il Palace de Verbier, lussuoso hotel sulle Alpi svizzere, ospita l'annuale festa di una importante banca d'affari di Ginevra, che si appresta a nominare il nuovo presidente.

La notte della elezione, tuttavia, un omicidio nella stanza 622 scuote il Palace de Verbier, la banca e l'intero mondo finanziario svizzero.

L'inchiesta della polizia non riesce a individuare il colpevole, molti avrebbero avuto interesse a commettere l'omicidio ma ognuno sembra avere un alibi; e al Palace de Verbier ci si affretta a cancellare la memoria del delitto per riprendere il prima possibile la comoda normalità.

Quindici anni dopo, un ignaro scrittore sceglie lo stesso hotel per trascorrere qualche giorno di pace, ma non può fare a meno di farsi catturare dal fascino di quel caso irrisolto, e da una donna avvenente e curiosa, anche lei sola nello stesso hotel, che lo spinge a indagare su cosa sia veramente successo, e perché, nella stanza 622 del Palace de Verbier.

L'AUTORE

Joël Dicker è nato a Ginevra nel 1985. La verità sul caso Harry Quebert è il suo secondo romanzo. Il primo, Les derniers jours de nos pères, ha ricevuto il Prix des écrivains genevois nel 2010. La verità sul caso Harry Quebert ha ottenuto il Grand Prix du roman de l’Académie Française 2012 e il Prix Goncourt des lycéens 2012, ed è tradotto in oltre 25 paesi. Nel 2016 Bompiani pubblica La tigre.

venerdì 28 agosto 2020

[Recensione] Il mistero della donna tatuata - Akimitsu Takagi

 


IL MISTERO DELLA DONNA TATUATA || Akimitsu Takagi || Einaudi || 7 luglio 2020 || 254 pagine

Il corpo di una donna viene ritrovato in una stanza chiusa dall'interno. O meglio: quasi tutto il corpo. La delicata pelle di Kinue era ricoperta da uno splendido tatuaggio, il capolavoro di un artista leggendario ed elusivo: suo padre. Ma ora dal cadavere manca il torso, e forse la soluzione del caso è legata proprio a ciò che quel lembo di pelle riproduceva. Intricato, misterioso, affascinante, torbido: Il mistero della donna tatuata è uscito originariamente nel 1948 ed è uno dei capolavori di Takagi Akimitsu, autentico autore di culto, maestro del mystery giapponese. Questa è la prima traduzione italiana.

RECENSIONE

È stata una piacevole scoperta imbattermi in questo romanzo giallo scritto dal giapponese Akimitsu Takagi ambientato in una Tokyo del secondo dopoguerra: alla fine della lettura mi è subito venuto in mente che colui che indaga e poi risolve il misterioso omicidio della donna tatuata (e non solo quello), rispecchia e ricorda molto Sherlock Holmes (a cui palesemente l'autore si è ispirato). Ringrazio dunque la Einaudi che ci ha tradotto per la prima volta (inedito in Italia) questo piccolo capolavoro che fu pubblicato, in Giappone, nel 1948.


Una donna, Nomura Kinue, dal tatuaggio particolare, un serpente, viene infatti ritrovata a pezzi dentro il bagno di casa sua e subito i sospetti si indirizzano verso un dottore appassionato collezionista di tatuaggi su pelle umana (tra l'altro questo signore è esistito veramente, si chiamava Masaichi Fukushi che inventò un metodo per conservare le pelli tatuate e ne collezionò ben 105!). Questa donna, scopriremo, era figlia di un famoso tatuatore, Hori’yasu, il quale aveva tatuato sia lei, sia sua sorella gemella e sia suo fratello. Ma quei tatuaggi si prospetteranno una vera e propria maledizione per tutta la famiglia.

L'autore giapponese riesce a regalarci una storia piena di colpi di scena e di mistery, e tutto ruota attorno a quel misterioso tatuaggio su Kinue: chi desidera ucciderla e perché? Egli ci presenta il delitto perfetto: la donna viene ritrovata, a pezzi, dentro una stanza chiusa. Come ha fatto l'assassino?

“Pochi al mondo conoscono la bellezza dell’irezumi-il tatuaggio. E ancora meno sono coloro che subiscono il fascino insito nel gesto di imprimere una vita segreta su un corpo umano.”


Un giallo che vi stra-consiglio, da leggere tutto d'un fiato.


giovedì 27 agosto 2020

[Segnalazione] La ragazza del ponte - Arnaldur Indriðason

Un’anziana coppia è preoccupata per la nipote. Sanno che ultimamente Danní si è messa a frequentare brutti giri legati alla droga e non avendo sue notizie da qualche giorno temono le sia successo qualcosa. Per questo decidono di chiedere aiuto a Konráð: la nonna di Danní, che era un’amica di sua moglie, ha rivestito importanti incarichi pubblici e non vuole dare nell’occhio rivolgendosi alla polizia. Konráð è un ex poliziotto in pensione, e a Reykjavík la sua fama lo precede; il fiuto non gli manca, ma è distratto, svagato, e da molti anni rimugina sulla sorte del padre, accoltellato da un assassino tuttora sconosciuto. Questa volta, però, scavare nel passato e concentrarsi su dettagli all’apparenza irrilevanti lo condurrà alla verità: la triste vicenda di una ragazzina annegata nel laghetto della Tjörnin quasi cinquant’anni prima potrebbe essere la pista giusta da seguire per risolvere anche il caso di Danní, che nel frattempo viene ritrovata cadavere nell’appartamento del fidanzato. La morte di Danní è stata un incidente o qualcuno voleva farla tacere per sempre?

In un noir teso e sottile, Indriðason pone l’accento sul destino delle donne, che pagano il prezzo più alto per l’odio e la violenza degli uomini; e dimostra come anche il segreto più nascosto, sepolto sotto una coltre di inganni e di bugie, possa essere svelato.

L'AUTORE

Arnaldur Indriðason è nato nel 1961 a Reykjavík, dove ha sempre vissuto. Si è dedicato alla scrittura, sia di romanzi sia di sceneggiature, dopo aver lavorato come giornalista e critico cinematografico per la maggior testata islandese, il Morgunblaðið. Tradotto in quaranta lingue, nel corso della sua ventennale carriera di scrittore ha vinto numerosi premi, fra cui due Glasnyckeln e un Gold Dagger. Guanda ha pubblicato tutti i suoi romanzi: Sotto la città, La signora in verde, La voce, Un corpo nel lago, Un grande gelo, Un caso archiviato (inserito dal Publishers Weekly nella lista dei dieci migliori gialli di tutti i tempi), Un doppio sospetto, Cielo nero, Le abitudini delle volpi, Sfida cruciale, Le notti di Reykjavík, Una traccia nel buio, Un delitto da dimenticare, Il commesso viaggiatore, La ragazza della nave e Quel che sa la notte

mercoledì 26 agosto 2020

[Recensione] Perché scrivere? - Philip Roth

 


PERCHÉ SCRIVERE? || Philip Roth || Einaudi || 23 ottobre 2018 || 464 pagine

Trentuno libri, di cui ventisette opere di narrativa. Quando Philip Roth si è dedicato alla nonfiction è stato per festeggiare compleanni, accettare premi, rispondere a interviste o provocazioni, reinventare la storia. E offrire il suo sguardo sul mondo e sul presente.

RECENSIONE

Questo libro contiene 37 saggi, interviste e discorsi di Philip Roth, prolifico e importante autore americano che ha prodotto la bellezza di 31 libri. Il libro è diviso in tre parti: nella prima parte dal titolo Perché scrivere? contiene discorsi e interviste al suo lavoro di scrittore; la seconda parte contiene una nuova versione di Chiacchiere di bottega, una serie di dialoghi con interlocutori come Appelfeld, Levi e Kundera, e di saggi su Malamud e Bellow; nella terza parte, Spiegazioni, comprende brani inediti di un Roth approdato alla saggezza lucida e ironica della maturità.

Un'opera straordinaria per approfondire il pensiero di Philip Roth, e sicuramente mi ha portato, questa lettura, a decidermi finalmente a leggere le sue opere, che fino ad oggi avevo solo procrastinato.


martedì 25 agosto 2020

[Segnalazione] Una sirena a Parigi - Mathias Malzieu

Una pioggia ininterrotta si abbatte su Parigi. La Senna è in piena, un'atmosfera apocalittica e surreale avvolge la città. I dispersi sono sempre più numerosi e il fiume trascina oggetti di ogni tipo. D'un tratto un canto ammaliante e misterioso attira l'attenzione di Gaspard Snow che, incredulo, sotto un ponte scopre il corpo ferito e quasi esanime di una sirena. Decide di portarla a casa per prendersene cura e guarirla, ma ben presto tutto si rivela più complicato di quanto non sembri. La creatura gli spiega che chiunque ascolti la sua voce si innamora di lei perdutamente fino a morire, e nemmeno chi, come Gaspard, si crede immune all'amore può sfuggire. Inoltre, come può un essere marino vivere a lungo lontano dall'oceano? Gaspard non si dà per vinto e trova nell'ingegno, nell'estro e nel potere dell'immaginazione gli strumenti per affrontare questa mirabile avventura e difendere un altro grande sogno: salvare il Flowerburger, il suo locale a bordo di una chiatta, un regno di musica, arte e libera espressione.


L'AUTORE


Cantante, musicista e scrittore francese, leader dei Dionysos, uno dei migliori gruppi rock francesi. Vive a Parigi.  Tra i suoi romanzi, editi in Italia da Feltrinelli, L'uomo delle nuvole, La meccanica del cuore e Una sirena a Parigi che ha riscosso un grande successo di critica e di pubblico in diversi paesi del mondo. Nel 2020 è uscito il film de Una sirena a Parigi con lui come regista.

lunedì 24 agosto 2020

[Recensione] Cécile è morta - Georges Simenon

 


CÉCILE È MORTA || Georges Simenon || Adelphi || 1 settembre 2000 || 165 pagine

Povera Cécile! Eppure era ancora giovane! Maigret aveva avuto per le mani i suoi documenti: ventott’anni appena. Ma era difficile immaginare una donna che avesse un’aria più da zitella di lei, che fosse meno aggraziata, malgrado tutta la buona volontà che ci metteva per rendersi attraente. Quei vestiti neri che sicuramente si confezionava da sé usando pessimi modelli... Quel ridicolo cappello verde sotto il quale era impossibile scorgere alcuna grazia femminile... Un volto pallidissimo e, come se tutto ciò non bastasse, un leggero strabismo... Arrivava alle otto del mattino, già rassegnata alla lunga attesa. «Il commissario Maigret, per favore...». «Non so se verrà stamattina... Potrebbe parlare con l’ispettore Berger che...». «No, grazie... Aspetterò...». E aspettava tutta la giornata, senza muoversi, senza mostrare il benché minimo segno di impazienza, alzandosi di scatto, come in preda all’emozione, appena il commissario spuntava su dalle scale.

RECENSIONE

Riprendo in mano un nuovo giallo con protagonista il commissario Maigret, anche se mi ero promesso di non leggerli troppo di frequente. Stavolta Maigret si occuperà di un delitto che lo colpisce al cuore visto che a perdere la vita non sarà soltanto la signora ricca alla quale sta indagando, trovata morta nel suo letto, ma anche Cécile, una ragazza che tutte le mattine si presentava al suo commissariato per poter parlare con lui, e gliela assassinano nel suo commissariato!

Anche stavolta Simenon rimarca il fatto che Maigret indaga su persone che, prima di diventare assassini, erano normali come noi: hanno una famiglia, un lavoro mediocre, una vita mediocre e non fanno quasi mai nulla di straordinario. Ci vuole dire, a bassa voce, che ognuno di noi potrebbe diventare un potenziale assassino. La nostra parte nascosta, oscura, può esplodere da un momento all'altro senza che ce ne rendiamo conto, e proprio questo deve cercare il detective: cosa ha spinto quel personaggio ha compiere quel delitto, e per fare ciò deve immedesimarsi in lui, provando le sue stesse emozioni. Ed infatti il Nostro ne uscirà affaticato e provato da questa indagine, tanto è vero che non riesce neanche una volta a pranzare e/o cenare con sua moglie che continua ad aspettarlo a tavola (anzi egli è così preso dalle indagini che dimentica pure di avvisarla che non potrà rientrare a casa!). Le atmosfere cupe e tristi come triste è questa vicenda sono rese benissimo, ma ho notato che dalla seconda parte in poi l'indagine sembra volgere in maniera un po' pasticciata (non aiuta il fatto che al commissario hanno mandato un poliziotto che lo osserva nel suo modo di indagare).

P.S. In questa indagine solo io noto che il commissario va a bere al bar praticamente ogni cinque minuti?
P.S. 2 Fa riflettere il fatto che Maigret se avesse accettato di parlare subito con la ragazza forse le avrebbe salvato la vita.

sabato 22 agosto 2020

[Segnalazione] L'assassino ci vede benissimo - Christian Frascella

Capelli sale e pepe e una lingua affilata, il talento autodistruttivo di un ex poliziotto cacciato per corruzione, un terrore ancestrale per i legami. È ancora lui, Contrera. Ed è in gran forma. Nonostante l’ex moglie, rimasta incinta dopo un’ultima notte di passione. Nonostante la nuova travolgente compagna, che è ancora all’oscuro di tutto. Nonostante la figlia adolescente che galoppa su una strada non proprio raccomandabile – d’altronde, chi è lui per giudicare?

Ma non c’è tempo per mettere in ordine i tasselli di questo girotondo femminile, perché una sera di novembre due uomini vengono freddati in un locale del quartiere multietnico torinese Barriera di Milano. E guarda caso Contrera si trova sul luogo del delitto – stavolta ha rischiato grosso.

Il principale sospettato è Eddie, un metro e novanta, nero come la notte in una miniera di carbone, grande amico di tante disavventure. Non resta che cercare di incastrare il vero colpevole prima che le cose si mettano troppo male per lui. Anche perché Sergione, il peggiore razzista sulla faccia di Barriera, ha radunato la Ronda, un manipolo di residenti e forze dell’ordine in incognito, esasperati dalla piega violenta presa dal quartiere e decisi a riportare l’ordine, non prima di averne lavato le strade col sangue.

Ambientato nell’arco di ventiquattro ore, il terzo capitolo della serie di Contrera è una miscela esplosiva di humour, ritmo e intelligenza investigativa. In una parola, irresistibile.

L'AUTORE

Christian Frascella è nato a Torino e vive a Roma. Ha pubblicato Mia sorella è una foca monaca (Fazi 2009), Sette piccoli sospetti (Fazi 2010), La sfuriata di Bet (Einaudi 2011), Il panico quotidiano (Einaudi 2013), La cosa più incredibile (Salani 2015), Brucio (Mondadori 2016). Per Einaudi sono anche usciti tre episodi della serie di Contrera: Fa troppo freddo per morire (2018), Il delitto ha le gambe corte (2019) e L'assassino ci vede benissimo (2020).

venerdì 21 agosto 2020

[Recensione] La foresta - Joe R. Lansdale

 


LA FORESTA || Joe R. Lansdale || Einaudi || 26 novembre 2013 || 352 pagine

Le automobili corrono a fianco dei cavalli, il petrolio comincia a sgorgare in mezzo ai campi coltivati. Il mondo cambia, gli uomini no. E Lansdale ne racconta come nessun altro i lati più nobili e grotteschi, più comici e tragici.

Dopo aver perso entrambi i genitori durante un'epidemia di vaiolo, Jack Parker ha deciso di lasciare il Texas per trasferirsi in Kansas. Ma sulla strada incrocia una banda di fuorilegge che gli uccidono il nonno e rapiscono Lula, la sua sorella minore. Jack si mette allora sulle loro tracce, accompagnato da una squadra di cacciatori di taglie che più insolita non potrebbe essere: un nano colto e melanconico, dalla mira infallibile; un nero gigantesco, che si guadagna da vivere scavando fosse; una giovane prostituta dalla lingua lunga e il cuore d'oro; uno sceriffo con la faccia e il corpo coperti di cicatrici. La foresta è un viaggio in un'America del primo Novecento che somiglia molto a quella di oggi. Un romanzo spaventoso e divertentissimo al tempo stesso, come se i fratelli Grimm e Mark Twain si fossero uniti per scriverlo.

RECENSIONE

Prima opera che affronto di Lansdale e devo dire che mi ha colpito positivamente.
In breve ci troviamo in Texas nei primi anni del 900 quando al giovane Jack, il protagonista, una banda di scapestrati gli uccide davanti il nonno e gli rapisce la sorella. Fortunatamente riesce ad ingaggiare due strampalati cacciatori di taglie: un nero che seppellisce cadaveri e dal fiuto infallibile e un nano filosofo, entrambi ottimi tiratori, e una prostituta che si innamora di lui. Da questo momento in poi vivremo questa incredibile avventura che non ci risparmierà duelli e sparatorie, ma anche tanti momenti ironici e comici.

Raramente ho letto romanzi ambientati nel vecchio West e devo ammettere che questa opera riesce bene a coglierne tutti gli aspetti e le ambientazioni, merito della bravura dell'autore. Shorty ed Eustace sono due coprotagonisti che ti restano nel cuore, a me hanno ricordato Tex Willer e Kit Carson. Quello che ti colpisce e ti fa scorrere le pagine di capitolo in capitolo è la sferzante ironia del narratore, il protagonista stesso, che non ci risparmia storie e aneddoti che ci narrano i vari personaggi che incontriamo e che ci fanno riassaporare quei tempi andati del vecchio e selvaggio West, pieni di crudeltà e spietatezza. Ciliegina sulla torta è poi Hog, un maialino che, come un cagnolino fedele, sta dietro ad Eustace e dorme accanto a Jack (ma al momento opportuno morde i nemici!). Si potrebbe anche definire un romanzo di formazione, visto che vedremo maturare il nostro giovane protagonista che dovrà superare molte barriere (anche morali) che lo porteranno ad essere una persona nuova (molto bella la storia d'amore con la prostituta). Peccato per il finale, mi sarei aspettato più scene epiche per lo scontro definitivo coi rapitori, ma non possiamo avere tutto.

Sicuramente leggerò altre opere di Lansdale.

giovedì 20 agosto 2020

[Segnalazione] Una vita come tante - Hanya Yanagihara

Una storia epica e magistrale sull’amicizia e sull’amore nel XXI secolo. Caso editoriale del 2015, forse il più importante romanzo letterario dell’anno, opera di rara potenza e originalità, Una vita come tante è doloroso e spiazzante, scioccante e magnetico. Vasto come un romanzo ottocentesco, brutale e modernissimo per i suoi temi, emotivo e realistico, ha trascinato lettori e critica per la sua forza narrativa, capace di creare un mondo di profonda, coinvolgente verità.

«Quante volte capita che un romanzo sia inquietante fino alle lacrime eppure così rivelatorio della gentilezza della natura umana da farvi sentire in uno stato di grazia? La seconda stupefacente opera di Hanya Yanagihara scandaglia a fondo le vite intime dei suoi personaggi e il lettore non solo ne prende a cuore il destino ma ha l’impressione di viverle in prima persona. Le sue pagine sono piene di dolore, ma ovunque emerge l’infinita capacità dell’uomo di resistere e di amare» (The San Francisco Chronicle).

L’uscita di questo imponente romanzo ha suscitato un sentimento quasi unanime di stupore. Il repertorio dei commenti descrive nella maggior parte dei casi una qualità particolare del libro, ossia la capacità di far scaturire una passione trascinante per i suoi personaggi e la loro storia, di far trascorrere il tempo come fosse in accelerazione, di donare la sensazione, ormai desueta, che la lettura di un romanzo possa impadronirsi delle nostre vite. «Non capita spesso di leggere un romanzo di queste dimensioni e di pensare “vorrei che fosse più lungo”» (Times); «Totalmente coinvolgente, meravigliosamente romantico, a volte straziante, mi ha tenuto sveglio fino a tarda notte, una sera dopo l’altra» (Edmund White). Sembrano considerazioni ingenue, o furbescamente commerciali, ma le fonti di certo non lo sono. Si potrebbe dire che il romanzo di Hanya Yanagihara è una favola, e ciò spiegherebbe alcune delle reazioni che ha provocato. Una grande favola contemporanea, a tratti di malinconica dolcezza, spesso crudele ed efferata.

In una New York fervida e sontuosa vivono quattro ragazzi, ex compagni di college, che da sempre sono stati vicini l’uno all’altro. Si sono trasferiti nella metropoli da una cittadina del New England, e all’inizio sono sostenuti solo dalla loro amicizia e dall’ambizione. Willem, dall’animo gentile, vuole fare l’attore. JB, scaltro e a volte crudele, insegue un accesso al mondo dell’arte. Malcolm è un architetto frustrato in uno studio prestigioso. Jude, avvocato brillante e di enigmatica riservatezza, è il loro centro di gravità. Nei suoi riguardi l’affetto e la solidarietà prendono una piega differente, per lui i ragazzi hanno una cura particolare, una sensibilità speciale e tormentata, perché la sua vita sempre oscilla tra la luce del riscatto e il baratro dell’autodistruzione. Intorno a Jude, al suo passato, alla sua lotta per conquistarsi un futuro, si plasmano campi di forze e tensioni, lealtà e tradimenti, sogni e disperazione. E la sua storia diventa una disamina, magnifica e perturbante, della crudeltà umana e del potere taumaturgico dell’amicizia.

Come accade di rado, da una inconsueta immaginazione narrativa si è distillato un oggetto singolare: un romanzo classico e al tempo stesso modernissimo, capace di creare un mondo di profonda, coinvolgente umanità.

L'AUTRICE


Hanya Yanagihara, scrittrice statunitense di origini hawaiane, ha pubblicato il suo primo romanzo, The People in the Trees, nel 2013. Ha scritto di viaggi per Traveler e collabora con il New York Times Style Magazine. Una vita come tante, il suo secondo romanzo uscito nel marzo 2015, è un successo mondiale, vincitore del Kirkus Prize, finalista al National Book Award e al Booker Prize, tra i migliori libri dell’anno per il New York Times, The Guardian, The Wall Street Journal, Huffington Post, The Times.



mercoledì 19 agosto 2020

[Recensione] Il coraggio di essere liberi - Vito Mancuso

 


IL CORAGGIO DI ESSERE LIBERI || Vito Mancuso || Garzanti || 20 ottobre 2016 || 160 pagine

Esiste veramente la libertà? E, se esiste, dov'è? Com'è? Come definirla? Se invece non esiste, perché tutti ne parlano, la ricercano, la pretendono? In questo libro, Vito Mancuso affronta la questione in modo concreto, interrogandosi non tanto sulla libertà come concetto, quanto sull'essere liberi come condizione dell'esistenza reale. La domanda più importante qui non è: "Esiste la libertà?", quanto piuttosto: "Tu ti ritieni libero? E se non ti ritieni tale, lo vuoi diventare? Hai, vuoi avere, il coraggio di essere libero?". Per essere liberi, infatti, ci vuole coraggio. Guardando al mondo e agli esseri umani, quello che appare è uno sterminato palcoscenico su cui tutti si esibiscono indossando le diverse maschere imposte dall'esistenza, ma ognuno di noi, soprattutto in quei momenti in cui è solo con se stesso, sperimenta anche l'acuta sensazione di essere qualcosa di assolutamente differente e separato da tutto il resto, qualcosa di unico. La scintilla della libertà nasce da questa consapevolezza, per sostenere la quale è necessario però il coraggio: il coraggio di sottrarsi al pensiero dominante e scoprire nuovi valori in cui credere; il coraggio di scrollarsi di dosso le convenzioni che ci soffocano e costruire un rapporto autentico con gli altri e con se stessi; il coraggio di essere liberi per diventare veramente chi siamo.

RECENSIONE

Primo libro di Mancuso che leggo.
L'autore affronta il tema della libertà umana non come concetto, quanto sull'essere liberi come condizione dell'esistenza reale. Noi ci sentiamo liberi? Vogliamo esserlo? Effettivamente la società in cui viviamo ci fa indossare e recitare diverse maschere, come se la vita fosse un copione da recitare ad ogni situazione in cui ci troviamo. Quante volte ci viene voglia di gettare la maschera e di fuggire via! Ecco, il fatto di sentirsi così, di isolarci e cercare una nostra solitudine, sono i sintomi che la libertà non l'abbiamo ancora trovata e la stiamo cercando.
Secondo Mancuso il cammino verso la libertà ha tre tappe:
- emancipazione dall'ambiente e dagli altri ovvero libertà-da ;
- dedizione a una realtà più grande del sé ovvero libertà-per ;
- emancipazione da sé ovvero libertà-da a un livello più profondo.
Inoltre egli afferma che la libertà appare come il fine della creazione: se il mondo ha un qualche senso, è che in esso possa nascere la libertà. Sant'Agostino diceva: "Non uscire fuori di te, rientra in te stesso, la verità abita nel profondo dell'uomo".
Il divino agisce come forza che risana, innalza, ispira la nostra libertà. La libertà viene sanata dalla luce che proviene dall'idea del bene; viene dotata di forma dalla luce che proviene dall'idea del bello; viene purificata dalla luce che proviene dall'idea del vero. Questa è l'azione di grazia.
Potrei continuare a citare ancora tantissimi passi del libro, ma preferisco lasciare a voi il gusto di leggerlo.
Gran bel saggio sulla libertà, sicuramente leggerò anche altri testi di questo bravo e competente autore.

martedì 18 agosto 2020

[Segnalazione] Cercando Virginia - Elisabetta Bricca

Cortona, 1976. La luce è flebile, ma a Emma, rannicchiata nel fienile, basta per immergersi nelle pagine dei libri che è costretta a leggere di nascosto. Lontano dagli occhi del padre che la vorrebbe impegnata nelle faccende domestiche. Finora è riuscita a proteggere il suo segreto. Ma quando si rende conto di non poter più continuare, preferisce andarsene e accettare un posto da cameriera offertole da una ricca aristocratica di origini inglesi che si fa chiamare “signora Dalloway”. Per Emma quel lavoro rappresenta l’occasione unica di conquistare l’indipendenza. Ciò che non si aspetta è di trovare nella signora Dalloway un mentore, oltre che un’amica fidata. Fin dai primi giorni di servizio, la donna si accorge della curiosità che accende l’animo di Emma. È per questo che decide di proporle delle ore di lettura condivisa alla scoperta di una delle prime scrittrici femministe della storia: Virginia Woolf. Così, sfogliando Una stanza tutta per sé, Le tre ghinee, Diario di una scrittrice, Emma si nutre delle parole illuminate di Virginia e inizia a coltivare il sogno di una vita in cui è lei a scegliere il proprio destino. Ma per realizzarlo deve prima combattere contro chi tenta in ogni modo di ostacolarla e tenerla lontano dai libri. Solo così potrà davvero trovare la sua personale Virginia e, in lei, la voce per esprimere ciò che sente dentro.

Elisabetta Bricca ci consegna uno straordinario romanzo di formazione che è un inno al potere salvifico della letteratura. E insieme un elogio al coraggio di tutte le donne che sono disposte a sacrificare anche gli affetti e la stabilità di un’esistenza convenzionale per combattere l’ingiustizia e vedere riconosciuti e rispettati i propri diritti.

L'AUTRICE

Elisabetta Bricca, nata e cresciuta ner core di Roma, è laureata in Sociologia, comunicazione e mass media; è copywriter, autrice e traduttrice. Vive con il marito e le due figlie al Rifugio del Daino, un antico casolare umbro circondato da ulivi e boschi, che domina il Lago Trasimeno. È appassionata di arte, cucina, vino e natura.

lunedì 17 agosto 2020

[Recensione] La lettrice golosa - Cara Nicoletti

 


LA LETTRICE GOLOSA || Cara Nicoletti || Sperling & Kupfer || 24 maggio 2016 || 315 pagine

Cara è una lettrice appassionata fin da piccola quando, seduta nella macelleria del nonno, fra odori e rumori di cucina, si immerge nelle sue storie preferite: "Anna dai capelli rossi", "Hänsel e Gretel", "Il giardino segreto". Incuriosita da ciò che mangiano i suoi eroi, immagina di preparare gli stessi piatti, ne inventa le ricette e le sperimenta per assaggiare quei sapori e avvicinarsi ancora di più al loro mondo. Quel gioco di bambina prosegue negli anni, mentre i romanzi diventano gli amici che la guidano nei momenti incerti o burrascosi della vita e i fornelli una vera passione, ma anche il punto da dove un giorno la ragazza si incammina per una nuova strada. A New York, studiando letteratura e lavorando in bar e ristoranti di Brooklyn, Cara diventa una chef e inaugura un fortunato blog di ricette letterarie. In questo racconto autobiografico, nel quale intreccia vivaci ricordi e invitanti prelibatezze, l'autrice fa rivivere i classici di tutti i tempi - da Omero a Jane Austen, da Melville a Roth e a Franzen - e mostra come i libri e i cibi nutrono e arricchiscono le persone e le portano verso la felicità.

RECENSIONE

L'autrice americana Cara Nicoletti ci presenta la sua vita sotto forma di diario che è stata e continua ad essere piena delle sue due più grandi passioni: la cucina e la lettura. Il libro è diviso in tre parti: Infanzia, adolescenza ed età adulta, dove ci presenta, di capitolo in capitolo, quale lettura ha scaturito poi la ricetta che ci descrive successivamente (con tanto di ingredienti e preparazione). La scrittrice è una golosona (come me!) ed è chiaro che molte delle ricette che ci regala sono dolci che fanno venire l'acquolina in bocca. Ho scelto questo libro incuriosito dal titolo e perché il connubio lettura/cibo è pure una mia passione. Alla fine del libro troverai l'indice sia delle ricette che dei libri e degli autori citati.

sabato 15 agosto 2020

[Segnalazione] Anime feroci - Annie Ward

La storia d’amore tra Maddie e Ian è iniziata con un incontro casuale: lui stava prestando servizio nell’esercito inglese nei Balcani, lei era una scrittrice e si trovava lì in visita alla sua migliore amica, Jo. Si sono innamorati a una festa, si sono sposati e quasi due decenni dopo vivono in una tranquilla cittadina del Kansas, in una bella casa, insieme all’amato figlio Charlie. Durante una vacanza in campeggio, però, Maddie resta coinvolta in un incidente che la segna gravemente. Per superare lo shock, la terapeuta le suggerisce di scrivere un diario. Poco a poco, la donna comincia a rivelare le sue paure per il disturbo da stress post-traumatico di Ian, le preoccupazioni per la sicurezza di Charlie e il passato tumultuoso di Ian con l’amica di Maddie, Jo. Il racconto di Maddie resuscita sedici anni di amore, paura e avventure turbolente vissuti tra i Balcani e l’Inghilterra, l’Iraq e Manhattan, fino alla tranquilla casa di famiglia in cui, un giorno, irrompe la polizia… Mobilitati dalla frenetica chiamata al 911 di un bambino, gli agenti non sono pronti alla scena del crimine che si trovano davanti. Al sangue che ricopre ogni superficie.


L'autrice

Annie Ward, laureata in Letteratura inglese con indirizzo in scrittura creativa, ha studiato presso l’American Film Institute, firmando sceneggiature premiate dall’Aspen Film Festival. È autrice di guide turistiche sull’Europa e di un romanzo ambientato durante la crisi nei Balcani. Vive in Kansas con la famiglia.

venerdì 14 agosto 2020

[Recensione] Noi - Evgenij Zamjatin

 


NOI ||  Evgenij Zamjatin || Voland || 26 aprile 2016 || 229 pagine

Scritto fra il 1920 e il 1922 il romanzo - considerato come il precursore del più noto 1984 orwelliano - è ambientato nel futuro e descrive un'organizzazione statale che individua nel libero arbitrio la causa dell'infelicità umana e pretende di controllare le vite dei cittadini attraverso un sistema di efficienza e precisione industriale. Una aperta denuncia della soppressione della libertà di pensare e di immaginare dell'essere umano e della conseguente sua riduzione a numero.

RECENSIONE

Ambientata in un non meglio precisato futuro, la storia descrive una società governata dal “Benefattore”, dove le persone si comportano tutte allo stesso modo all’interno di giornate scandite da un ferreo e rigoroso orario da rispettare che regola le azioni di ciascuno. Uomini e donne, ormai senza nome ed identificati da sigle alfanumeriche, possono incontrarsi privatamente solo per due ore al giorno attraverso un sistema di prenotazioni con tagliandi rosa che permettono a ciascuno di accoppiarsi con la persona prenotata. La famiglia non esiste più, i figli appartengono allo stato, la libertà di pensiero e di comportamento è scomparsa. La città è inoltre cinta da un Muro oltre il quale dovrebbe esistere solo il nulla, generato dalla disastrosa “Guerra dei duecento anni”. Tuttavia, come si scopre ben presto, oltre al muro esistono dei sopravvissuti al conflitto che cercheranno, attraverso alcune persone a conoscenza del fatto, di rovesciare il governo del Benefattore e rivoluzionare la società.

Se dovessi riassumere quest'opera in una sola frase, direi che è un'aperta denuncia - tramite la metafora fantascientifica - della soppressione, da parte della dittatura comunista, della libertà di pensare e di immaginare dell'essere umano e della conseguente sua riduzione a numero. L'autore russo, difatti, fu sottoposto, da parte della cultura ufficiale, ad una persecuzione - com'egli scrive nella lettera rivolta, nel 1931, a Stalin - "quale non s'è mai avuta fino a ora nella letteratura sovietica" e chiese la pena di lasciare l'URSS come commutazione della condanna a morte come scrittore, decretatagli dai Circoli letterari del suo paese.
Ma tutto lo sdegno dell'autore si rivela in questo stralcio: "Liberazione?" Sbalorditivo: fino a che punto nel genere umano sono vivi gli istinti della delinquenza. Io dico coscientemente "della delinquenza". La libertà e la delinquenza sono così inseparabilmente legate tra loro come... mettiamo, il movimento dell'aereo e la sua velocità: la velocità dell'aereo - o, l'aereo non si muove; la libertà dell'uomo - o, ed egli non commette delitti. E' chiaro. L'unico mezzo per affrancare l'uomo dalla sua tendenza alla delinquenza è togliergli la libertà.
Il critico francese Jean Gattégno ha scritto: con Zamjàtin emerge il legame, ormai inseparabile dall'anti-utopia, fra il regno della scienza e la dittatura politica. La tecnica vi è presentata come inevitabilmente destinata a condurre all'oppressione". Il pensiero dell'autore di Noi, invece, è del tutto opposto: la scienza e, nel caso specifico, la matematica sono nemiche delle dittature, come si evince dal seguente dialogo tra D-503 e I-330:
- Questo è insensato! E' assurdo! Non capisci che ciò che voi tramate è la rivoluzione?
- Sì, la rivoluzione! Ma perché è assurdo?
- Assurdo perché la rivoluzione non può essere. Perché la nostra rivoluzione - non lo dici tu, ma lo dico io - è stata l'ultima. E non ci può essere nessun'altra rivoluzione. Lo sanno tutti.
L'aguzzo, ironico triangolo delle sopracciglia:
- Mio caro: tu sei un matematico. E in più sei un filosofo matematico: dimmi l'ultimo numero.
- Cioè? Io... io non capisco: quale ultimo numero? [...] Ma, I-330, questo è assurdo. Dal momento che il numero dei numeri è infinito, quale ultimo numero vuoi da me?
- E tu quale ultima rivoluzione vuoi? Non c'è un'ultima rivoluzione, le rivoluzioni sono senza fine.
Ecco la radice del romanzo: l'autore utilizza le scienze matematiche per costruire questo mondo fantascientifico, per immaginare questo Stato Unico completamente regolate dalle leggi matematiche. E lo stile di scrittura è davvero straniante: fatto di frasi spezzate, di puntini di sospensione, di trattini e due punti - teso insomma più a suggerire che a descrivere -, è in perfetta sintonia con la vicenda che vuole narrare.

Questo romanzo fu pubblicato nel 1924 e non si può non riconoscere che ha ispirato il capolavoro di
George Orwell 1984. Quello che pensavo spesso, nella lettura del diario dell'anonimo matematico D-503, era la somiglianza del tizio col protagonista di 1984, ovvero Winston Smith. Entrambi schiavi del lavoro, entrambi vivono senza un'anima, entrambi adorano un unico capo (D-503 il Benefattore, Smith il Grande Fratello). Entrambi si innamorano e provano istinti di ribellione alla società di cui fanno parte, entrambi sognano di fuggire via, entrambi scoprono di essere degli umani. D-503, l’autore del diario segreto, è il costruttore dell’Integrale, la navicella che deve esportare negli altri pianeti “il benefico giogo della ragione”. Sarà la conturbante I-330 a far nascere in lui per la prima volta una coscienza individuale, diversa da quella collettiva dello Stato Unico. Entrambi tornano ad essere delle marionette nelle mani del potere, alla fine del romanzo.

giovedì 13 agosto 2020

[Segnalazione] Fiore di roccia - Ilaria Tuti

 «Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche chi è rimasto nei villaggi, mille metri più in basso. Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle. Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame. Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riempiono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore. Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata. Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corriamo ai magazzini militari a valle. Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione. Risaliamo per ore, nella neve che arriva fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. Il nemico, con i suoi cecchini - diavoli bianchi, li chiamano - ci tiene sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre ci arrampichiamo con gli scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i «fiori di roccia». Ho visto il coraggio di un capitano costretto a prendere le decisioni più difficili. Ho conosciuto l'eroismo di un medico che, senza sosta, fa quel che può per salvare vite. I soldati ci hanno dato un nome, come se fossimo un vero corpo militare: siamo Portatrici, ma ciò che trasportiamo non è soltanto vita. Dall'inferno del fronte alpino noi scendiamo con le gerle svuotate e le mani strette alle barelle che ospitano i feriti da curare, o i morti che noi stesse dovremo seppellire. Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima.» Con "Fiore di roccia" Ilaria Tuti celebra il coraggio e la resilienza delle donne, la capacità di abnegazione di contadine umili ma forti nel desiderio di pace e pronte a sacrificarsi per aiutare i militari al fronte durante la Prima guerra mondiale. La Storia si è dimenticata delle Portatrici per molto tempo. Questo romanzo le restituisce per ciò che erano e sono: indimenticabili.

L'AUTRICE

Ilaria Tuti vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Nel 2014 ha vinto il Premio Gran Giallo Città di Cattolica. Il thriller Fiori sopra l’inferno, edito da Longanesi nel 2018, è il suo libro d’esordio. Il secondo romanzo, Ninfa dormiente, è del 2019. Entrambi vedono come protagonisti il commissario Teresa Battaglia, uno straordinario personaggio che ha conquistato editori e lettori in tutto il mondo, e soprattutto la terra natia dell’autrice, la sua storia, i suoi misteri. Con Fiore di roccia, e attraverso la voce di Agata Primus, Ilaria Tuti celebra un vero e proprio atto d’amore per le sue montagne, dando vita a una storia profonda e autentica, illuminata dalla sensibilità di un’autrice matura e generosa

mercoledì 12 agosto 2020

[Recensione] La libreria - Penelope Fitzgerald

 



LA LIBRERIA || Penelope Fitzgerald || Adelphi || 5 marzo 1999 || 164 pagine

Florence Green è piccola di statura, asciutta, di aspetto «alquanto insignificante davanti e totalmente dietro»; è vedova, sola, e non più giovane. Vive in una piatta cittadina ventosa, circondata da paludi, affacciata su di un mare ostile, dove la vita è stagnante, e i fermenti del risveglio culturale dell'Inghilterra, che esploderanno di lì a poco - corre l'anno 1959 - sembrano ancora impensabili. Non ancora rassegnata a farsi da parte, Florence vuole mettere a frutto qualche suo risparmio e un'esperienza di impiegata nell'industria editoriale aprendo una piccola libreria, ma scopre a sue spese quanto la gente possa mostrarsi ostile verso qualsiasi cosa scuota il suo trantran - e questo malgrado l'inopinato, momentaneo successo di un romanzo piovutole dal cielo e intitolato Lolita. Anche Penelope Fitzgerald, come la sua protagonista di questo libro che la rivelò a sessantadue anni nel 1978 (prima aveva scritto soprattutto una vita del pittore Edward Burne-Jones, e una detective story per intrattenere il marito malato) e che fu subito segnalato al Booker Prize, aveva lavorato in una libreria a Southwold, cittadina sulla sabbiosa costa dell'East Anglia, altrettanto irraggiungibile con i mezzi pubblici dell'immaginaria Hardborough qui descritta; anche lei aveva abitato in una casa vicina al porto che restava allagata durante l'alta marea; e anche nella sua bottega si manifestavano forze soprannaturali, con smartellamenti e abbassamento della temperatura. Ma nella storia che i ricordi le dettarono, rivelandole il suo asciutto genio di scrittrice, gli elementi si fondono e lievitano, e l'avventura di Florence, dimentica di come gli uomini «si dividano in sterminatori e sterminati, con i primi che predominano, in qualunque momento», diventa, in un contesto di malinconica, irresistibile ironia, una parabola in cui si riconosce chiunque si batta, magari pateticamente, per la civiltà. (Masolino d'Amico)

RECENSIONE

Florence Green ha un sogno nel cassetto: aprire una piccola libreria nel paesino di Hardborough; il problema è che gli abitanti non amano le novità e ciò che possa scuotere il loro noioso tran-tran.
Che dire, l'ho scelto per caso in biblioteca, attirato dal titolo. Mi ha deluso un po'- nonostante ci si schieri apertamente dalla parte della vedova combattiva - perché non finisce bene e pare mancare qualcosa, non riesce a colpire il segno, non capisci dove si vuole andare a parare.

martedì 11 agosto 2020

[Segnalazione] Il potere del cane - Don Winslow

Art Keller è un poliziotto ambizioso, con una mentalità da crociato, deciso a combattere in prima fila la guerra che gli Stati Uniti hanno lanciato contro il traffico internazionale di droga. Miguel Angel Barrera è il boss della Federación, il cartello che riunisce tutti i narcos messicani, e i su.oi nipoti, Adàn e Raùl, smaniano all'idea di ereditarne l'impero. Nora Hayden, dopo un'adolescenza complicata, è diventata una prostituta d'alto bordo, sempre in bilico tra il cinismo più spinto e un insolito senso morale. Padre Parada è un sacerdote nato e cresciuto in mezzo al popolo, potente quanto incorruttibile. Sean Callan è un ragazzo irlandese di Hell's Kitchen che si è trasformato quasi per caso in un killer spietato, al soldo della mafia. Sono tutti, in modo diverso, coinvolti nel mondo feroce del narcotraffico messicano: una guerra senza esclusione di colpi, che coinvolge sicari senza scrupoli e politicanti corrotti, i servizi segreti americani e la mafia, tra inganni, tradimenti, vendette spietate. Una guerra dove non esiste innocenza possibile, e dove è sempre in agguato, pronto a esplodere, il male assoluto: quella demoniaca crudeltà di uomini e cose cui una millenaria tradizione ha saputo dare un solo nome, evocativo quanto misterioso. Il potere del cane.


L'AUTORE

Don Winslow, ex investigatore privato, uomo di mille mestieri (tra cui il regista, l'attore e la guida nei safari), è autore di molti romanzi che lo hanno consacrato come uno dei nuovi maestri del crime e del noir contemporanei.

Einaudi Stile libero ha pubblicato, tra gli altri, L'inverno di Frankie Machine (2008), diventato un vero e proprio caso letterario, Il potere del cane (2009), La pattuglia dell'alba e La lingua del fuoco (2010), Le belve (2011, stesso anno in cui esce Satori, per Bompiani), da cui Oliver Stone ha tratto l'omonimo film. Nel 2012, sempre per Einaudi Stile libero, è uscito I re del mondo, prequel di Le belve. L'anno successivo esce Morte e vita di Bobby Z, da cui è stato tratto il film Bobby Z - Il signore della droga, diretto da John Herzfeld con protagonisti Paul Walker, Laurence Fishburne e Olivia Wilde.

Un nuovo ciclo, che vede protagonista l'investigatore Franck Decker, è stato inaugurato nel 2014 con Missing. New York (Einaudi Stile Libero). Nel 2015 esce Il cartello (Einaudi); nel 2016, London Underground, il primo romanzo, di una serie di cinque, che ha come protagonista Neal Carey e L'ora dei gentiluomini (Einaudi). Nel 2017 esce Corruzione e Nevada connection, sempre per Einaudi; nel 2018 esce Lady Las Vegas; nel 2020 Broken (HarperCollins). L'autore ha ricevuto nel 2012 il prestigioso Raymond Chandler Award, il premio letterario istituito da Irene Bignardi nel 1996 in collaborazione con il Raymond Chandler Estate dedicato alla scrittura noir che ogni anno laurea un maestro del genere.


lunedì 10 agosto 2020

[Recensione] Il dottor Bilob - Giuseppe Bonaviri

 



IL DOTTOR BILOB || Giuseppe Bonaviri || Adelphi || 15 gennaio 1994 || 152 pagine

Il dottor Giovanni Bilob, medico, durante i preparativi per le nozze della figlia, sul treno che da Roma lo riporta a casa incontra un giovane fisico che lavora a un esperimento per trasformare in musica i suoni che nascono in ogni angolo dell'universo, e parla di strani «cavalli lunari». L'incontro, come l'irrompere del diavolo sulla scena del Maestro e Margherita, eccita la mente di Bilob e lascia che ai suoi occhi prendano rilievo le cifre di una armonia universale, di un'anima del mondo, altrimenti segrete nella vita ordinaria. E come nella mitologia, esse si raggrumano in simboli umani - il venditore di palloncini arabo, saggio e poeta; piccoli dei silvani, o bambini che giocano nel bosco di Paliano; i «cavalli lunari»; un fantasmagorico concerto rock; e soprattutto Angelica, una giovane donna, ostessa, imparentata con la luna. E coincidono, nella festa di nozze, a condurre Bilob, e gli amici convenuti, lungo una piega bizzarra della realtà. Sogno, o favola poetica e magica (ma Bonaviri asserisce il realismo del racconto: «Finita questa storia, verosimile per chi sa meditare, se lettore c'è, ne tragga umori, o suoni, che vuole»), Il dottor Bilob è forse soprattutto un moderno epitalamio, un canto di nozze in forma di racconto. 

RECENSIONE

Prima opera di Giuseppe Bonaviri che leggo (autore nato a Mineo, lo stesso paese di Luigi Capuana). Purtroppo non riesco a trovare mie parole per descrivere la sua opera, quindi mi sono messo a leggere le recensioni di critici letterari.

Italo Calvino definiva lo stile di questo autore siciliano: "l'impasto di elementi fantastici, culturali, alchemici, scientifici, etnologici e autobiografici a contraddistinguere la sua scrittura".
Quello che emerge in questo romanzo breve, Il Dottor Bilob, è che "la realtà in Bonaviri non è una cosa viva e materiale, ma è il riflesso di una cosa, che attraverso un processo fisico diventa evanescenza poetica" ( Carmelo Musumarra). Citando una recensione di Paolo Muri, Bonaviri può benissimo essere considerato come un homo viator, un viandante, "è un uomo sbucato da un tempo antico (il tempo immobile delle fiabe) con addosso l' ansia di rimisurare il mondo. Un poeta scienziato, o viceversa".
Ecco la recensione di Paolo Muri che ho modificato e abbreviato: Il Dottor Bilob è Bonaviri stesso (tra l'altro lui era un medico). La storia prende le mosse dalle nozze della figlia, festeggiate nella Selva di Paliano vicino a Frosinone, dove Bonaviri abita da trent' anni. Si va da uno strano incontro alla stazione di Roma alla trasformazione di una ragazza-ostessa in una specie di semidea (o in sirenetta); da una curiosa teoria sull' utilizzo degli ultrasuoni enunciata dal fisico Totò (conosciuto in treno) si passa a una passeggiata favolosa con due cavalli di razza saracena, le cui femmine escono solo la notte per mantenere chiaro il mantello. E' un romanzo? E' un racconto? Io credo che Bonaviri sia soprattutto un cronista, cui piace annotare quanto accade o gli accade senza troppo preoccuparsi di dare una struttura al suo dire. (Tutti i suoi libri sono in fondo un infinito diario). In Bilob, per esempio, si parte dal dato reale, il matrimonio della figlia avvenuto nel 1984, e si nominano anche alcuni invitati (tra l' altro noti come il critico Giacinto Spagnoletti) e si dà conto del luogo dei festeggiamenti, dei preparativi, del pranzo, della musica, degli inconvenienti. Poi però il dottor Bilob va via: col corpo o anche solo con la testa, non importa, per la sua passeggiata notturna con Angelica: e la cronaca, imperterrita, continua senza che l' autore muti per nulla il suo atteggiamento di ' scientifica' equidistanza. Senza, aggiungiamo, sorprendersi di nulla, tutto raccogliendo (insisto) come un antico viandante che fa tesoro d' ogni cosa, la più piccola o la più grande non importa. Non capitava forse ai viandanti di un tempo di passare dalla foresta alla reggia? Di sposare magari la figlia del re? Bonaviri ama guardarsi intorno, ma anche (e forse di più) ama immaginare quel che vorrebbe vedere. Il mondo diventa allora più eccitante: la natura profuma, ma anche la ragazza Angelica profuma. Forse riesce a profumare perché lo desidera e insegue certi odori con la memoria... La mente può produrre di tutto. Un uomo (un arabo) che vende palloncini alla Stazione Termini può essere il doppio di un antico poeta o forse una sua reincarnazione. E Angelica un sogno lontano che alla fine si disfa nell' acqua. Bilob è un uomo che maschera la sua sensualità e la sua insoddisfazione. E' un irrequieto che si finge bambino, che vorrebbe essere bambino e per questo, se un bambino scarabocchia la casa di Angelica, Bilob adotta subito quel disegno e lo pubblica nel suo libro. Nel suo "scartafaccio", o brogliaccio di viaggio, sarebbe meglio dire. Una strana commistione tra ragione e magia. O forse solo tra ragione e poesia?
Per comprendere meglio la narrativa bonaviriana consiglio la lettura del testo "Scrittura della memoria memoria della scrittura" di Franco Musarra.



sabato 8 agosto 2020

[Segnalazione] L'estate dei fantasmi - Lawrence Osborne

Durante un’estate infuocata, mentre nel Mediterraneo infuria la crisi dei rifugiati, sull’isola di Idra sbarca il consueto, sofisticato stuolo di intellettuali, artisti, vacanzieri. È «la stagione dell’ozio»: aperitivi in terrazza, party alcolici, escursioni a bordo degli yacht. Per le ventenni Naomi e Sam si profilano mesi tediosi: l’una ha perso il lavoro in uno studio legale londinese, e in mancanza di alternative è ospite del padre e della seconda moglie nella villa di famiglia; l’altra è appena arrivata da New York e già conta i giorni che la separano dalla partenza. Naomi è tormentata, idealista – o almeno, così le piace far credere; Sam bella, ingenua, acerba. L’intesa è inevitabile; la catastrofe, pure. Quando le due si imbattono in Faoud, un giovane naufrago, Naomi escogita un piano tanto audace quanto sconsiderato per aiutarlo, mossa da un altruismo non del tutto disinteressato, e al tempo stesso dal desiderio di punire l’ipocrisia e la fatuità del padre. Ma Faoud ha troppo da perdere, e non può permettersi di assecondare l’ambiguo zelo umanitario della sua benefattrice. Nel rovinoso precipitare degli eventi, i fantasmi saranno riconsegnati per sempre al loro mondo d’ombra e non ci sarà redenzione per chi è «inconsapevole delle complessità della coscienza».


L'AUTORE

Lawrence Osborne è nato in Inghilterra e ha studiato lingue moderne a Cambridge e Harvard. Ha vissuto a Parigi per dieci anni dove ha scritto il suo primo romanzo Ania Malina e successivamente il diario di viaggi Paris Dreambook. Si è poi spostato a New York dove vive dal 1992 alternando l'attività nella Grande Mela con lunghi soggiorni nel lontano Oriente.

Ha scritto per il New York Times, Salon, New Yorker, Financial Times, New York Observer, New York Magazine, Forbes, Conde Nast Traveler, Gourmet e Men's Vogue.

Oltre ad Ania Malina e Paris Dreambook, ha scritto la collezione di saggi The Poisoned Embrace (1993) e un controverso libro sull'autismo intitolato American Normal (2002).

In Italia ha pubblicato per Adelphi Il turista nudo (2006), Shangri-la (2008), Bangkok (2009), La ballata di un piccolo giocatore (2018), Cacciatori nel buio (2017) e L'estate dei fantasmi (2020).


venerdì 7 agosto 2020

[Recensione] La marcia di Radetzky - Joseph Roth

LA MARCIA DI RADETZKY || Joseph Roth || Adelphi || 24 aprile 1996 || 424 pagine

Il capolavoro di Joseph Roth, il romanzo in cui si elabora e si orchestra la fine dell’impero asburgico. Attraverso le vicende di tre generazioni della famiglia Trotta, uscita dall’oscurità con il gesto di un sottotenente che salva l’Imperatore sul campo di Solferino, percorriamo l’immenso corpo fantomatico che l’aquila bicipite custodiva. «Allora, prima della Grande Guerra, all’epoca in cui avvennero i fatti di cui si riferisce in questi fogli, non era ancora indifferente se un uomo viveva o moriva. Se uno era cancellato dalla schiera dei terrestri non veniva subito un altro al suo posto per far dimenticare il morto ma, dove quello mancava, restava un vuoto, e i vicini come i lontani testimoni del declino di un mondo ammutolivano ogni qual volta vedevano questo vuoto» (Joseph Roth).

RECENSIONE

Un mondo antico, immobile, cristallizzato, inesorabilmente destinato al totale disfacimento. È il mondo narrato da Joseph Roth ne “La marcia di Radetzky”, pagina fondamentale sulla “finis Austriae”, la dissoluzione dell’ultimo impero ottocentesco.

Durante la battaglia di Solferino, il sottotenente Trotta salva la vita al giovane imperatore Francesco Giuseppe e viene pertanto decorato e nominato barone. Questo fatto rappresenta un punto di svolta nella vita del giovane, originario di un paesino dell’est e discendente da una famiglia di contadini. Il romanzo segue le vicende di tre generazioni della famiglia Trotta, che in un modo o nell’altro vive nell’ombra dell’”Eroe di Solferino”. Il figlio Franz accede alla carriera governativa sino all’ambìto grado di Sottoprefetto dell’Impero, mentre il nipote Carl Joseph sarà avviato alla carriera militare. A loro è dato il compito di conservare l’onore della famiglia e di perpetuare l’esempio di colui che si era dimostrato così eroico da meritare di essere citato nei libri di storia di tutte le scuole dell’Impero, giacché la Storia e la biografia dell’Imperatore sono la stessa cosa.

Sarà il giovane Carl Joseph il testimone diretto della progressiva e inarrestabile rovina di quel mondo, che giorno per giorno si consuma fino a raggiungere il suo interno, l’esercito imperiale, disperso nelle innumerevoli Fortezze Bastiani agli estremi confini di un regno costituito da un mosaico di popoli, lingue e religioni diverse che il potere centrale tenta disperatamente di controllare ma che è destinato alla frammentazione sotto i colpi delle inevitabili e legittime istanze politiche, sociali ed economiche di un mondo completamente diverso da quello del 1859. L’universo militare è un insieme di piccoli uomini incompiuti e tristi, che cercano nell’alcol e nel gioco d’azzardo una fantomatica rivalsa per le disillusioni di quella vita che appariva gloriosa ed esaltante, fatta di sciabole lucenti, uniformi variopinte e azioni eroiche. Ben presto il giovane sottotenente si rende conto che tutto ciò è come sepolto sotto uno strato di sabbia, che non esistono relazioni umane sincere, che tutto è privo di senso e destinato a corrompersi irrimediabilmente e a morire, come le donne che tenta di amare o l’unico vero amico che come e prima di lui si rende conto dell’enorme inganno di cui sono vittime.

giovedì 6 agosto 2020

[Segnalazione] Terra alta - Javier Cercas


Un crimine spaventoso sconvolge una quieta cittadina nel Sud della Catalogna: i proprietari dell’azienda più impor­tante della zona, le Gráficas Adell, vengo­no trovati morti, con segni evidenti di feroci torture. Il caso è asse­gnato a Melchor Marín, giovane poliziotto e appassionato lettore, alle spalle un passato oscuro e un atto di eroismo quasi involontario, che lo ha fatto diventare la leggenda del corpo e lo ha costretto a lasciare Barcellona. Stabilitosi in questa piccola regione dal nome evocativo di Terra Alta, crede di aver seppellito l’odio e la voglia di riscatto sotto una vita felice, grazie all’amore di Olga, la bibliotecaria del paese, dalla quale ha avuto una figlia, Cosette. Lo stesso nome della figlia di Jean Valjean, il protagonista dei Miserabili, il suo romanzo prefe­rito. L’indagine si dipana a ritmo serrato, coinvolgendo temi come il conflitto tra giusti­zia formale e giustizia sostanziale, tra rispetto della legge e legittimi­tà della vendetta. Ma soprattutto Javier Cercas, l’autore di libri memo­rabili come Soldati di Salamina, Anatomia di un istante, L’impostore, racconta l’epopea di un uomo solo che cerca il suo posto nel mondo, e per questo dovrà lottare e mettere a rischio tutto: i valori, gli affetti, la famiglia, la vita. Una narrazione di assoluta tensione psicologica e morale, che diventa romanzo totale. 

L'autore

Javier Cercas è nato nel 1962 a Ibahernando, Cáceres. La sua opera, tradotta in più di trenta lingue, è pubblicata in Italia da Guanda: Soldati di Salamina (Premio Grinzane Cavour 2003), Il movente, La velocità della luce, La donna del ritratto, Anatomia di un istante, Il nuovo inquilino, La verità di Agamennone, Le leggi della frontiera, L’avventura di scrivere romanzi (con Bruno Arpaia), L’impo­store, Il punto cieco e Il sovrano delle ombre. Anatomia di un istante ha vinto nel 2010 il Premio Nacional de Narrativa e nel 2011 il Premio Salone Internazionale del Libro di Torino e il Premio Letterario Internazionale Mondello. L’impostore è stato finalista al Man Booker International Prize 2018.


mercoledì 5 agosto 2020

[Recensione] Vento & Flipper - Haruki Murakami

Titolo: Vento & Flipper  

Autore: Haruki Murakami 
Traduttrice: Antonietta Pastore
Editore: Einaudi
Collana: Super ET
Pubblicazione: 23 maggio 2017
Prima pubblicazione: 1979
Genere: romanzo
Pagine: 229
Prezzo: 12 euro


Quarta di copertina
Murakami Haruki a ventinove anni - lo racconta lui stesso nell'introduzione scritta per questo volume - scrive due romanzi, nei ritagli di tempo mentre gestisce il suo jazz bar a Tokyo. I romanzi sono "Ascolta la canzone del vento" (1978) e "II flipper del '73" (1980). Fino a oggi Murakami si era sempre rifiutato di farli uscire dal Giappone, eppure l'universo murakaminiano è già tutto qui, concentrato in due storie delicate, misteriose. In "Ascolta la canzone del vento" uno studente passa il tempo al Jay's Bar in compagnia del Sorcio, un ragazzo ricco ma profondamente solo e disilluso. Bevono e fumano troppo, ascoltano jazz, si confidano col vecchio Jay, che fa quasi da fratello maggiore per questi giovani malinconici, già delusi dalla vita. Finché un giorno, il narratore conosce una ragazza sfuggente e bellissima che lavora nel vicino negozio di dischi: quando, senza dare spiegazioni, la ragazza sparirà nel nulla, il protagonista capirà che fino ad allora era stato lui a confessarsi, a parlare delle sue ferite, senza mai penetrare il mistero di quella enigmatica fanciulla. "II flipper del '73" si svolge qualche anno dopo: il narratore è lo stesso, ora lavora come traduttore per un piccolo editore e convive con due gemelle arrivate nella sua vita chissà da dove. Al suo fianco c'è ancora il Sorcio, e le serate si passano sempre al Jay's bar. Insomma, tutto sembra scorrere pacificamente, almeno fino all'arrivo di un strano flipper e alla partenza del Sorcio...

Recensione
Finalmente riesco a leggere le prime due opere scritte da Haruki Murakami e non vi nascondo l'emozione. Ritrovare il suo stile è stato come sentirsi a casa propria, seduti a bere una tazzina di caffè e fumando una sigaretta. Entrambe le opere le ha scritte, come dice lui stesso nella bella introduzione, di notte sul tavolo della cucina quando rientrava dal lavoro (con la moglie avevano un bar). Quando finì il primo romanzo (che in realtà è più un racconto) decise di partecipare a un concorso letterario e, senza aspettarselo, lo vinse. E da quel momento decise di diventare uno scrittore e così, dopo Ascolta la canzone del vento, scrisse Flipper, 1973.
Murakami non voleva rendere pubblici queste sue prime creazioni perché consapevole di non essere alla stessa altezza delle sue successive opere, ma leggerle è stato piacevolissimo, soprattutto per un fan come me, perché ti ritrovi il suo stile, seppur ancora acerbo, e le sue tematiche ricorrenti: la musica, la solitudine, i dettagli di una vita ordinaria, insomma, ciò che Murakami diventerà nelle sue opere in queste due già si trova quasi tutto.
Nelle due opere ricorre nei protagonisti la domanda sul senso della vita, domande molto intime spesso ingigantite dal tempo che cambia e il passare delle stagioni.
Ad essere sincero ho apprezzato di più il primo romanzo, Ascolta la voce del vento, rispetto al secondo, la storia mi ha attirato di più.
Ovviamente tornerò a rileggerli entrambi, così come farò col resto delle sue opere.
Vi avverto: se amate Murakami, non potrete più farne a meno.

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